Alfonsine

| Alfonsine | Ricerche sull'anima di Alfonsine |

 

 

1

Per quanto possibile, insegnare a diventare efficace, per il fine da raggiungere ma non oltre questo. Oltre questo è fumo. Dove è fumo è mutamento.

 

 

2

Non attardarti nel solco dei risultati.

 

 

3

Guidare il reale fino all’azione come un fiore accostato alla bocca acidula dei bimbi. Conoscenza ineffabile del diamante disperato (la vita).

 

 

4

Essere stoico, è raggelarsi, con gli occhi belli di Narciso. Abbiamo censito tutto  il dolore che il boia avrebbe potuto cavare da ogni fibra del nostro corpo; poi, col cuore nella morsa, ci siamo mossi e schierati.

 

 

5

Non apparteniamo ad alcuno se non al punto d’oro di quella lampada a noi sconosciuta, a noi inaccessibile, che tiene desti il coraggio e il silenzio.

 

 

6

Lo sforzo del poeta mira a trasformare  vecchi nemici in leali avversari: ogni domani fecondo è funzione del buon esito del progetto, specie là dove svetta, s’intrica, declina, è decimata tutta la gamma delle vele ove il vento dei continenti rende il suo cuore al vento degli abissi.

 

 

7

Questa guerra si prolungherà oltre gli armistizi platonici. L’installazione dei concetti politici proseguirà in modo contradditorio, nelle convulsioni e al riparo d’una ipocrisia sicura dei suoi diritti. Non sorridete. Bandite lo scetticismo e la rassegnazione e preparate la vostra anima mortale in vista d’affrontare intra-muros demoni di ghiaccio analoghi ai genii microbici.

 

 

8

Certi esseri ragionevoli perdono persino la nozione della durata probabile della loro vita e il loro equilibrio quotidiano quando in essi l’istinto di conservazione frana sotto le esigenze dell’istinto di proprietà. Diventano ostili ai fremiti dell’aria e soggiacciono senza ritegno all’assillo della menzogna e del male. Si abbatta una grandine malefica, e andrà in briciole la loro trista condizione.

 

 

9

Arthur le Fol, dopo i brancolamenti iniziali, partecipa ora con tutta la sua forte natura decisa ai nostri giochi d’azzardo. La sua fame d’azione deve appagarsi del compito preciso che gli affido. Obbedisce e si limita, per tema di qualche sfuriata. Se no, Dio sa in che vespaio andrebbe a cacciarsi col suo gran fegato. Fedele Arthur, come un soldato d’altri tempi.

 

 

10

Tutta l’autorità, la tattica e l’inventiva non sostituiscono una particella di convinzione a servizio della verità. Un luogo comune, che credo di aver migliorato.

 

 

11

Mio fratello il Portatore di cui non ho notizie, scherzando si definiva sodale dei gatti di Pompei. Quando venimmo a sapere della deportazione di quell’essere generoso, la prigione non poteva più schiudersi per lui; catene sfidavano il suo coraggio, l’Austria lo teneva.

 

 

12

Quel che m’ha messo al mondo e me ne scaccerà interviene soltanto nelle ore in cui sono troppo debole per resistergli. Vecchia persona quando sono nato. Giovane ignota quando morrò.

 

 

13

Il tempo visto traverso l’immagine è un tempo perso di vista. Ben diversi sono l’essere e il tempo. L’immagine sfavilla in eterno, quando ha sorpassato essere tempo.

 

 

14

Dopo due esperimenti decisivi, posso senz’altro convincermi che il ladro introdottosi a nostra insaputa in mezzo a noi  è irrecuperabile. Magnaccia (e se ne vanta), di una cattiveria da pidocchio, calabrache davanti al nemico, grufolante come porco in brago nel descrivere orrori, c’è solo da aspettarsi i peggiori guai, da parte di questo liberto. Capace per giunta di portare un maligno fluido qui dentro. Provvederò io stesso.

 

 

15

La domenica i ragazzi s’annoiano. Passereau propone una settimana di ventiquattro giorni  per sminuzzare la domenica. Un’ora della domenica da aggiungersi a ogni giorno, l’ora dei pasti preferibilmente, dato che di pane secco non ce n’è più.

