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Cronologia-specchio 
dei fatti accaduti in Alfonsine dal 7 all'11 Giugno 1914 
compilata a Verona il 17 giugno del 1914 dal tenente colonnello Riccordi, 
comandante del Presidio di Alfonsine (1° battaglione dell'80° Reggimento di Fanteria)
Tale documento è conservato nell'Archivio Centrale dello Stato a Roma, Ministero dell'Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Ufficio Riservato (1911-1915), 1915 C-2, busta 109, fasc. 238 (II), sottofasc. Ravenna, allegato n°9

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Domenica 7

Comizio pro Masetti

Un gruppo di Anarchici prende l'iniziativa di un comizio <<pro Masetti>>.
Vi aderiscono repubblicani e socialisti. Si discorre a masse esaltantisi facilmente, suggestionate in odio gli uni agli altri.
   Parlano :

  • Meschi, segretario camera del lavoro di Carrara
  • Bacci, segretario camera del lavoro di Ravenna.

Tutto procede calmo
Il plotone di fanteria e il Delegato non hanno occasione di intervenire.

Lunedì 8

N.N.

Giornata calma, tranquilla.

Il plotone di fanteria partì la sera per ferrovia.

Martedì 9

2 comizi e corteo

Mattino

Adunata di popolo in piazza Vincenzo Monti, ottenuta con suono di corni per:

protesta per i fatti di Ancona,

adesione allo sciopero generale

 Discorsi brevi.

Si è preparato un apposito palco agli oratori.

Pomeriggio:

Comizio nella stessa piazza.

Oratori:

Massotti (Mossotti .ndr) Ferruccio di Alfonsine, segretario camera gialla di Ravenna, Garavini Camillo, socialista, sindaco (questi mi dichiarò di essere intervenuto come organizzatore)

Discorsi

incitamento alla guerra civile,

vilipendio alle istituzioni,

istigazione a delinquere.

Si noti che questo 2° comizio è iniziato a suon di campane, alcuni essendo penetrati nella torre del campanile ossia presso la sacrestia.

Il Sindaco assicura che cercò di allontanarli, ma invano.

 Corteo

Poi si forma un corteo che percorre il corso Garibaldi; in testa (dice il Sindaco) i repubblicani, poi i socialisti col sindaco; i primi con Mossotti e Massarotti.

Al crocevia che si va alla stazione, c'era tendenza a recarvisi, ma i socialisti (dice sempre il Sindaco) s'incolonnano verso la piazza attraendovi gli altri.

Il Mossotti risale sul palco e termina la concione con invitare la folla (anarchici, repubblicani e socialisti) a trovarsi domani alle 9 a Ravenna. Il Sindaco dallo stesso palco conferma l'invito.

Mercoledì 10

Mattino N.N.

 Mattinata tranquilla (molti sono andati a Ravenna). Negozi aperti. Il sindaco fu pure a Ravenna e narra di essere rientrato ad Alfonsine alle 11 e 1/2.

Comizio nel pomeriggio 

Alle 16 - La folla si raduna in piazza. Corrono le voci sui gravi fatti di Ravenna. Nuovi discorsi di Mossotti e Garavini, incitanti alla distruzione e devastazione (teste auricolare: il Pretore 1, Alberani 2, Tellarini parroco 3).

Fra le altre frasi:

3) Il popolo di Ancona ha rivendicato Masetti.

1) Tutti compatti: chi è con noi e contro di noi; lo conosceremo domani.

2) 3) I padroni siete voi - fate quello che volete - armatevi.

2) Un anarchico: prendete da tutti ciò che volete.

2) Il Sindaco: no, dai soli borghesi; rispettate i commercianti.

3) Mossotti: domani venite tutti armati

2) Il vostro nemico è la borghesia.

(Il Sindaco dice di aver avvisato che delle responsabilità individuali il partito non rispondeva; di aver dichiarato che il Municipio restava chiuso durante lo sciopero).

Alcuni avrebbero gridato: abbasso il Tricolore che era stato issato a mezz'asta, abbrunato, sul Municipio per i fatti di Ancona

Distruzioni: Circolo Monarchico, Telegrafo e Telefono

Alle 17,30 - La folla è alla distruzione del Circolo Monarchico: ha la forza di lanciare dalla finestra il massiccio bigliardo intero. Tutto si spezza e si spacca.

Intanto altri in piazza rompono fili telegrafici e telefonici.

Vandalismo alla stazione

Alle 19 - La folla è diretta alla stazione; si svelgono i binari; si tolgono lastre al ponte di ferro sul Senio; s'invade la stazione; si distrugge un casotto; si rompono fili e pali telegrafici.

Dirige Mossotti. Pare presente anche il Sindaco.

Vandalismo, incendio della chiesa e in piazza

La folla è ritornata in piazza; ha con sé torce a vento rubate alla stazione

Abbatte con grossi pali la porta della chiesa: appicca un incendio, distrugge, guasta ogni cosa.

Il sindaco dichiara di essere accorso davanti la chiesa esortando a non commettere tali eccessi; ma viene poi trascinato via da sua moglie e dall'assessore Dradi, per timore della sua vita.

La folla trasporta in piazza molte panche, confessionali, armadi, statue,etc. e ne fa un gran falò che dura parecchie ore: la folla , intorno, grida: Viva la rivoluzione sociale. Il grido è ripetuto anche dai Repubblicani! Parte di questi oggetti viene anche bruciata in chiesa.

Delegato di pubblica sicurezza

Da quando incominciarono gli atti vandalici, il delegato di P.S. si è dato ammalato; lo si riteneva in casa, invece era fuggito nel giardino del dott. Filose che lo trova steso sotto un albero, in preda a timor panico, a febbre, a vomito... Il dottore lo accompagna all'ospedale.

