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Alfonsine

| Alfonsine | Strade, ponti e edifici pubblici Piazza Monti |

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La
  "Viulèna" dalle origini alla fine dell'800
(sei qui)

VIOLINA
La Viuléna nei primi del '900
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La Viuléna anni '20-'30
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La Viuléna distrutta
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La Viuléna ricostruita
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Chi ci abitava prima della guerra?

                                  

La Viuléna (o Violina)

poi via Giordano Bruno, e  via Abele Faccani


Mappa del 1552 
(Archivio Storico Comunale di Ravenna n°526)

 Al centro la "Chiesa Santa Maria". A destra la "via Reale". Sopra il fiume Senio
In verticale al centro la stradina che si snoda lungo l'arginino di un fossato che sarà la futura "violina". 

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Quel fossato che si prolungava lungo tutta l'attuale via Roma serviva da scolo delle acque che si andavano a disperdere nelle terre vallive a sud dette, nella mappa, "benedete bosc. Sig. Conte".

L'argine diventerà man mano una piccola via, quando il fosso sarà interrato nella parte iniziale fin dalla fine del '700. Mentre il rimanente fossato diventerà, con il suo interramento dal 1824 al 1884, via Pia e poi la veja d'la fam, poi 'Via dell'Emancipazione' infine 'Via dell'Impero' e poi 'via Roma' (in epoca fascista).


Mappa del '700

Questa mappa di piazza Monti è databile fine '700. Il fiume Senio è la linea scura grossa in alto.
La Violina è al centro, con i portici Camerani e Corelli.
Lo "Stradone della Chiesa" è la linea diritta orizzontale.

 A destra la linea verticale e la via Reale qui detta Strada Pubblica. Si noti che non c'è ancora il ponte. Sarà costruito solo nel 1838.
Poche le costruzioni.

I. La chiesa   
Y. Osteria della Marchesa di Fusignano (Il futuro spaccio di Alfonsine in fondo alla Violina)
H. L.  proprietà del Conte Antonio Samaritani.
M. Capanni del Conte Samaritani

Altri proprietari indicati:

Baioni, Rambelli, Guerra, Gamberini, Bendazzi, Galvani, Dradi, Foschi, Manetti, Ricuperati, Marchese Giulio Spreti, conte Gio. Barbuchielli (quello di Villa Savoia a Glorie), ecc…


Mappa del 1735

 In questa mappa della seconda metà del '700 si può notare il fiume Senio con la Violina e il ponte. Il passo sul fiume alla via Reale è detto "Vado", ed è senza ponte.

Si vedono già i fabbricati Camerani e Corelli, la Chiesa col piazzale. Dove sorgerà piazza Monti c'è un fabbricato dei Camerani. E al di là dello "Stradone della Chiesa" la costruzione che in seguito ospiterà negozi, spaccio e caffé di Tavalazzi. Nel 1838 questa costruzione è "l'unica locanda dell'Abitato". Qui c'era anche lo stallatico.

Il borghetto era detto Borgo Sabbioni.


mappa del 1817

In questa mappa del 1817 si può notare il fiume Senio con la Violina e il ponte. Il passo sul fiume alla via Reale è detto "Vado", ed è senza ponte. Si vedono  i fabbricati di molti possidenti alfonsinesi, lungo lo "Stradone della Chiesa" 

(34) La chiesa col piazzale e la canonica.
(32) Casa  Camerani, dove sorgerà piazza Monti .

A sinistra 
(31) Casa Isani, (30) Casa Scardovi, (33) Casa Isani.
(35) Casa Corelli (37) Casa Salvatori (38) Casa Bendazzi
(42) Casa Marini

Al di là del Senio la via "Borghetto" con le case (20) Samaritani, (21) Mascanzoni, (22) Lucidi , (23) Corelli, (24) Isani, (25) Camerani, (26) Lanconelli, (27) Gagliardi, (28) Isani, (29) Lugaresi, (30) Scardovi, (39) Casa Finotti, ( 40) Casa Fuschini, (43) Lanconelli.

 

Mappa del 1829
Centro di Alfonsine 
(Quaderni Alfonsinesi n°12)

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E’ una delle mappe commissionata a supporto del cosiddetto partito della destra Senio: di quelli che volevano potenziare la zona della piazza e della chiesa. 

Si vede l'attuale piazza Monti, lo Stradone della Chiesa (oggi Corso Garibaldi), la Violina, via Borse, il Vado di Ravenna. Ben evidenziata è la chiesa, con l'abside e la facciata rivolta verso lo Stradone.

Qui al centro della mappa c’è la Violina e si vede come tutti gli altri borghi siano disegnati dando una visuale che li direzione tutti verso il ponte sulla Violina.

