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Alfonsine

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Famiglia Ballardini (ramo Brasulina)

 

(cliccare o toccare sulle foto per vederle ingrandite e meglio definite)

 

Giovanni Ballardini
(Brasula)
(1869-1906)

Faceva il calzolaio in via Saffi. Aveva due fratelli Angelo e Luigi detti 'Pititati'

sposato con Maria Faccani

 

Alfredo Ballardini
di soprannome Brasulina
(1896 –1977)

Anna Bosi
(la Nina)
(1908 –1992)

Sposa (1929) Anna Bosi Sposa (1929) Alfredo Ballardini

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Nacque nel 1896 ad Alfonsine (Ra). La madre morì due mesi dopo aver messo al mondo il figlio.

Non si sa come il padre Giovanni sia riuscito a governare la situazione e chi l'abbia aiutato a tirare su il figlio. Convisse con una donna da cui ebbe due figli riconosciuti Maria e Luigi, morti prematuramente all'età di 9 e 1 anno.

In famiglia c'erano anche due  fratelli di Giovanni Angelo e Luigi entrambi soprannominati 'Pititati'

Angelo faceva vari mestieri come il calzolaio col fratello Brasula, ma anche gelataio, venditore di dolci, ecc...

Luigi invece faceva il barbiere e aveva sposato Marianna Bedeschi da cui ebbe tre figli: Teresa nata nel 1901 che fece la maestra e sposò Baioni, Goliardo e Ratalanga (pseudonimo di un giornalista satirico socialista antifascista di nome Gabriele Galantara), deceduta a pochi anni di vita.

Quando Alfredo aveva 10 anni morì anche sua padre, così rimasto orfano fu adottato dallo zio Luigi, (1863-1934)

Questo zio, detto Pititati, aveva un negozio da barbiere in piazza Monti che era di proprietà dei sig. Faggioli. Insegnò il mestiere al nipote da cui ereditò anche la passione per la militanza politica: Pititati era uno dei fondatori della sezione socialista di Alfonsine.

"... Pititati e' mèi barbir
e piò brèv che fòs in zir
e fasèva al sfumadur
cun la punta d'e rasur..."

da "l'Argaza" di edda Forlivesi ed. Girasole Ravenna

Nel corso dell'insurrezione rivoluzionaria che passò alla storia col nome di "Settimana Rossa" , che ebbe ad Alfonsine uno dei suoi punti di massima intensità, Alfredo Ballardini fu tra i protagonisti delle manifestazioni, e partecipò ai momenti più esplosivi di quelle giornate. Durante uno degli assalti alla chiesa di piazza Monti  il cappellano don Serafino Servidei, (zio del futuro maestro Lorenzo Servidei) fu colpito dal lancio di una pietra ed ebbe due costole rotte. Nel diario del parroco di Alfonsine, don Luigi Tellarini, si legge che a lanciare quel sasso fu Alfredo Ballardini, come ebbe a dire il cappellano ferito. Alfredo Ballardini negò di essere l'autore di quella violenza.   In seguito alla repressione, Alfredo, ancora diciottenne, fu  catturato e condannato. Ma dagli atti del processo si evince che a lanciare il sasso non fu lui ma un altro dimostrante. Infatti negli atti processuali di rinvio a giudizio (clicca qui) si legge che fu Melandri Giuseppe detto Luccette a colpire il cappellano con un sasso. Rinchiuso nelle prigioni di Rovigo Brasulina vi scontò alcuni mesi. Qui ricevette, insieme agli altri carcerati, la solidarietà di un giovane socialista Giacomo Matteotti. Scarcerato per un'amnistia avuta per la nascita della figlia del Re, dopo qualche mese fu chiamato sotto le armi e inviato al fronte, quando scoppiò la 1° Guerra Mondiale. 

Partecipò al conflitto nel 18° Battaglione d'Assalto 2° Compagnia, e fu congedato nel 1921

 

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Soldati del 18° Batt. d'Assalto 2° Compagnia. 
 Al centro Goliardo Ballardini, figlio di Luigi (Pititati), cugino di Brasulina 

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Alfredo Ballardini

 

Alfredo Ballardini

 

 

In prima fila Brasulina con  camicia bianca e bretelle, all'osteria dei socialisti (anni 1919-20)

 

Terminato il conflitto tornò alla famiglia e riprese la sua attività di barbiere ad Alfonsine. Dopo qualche anno dal 1925 al 1927 si recò a Viareggio presso la bottega di barbiere che lo zio Luigi, aveva aperto là, poi in Versiglia e a San Pietro in Casale.