Ma non gli si parli più di domeniche. 

 

 

16

L’intelligenza con l’angelo, nostro primordiale pensiero. (Angelo, ciò che nell’intimo dell’uomo tiene discosti dal compromesso religioso, verbo del silenzio più alto, significato di cui non si dà stima. Accordatore di polmoni che dora i grappoli vitaminizzati dell’impossibile. Conosce il sangue, ignora il celeste. Angelo: candela che si china a settentrione del cuore).

 

 

17

Sempre ho il cuore contento di fermarmi a Falcalqiuer, di mangiare un boccone in casa Bardouin, di stringere la mano di Marius, il tipografo, e a Figuière. Questa rupe di brava gente è la roccaforte dell’amicizia. Tutto quanto intralcia la lucidità e rallenta la fiducia è bandito da qui. Ci siamo uniti una volta per tutte davanti all’essenziale.

 

 

18

Rimandare a più tardi la parte immaginaria  che, a sua volta, è suscettibile d’azione.

 

 

19

Il poeta non può restare a lungo nella stratosfera del verbo. Deve struggersi in nuove lacrime e muovere più in là il suo ordine.

 

 

20

Penso all’esercito di fuggiaschi con appetiti di dittatura che forse in questo paese di corta memoria, gli scampati a questo tempo d’algebra dannata rivedranno al potere. 

 

 

21

Amaro futuro, futuro amaro, ballo tra i rosai…

 

 

22

AI PRUDENTI: Nevica sulla boscaglia e caccia perpetua è contro di noi. Voi, la cui casa non piange, in cui l’avarizia schiaccia l’amore, nella sfilata dei giorni al caldo, è solo un infermiere il vostro fuoco. Troppo tardi. Il vostro cancro ha parlato. N on ha più poteri la terra natia.

 

 

23

Presente tutto merlature…

 

 

24

La Francia ha reazioni di relitto disturbato nella siesta. Purché calafati e carpentieri che si affannano in campo alleato non siano nuovi affondatori!

 

 

25

Mezzodì disgiunto dal giorno. Mezzanotte segregata dagli uomini. Mezzanotte dal guasto rintocco, che una, due, tre, quattro ore non sanno imbavagliare…

 

 

26

Non più il tempo è assecondato dagli orologi, le cui sfere si divorano l’un l’altra sul quadrante dell’uomo. Gramigna è il tempo e l’uomo sperma diverrà di gramigna.

 

 

27

Léon sostiene che i cani arrabbiati sono belli. Io ci credo.

 

 

28

Esiste una specie d’uomo sempre in anticipo sui suoi escrementi.

 

 

29

Questo tempo, col suo allattamento specialissimo, accelera la prosperità delle canaglie che irridendo oltrepassano gli sbarramenti già eretti dalla società contro di loro. Li spezzerà spezzandosi quella stessa meccanica che ora li stimola, quando saranno esaurite le sozze provviste? (E il meno possibile di scampati dal gran male).

 

 

30

Archiduc mi confida che ha scoperto la sua verità quando si è unito alla resistenza. Sin là era un attore della sua vita, frondista e diffidente. L’insincerità lo avvelenava. Oggi ama, si spende, è impegnato, va nudo, provoca. Apprezzo molto questo alchimista. 

 

 

31

Scrivo brevemente. Non mi è possibile assentarmi per molto. Espandersi porterebbe all’ossessione. Al pianeta non serve più l’adorazione dei pastori.

 

 

32

Un uomo senza difetti  è una montagna senza crepacci. Non m’interessa.

(Regola di rabdomante e di inquieto).

 

 

33

Pettirosso, amico mio, che giungevi quando il parco era deserto, quest’autunno, il tuo canto fa franare ricordi che gli orchi vorrebbero udire.

 

 

34

Sposala  la tua casa e non sposarla.

 

 

35

Sarete parte del sapore del frutto.

 

 

36

Tempo in cui il cielo spossato penetra nella terra, e l’uomo agonizza tra due disprezzi.

 

 

37

Rivoluzione e controrivoluzione si mascherano per affrontarsi di nuovo.

