La "Festa
Gròsa" ad Alfonsine
Alfonsine
è un paese ben strano: le feste cosiddette popolari, con qualche parvenza
di legame con le tradizioni, hanno dieci anni di età al massimo, o poco
più. Quelle vere, di un tempo, sono state abolite o dimenticate...
La
festa più importante per Alfonsine e per tutta la Bassa Romagna,
completamente scomparsa e dimenticata, era quella chiamata "Fiera di
Mezz'Agosto" detta anche in dialetto "la Festa Gròsa".
Era una vera festa popolare, di antica tradizione, ma era già stata
dimenticata nel 1929. Nel 1932 il podestà di Alfonsine Marcello Mariani
in un verbale di delibera per promuovere e sostenere finanziariamente come
Comune di Alfonsine la "Festa dell'Uva", proposta dal Ministero
fascista dell'Agricoltura, scrisse che tale nuova festa doveva essere
presentata come riproposizione della vecchia "Festa Grossa",
"tanto sentita dagli alfonsinesi e soppressa per odio di parte".
Quale fosse l'odio di parte che aveva determinato la soppressione
di una tale festa popolare è scritto in un carteggio amministrativo del
1932 conservato nell'Archivio Comunale di Alfonsine il
Podestà Mariani in una nota trasmessa alla Prefettura di
Ravenna precisava che la 'festa grossa non veniva più
celebrata dal 1921 poiché, causa le discordie
politiche allora esistenti, si cercò di evitare pubbliche
manifestazioni. Il Mariani faceva riferimento agli scontri tra
socialisti e repubblicani avvenuti in occasione della
celebrazione del 1° Maggio del 1920.
Sappiamo
poi che la Fiera di Ferragosto era stata ripresa
dall'Amministrazione comunale fascista nel 1923 e nel 1925 per
'rinvigorire la più grande fiera annuale che indubbiamente
porta un vantaggio al commercio e all'industria locale e
valorizza sempre più l'allevamento del bestiame di questa
plaga ubertosa' (dal carteggio amministrativo del 1925
conservato nell'Archivio Comunale di Alfonsine)
Le
uniche notizie che si hanno di questa "festa gròsa"
ce le ha lasciate Eugenio Cavazzuti (1878-1948) Già
nel 1929 Eugenio Cavazzuti, intellettuale alfonsinese del tempo,
scriveva sulla rivista "La Pié", nel numero 8 del 1929, che: "La
festa durava due giorni - domenica e lunedì - il primo giorno
destinato alle merci, il secondo al bestiame. E' passato
molto tempo ma i non più giovani la rivivono ancora intimamente come come un caro
ricordo, e con infinito senso di nostalgia e mestizia, né sanno
adattarsi alla sua scomparsa."
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Mercato
del bestiame del lunedì. Il luogo è in corso Garibaldi dove oggi ci sono
capannoni della fabbrica "Marini spa", davanti alla
"traversa Peo Bertoni".
Si notano ancora i due pilastri del cancello.
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"Il
bestiame era talmente numeroso che gremiva letteralmente non solo la
vastissima area destinata a tale mercato, ma anche la parte del Corso
Garibaldi che si estende verso mezzodì. Sulla bianca marea, inframmezzata
dai vivi colori delle gualdrappe stampate e dal rosso e turchino dei
fiocchi annodati alle corna, non emergevano che le tende dei carretti dei
venditori di bibite ghiacciate; tende rosse colore della miscela che con
poche gocce tingeva il bicchiere di acqua e ghiaccio offerto... Svariati
erano i passatempi offerti a spese pubbliche a cominciare dai mortaretti,
sparati il sabato sera e la successiva mattina per rinfrescare la memoria
ai labili, musica a varie riprese in entrambe le giornate ed in divisa di
alta tenuta (hai visto l’elmo?), corse di cavalli a fantino lungo il
Corso, tombola, innalzamento di globi acrostatici, fuochi artificiali (col
razzo matto!), per tacere di altri svaghi offerti da giostre, circhi, tiri
a segno etc... La sera, nell’ora dell'accensione dei fuochi, i concerti
bandistici erano due, intervenendo, oltre a quello del capoluogo, anche
quello della frazione di Longastrino, al quale il Comune, se ben ricordo,
stipendiava il maestro."
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Il piazzale della
chiesa nel 1910
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Caffé
Nazionale ("dla Niculèna"): dal dopoguerra Casa Lolli
(giornalaia)
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"Nella nostra grande piazza il posto assegnato al
concerto locale era davanti al Caffè Nazionale o Forlivese, ritrovo
preferito del ceto più eletto, mentre quello di Longastrino doveva
piazzarsi davanti al Caffè “d'Anzulen de' Lughes", (primo
caffé Tavalazzi di Angelo Tavalazzi e Anna Tavalazzi, presso casa Santoni
-ndr).
Avvenivano poi, fra i due corpi bandistici delle gare, cui
partecipava il pubblico col dare - a parte la competenza - il proprio
giudizio esprimendosi assai rumorosamente con disapprovazioni, critiche ed
applausi più e meno prolungati."
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Il
Caffè “d'Anzulen de' Lughes" era il primo caffé Tavalazzi: Angelo
Tavalazzi era venuto da Lugo ad Alfonsine nel 1907 ad aprire un'osteria-caffé,
con la nipote Anna (l'Anéna).
Il luogo era nel lato est del Palazzo
Santoni, a destra nella foto sopra, si legge nell'ultima porta "Vini e
Caffé".
A sinistra il negozio di filati e tessuti di Nilde Santoni
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La
banda comunale di Alfonsine, qui davanti alla Chiesa di Rossetta
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"E
la giornata aveva fine coll'assistere all'accensione dei fuochi,
ascoltando le melodie dei due concerti e sorbendo un ottimo gelato di
"Forlivesiana" quanto perduta memoria.
In tal giorno nessuna famiglia di rispetto era priva di parenti, od
invitati, ed anzi tutti facevano a gara per sorpassarsi a vicenda sia nel
numero degli invitati come nel rango.
Chi
non ricorda quel tale di Russi che recitava, accompagnandosi col violino,
una sua composizione poetica assai piaciuta e originale avente come
soggetto l'inaugurazione del tram Forlì-Ravenna? ("Da Ravenna a e
pont dla Zella ecc.)
Il
clou delle due giornate, l'attrattiva per ridere maggiormente era quella
di assistere alla vendita dei cocomeri in fette.
Questo
sistema di... accreditare la propria merce a scapito di quella d'altri in
forma così offensiva e violenta, poteva con ragione ritenere che da un
momento all'altro si fossero visti impugnar pistole e luccicar coltelli.
Ed i coltelli - se non le pistole - c'erano infatti ma servivano
unicamente per aprire le sferiche e polpose pance dei cocomeri e nulla più.
Il
duello oratorio simile ad esplosione simultanea a base di ingiurie ed
offese personali, fra i vari concorrenti (Mingolini, Salsone ed altri) era
talmente violento da non potersi credere. Il posto assegnato, di solito,
alla vendita di questo genere era nella Piazza del Parroco col fronte alla
Violina ed il fianco verso la farmacia Lugaresi". (La Piè, n.8,
1929)
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Il
piazzale della chiesa dove si collocava la banda musicale di Alfonsine.
A destra il Caffé Nazionale, che qui aveva già preso solo il nome di
Caffé.
A destra sotto i portici (non visibili) c'era la Farmacia Lugaresi, Antica Farmacia
Lugaresi" di Stefania Marini, spostata di due luci
rispetto a dove era collocata prima di essere spostata in Corso Garibaldi,
nella nuova sede.
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