Nel periodo di Viareggio, già allora un centro importante di villeggiatura per i ricchi e i personaggi famosi, Alfredo venne a contatto con forme di vita sociale diverse dalle solite. Essendo all'epoca di moda per le donne il taglio "alla maschietta" ebbe l'opportunità di intervenire su "teste femminili importanti".

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Nel 1928 tornò ad Alfonsine e durante il fascismo gestì una propria bottega da barbiere in piazza Monti. Suo cliente era anche il parroco del chiesa, non più il don Tellarini che l'aveva accusato, ma il nuovo don Gardini (poi monsignore e vescovo a Bertinoro) e poi don Liverani. Don Servidei però non osò frequentare la sua bottega.

Nel 1929 (l'an dla név grosa)  sposò Anna Bosi detta Nina, la figlia della Maria d'Pachì. Lui aveva 32 anni e lei 20.

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La moglie di Alfredo Anna Bosi (a sinistra) nel retro casa in via Mazzini

Ebbero tre figli maschi, ma il primo morì prematuramente a un anno di età. I due figli si chiamarono Riccardo e Giovanni. Abitarono nel Borghetto nelle stanze in affitto sopra la bottega della 'Palmina'

Brasulina col figlio Riccardo nell'angolo del piazzale della chiesa di Piazza Monti, davanti alla sua bottega da barbiere

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Riccardo Ballardini nel piazzale della chiesa di Piazza Monti: il primo negozio da destra era quello da barbiere

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Brasulina al mare

 

Alla caduta del fascismo quando durante l'assalto furono gettate dalle finestre della sede del fascio varie casse di documenti, tra i fogli svolazzanti qualcuno raccolse la prova scritta che attestava l'iscrizione di Alfredo al fascio. "Ciapa la tu tessera, Basulina!" ("Prendi la tua tessera, Brasulina")- gli disse qualcuno. Ma lui si difese dicendo che se era là vuol dire che non era mai andato a ritirarla. 

(da una testimonianza di Giovanni Ballardini, figlio di Alfredo): "Maria Faccani, cugina di Brasulina e moglie del segretario del P.N.F Antonio Camanzi, suggerì al cugino l'iscrizione al partito per proteggerlo da eventuali rappresaglie e perché potesse lavorare in pace. 
La tessera, è vero, mio padre non la tenne mai con sé e non è un caso se la sua bottega fu un punto d'incontro per la circolazione della stampa clandestina.'

Durante l'occupazione tedesca ha collaborato con la resistenza mettendo a disposizione il suo negozio per la diffusione della stampa clandestina.

Nel dopoguerra costituì con quasi tutti i barbieri di Alfonsine una cooperativa che gestiva vari negozi associati. Lui lavorò in quello situato sotto i portici del municipio nuovo in piazza Gramsci. 

E' morto nel 1977all'età di 81 anni.

Brasulina, di soprannome

L'origine del soprannome "brasulina" deriverebbe dal padre che era soprannominato "Brasula". 

Ma secondo informazioni date dalla Bianca Contessi (la Bianca d'Sturòn), un'alfonsinese che ha abitato a Roma per tanti anni e là è deceduta nel 2009,  è il seguente:
per la sua professione, nell'uso del rasoio gli poteva capitare, a volte, di fare qualche taglietto sulla guancia dei clienti. Quando qualcuno si lamentava per questo inconveniente, Alfredo era solito rispondere:" L'é un taj da gnit (è un taglio da poco), l'é una brasulina d'cheran..." (è una braciolina di carne)

 

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Alfredo, il primo da sinistra, a Viareggio presso la bottega di barbiere dello zio Luigi

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Alfredo, a Viareggio

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Brasulina fa il "dandy" a Viareggio

Brasulina davanti al suo negozio in Piazza Monti anni '30

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Negozio della cooperativa barbieri sotto i portici del municipio nuovo, in piazza Gramsci.

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Brasulina da vecchio

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Guerrini Maria (la Maria d' Pachì), mamma della la moglie di Brasulina con in braccio Alberto, il figlio di Giovanni Ravaglia (Gianòti d'Casanton) amico di famiglia e datore di lavoro di Riccardo Ballardini.

 

 

 

 

 

 

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