Carabinieri

I carabinieri erano rimasti in caserma: il Maresciallo (così dice il dottor Filose) voleva uscire quando seppe delle fiamme alla chiesa, ma ne fu dissuaso dal Filose stesso che riteneva assurdo contrastare migliaia di persone intente alla distruzione. Ma sopraggiunse il Pretore verso le ore 22; e guidò i carabinieri alla chiesa dove coadiuvarono i volenterosi a spegnere l'incendio nella sacristia mentre i facinorosi trovavansi in piazza intorno al falò.

Giovedì 11

Vandalismo in chiesa

Alle 7 - Si riprende il vandalismo in chiesa; distruzione dell'organo; asportazione delle canne; spezzati i candelieri, le pietre sacre, gli altari; bruciati gli arredi sacri; rotte le cassette di elemosina. Forzata la porta di casa del parroco; entrati, si rubano: argenterie, ostensorio, archivio, cassa di candele, abiti.

Incendio al Municipio

Alle 8,30 - Alcuni facinorosi profittando di armature per erigendo fabbricato adiacente al Municipio, penetrano in questo dalla finestra del 2° piano; appiccano incendio negli uffici della Pretura. Nulla si salva. Poi il fuoco diminuisce e sembra si spenga lentamente.

(Il Sindaco dichiara che si trovava al Circolo Socialista quando incominciò l'incendio; aveva radunati gli assessori, dicendo: oggi o lasciar fare, o guerra civile.
        Venuto in piazza durante l'incendio che incalzava, il Filose gli disse
- questa è anarchia, al che rispose: << Non ho più autorità per trattenere la folla>>, alla quale avrebbe detto :<< Se c'è la rivoluzione abbiamo vinto: non fate altri vandalismi>>.
Il sig. Marini e il sig. Monti dissero al Sindaco:<<Perché non impedite? >>. Non ebbero risposta.

Assalto alle case private

Dalle 10 alle 13 - Altri nuclei, capitanati da Mossotti, perpetrano rapine a mano armata nelle abitazioni dei sigg.

Marini - aperse subito le porte, portarono via poca roba (vino, farina); rubarono al fattore denari, orologio. Non fecero guasti.

Masiroli  (Massaroli .ndr)- Li ha lasciati entrare; ottennero denaro; non fecero danni.

 Alberani -  Tutto fracassato; scavalcano cancelli. Armati di mannaia, mazze di ferro e bastoni. Li guida il capo del partito anarchico.

Violani -  Asportano 98 quintali di farina marca 2°!! Prendono l'automobile per condurre a spasso Mossotti.

Mingazzi -  Asportano 45 quintali di grano, vino e denari. Danni molto gravi

Faginoli (Faggioli .ndr) - Asportano 30 quintali di grano.
E tutto questo ben di Dio, viene, su carri guidati da facce losche, con bandiera rossa, portato in pescheria (piazza), dove si procede alla distribuzione, mentre alcune partite sono lasciate all'ospedale, la folla ritenendo doveroso farne parte ai malati!!!

Requisizione armi

Alle 13 - Incomincia la requisizione delle armi. Tutti aderiscono! (Confessione del sig. Alberani monarchico, del repubblicano maestro Ballardini e di altri). I fucili nella sera sono restituiti.

Minacce alla caserma dei CC. RR.

Alle 15 - Dimostrazioni di minaccia sotto la caserma dei CC. RR. Tutti armati di fucili da caccia.

Incendio al Municipio

Alle 16 - La folla, accortasi che al Municipio si cerca di salvare documenti e oggetti, riprende ad incendiare. Stavolta il 1° piano e il mezzanino. Tutto viene distrutto. Restano i muri soli.

Alle 21 - Crollano i tetti del Municipio!

Proposito non effettuato (Caserma CC. RR)

Alle 17 - La folle concerta di recarsi la sera all'assalto della caserma, con invito agli abitanti prospicenti la caserma stessa (fra gli altri il dott. Filose) di sgombrare le abitazioni per dare agio di sparare dal coperto.
Prima di dare l'assalto una comunicazione di cittadini benestanti doveva prima parlamentare  per ottenere dai carabinieri il disarmo.

Finalmente

Alle ore 20 circa - Il Sindaco riceve ordine dalla Confederazione del Lavoro che lo sciopero è sospeso a mezzanotte.

Nessuno (a detta del Sindaco) vuol propagare la notizia; egli allora si decide a dichiarare che da quel momento ore 20 lo sciopero è cessato. (Con la frase: Noi siamo stati traditi).
Quasi tutti obbediscono: restano i barabba, che vistisi in pochi si dileguano.
I negozi riaprono; la piazza è deserta.

(Carabinieri)

In tutta questa giornata i carabinieri non uscirono dalla caserma, che come ho detto si minacciava di assalto. E' opinione del Pretore che la condotta dei carabinieri non poteva essere diversa: niente pusillanimità; invece, a suo parere, logica la condotta di riserbo sia per l'esiguo numero, sia per custodire i documenti riservati, sia per difendere risolutamente un segno tangibile del regime monarchico, con l'impedire qualsiasi sfregio alla caserma che poi, per la sua costruzione a due opposte entrate (quella verso il Senio facilmente vulnerabile con accanto fienile e scuderia staccati dal resto) esigeva per la difesa l'impiego di tutti i carabinieri presenti.


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Il municipio di Alfonsine 
con i segni l'incendio della "Settimana Rossa"

(un click sull'immagine  per vederla ingrandita)

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