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Vincenzo Lucci 
(n. 1912 - m. 1947) 

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Vincenzo Lucci nacque nel 1912 ad Alfonsine.

La madre Emma Rossini e il padre Antonio Lucci erano poveri e svolgevano lui attività di sarto e lei casalinga e bracciante.

Erano già nate la sorella maggiore Vincenzina e Linda

In casa viveva anche la nonna paterna Lucia Minarelli vedova di Vincenzo Lucci.

Vivevano nella miseria in un casetto in corso Garibaldi, in affitto dai Contessi, (dietro palazzo Contessi, poi nel dopoguerra l'ex-casa Bondi).

Nonostante la miseria crebbero bene. I figli frequentarono le scuole elementari fino alla "sesta".

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Vincenzo Lucci

Si concedevano anche alcuni giorni di vacanza all'anno al mare a Casal Borsetti

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Da sinistra Linda, mamma Emma, Vincenzina e davanti Vincenzo: una  giornata al mare a Casal Baronia (o Casal Borsetti) 

Linda, Vincenzo, Emma, Vincenzina

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La famiglia Lucci nel 1911

Lucia Minarelli madre di Antonio Lucci, la bambina Vincenzina Lucci, Emma Rossini moglie di Antonio con la seconda figlia Linda, Antonio Lucci
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Gruppo ragazze e bambini di corso Garibaldi nel 1921
Da sinistra - Bruna Orioli (sarà dirigente fascista, a capo delle donne fasciste, uccisa nel 1945), Vincenzina Lucci, Federica Contessi (sposerà Marino Marini), Linda Lucci, Vincenzo Lucci, ?, Pellegrino Pezzi, Tullio Samaritani.

Gruppo ragazze e bambini di corso Garibaldi nel 1926.
Vincenzo è quello con la bandiera, l'unico a non fare il saluto fascista.

Davanti a casa da destra Vincenzo, Vincenzina e Linda Lucci (1926)

Gita in campagna col corrierino: 
si riconoscono Vincenzo Lucci (il terzo da sinistra), Linda, Federica, dott. Stella, Vincenzina, 
Marino Marini con la stampella 

Una scampagnata: da sinistra Vincenzo Lucci, Ina Dalla Casa, Vincenzina Lucci, Romana Mascanzoni, Linda Lucci, Federica Contessi, Dalla Casa fratello di Ina e cugino dei Lucci

Dopo la 1° guerra mondiale al ritorno del papà la famiglia decide di costruirsi una casa, che sarà edificata su un lotto di corso Garibaldi acquistati insieme a Mario Minarelli che come muratore costruirà entrambe le casa attaccate.

Nel 1920 abitarono nella nuova casa (che sarà poi distrutta durante la seconda guerra mondiale, e ricostruita nel 1951sul medesimo terreno di allora)

I bambini di corso Garibaldi formarono un gruppo di inseparabili

Vincenzo fu avviato all'attività di sarto nella bottega del padre, che teneva in casa, dove c'erano altri due lavoranti come Maria Faccani (poi sposata con Savioli) e Celso della Rossetta.

Fu repubblicano come il padre e non aderì mai al fascismo.

Vincenzo era un abile giocatore da stecca al biliardo. Fu cacciato dall'OND (Opera Nazionale Dopolavoro) che aveva sede di fronte alla gelateria di Fiocchi, in Corso Garibaldi. Fu Giuseppe Faccani (Piné la gardia) che lo invitò schiaffeggiandolo a uscire perché non era iscritto al Partito fascista.

Vincenzo da allora frequentò il biliardo del café Cài dove si contendeva il primato con Mino Pagani d'Cài.

Nel 1936 partì militare in Jugoslavia. Tornato da militare visse in famiglia fino a che si sposò. Fece il sarto come il padre.

Si sposò ed ebbe un figlio Lucio, ma fu richiamato allo scoppio della 2° guerra mondiale, e presto si ammalò di tubercolosi. Tornato a casa in licenza, si rimetteva un po’, così era costretto a ritornare. Fece questo viatico verso la morte tre o quattro volte finché non gli fu riconosciuta la tubercolosi. Intanto aveva perso il figlio per difterite.

Finita la guerra arrivò un secondo figlio che fu chiamato anche lui Lucio. Vincenzo trascorreva in “Sanatorio” lunghi periodi per cercare di guarire dalla tubercolosi. In uno dei suoi periodi di convalescenza a casa terminò la sua ultima fatica, cioè di costruire un casotto con i mattoni della vecchia casa distrutta. Andarono tutti ad abitare in quelle due uniche stanze. Ma anche il figlio Lucio si ammalò di tubercolosi e  morirono entrambi nel giro di due anni. 


Il primo figlio morto di difterite

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Lucio Lucci morto di tubercolosi
(1945-1947)

 

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A sinistra Piretto Bassi, e Felice Isani. Al centro Fidalì Gennari,
a destra Vincenzo Lucci e Oreste Rambelli (suster).

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Vincenzo Lucci al Chiavicone

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