Nella mappa la seconda croce, alla destra della chiesa, indica dov'era collocata una croce vera in travertino: essa era stata donata alla parrocchia di Alfonsine da Paolo Massaroli di Bagnacavallo nel 1809. 

Poi in seguito fu sistemata all'ingresso del cimitero dove si trova attualmente.
  

LEGENDA DELLA MAPPA

Pianta dimostrativa la località del maggior abitato delle Alfonsine; del Ponte che attualmente serve per l'immediata e più facile comunicazione, ed accesso alla Parrochiale, pub.a Piazza, (punto principale di riunione degl' Abitanti;) diverse Botteghe, Caffé, Osterie, come alla Lett.a D.
Lett.a A: Vado cosidetto di Ravenna destinato per l'Erezione di un Ponte carreggiabile, totalmente fuori dell'Abitato. Lett.a B: Ponte attuale non carreggiabile che direttamente mette alla Parrochiale e questa Piazza Lett.a C:.

Infatti in quegli anni si è aperto il dibattito se costruire un nuovo ponte al posto del vecchio della Violina o rifarne un altro sul Vado, cioè sulla Reale. 

I PRIMI DOCUMENTI IN CUI APPARE IL NOME “VIOLINA”  

La Violina si trova così denominata già in documenti del 1829.

Ecco cosa si legge nella richiesta  di 29 possidenti di Alfonsine presentata in Consiglio Comunale il 15 dicembre 1829, favorevoli a un nuovo ponte sulla via Reale e contrari all'idea di finanziare un ponte nuovo sulla VIOLINA, con queste motivazioni:

"... esiste già un Ponticello, che serve al transito dei Pedoni e dei Cavalli, e perché ivi non esiste Strada pubblica, ma soltanto un vicolo di private ragioni, che oltre al bisogno di acquistarlo, e di sistemarlo in un modo rovinoso come tentossi di operare nell'ultimo Consiglio coll'oggetto solo di dispendiarsi, non tanto per Esso,  che per altre opere Comunali, che non hanno che la vista di un particolare, e non utile vantaggio al Comune, non potrebbe essere utile, né pel transito, né pel Commercio..."

Anche Antonio Samaritani intervenne nel dibattito: 
"La popolazione intera troverà vantaggio costruendo sul vado, perché intere Borgate le più popolari si trovano poco distanti da quel luogo, e quasi tutta la Popolazione batte la via Reale per transitare al Naviglio anche le loro derrate, locché non potrebbe dirsi della VIOLINA, che quattro fabbriche contiene, ben poche contenendone lo stradone situato di fronte alla Parrocchia..."

Il Priore Giuseppe Corelli nel 1829 al Consiglio Comunale, per dimostrare che il ponte sulla Violina poteva essere ristrutturato e potenziato, e che era utile a molti commercianti, disse che:

 "Il ponte è adibito a passaggio pedonale, ma anche per il trasporto con bestie, cavalli, carette, biroccie, ed anche carri, carozze quando si abbassa e toglie il palo, che interdice il transito". 

Ma gli altri possidenti avevano interesse a far costruire un nuovo ponte sul Senio alla via Reale. Per opporsi alle idea del Priore allora in carica, così gli rispose il consigliere Mascanzoni, in un suo rozzo intervento, descrivendo la viuléna in modo moralistico e dispregiativo 

"questa Frazione di Paese utile per la Donnicciola che va alla bottega a prendere il sale, pel Giuocatore, che va al Caffé, per l'ozioso che si ferma sul lato opposto a cicalare..."

I proprietari delle due costruzioni a sinistra e a destra della rampe erano, nel 1830, i sig. Corelli e i Camerani per questo venivano detti "Portici Corelli e Camerani" e anche la 'violina' era quindi una strada privata di proprietà dei Corelli e dei Camerani.

In seguito il Priore Giuseppe Corelli perse la sua battaglia e un nuovo ponte non venne mai fatto, se non dopo la distruzione del vecchio a causa della seconda guerra mondiale. 

Rimase una semplice passerella per pedoni visto che oltre ai pali, che vediamo nella foto,  furono inseriti anche dei pilastrini al centro, per impedire qualsiasi passaggio di carri.

Infatti i possidenti alfonsinesi, ma soprattutto di Fusignano e Bagnacavallo, riuscirono a far costruire un nuovo ponte sul Senio al Vado, cioè sulla via Reale dove fino allora si passava al guado.

Nel 1832, il nuovo Sindaco (Priore) Pietro Dall'Ara, succeduto al Corelli nel 1831 inaugurò il nuovo ponte sul Vado (quello della via Reale).

mappa del 1838

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Qui siamo all’inizio di un dibattito e di una serie di proposte fatte per costruire un palazzo Comunale.

