Alfonsine

 

Alfonsine

Famiglie alfonsinesi del '900

 Albero genealogico famiglia Mariani

Marcello Mariani (e Podestà)
(torna su di una generazione)

Nacque nel 1896 ad Alfonsine nella casa-spaccio di Piazza Monti da Luigi Mariani e Maria Maddalena Minarelli vedova Dradi.

Frequentò un corso di disegno e grafica a Urbino, e con quel diploma andò ad insegnare a Milano, dove venne in contatto con Carrà.
Qui venne in contatto con i primi movimenti dei fasci rivoluzionari, a cui aderì.

Ad Alfonsine in quegli anni nacque il primo fascio di cui Mariani fece parte, con un certo ruolo. Infatti sembra che organizzasse i primi nuclei delle squadre fasciste, di cui era capo. Partecipò alla Marcia su Roma.

Intervenne a moderare certe azioni di squadristi violenti che sfuggivano al suo controllo, richiamando all'ordine quelli che avevano picchiato perfino il vecchio maestro Vincenzo Ballardini (repubblicano).

Partecipò alle e lezioni comunali del 1922 nella lista del Partito fascista e fu eletto consigliere comunale, ma non ebbe alcuna carica.

All'interno del fascio alfonsinese si era creata una notevole spaccatura che aveva portato allo scioglimento del partito e all'espulsione di vari iscritti tra i più violenti. 

 

 

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Marcello Mariani nel 1912,
a 16 anni

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 1912 Gruppo dei Mariani -  Il terzo da sinistra in piedi è Marcello Mariani (futuro podestà).

  Marcello Mariani si propose con altri tra i quali Mino Gessi come punto di riferimento per rinnovare il Partito fascista alfonsinese, in contrapposizioone a un'altra corrente dei cosidetti 'rifondatori' che erano gli stessi, con a capo il Sasdelli, che avevano favorito la spinta violenta e antidemocratica della sezione di Alfonsine.

Ma la sera del 13 gennaio 1923, vigilia del Congresso Provinciale Fascista, vi fu un colpo di mano, un insulto al metodo democratico. 

I cosidetti 'rifondatori' della sezione di Alfonsine misero, con metodi poco democratici, in netta minoranza proprio i veri rinnovatori ed elessero un direttorio del tutto in antitesi con il Mariani.  

Mino Gessi quella sera  assistette impotente ed incredulo al “blitz”, e il giorno successivo scrisse una lettera di denuncia Dottor Giuseppe Frignani della Federazione Fascista di Ravenna  definendo, letteralmente, il comportamento del Segretario Sasdelli e soci come un atto di “brigantaggio”.

Alfonsine 15 .1.1923. 
Egregio Signor Frignani, 
La sorte del nostro Fascio è decisa. Oriani è arrivato una sera e alla mattina l’epurazione, la ricostituzione, la nomina del Direttorio erano già fatte. Sono state convocate in sede una quarantina di persone delle quali trentasette contrarie alla corrente di Mariani e solo tre favorevoli. Ed è naturale che sia riuscito eletto Faccani, Samaritani, suo genero Lucherini e compagni; tutto questo nonostante le proteste di Oriani specialmente per Faccani. Ad Alfonsine succede  quel che non succede in nessuna parte d’Italia; che l’assemblea nostra è sempre privata del voto e non può eleggersi il proprio Direttorio. 
Il paese è scandalizzato e giudica la manovra per sfuggire al voto dell’assemblea un episodio di brigantaggio. Siamo così accomodati peggio di prima; perché l’assemblea sostiene la precedente questione, che essa vuole nominarsi il proprio Direttorio , e ciò è giusto. Per disciplina di partito, noi non tenteremo nulla; ma è certo che noi tutti non possiamo dare il nostro entusiasmo ad una causa che non sentiamo.

Per il gruppo

F°: Mino Gessi, Ancarani Leonardo, Antonio (il cognome non è decifrabile con certezza).