Sincerità di breve durata! Alla lotta delle aquile tien dietro la lotta delle piovre. Il genio dell’uomo, che pensa di aver scoperto le verità formali, adatta le verità che uccidono a verità che autorizzano a uccidere. Sfilata dei grandi ispirati sul fronte dell’universo corazzato e ansimante! Mentre le nevrosi collettive si denunziano nell’occhio dei miti e dei simboli, l’uomo psichico mette la vita a supplizio senza aver l’aria di provarne il più piccolo rimorso. Il fiore strisciante, il fiore sozzo volge i petali neri nella carne demente del sole.  Dove sei sorgente?  Rimedio dove sei? Cambierai finalmente, economia?

 

 

38

Si lasciano cadere con tutto il cumulo dei loro pregiudizi o ebbri dell’ardore dei loro falsi principi. Associarli, esorcizzarli, alleviarli, indurirli, ammorbidirli, quindi convincerli che da un certo punto in poi è del tutto relativa l’importanza delle idee acquisite; che tutto sommato “la questione” è questione di vita e di morte e non di sfumature da far prevalere nel cuore d’una civiltà il cui naufragio arrischia di non lasciar traccia sull’oceano del destino: è quanto mi sforzo di far approvare attorno a me. 

 

 

39

Siamo scissi tra l’avidità di conoscere e la disperazione d’aver conosciuto. L’aculeo non rinuncia al suo bruciore, noi alla nostra speranza.

 

 

40

Come sanguini, disciplina!

 

 

41

Non ci fosse a volte l’impenetrabilità della noia, il cuore cesserebbe i suoi battiti.

 

 

42

Tra i due spari che decisero la sua sorte, ebbe il tempo di chiamare una mosca: “Signora”.

 

 

43

Bocca che decidevi se questo era imene o lutto, veleno o medicina, bellezza o malattia, che mai sono divenuti l’amarezza e l’aurora sua, la dolcezza?

Faccia laida che si esaspera e corrompe.

 

 

44

Amici, la neve aspetta la neve per un lavoro semplice e puro, al limite tra aria e terra.

 

 

45

Sogno un paese frastagliato, benevolo, tosto irritato dai lavori dei savi  e insieme commosso dallo zelo di qualche dio, in approcci con donne.

 

 

46

L’atto, anche se ripetuto, è vergine.

 

 

47

Martin de Reillanne ci chiama: catiminì.

 

 

48

Non ho paura. Ho solo la vertigine. Ho bisogno di accorciare la distanza il nemico e me. Affrontarlo orizzontalmente.

 

 

49

Quel che può sedurre nel nulla eterno è che là questo o un altro, non importa, sia il giorno più bello.

(Si taglia questo ramo. Nessun sciame vi si appenderà).

 

 

50

Fronte a tutto. A TUTTO QUESTO, un  revolver, promessa di sole nascente!

 

 

51

Strapparlo alla terra d’origine. Ripiantarlo nel suolo presunto armonioso del futuro, in considerazione di un successo incompiuto. Fargli toccare sensorialmente il progresso. Ecco il segreto della mia abilità.  

 

 

52

“I sorci dell’incudine”. In altri tempi mi sarebbe parsa una bella immagine. Fa pensare a uno sciame di scintille decimate nel suo baleno. (Fredda è l’incudine, non rovente il ferro, devastante l’immaginazione).

 

 

53

Il maestrale che s’era alzato non facilitava le cose. La mia apprensione aumentava con il passar delle ore, appena rinfrancata dalla presenza di Cabot in osservazione dei convogli in transito sulla strada e della loro eventuale fermata per portare un attacco contro di noi. La prima cassa esplose non appena toccò terra. Il fuoco attizzato dal vento si propagò al bosco e presto fece macchia sull’orizzonte. L’aereo rettificò di poco la rotta ed effettuò un secondo passaggio. I cilindri all’estremità delle sete multicolori si apparigliarono su un vasto tratto. Per ore lottammo in mezzo a un chiarore d’inferno, il nostro gruppo scisso in tre parti: l’una rivolta al fuoco in un affanno di pale ed asce, la seconda a rintracciare armi ed esplosivi sparpagliati e caricarli sull’autocarro, la terza come squadra di protezione. Dalla vetta dei pini scoiattoli impazziti saltavano, minuscole comete, nel braciere. Schivammo il nemico per un pelo. L’aurora

Fu più lesta a sorprenderci.