Il “partito della destra Senio” aveva proposto di acquistare il terreno A per costruire qui il nuovo Palazzo Comunale. 

Tale acquisto fu fatto nel 1839.

 

Il terreno marcato A

Da una nota della Legazione di Ravenna che sosteneva le scelte della destra Senio: “nell’unita Pianta ho marcato la Chiesa Parrocchiale, ed i fabbricati adiacenti al detto Terreno, che confina a levante colle residuali ragioni dell’Ill.mo Sig.r Vincenzo Corelli, a Ponente colla Via grande detta Stradone della Chiesa, ad Ostro con altro tenimento dello stesso Sig.r Corelli, ed a Settentrione colle ragioni del Sig.r Giuseppe Lugaresi”

Ma qui il palazzo non si fece mai, anche se alla fine vinsero coloro che volevano costruire il palazzo Comunale nel vecchio centro di Alfonsine.

 

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La chiesa a tre navate ha la facciata rivolta verso  "lo Stradone" 
(oggi Corso Garibaldi).

Questa immagine della Chiesa Santa Maria è tratta da un affresco trovato nella casa dei Samaritani  (Girolamo Momo Samaritani) in via Mameli ad Alfonsine, dell' '800. Essa rappresenta la Chiesa tra il 1809 (anno della posa della croce) e 1825 (anno di posa delle quattro campane, che nel disegno non appaiono ancora; ce n’era una sola).

L'affresco fu recuperato da Marino Marini, noto imprenditore di Alfonsine, prima che la casa venisse abbattuta, e fu collocato nella Casa di Vincenzo Monti dove lo si può ancora vedere. A sinistra si nota la "violina" la piccola via che portava verso la rampa del fiume Senio (attualmente via Giordano Bruno). 

La croce è quella attualmente posta all'ingresso del nuovo cimitero, ed era stata donata nel 1809 da Paolo Massaroli: si tratta di una croce in travertino precedentemente appartenuta ai frati cappuccini di Bagnacavallo


Mappa del 1838
(Quaderni Alfonsinesi n° 13  fig. 3)

Questa mappa fu redatta dall'ingegner Sigismondo Ascani nel 1838 per la scelta del Comune di Alfonsine di acquistare un terreno e un fabbricato dove erigere il nuovo municipio. Questa scelta generò uno scontro politico all'interno dei possidenti di Alfonsine che si trascinò fino al 1874, anno in cui fu deciso finalmente di realizzare il progetto indicato nella mappa.

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Zona n° 969

E' tutta proprietà di Giovan Antonio Camerani, che possiede anche un fabbricato, proposto da lui come possibile futuro Municipio, nella zona d'angolo tra la "Violina" e "Lo stradone della Chiesa": si vedono due fabbricati contrassegnati, proprio nella zona dove verrà nel 1874 costruito il Municipio. Il terreno è coltivato e  è descritto come  "orto". Tutto questo diventerà piazza Monti.

Zona n° 3
Siamo sotto la rampa del fiume Senio, i cui argini si vedono appena tratteggiati, in alto. A destra i portici Corelli  e a sinistra i portici Camerani. Nella documentazione allegata alla mappa sono descritti come "Luogo nel quale esistono le botteghe di caffé, macelleria, salsami, pescheria". I proprietari erano il sig. Vincenzo Corelli e il sig. Giovan Antonio Camerani, (due famiglie strettamente imparentate: i due sopracitati erano cugini).

Zona n° 4

E' la casa che diventerà lo spaccio di Ricco e poi di Pitadé. Nella documentazione allegata alla mappa è descritta come " Locanda unica dell'Abitato


Zona n°5

Qui siamo nel piazzale della Chiesa Parrocchiale. Si vede la pianta della Chiesa, con alcune costruzioni che sono dette canonica. La chiesa ha qui ancora la facciata rivolta verso lo Stradone. Si nota però che è contrassegnata una parte in scuro che sarà la futura nuova Chiesa con la facciata rivolta alla Violina. Nella documentazione allegata alla mappa è descritta come "Mercato Comestibili". Quindi vi si svolgeva il mercato.

Zona n° 471
E un terreno che correva a lato dell'attuale Carraretto Venturi, fino in fondo dove c'era il palazzo detto "Ospedale del lazzaretto", perché fu adibito a ricoverare in quarantena gli ammalati della micidiale epidemia di colera del 1855, che durò dal 5 agosto al 23 novembre. Su una popolazione di 7082 abitanti 242 furono colpiti e 127 morirono. Nella mappa quel palazzo esisteva già ed era della famiglia Corelli.