 Ma Frignani non aveva certamente la sensibilità di Mino Gessi circa il rispetto delle regole democratiche; egli, di fatto,  avallò “il blitz” di Sasdelli e non mostrò di preoccuparsi neanche di quanto Mino Gessi gli aveva scritto a proposito delle “proteste di Oriani specialmente per Faccani”, quest’ultimo inserito nel Direttorio della sezione.  

Il Segretario Sasdelli, su probabile suggerimento dell'Oriani, fece fare all'Amministrazione Comunale, con una delibera della Giunta, un apprezzamento sull'operato della Associazione Combattenti. 

Questa lettera del nuovo Segretario Politico Sasdelli,  fu da lui fatta recapitare a mano direttamente a Frignani tramite l’ing. Danilo Lucherini, nuovo membro del Direttorio.

Lucherini, oltre a consegnare direttamente la lettera a Frignani, ebbe con lui un colloquio nel corso del quale fu deciso che la nuova sezione del Fascio alfonsinese pubblicasse in paese un manifesto concordandone il contenuto.

L’ingegner Lucherini rientrò ad Alfonsine e, insieme al Segretario Sasdelli, stilò il manifesto che fu stampato ed affisso in paese. Recitava così: "... la predetta Sezione merita tutto l'appoggio e tutta la simpatia del Comune sia per il nobilissimo scopo per il quale Essa Sezione è sorta sia per l'azione che essa svolge in favore di coloro che tanto diedero al dovere ed alla Patria..."

Ma, colpo di scena: Abele Faccani ed altri fascisti suoi amici furono “scandalizzati ed indignati” sul contenuto in esso espresso. La nuova Sezione Fascista, appena ricostituita sulle macerie della precedente, è già in fibrillazione. Sasdelli fece scrivere e firmare a nome suo una lettera in cui si informa Frignani di quanto sta succedendo all’interno della nuova Sezione.  

Fu spesso assente ai Consigli Comunali per la sua attività di insegnante a Milano. 

Iniziò uno scontro interno con i dirigenti del fascio di Alfonsine, in particolare con il sindaco Alberto Alberani, accusandolo di praticare licenziamenti di dipendenti comunali solo perché non iscritti al Fascio. 

Ecco un suo intervento in Consiglio Comunale, il sindaco era Alberto Alberani eletto nel partito nazionale fascista:

29 dicembre 1923
Intervento Mariani in C.C.

dal verbale del Consiglio in  Seduta segreta

.....

La parola al consigliere Marcello Mariani..

Questi dichiara subito che egli ha un difetto: quello di essere assolutamente sincero, qualità caduta che non sa se sia un bene o sia un male. Ciò che egli va a dire trae appunto appunto origine da tale sincerità, e perciò domanda anticipatamente venia se il suo dire potrà spiacere, per quanto egli sia animato da scopo di bene, e dalla sua parola esuli qualsiasi idea di personalità e di animosità.

Tornato da Milano, egli dice, che ha sentito con immenso senso di pena del licenziamento di quasi tutti gli impiegati del Comune, e mentre non ha saputo in sulle prime rendersi conto delle ragioni del provvedimento, ha comunque constatato che lo stesso torna veramente inopportuno, anzi esiziale, in questo momento in cui da tutti si cerca attivamente di ricondurre gli spiriti alla calma per raggiungere la sospirata pace.

Egli non vuole essere cattivo profeta e nemmeno vuole ipotecare il futuro, ma per quello che pensa e per quello che in paese ha sentito dire in materia del deliberato provvedimento egli ritiene che mai un provvedimento comunale abbia dato luogo a tanti commenti.

A suo modo di vedere, fra l’altro, la deliberazione presa dal Consiglio Comunale il 23 corrente è illegale in quanto stabilisce provvedimenti che non sono affatto contemplati dal R.D. 27 maggio 1923 n°1177. Infatti il decreto ha finalità che sono antitetiche con quelle che si è riproposta l’Amministrazione. Diciamoli francamente, continua il consigliere Mariani, gli impiegati comunali sono stati licenziati perché non esattamente si identificavano cogli intendimenti politici di questo comune. Il provvedimento si rende maggiormente riprovevole in quanto contrario allo spirito di giustizia, cui si informa il partito Fascista. Si tratta in sostanza di una vera sopraffazione che non si poteva e non si doveva commettere, anche perché il fascismo stesso è sorto per combattere le sopraffazioni e per far rientrare ogni cittadino e la Nazione nell’ambito della legalità e dell’equità....