(Occhio all’aneddoto. Una stazione il cui capostazione detesta il guardascambi).

 

 

54

Stelle nel mese di maggio…

Ogni volta che levo gli occhi al cielo, la nausea mi sfascia le mandibole. Non odo più salire il fresco dei miei sotterranei il gemito del piacere, murmure della donna dischiusa. Una cenere di cactus preistorici fa volare il mio deserto in bagliori! Non sono più capace di morire…

Ciclone, ciclone, ciclone… 

 

 

55

Mai risultando modellato una volta per sempre, l’uomo è ricetto del suo opposto. I suoi cicli descrivono ombre diverse, a seconda ch’egli sia o no in preda a una data sollecitazione. E le

depressioni misteriose, le ispirazioni assurde, sorte dal grande esternato crematorio, come costringersi a ignorarle? Ah! circolare generosamente sulle stagioni della scorza, mentre la mandorla palpita, libera…

 

 

56

Il poema è scalata furiosa; la poesia, il gioco degli argini aridi.

 

 

57

La sorgente è rupe e la lingua è mozza.

 

 

58

Parola, bufera, ghiaccio e sangue formeranno alla fine un’unica brina.

 

 

59

Se l’uomo a volte non chiudesse sovranamente gli occhi, finirebbe col non vedere più ciò che merita d’essere guardato.

 

 

60

Avvampare l’immaginazione di quelli che invece di parlare balbettano, che arrossiscono al momento di parlare. Sono dei saldi partigiani.

 

 

61

Un ufficiale venuto dal Nord Africa stupisce che i miei “quattro furfanti”, come lui li chiama, s’esprimano in una lingua il cui senso gli sfugge, essendo il suo orecchio restio “al discorso per immagini”. Gli faccio notare che il dialetto è soltanto pittoresco, mentre la lingua qui in uso è dovuta alla meraviglia comunicata dagli esseri e dalle cose con cui viviamo in continua intimità.

 

 

62

La nostra eredità non è preceduta da alcun testamento.

 

 

63

Ci si batte bene solo per le cause modellate con le proprie mani e in cui identificandosi si brucia.

 

 

64

“Che cosa faranno di noi dopo?” la domanda preoccupa Minot, i cui diciassette anni aggiungono: “Io, magari, tornerò il poco di buono che ero a quindici anni…” Questo ragazzo spinto in modo troppo uniforme dall’esempio dei compagni, la cui buona volontà è troppo impersonalmente identica alla loro, non si china mai su se stesso. Attualmente è questo che lo salva. Temo che dopo torni alle sue belle lucertole noncuranti, che i gatti spiano…

 

 

65

La qualità degli uomini della resistenza, ahimè, non è la stessa dovunque! A fianco d’un Joseph Fontaine, diritto e sicuro come un solco, d’un Francois Cuzin, d’un Claude Dechavannes, d’un André Grillet, d’un Marius Bardouin, d’un Gabriel Besson, d’un dottor Jean  Roux, d’un Roger Chaudon che sistema il silo granario d’Oraison a fortezza dei rischi, quanti inafferrabili saltimbanchi più attenti a godere che a produrre! Da prevedere che questi galli del nulla, una volta giunta la liberazione, ci scasseranno le orecchie…

 

 

66

Se consento a questa apprensione che ordina alla vita la sua viltà, eccomi generare una folla di amicizie tassative che volano in mio soccorso.

 

 

67

Armand, metereologo, definisce il suo compito: il servizio enigmatico. 

 

 

68

Feccia nel cervello: all’Est del Reno. Guazzabuglio morale: da questa parte.

 

 

69

Vedo l’uomo perduto da perversioni politiche confondere azione ed espiazione, chiamare conquista il suo annientamento.

 

 

70

L’alcool silenzioso dei demonii.