Tra le opzioni proposte al consiglio degli Anziani (una specie di giunta comunale) il Camerani e il Corelli avevano proposto che anche questa costruzione potesse diventare il futuro Municipio. Il borgo attorno ancora oggi (2003) è denominato 'e lazarett', da chi parla ancora dialetto.

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Le due scalinate dal ponte alla 'violina', anni '30 del '900

LE GRADINATE 
DALLA PONTICELLA VERSO LA 'VIOLINA'


La Violina alla fine dell'800 

Dal 1863 al 1874 si discusse anche di come sistemare ‘la ponticella’, il vecchio ponte che univa la sinistra Senio alla destra, scendendo lungo la ‘Violina’. 
Zampighi aveva in mente di spostare il ponte, ma dopo varie discussioni e proposte, intervenne Camillo Corelli, alfonsinese che abitava a Bologna, inviando al Prefetto una lettera in cui si invitava il Consiglio Comunale a non attuare alcuna delibera che modificasse la posizione del ponte. Il Corelli citava una vecchia convenzione e una delibera comunale del 1844 tra la sua famiglia (proprietaria della via Violina) in cui il tutta la strada detta ‘Violina’ veniva alienata al comune con le clausole “che il detto ponte fosse mantenuto in perpetuo all'uso e transito come era allora, e che il ponte non potesse essere mai di una larghezza maggiore né minore di quello che aveva a quel tempo"
Il 5 giugno 1874, Dott. Achille Lanconelli F.F. di Sindaco, il Consiglio prende atto dell'obbligo che il Comune ha "a mantenere perpetuamente la ponticella sul Senio in corrispondenza alla via Violino e all'uopo e transito come al precedente dei pedoni e rotabili leggeri".
Il manufatto verrà ricostruito in continuazione alla ‘Violina’, le rampe alla sinistra del fiume saranno due, ma la rampa di destra resterà inalterata. 
Per rendere "più comodo accesso dei pedoni senza impedimento al transito dei veicoli leggeri" l'Ingegner Zampighi progettò due comode gradinate laterali larghe ciascuna m. 1,90. Quelle magnifiche scalinate che qualche scrittore con eccessiva enfasi, negli anni '80 affermò essere "così simili a quelle di Montmartre

 

 

 

 

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Le due scalinate dal ponte alla 'violina', fine '800

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La 'violina', fine '800

 

La scalinata di sinistra, anni '30 del '900

 

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Le due scalinate dal ponte alla 'violina', anni '30 del '900

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Le due scalinate dal ponte alla 'violina', anni '30 del '900


Disegno del 1884
(Proprietà Luigi Mariani)

In questo disegno, realizzato dal vero da Giuseppe Marzocchi nel 1884, di proprietà di Luigi Mariani, si può notare la Violina con il palazzo Santoni (non ancora allungato) e il negozio di filati già aperto. 
Vi sono i portici Camerani e Corelli e le due rampe al ponte sul Senio.


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La violina è vista dal punto dove oggi incrocia corso Garibaldi

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La più vecchia  foto della Violina (1901)

L'ORIGINE DEL NOME 
"Violina"

La Violina (in dialetto "la viuléna") è il tratto di strada che dal ponte vecchio della piazza, attraversa Piazza Monti.
La parola "violina" significa via di campagna o piccolo viottolo, “stradollo”

 

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Da notare i due pali messi di traverso: erano presenti, nello stesso modo, anche nel 1830 "per impedire il passaggio dei carri per il trasporto di fieni, erbe vallive e derrate varie". 

Questa è la più vecchia tra le foto di Alfonsine finora trovate della Violina.
Probabilmente siamo nei primi anni del '900.
Sullo sfondo non si affaccia ancora la costruzione della Casa del Popolo realizzata dalla cooperativa Braccianti di Alfonsine e che fu sede della Camera del Lavoro e del Nuovo Circolo Socialista, costruita nel 1908.
(Oggi è sede della Camera del Lavoro-CGIL).

 


LA LOCANDA “ALLA STELLA”

 Si noti sul muro dell'edificio a destra una scritta 
"Locanda alla Stella con alloggio"
.

La più antica osteria di nome "Stella" esisteva nella casa qui sotto indicata in via Mameli sotto la rampa del fiume.

La citazione più antica di questa osteria è dell'ing. Antonio Zampighi, dell'Ufficio Tecnico del Comune, che già nel 1873 in un suo progetto presentato al Consilio Comunale per rifare e spostare il ponte e le rampe, cita quella a sinistra del fiume che "discende verso strada Borse di fronte alla locanda della Stella".

