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Antonio Lucci (Toni d'la squædra)

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Antonio Lucci 
(Toni d'la squaedra)
(1880 - 1963)
lucci_antonio.jpg (51087 byte) lucci_emma.jpg (64931 byte) Emma Rossini
(1885 - 1975)

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Atto di nascita di Antonio Lucci
(un click per ingrandirlo)

 

Antonio Lucci aveva imparato dalla madre a fare il sarto.

Nel 1903 sposò Emma Rossini e abitarono, con la madre di lui Lucia, nel casetto in affitto dei Contessi in corso Garibaldi.

Nel 1904 ebbero la prima figlia Vincenzina

Nel 1910 ebbero la seconda figlia Linda

Nel 1912 ebbero il terzo figlio Vincenzo

Il soprannome Toni d'la squedra derivava (secondo la testimonianza della signora Monari) dal fatto che quando accompagnava la famiglia alla chiesa teneva infilate tutte la famiglia come fosse una squadra. (Poco convincente perché lui era un repubblicano ateo).
Secondo un'altra ipotesi (più convincente) era dovuta al fatto che essendo sarto usava una squadra grande che teneva appesa nel muro dietro al banco di lavoro.

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Emma Rossini era figlia di Primo Rossini e Maria Savioli.

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Primo Rossini, padre di Emma Rossini

Erano contadini con della terra.

 Lei fu liquidata con un po' di dote quando si sposò con Antonio nel 1903. La terra rimase tutta a suo fratello Stefano Rossini (detto "Pelloni").

Donna energica, lavorò duramente tutta la vita, superando momenti difficili.

Nel 1910 iscritta alla Lega Gialla andava come bracciante a lavorare le terre dell'Humana, subendo gli insulti dei socialisti della Lega Rossa quando tornava dal lavoro

Nella foto sopra (1911) si vedono la madre di Antonio, Lucia Minarelli e la moglie Emma Rossini con le due figlie piccole  Vincenzina a sinistra e Linda a destra.

 

Ebbero tre figli: Vincenzina, Linda  e Vincenzo 

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Il terzo figlio Vincenzo

 

Durante la guerra del 1915-18 fu soldato a Pinerolo (Torino) addetto nella confezione delle divise per i soldati.

Abitò con la famiglia in un casotto dei Contessi dietro dal Palazzo Contessi.

Nel 1920 acquistò un lotto di terreno in corso Garibaldi insieme a Mario Minarelli detto "Maurezi", che faceva il muratore.

Si costruirono una casa e qui abitarono.

Fu da sempre un fervente repubblicano, iscritto al partito anche durante il fascismo. Era abbonato al quotidiano "La Voce Repubblicana" che leggeva ogni sera (finché uscì).

Nel 1931 si sposò la prima figlia Vincenzina che andò ad abitare a Aidussina in provincia di Gorizia.

Avviarono il figlio maschio all'attività di sarto nella bottega che avevano in casa, dove teneva altri due lavoranti come la Maria Faccani in Savioli e Celso della Rossetta.

Nel 1936 il figlio partì militare in Jugoslavia. Tornato da militare visse in famiglia fino a che si sposò. Fece il sarto come il padre.

 

Nel 1945 Antonio Lucci rimase con la famiglia nella casa, anche sotto il fronte, fino a quando i tedeschi minarono tutte le case di corso Garibaldi, compresa la sua di cui aveva appena finito di pagare l'ultima rata. 

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Il figlio Vincenzo si ammalò di tubercolosi nel 1943, perché fu richiamato in guerra, e nonostante si fosse ammalato, veniva inviato in ospedale e poi di nuovo richiamato. Fu curato nel sanatorio di Brisighella, ma non essendo ancora arrivata la penicillina ebbe un aggravamento della malattia. Nel 1947 morì. Aveva avuto due figli: il primo morì nel 1944 di difterite, l'altro di tubercolosi a due anni.

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Da sinistra Linda, Vincenzo, Emma e Vincenzina
(1915)

 

Emma Lucci lavorò da sarta con il marito e accudì la famiglia e la casa.

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Da sinistra Linda, mamma Emma, Vincenzina e davanti Vincenzo: una  giornata al mare a Casal Baronia (o Casal Borsetti) 

Durante il ventennio fascista cerco di aiutare le figlie a vivere  al meglio confezionando loro abiti per le grandi occasioni.

 

Durante la guerra provvedeva a cercare carne e cibo per la famiglia, soprattutto quando il figlio Vincenzo si ammalò gravemente di tubercolosi.

 

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Durante l'occupazione tedesca si rifiutò di sfollare e restò sempre nella propria casa fino al giorno in cui fu minata. Tentò fisicamente di opporsi ai soldati tedeschi, piangendo e imprecando. Fu trattenuta  e allontanata da questi mentre la casa crollava sotto lo scoppio delle mine. Lei stessa crollò in quel preciso momento, svenuta a terra.

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   Antonio con Emma Lucci fece il sarto per tutta la vita.

Nel dopo guerra vissero con la figlia Linda e il nipote Luciano appena nato, senza essere riconosciuto dal padre,  in un casotto costruito da Vincenzo, a un piano con due camere fino al 1950, anno in cui con i danni di guerra riuscì a costruirsi una nuova casa, che è quella a tutt'oggi esistente, sul medesimo sito di quella antecedente alla guerra.

Antonio Lucci morì nel 1963 a 81 anni, in casa nel proprio letto,  in seguito a un ictus cerebrale. Fino ad allora non aveva avuto particolari malanni: soffriva di pressione alta, ma si curava con delle pillole apposite. Per 6 mesi fu in grado di capire e di camminare anche se non riconosceva bene le persone  e se sbacchettava un po'.

 Riconosceva e ascoltava solo il nipote Luciano.

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Emma Lucci  morì in casa nel proprio letto, dopo aver avuto un efisema polmonare da cui era guarita. Ebbe una trombosi che la paralizzo e la mandò in coma. Morì dopo qualche giorno nel 1975.

I figli

Vincenzina Lucci
(sposata Cortese)
Linda Lucci
(ramo Luciano Lucci)
Vincenzo Lucci

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