 

 

71

Notte, a tutta la velocità del boomerang intagliato nelle nostre ossa, e che sibila, sibila…

 

 

72

Agire da primitivo e prevedere da stratega

 

 

73

A dar retta al sottosuolo dell’erba dove una coppia di grilli cantava stanotte, la vita prenatale doveva essere ben dolce.

 

 

74

Solitario e molteplice. Veglia e sonno come una spada nel fodero. Stomaco degli alimenti divisi. Altitudine di cero.

 

 

75

Piuttosto depresso da questa ondata (Londra) che sveglia giusto giusto la nostalgia del soccorso.

 

 

76

A Carlate che divagava ho detto: “Quando sarete morto, vi occuperete delle cose della morte. Noi non saremo più con voi. Già non ci bastano tutte le nostre risorse per regolare il nostro lavoro e scorgere i deboli risultati. Non voglio nebbia sulle nostre strade per colpa delle nuvole che soffocano le vostre cime. L’ora è propizia alle metamorfosi. Mettetela a profitto o andatevene”.

(Carlate è sensibile alla retorica solenne. E’ un disperato sonoro , un infrarosso grasso).

 

 

77

Come nascondersi a ciò che deve unirsi a voi?  (Deviazione della modernità).

 

 

78

Quel che più importa in certe situazioni è padroneggiare in tempo l’euforia.

 

 

79

Ringrazio la sorte d’aver concesso che i bracconieri di Provenza combattano dalla nostra parte. La memoria silvestre di questi primitivi, la loro attitudine al calcolo, il loro fiuto fine con qualunque tempo: un cedimento da parte loro mi sorprenderebbe. Avrò cura che vadano calzati da dèi!

 

 

80

Siamo malati siderei incurabili cui satanicamente la vita dà l’illusione della salute. Perché? Per spendere la vita e schernire la salute?

(Debbo combattere la mia inclinazione a questo genere di pessimismo atonico, eredità intellettuale…)

 

 

81

 

L’assenso illumina il volto. Il rifiuto gli dona bellezza.

 

 

82

Mandorli sobri, ulivi pugnaci e sognanti, sul ventaglio del crepuscolo appostate la nostra strana salute.

 

 

83

Il poeta conservatore degli infiniti volti di ciò che vive.

 

 

84

Far marcia indietro nella propria intimità con un essere è mettere al vivo l’anima propria, e assumere al tempo stesso la sua perfezione. Legato stretto, involontario, provo questa fatalità e chiedo perdono a quell’essere.

 

 

85 Curiosità di gelo. Valutazione senza oggetto.

 

 

86

I raccolti più puri sono seminati in un suolo che non esiste. Eliminano la gratitudine e sono in debito solo con la primavera.

 

 

87

L. S. , vi ringrazio per la riserva Durance 12. Entra in funzione stanotte. Baderete che la giovane squadra assegnata al posto non si lasci vedere troppo spesso in giro per le strade di Duranceville. Ragazze e caffè pericolosi per più di un minuto. Però non tirate troppo le redini. Spie nella squadra non ne voglio. Niente comunicazioni fuori rete. Stoppate millanterie. Controllate a due fonti consistenza informazioni. Considerate cinquanta per cento romanzesco in maggior parte casi. Ai vostri uomini insegnate a fare attenzione a riferire con esattezza, a porre le situazioni in termini aritmetici. Raccogliete le voci e fate la sintesi. Punto di atterraggio e cassetta per lettere presso l’amico del frumento. Eventualità operazione Waffen, campo stranieri, i Mées, con straripamento su Ebrei e Resistenza. Repubblicani spagnoli in gran pericolo. Urge informarli. Quanto a voi, evitate il combattimento. Riserva intoccabile. In caso di allarme, disperdetevi. Non date mai segno di vita al nemico, se non per liberare compagno catturato. Intercettate sospetti. Mi fido del vostro discernimento. Il campo non si può individuare. Non esiste campo; solo carboniere che non fumano. Niente panni stesi al passaggio d’aerei, e tutti gli uomini sotto gli alberi e nel bosco. Nessun visitatore da parte mia, salvo l’amico del frumento e il nuotatore. Con gli uomini della squadra rigore e premura. Amicizia ovatta disciplina. Nel lavoro fare sempre qualche chilogrammo in più di ciascuno, senza inorgoglirvene. Mangiate e fumate visibilmente meno di loro.  Non fate preferenze. Tollerate solo bugie improvvisate e gratuite. Non si chiamino a distanza. Tengano puliti persone e letti. Imparino a cantare a bassa voce e a non fischiare in modo ossessivo, a dire la verità come si presenta. Di notte camminino in margine ai sentieri. Suggerite le precauzioni; il merito di scoprirle lasciatelo a loro. Emulazione ottima cosa. Scoraggiate le abitudini monotone. Ispirate quelle che non volete veder morire troppo presto. Infine, amate con loro, nello stesso momento, gli esseri che loro amano. Sommate, non dividete. Qui tutto bene. Affettuosità. IPNOS.