 

 

 

Una seconda citazione dell'esistenza di un'osteria detta "Stella" in fondo alla rampa verso via Borse è di Primo Fontana detto Paganini. In una sua poesia ricorda che "l'Albergo Stella era dove al tempo vi abitava Mingò d'Luvigiaz, e dove ora c'era il suo orto prima c'era il "gioco delle palle"".

Il luogo corrisponde esattamente a quello indicato nelle foto qui sotto, e la casa c'è ancora.

 

Da una "zirudela" di Primo Fontana ("Paganini")

 

Nel 1890 abbiamo una nuova "Locanda della Stella con alloggi".

 Fu aperta da un certo Luigi Ferruzzi "nella via Violina all'inizio del Porticato Corelli": tale annuncio lo si trova pubblicato nel "Ravennate" nell'edizione del 2 luglio 1890.

Nel 1893 in una relazione dell'Ufficio Sanitario e del Primario dell'Ospedale Dott. Giulio Gamberini si legge "a partire dalla locanda della Stella Vecchia", che indica o il nome di quella locanda (ancora aperta?), oppure il fatto che fosse già stata chiusa (Stella Vecchia appunto).

Comunque si può notare nella foto sotto, sul muro dell'edificio a destra una scritta: la nuova "Locanda alla Stella con alloggio". citata dal giornale "Il Ravennate"

Sull'edificio di sinistra non appare ancora alcuna scritta.  Questa locanda fu creata e gestita fin dall'inizio nel 1901 (nell'epoca di questa foto) da Giuseppe Monari (Iuséf d'la Stèla), nato a Fusignano nel 1875. 

Si sposò con Giovanna Guerrini (la Zvanéna) che proveniva da una famiglia di Rossetta i 'Luvett'.

La moglie era una bravissima cuoca, che aveva lavorato per la ricca famiglia alfonsinese Camanzi. Appena sposati negli ultimi anni del secolo, presero in affitto alcuni locali sotto i portici Camerani-Corelli, alla destra della rampa del fiume, e qui allestirono una locanda-trattoria con alloggio, che si chiamava Locanda alla STELLA con alloggio. L'insegna la si vede bene nella foto. 

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In questa locanda abitò nei primi anni della sua permanenza ad Alfonsine Umberto Pasini, il dottore che fu primario dell'ospedale di Alfonsine fino al primo dopoguerra. I Monari gestirono la locanda fino al 1913. Qui nacquero i primi due figli Tonino e Jolanda. 

Giuseppe Monari aprì un negozio di prodotti per l'agricoltura in via Roma con un socio certo Eutimio. Poi durante la crisi del '29 dovettero chiudere l'attività. La famiglia si era trasferita in affitto presso una casa di proprietà della sig. Martini (la Plichèna) in corso Garibaldi (nella zona di recente urbanizzazione, in faccia all’ex-cinema Corso oggi - 2015 - Pasticceria “La perla”: la mamma della Martini era la cugina della Giovanna Guerrini, la moglie di Giuseppe Monari. 
Lì nacquero gli altri due figli Giannino e Nuccia. Giannino sposò poi la Sig. Bragonzoni che ha lasciato questa testimonianza.  I Bragonzoni erano una famiglia che abitava di fianco ai Caletti (marmisti) dove aveva una cantina a cui veniva conferita l’uva. 

Il Monari lavorò come mugnaio presso il molino Medri di Alfonsine fino ai primi anni '30 poi si trasferì a Fusignano dove affittò e gestì il molino di Fusignano fino al 1940. 

 

Intanto sappiamo che Luigi Antonellini "detto Gigiò" (futuro gestore tramite la figlia, dello "Stella" del dopoguerra in via Matteotti), prese in affitto nel 1929 una casa di Cicconi o Ciacco (Antonio Minguzzi) che era stata venduta da quest'ultimo alla famiglia Faggioli, sempre in seguito alla crisi economica del '29, e vi aprì una locanda, ma non ne sappiamo il nome.

 

Era costruita quasi attaccata all'edificio d'la Biastména (Caterina Pagani, che sposò un Faccani ceppo detto "Gorga" da cui nacque Maria Faccani) e del cugino Tommaso Pagani. 

Nella foto sotto c'è scritto solo LOCANDA

 

 

Qui la Biastména (così detta perché era una gran bestemmiatrice) aveva già aperto il ristorante-albergo "Al Gallo", e in angolo la moglie Tommaso Pagani (Cai), Vittoria Calderoni  gestiva il caffé "Victoria". Intanto l'altra locanda-alloggio che si trovava sotto i portici di sinistra, detta 'Sole' era della madre del sindaco Camillo Garavini, che passerà poi alla di lui sorella, Susanna sposata con Bonafede Minarelli. 