Con questi suoi interventi il Mariani ottenne che la delibera della Giunta Fascista sui licenziamenti venisse annullata dalla Prefettura, impedendo che molti dei dipendenti comunali da licenziare mantenessero il loro posto.

Nel 1928 Marcello Mariani sposò la Gertrude Corelli (Tudina) e abitò nel nuovo appartamento, ottenuto allargando la casa di fianco, dei Tavalazzi.

Marcello Mariani podestà nel 1932

 

Nel 1932 fu chiamato alla carica di Podestà, mentre svolse anche l'attività di professore di disegno presso la scuola media di Alfonsine.

Dovendo gestire la Festa dell'Uva introdotta dal Fascismo così scrive nel verbale del Podestà il 1° settembre 1933:

"Visto che in omaggio alle disposizioni impartire dalle Superiori Autorità il giorno 8 ottobre si dovrà celebrare in Alfonsine la Festa dell'Uva;

Considerata l'opportunità che ancge quest'anno si faccia coincidere con la Sagra dell'Uva l'antica e unica festa cittadina, denominata "Festa Grossa" a cui i cittadini hanno sempre tenuto moltissimo e che mal volentieri ne sopportavano la soppressione dovuta ad odio di parte; 

Considerato che abbinandosi le due feste anche la Sagra dell'Uva potrà ottenere quella riuscita che giustamente merita;

Considerato che nel programma dei festeggiamenti non viene esclusa l'opera di beneficienza in quanto l'eventuale ricavato utile netto va devoluto all'O.P. Ricovero Boari;

Considerato che per attuare il programma devesi sostenere una forte spesa di cui il Comune contribuisce con una somma di £ 3900, visto che il bilancio ha alla voce "spese feste nazionali e solennità civili" 4000£;

Delibero di abbinare con la Festa dell'Uva l'antica festa cittadina denominata "Festa Grossa" e di devolvere 3900£"

Svolse la carica di Podestà fino al 1939 con onestà, anche se comunque fu sempre all'interno e coerente della logica della dittatura fascista.

 

 

Ebbe due figlie: 
Marcella e Isabella.

 

  

Marcella e Isabella

 

 

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Il Podestà Marcello Mariani a una premiazione per una gara di Marino Marini. 

Matrimonio di Sidney Mirri con Emma Faccani (figlia dla "Tangana" Lina Bruni). 
Marcello Mariani è di fianco alla sposa. In prima fila tra i bambini Fino Faccani

Particolare della foto del matrimonio di Sidney Mirri Marcello Mariani

 

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Palco delle Autorità della Festa dell'Uva del 1933
(un click o un tocco sulla foto per vederla più in grande)

Sul palco la terza da sinistra è Flora Mari Gagliardi, poi Jolanda Santoni, Vanda, la cognata del dott. Errani, Maria Samaritani, moglie del dott. Preve; poi si nota l'Angelina Lanconelli, al centro Marcello Mariani (podestà), Aurelio Taroni, segretario del PNF, e moglie, il segretario comunale, Giuseppe Marini, che era l’unico l’industriale emergente del paese, presidente della Congregazione della Carità, una specie di Ausl locale dell’epoca, poi vari gerarchi: Focaccia, Gagliardi... poi Federica Marini e Linda Lucci.

 

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Nel dopoguerra invitato dall'ANPI di Alfonsine, disegnò un attestato pubblico a favore della lotta partigiana. 

Fu reintegrato nel suo ruolo di professore di disegno che svolse presso la scuola media collocato nel palazzo d'Bajuchèn, come si vede nella foto in basso. 

Insegnò presso la scuola di avviamento professionale e nella scuola media, mantenendo un profilo basso. Caratteristaica la sciarpa di lana in cui si avvolgeva d'inverno e d'estate.

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Antonio Mariani (Toni d'Fréra) e Luigi Mariani (Gigino e maestar)
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