 

 

88

Come mi sentite? Parlo da così distante…

 

 

89

Francois, stremato da cinque notti successive di allarmi, mi dice: “Cambierei volentieri la mia sciabola con un caffè”. Ha vent’anni Francois.

 

 

90

Una volta si dava un nome ai diversi brani della durata: questo era un giorno, quest’altro un mese, questa chiesa vuota, un anno. Eccoci affrontare il secondo in cui la morte è la più violenta e la vita la meglio definita.

 

 

91

Si vaga in prossimità di orli i cui pozzi sono stati tolti via.

 

 

92

Tutto che ha volto di polvere e non alza la voce.

 

 

93

La lotta della perseveranza.

La sinfonia che ci portava è muta. Bisogna credere al moto alterno. Tanti misteri non sono stati penetrati né distrutti.

 

 

94

Stamane, osservavo un piccolo rettile sgusciare tra due sassi: “l’orbettino del lutto” ha gridato Félix. La scomparsa do Lefèvre, ucciso la settimana scorsa, affiora superstiziosamente in immagine.

 

 

95

Le tenebre del Verbo mi intorpidiscono e immunizzano. Non partecipo alla magica agonia. Con una sobrietà di sasso, resto la madre di lontane culle.

 

 

96

Non puoi rileggerti ma puoi firmare.

 

 

97

L’aereo effettua il lancio. I piloti invisibili si sbarazzano del loro giardino notturno, poi spremono un breve fuoco sotto l’ascella dell’apparecchio per avvertire che è finito. Non resta che raccogliere il tesoro sparpagliato. Così il poeta…

 

 

98

La linea di volo del poema., Dovrebbe essere sensibile a ognuno.

 

 

99

Come una pernice morta m’è apparso il povero infermo che i militi hanno assassinato a Vachères dopo averlo spogliato dei suoi cenci, accusandolo di dar ricetto a renitenti. Prima di finirlo i banditi giocarono a lungo con una ragazza che partecipava alla spedizione. Un occhio strappato, il petto sfondato, l’innocente assorbì quell’inferno e le loro risate. 

(Abbiamo catturato la ragazza).

 

 

100

Dobbiamo superare rabbia e disgusto, dobbiamo farli condividere per elevare ed estendere la nostra azione come la nostra morale.

 

 

101

Immaginazione, ragazzo.

 

 

102

La memoria non sa agire sul ricordo. Il ricordo non  ha forza contro la memoria. La felicità non sale più.

 

 

103

Un metro di viscere per misurare le nostre probabilità.

 

 

104

Solo gli occhi sono ancora capaci di gettare un grido.

 

 

105

La mente in lungo e in largo, come l’insetto che raschia in cucina non appena spenta la lampada, malmena il silenzio, trita il sudiciume.

 

 

106

Doveri infernali.

 

 

107

Alle lagrime non si fa un letto come a un visitatore di passaggio.

 

 

108

Poteri appassionati e norme d’azione.

 

 

109

Tutto il denso aroma di questi fiori per rasserenare la notte che cade sul nostro pianto.

 

 

110

L’eternità non è gran che più lunga della vita.

 

 

111

La luce  è stata scacciata dai nostri occhi. E’ annidata in un qualche punto delle nostre ossa. La scacciamo a nostra volta per restituirle la corona.

 

 

112

Il timbro paradisiaco del consenso cosmico.