Il ristorante di Féd si sposterà poi nel 1920  nei porticati di destra dov'era lo 'Stella' di Munari, dove se ne vedrà l'insegna in foto di epoca successiva.   La testimonianza è di Wanda Graziani che da bambina abitava in un appartamento contiguo alle stanza dell’albergo di Fed. La sua casa fu incendiata dai fascisti che volevano vendicare Abele Faccani colpito da Gessi proprio nella tabaccheria dei Graziani-Mazzotti: la madre di Wanda riuscì a fuggire perché Fed aprì la porta che comunicava con la loro stanza e le fece uscire dal suo albergo.

  In seguito negli anni '30  Féd si trasferì in Corso Garibaldi, in un palazzo detto "d'la Pépa", dove affitterà camere, e darà da mangiare a qualche avventore e inquilino, oltre che ospiatare detenuti in arresto ai domiciliari e con permessi di uscita diurna, in una saletta al piano terra, di fianco alla gelateria Fiocchi.

    

La Violina nel 1902

Qui siamo ancora nei primi anni del '900.

Supponiamo 1902

Sullo sfondo non c'è ancora la sede del nuovo circolo socialista, (oggi sede della Camera del Lavoro-CGIL) che sarà costruita nel 1908.

Si nota sul muro dell'edificio una scritta ormai sbiadita "Locanda alla stella con alloggio". 

Nella foto precedente la scritta era nuova.

La "Viuléna" si evolve. Compaiono nuove attività: una locanda anche a sinistra e una drogheria. 

Sull'edificio di sinistra appare la scritta nuova RISTORANTE AL SOLE. 

Le due frasche che pendono verso il centro della strada stanno ad indicare le due locande-osterie per il ristoro.

La locanda-alloggio, a sinistra, che prende il nome "Ristorante Caffé "Al Sole"", in evidente concorrenza con quella di fronte, detto "Alla Stella", era gestita dalla Cesira Faccani, che sposò poi Stefano Pagani. 
Poi acquistò nome e licenza la madre del sindaco Camillo Garavini.

La scritta "LOCANDA ALLA STELLA CON ALLOGGIO", ormai sbiadita, c'era ancora, lo si deduce dalle frasche. Quindi è gestita ancora dai Monari, e siamo ancora prima del 1910. 

A destra sopra il cancello appare un'insegna con scritto "Verniciatore di carrozze"

 

 


Insegna drogherie e due frasche

Al centro anche l'insegna "DROGHERIA", 
della bottega di generi alimentari di Alessandro Natali.

In quest'angolo si notano sedie e tavolino da osteria. Vi era infatti l'osteria del "Bar Sport", gestita all'inizio da Cesira Faccani, poi sposata a Stefano Pagani.

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Una donna energica: 
forse la Cesira Faccani, che gestiva un'osteria e dava camere in affitto, proprio qui.


 La "Violina" vista dal ponte sul Senio 
verso piazza Monti  nel 1903

Le due foto che si alternano sono state scattate dal ponte vecchio e mostrano la rampa e la "viuléna" fino in fondo allo "spaccio di Pitadé".
Una è dei primi anni del 1900 e l'altra è dei primi anni '70.

La casa a sinistra sarà la casa di Ghetti (Ciuculeta) e Malgher (Luigi Caravita). Qui si vede però un negozio di stoffe in primo piano. Forse era delle sorelle Gramantieri, che prima erano sotto i portici di piazza Monti. 
(lo si vede in un'altra foto)

Poi negli anni '30 le troviamo nella loro casa dall'altra parte della Violina, tra la casa di Carlino Carioli (Campané) e quella dei Natali e Pagani.

Il negozio di filati, bottoni e cose attigue sarà collocato nel pian terreno di questa casa nuova.

 

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La casa bianca a destra era 
dei Carioli.

In una cartolina dove appare la stessa foto si legge scritta a mano che a destra c'è Elvira con la sorella, mentre a destra Carlino. la casa bianca è indicata come "la nostra casa", quindi si presume che si parli di appartenenti alla famiglia Carioli.

A pian terreno, nell'abitato successivo, c'era lo spaccio di Graziani, gestito dalla sorella di Angela Mazzotti Luigia Mazzotti, sposata a Emilio Graziani, macellaio.
Da notare le due frasche, una a destra e una a sinistra delle case in fondo alla rampa, che indicano due locande. 

Ci sono ancora le locande "Alla Stella" e "Al sole". Dall'ingrandimento si può osservare anche la scritta "drogheria" sopra l'arcata della casa bianca, a destra. Era il negozio di generi alimentari di Alessandro Natali (Sandré), che lasciò ai figli Giacomo e Antonio.

