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Miti di Romagna

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I BALLI STACCATI  

di Loris Pattuelli

 

Land of 1000 dances, la terra delle 1000 danze.  

Qualcuno ricorda questo rhythm and blues di Wilson Pickett?

 Una quarantina di anni fa  lo si poteva ascoltare in molti Juke-box e Dancing della riviera, mentre adesso (e non dite che i tempi non cambiano) è diventato il jingle televisivo di Mirabilandia.

 Alcuni ragazzi di quell’epoca chiamavano così anche la nostra regione, credo per via del fatto che le danze in circolazione erano sempre e soltanto tre: il liscio, lo shake e il lento.

 Sarcasmi a parte, delle altre 997 semplicemente non c’era richiesta. Più  o meno l’esatto contrario di quello che succede oggi in tutti gli angoli della Romagna.

 E allora avanti tutta con la terra delle 1000 danze, e che il ricordo di questo numero favoloso possa diventare la più bella miriade del nuovo millennio.

Sbarazzatomi di questo vero e proprio preludio fiacco, vorrei utilizzare adesso lo spazio che mi resta per salutare il ritorno dell’unica cosa che ancora mancava al Pozzo di San Patrizio dei nostri desideri più birichini.

“... volta, rivolta e torna a rivoltare...”. Qualcuno ricorda cosa ballavano i Romagnoli prima del liscio? I balli staccati risponderebbe un etnomusicologo. Vale a dire i saltarelli, le manfrine, le vinchie, le gighe, le furlane, le veneziane, le quadriglie, le lavanderine, il trescone, il bergamasco, il ballo dei gobbi, il ballo dell’invito, eccetera, eccetera.

I balli staccati sono il frutto più bello di una civiltà contadina che, morta e sepolta nella coscienza di tutti, si sta trasformando adesso in una specie di richiamo dell’anima, in una straordinaria occasione per rimescolare le radici con le stelle e la metropoli con il deserto.

Oltre al Reno folk festival di  Casalecchio, qui in Romagna I balli staccati si possono imparare a La butega di sgargì di Passogatto, a La borgata che danza di Bellaria, a La scuola di musica popolare di Forlimpopoli, oppure al seguito dei suonatori Faentini de La carampana, dei Riminesi de L’uva grisa, dei Canterini Romagnoli de La banda de grèl, e poi, visto che siamo in zona, diciamo che un qualche ballo staccato ci potrebbe scappare anche in occasione del tradizionale appuntamento con Le danze del mondo che si svolge la quarta domenica pomeriggio di ogni mese al secondo piano del bar di Fiumazzo ad Alfonsine.

Il saltarello romagnolo (saltarèl, ma anche russiano o ballinsei) è il ballo più caratteristico di questa regione e, a detta dei ricercatori, è anche una originalissima e assai preziosa elaborazione seicentesca delle controdanze e delle gighe di provenienza nordeuropea. La manfrina, la veneziana, la quadriglia e il bergamasco hanno invece origini settecentesche, mentre il ballo dei gobbi, la furlana, la lavanderina e il trescone arrivano direttamente dal medioevo.

I balli staccati (spèc o stacchè), come dicevamo qui sopra, sono quei balli che c’erano prima del liscio.

La mia impressione è che, proprio come il rock-'n-roll e tutte le altre lingue bastarde del mondo, anche il ritmo dei nostri trisnonni questa volta è qui per restare.

 Se qualcuno vuol saperne di più, ecco tre siti:

www.musicapopolare.net

www.passogatto.it

www.labandadegrel.altervista.org

 

Vivamente consigliati sono anche questi due compact disc:

Vecchi balli di Romagna vol 1  (saltarelli, furlane e vecchio “liscio”)  ETHNICA 9  TAO 9

Vecchi balli di Romagna vol 2  (manfrine, quadriglie e vecchio “liscio”)  ETHNICA 17  TAO 17

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