(Nel punto più angusto della mia notte, mi sia accordata questa grazia, sconvolgente significativa, anche più di quei segni scorti da tale altezza che non v’è alcun bisogno di divinarli).

 

 

113

Essere intimo di qualcosa che non avverrà, in una religione, in una insensata solitudine, ma in questo succedersi di non sostentate strettoie in cui tende a perdersi il volto amato.  

 

 

114

Non scriverò versi d’accettazione.

 

 

115

Nell’orto degli ulivi, chi era in soprannumero?

 

 

116

Non far conto eccessivo della duplicità che si manifesta negli esseri. In realtà il filone è sezionato in tratti molteplici. Ciò sia di stimolo più che motivi d’irritazione.

 

 

117

Mi dice Claude: “Le donne sono le regine dell’assurdo. Più un uomo ci si inguaia più quelle complicano il guaio. Dal giorno che sono diventato “partigiano, non sono stato più infelice o deluso…”

Ci sarà sempre tempo per insegnare a Claude che non si fa un taglio nella propria vita senza tagliarsi.

 

 

118

Donne di punizione.

Donne di resurrezione.

 

 

119

Penso alla donna che amo. Il suo viso s’è mascherato di colpo. Il vuoto è a sua volta malato.  

 

 

120

Voi accostate alla lampada un fiammifero e quel che s’accende non rischiara. Lontano, molto lontano da voi, il cerchio illumina.

 

 

121

Ho mirato il tenente e Esclabesang al colonnello. Le ginestre in fiore ci occultavano dietro il vaporoso giallo fiammante. Jean e Robert hanno scagliato le bombe. La piccola colonna nemica ha subito battuto in ritirata. Eccetto il mitragliere, ma gli è mancato il tempo per essere un pericolo: aveva uno squarcio nel ventre. Le due macchine ci sono servite per filare via. La borsa del colonnello era piena d’interesse.

 

 

122

Povera fontanella, fontana rigogliosa.

(La marcia ci ha segato  le reni, scavato la bocca).

 

 

123

Fame commovente di consapevolezza, in questi giovani. Nessuna impronta del saliscendi dei padri da questo a quel piano. Ah! poterli avviare sulla strada giusta della condizione umana, senza tema che si debba un giorno riabilitarla. Ma poiché Dio sta in disparte dalle nostre contese e la morsa delle origini sente i suoi poteri sfuggirle, si dovrà esigere dai nuovi esperti una ampiezza di pensiero e uno scrupolo d’applicazione di cui non colgo i presagi.

 

 

124

LA FRANCIA-DELLE -CAVERNE.

 

 

125

Incamminare l’intelligenza senza il soccorso delle carte dello stato maggiore.

 

 

126

Tra la realtà e il suo resoconto, c’è la vita che magnifica la realtà e questa abiezione nazista che ne guasta il resoconto.

 

 

127

Verrà il tempo che le nazioni sul tracciato dell’universo saranno strettamente interdipendenti , come gli organo di uno stesso corpo, solidali nella sua economia.

Il cervello zeppo di macchine, potrà preservare ancora l’esile rivo di sogno ed evasione? L’uomo a passi di sonnambulo si avvia verso le mine omicide, guidato dal canto degli inventori…

 

 

128

Non ancora il fornaio aveva sfilato le serrande di ferro della sua bottega che già il villaggio era assediato, imbavagliato, ipnotizzato, ridotto all’immobilità assoluta. Due compagnie di SS e un distaccamento di militi lo tenevano sotto le fauci delle mitragliatrici e dei mortai. Allora la prova cominciò.