Nella foto più recente si nota la nuova chiesa Sacro Cuore al posto della vecchia Santa Maria. In fondo ancora la casa dello "spaccio" di Pitadé.

A destra

Particolare della foto del ponte

Una di queste si chiamava Elvira

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Particolare della foto del ponte

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Particolare della foto del ponte

La ragazza è la sorella di Carlino d'Campané

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Particolare della foto del ponte

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Particolare della foto del ponte

Alla finestra della casa dei Campané uno di nome Gianni.

Il ragazzo è Carlino d'Campané

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Lapide del 1904: Albero della libertà

Nella foto a destra la vecchia lapide del 1904, posta sulla strada, ad Alfonsine, davanti all'attuale "Ristorante "Al Gallo", in cui si ricordava l'albero della libertà.

In quegli anni Alfonsine fu governata per la prima volta da una giunta di sinistra composta da socialisti e repubblicani. Quell'amministrazione decise che la "violina" andava ristrutturata e che doveva avere finalmente un nome: la chiamarono "via Giordano Bruno" e la abbellirono "ciotolandola" fino all'incrocio con il Corso Garibaldi. Durante i lavori di sistemazione urtarono una vecchia radice rimasta sotto il terreno della strada fin dai tempi dei loro nonni, quando in nome di Mazzini e Garibaldi avevano fatto la rivoluzione sostenendo la Repubblica Romana e piantando proprio in quel luogo l'"albero della libertà". Quella radice era tutto ciò che rimaneva di quell'albero: la Repubblica Romana fu annientata, l'Albero della Libertà fu abbattuto e i sogni degli alfonsinesi riposti nel cassetto in attesa di tempi migliori.

Il tutto era durato appena 5 mesi da 9 febbraio del 1849 al 5 luglio dello stesso anno, quando le truppe francesi, al comando del generale Oudinot, invasero le sale dell'Assemblea, ordinandone lo scioglimento. Nelle due settimane di bombardamenti e combattimenti che precedettero la fine, la partecipazione popolare fu scarsa, disorganizzata, e numerose furono le diserzioni. Come tante altre volte vedremo nella Storia nazionale, rifulsero alcune figure, Luciano Manara, Giuseppe Garibaldi e altri, ma i romani, per lo più restarono alla finestra. L'utopia era finita, le baionette avevano riportato ordine, il papa era tornato a Roma. In quei cinque mesi attorno a quell'albero di Alfonsine vi furono matrimoni laici, in cui i promessi sposi girandovi attorno  così recitavano:"

 Sotto quest’Albero / Di verdi foglie,
O cari amici, / Questa è mia moglie.
Sotto a quest’Albero /  Bello e fiorito, 
Questi, il vedete, / E’ mio marito

E alla fine erano marito e moglie!

 
La "Violina" vista 
dal laboratorio fotografico 
di Pagani Bruno  nel 1904

La Violina (in dialetto "la viulèna") è il tratto di strada che dal ponte vecchio della piazza, attraversa Piazza Monti.

  Vi era il detto "Va a spas int' la Viulena", per dire di uno che era meglio stesse zitto e se ne andasse a vagabondare. La "Viulena" infatti era anche il luogo di passeggio domenicale, dove si andava avanti e indietro per il solo gusto di farsi vedere, chiacchierare, camminare. 

La strada è "ciotolata", e i marciapiedi sono in terra ghiaiata battuta, e solo dove incrociano le  strade sono  ciotolate pure loro; essi sono delimitati da una fila di pilastrini  che ornavano la "viulèna". 

Il ciotolato  si è conservato sotto l'attuale manto stradale, coperto da vari strati di asfalto.

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Lato sud di Piazza Monti ai primi del 1900.

Nella costruzione con i portici, in fondo, non si vede ancora la scritta Cassa di Risparmio di Ravenna.
Manca anche il palazzo Marini, ma si vede il negozio di Giuseppe Marini, con due ruote come insegna, trasferito qui, dove poi sarà il caffé Tavalazzi (dal 1907). Sullo sfondo il palazzo scuro era il Circolo Monarchico o Circolo Cittadino. Lo stallatico di Plopi e davanti l'edicola di Tommaso Pagani, gestita da Giulia (una sorella) che sarà poi mamma di Luisa Lolli. Sulla destra in primo piano il palazzo Santoni. A sinistra una spigolo della Canonica.All'incrocio tra la Violina e Corso Garibaldi una bancarella col tetto di tela bianca, di un venditore ambulante. In primo piano una venditrice di frutta e verdura la Veleda d'Campané (Carioli).


Così descrive la viuléna in modo moralistico e dispregiativo il consigliere Mascanzoni in un suo rozzo intervento in Consiglio Comunale nel 1829:

"questa Frazione di Paese utile per la Donnicciola che va alla bottega a prendere il sale, pel Giuocatore, che va al Caffé, per l'ozioso che si ferma sul lato opposto a cicalare..."


La "Viulena" significa "piccola via"

nelle mappe antiche era un fossato di scolo, che scolava le acque di questa zona alta, fin lungo tutta la via Roma attuale, e in fondo spandeva le acque in una specie di valle. L'argine diventerà man mano una piccola via, quando il fosso sarà interrato nella parte iniziale fin dalla fine del '700. Mentre il rimanente fossato diventerà, con il suo interramento nel 1884, via Pia e poi la veja d'la fam, infine via Roma (in epoca fascista).
Alla Viuléna venne dato il nome di via "Giordano Bruno", e dopo lo scontro tra i Faccani e Mino Gessi, in cui rimase ferito a morte Abele Faccani, segretario del partito fascista di Alfonsine, fu chiamata via Abele Faccani. 
Il 21 agosto 1943 (podestà Aldo Lucherini dal il 1940 al 43) il nome fu cambiato in "via Cavour", archivio comunale la delibera del Podestà, vol 7, n° 177, pag. 63 bis, ma poi nell'immediato dopoguerra pare che fosse di nuovo "via Giordano Bruno". Poi questo nome fu assegnato a un'altra via dal ponte nuovo fino a via "Destra Senio". Sembra che attualmente non abbia alcun nome. Una nuova via, traversa di via Borse, è stata di recente (2000) dedicata a Giacomo "Mino" Gessi.

Lungo la viuléna, il mercato   (1905)

Questa foto mostra il mercato che si teneva ogni domenica in piazza Monti e lungo la Viuléna Ancora non c'è il nuovo circolo socialista (1910), oltre l'argine del fiume. Siamo attorno ai primi anni del '900

Probabilmente al 1905

 


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Tra la Locanda alla Stella e la Chiesa, (vedi foto sotto) si nota una piccola casetta: era "il bettolino" (e' betulè) di Ciconi, o Cicconi detto anche "Ciacco" (Giuseppe Minguzzi, nonno della maestra Maddalena Minguzzi in Caravita, mamma di Andrea Caravita)

Sotto la stessa foto con un particolare ingrandito "e' betulè"


La viulèna nel 1906 

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Lato nord della "Viuléna" ai primi del 1900.

La locanda "Al Sole" (caffé, ristorante, albergo),  in evidente concorrenza con quella di fronte, detto "Alla Stella". 
era ancora qui gestita dalla Cesira Faccani sposata a Stefano Pagani, madre di Alma, che aiutava la madre nell'osteria. 

La scritta "LOCANDA ALLA STELLA CON ALLOGGIO" è ormai sbiadita, ma c'è ancora, lo si deduce dalle frasche. Quindi è gestita ancora dai Monari: siamo ancora prima del 1910. Un'insegna con scritto "Verniciatore di carrozze", che era in una foto precedente, qui è sparita.


La violina nel 1910

 La violina verso sud.

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A destra la piazza Monti. 

Nello sfondo la casa dei Mariani, il Circolo dei Monarchici, lo stallatico di Plopi tra la casa Mariani e quella dei Tavalazzi. 

Il Caffé Centrale dei Tavalazzi, il palazzo di Giuseppe Marini con negozio e laboratorio.

L'edicola e il vespasiano

 


La violina nel 1913

 Anche se la cartolina indica il nome della via dedicata a A. Faccani, che fu il primo segretario del Partito nazionale Fascista ad Alfonsine e che fu ferito a morte durante uno scontro a fuoco con Mino Gessi nel 1924, si tratta di una foto di prima del 1914 e posteriore al 1910. 

Si può affermare ciò dal fatto che l'albergo "Al sole" e in via di completamento nella parte alta, dove nel 1914 si noterà l'insegna ad arco.

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La violina nel 1914: 
incendio dei suppellettili della chiesa

Si nota in primo piano a sinistra il bettolino dei Minguzzi (Ciconi).

La gente assiste alla distruzione e incendio di quadri e banchi della chiesa durante l'assalto di manifestanti della Settimana Rossa.

Si notano gli alberelli da poco piantumati lungo i due marciapiedi.

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La violina nel 1914

 La violina dal lato della chiesa.
 Siamo nel giugno del 1914: i giorni della cosidetta "Settimana Rossa"

 

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A destra la chiesa distrutta. 

Nello sfondo l'albergo "Al sole" con l'insegna ad arco, e davanti "e' betulé", l'osteria dei Minguzzi (Ciconi) o Cicconi detto anche "Ciacco"

  continua...

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