Gli abitanti furono gettati fuori dalle case e radunati a forza sulla piazza centrale. Le chiavi nelle toppe. Un vecchio, duro d’orecchi, non abbastanza svelto ad obbedire, vide i quattro muri e il tetto del suo fienile sbriciolati dal lancio della bomba. Ero sveglio dalle quattro. Marcelle era venuta a bisbigliare l’allarme alla mia imposta. Mi ero subito reso conto ch’era del tutto inutile tentare il passaggio del cordone di sorveglianza per raggiungere la campagna. Sloggiai in fretta di dov’ero. La casa vuota in cui mi rifugiai permetteva, in caso estremo, di resistere efficacemente con le armi. Dalla finestra, dietro le tendine ingiallite, potevo seguire l’inquieto viavai degli occupanti. Non uno dei miei era presente nel villaggio. Questo pensiero mi rinfrancò. A qualche chilometro di distanza, avrebbero osservato le mie consegne e sarebbero rimasti acquattati. Colpi giungevano, punteggiati di ingiurie. Le SS avevano sorpreso un giovane muratore di ritorno dall’aver raccolto certi laccioli per la caccia. Il suo spavento lo designò alle loro torture. Urlante una voce si chinava sul corpo tumefatto: “Dov’è? Accompagnaci da lui”, seguito da un silenzio. Piovevano pedate e botte col calcio delle armi. Una rabbia insensata m’invase, scacciò la mia angoscia. Le mie mani trasmettevano all’arma il loro sudore convulso, ne esaltavano la potenza repressa. Pensavo che lo sventurato avrebbe taciuto per altri cinque minuti e che poi, fatalmente, avrebbe parlato. Mi vergognai di augurare la sua morte prima di tale termine. Ed ecco scaturire da ogni strada la marea delle donne, dei bimbi, dei vecchi in marcia verso il luogo di raccolta, secondo un piano concordato. Senza fretta si affrettavano, letteralmente scorrendo sulle SS, paralizzandole “in assoluta buona fede”. Il muratore fu lasciato là come morto. Furente, la pattuglia si fece un varco tra la folla e si spostò più lontano. Con prudenza infinita, occhi trepidi e buoni guardavano ora dalla mia parte, passavano come il barlume d’ una lampada sulla mia finestra. Mi scopersi per metà e un sorriso si staccò dal mio pallore. Mille fili fidenti, non uno dei quali doveva rompersi, mi univano a quegli esseri.

Ho amato freneticamente i miei simili quel giorno, bel oltre il sacrificio.  

 

 

129

Siamo come quei rospi che nell’austera notte delle paludi si chiamano e non si vedono, piegando al loro grido d’amore tutta la fatalità dell’universo.

 

 

130

Con detriti di montagne ho fabbricato uomini che per un poco daranno aroma ai ghiacciai.

 

 

131

A tutti i pasti consumati assieme, invitiamo la libertà. Il posto rimane vuoto ma il piatto resta in tavola.

 

 

132

L’immaginazione che a livelli diversi assilla l’animo di ogni creatura sembra aver fretta di separarsene quando questa non gli propone come compito estremo altro che l’ “impossibile” e l’ “inaccessibile”. Bisogna ammettere che la poesia non è dovunque sovrana.

 

 

133

“Le opere di carità dovranno essere conservate perché l’uomo non è caritatevole”. Che sciocchezza. Ah! povertà sanguinante.

 

 

134

Siamo simili ai pesci tenuti vivi nel gelo dei laghi alpestri. La materia e la natura sembrano proteggerli, in realtà limitano appena la fortuna del pescatore.

 

 

135

Gli uomini, per essere loro realmente d’aiuto, non si dovrebbero amare. Desiderare soltanto di far migliore una data espressione del loro sguardo quando questo si ferma su una cosa di loro più misera, prolungare d’un attimo un certo momento lieto della loro vita. A partire da questa iniziativa e curata ogni radice, il loro respiro si farebbe più sereno. Ma specialmente non sopprimere del tutto quegli impervi sentieri  alla cui asprezza subentra l’evidenza della verità traverso lagrime e frutti.

 

 

136

La gioventù impugna la vanga. Ah! non gliela si tolga.

 

 

137

Le capre stanno alla destra del gregge. (E’ bene che la scaltrezza affianchi l’innocenza quando il pastore è buono e fido il cane).

 

 

138

Orribile giornata! Ho assistito, qualche centinaio di metri distante, all’esecuzione di B. C’era solo da premere il grilletto del mitra e poteva essere salvo! Eravamo sulle alture che dominano Céreste, la boscaglia piena zeppa d’armi e noi in numero almeno pari alle SS, ignare della nostra presenza. Agli occhi dovunque imploranti attorno a me il segnale del fuoco, ho risposto di no col capo… Al sole di giugno un freddo polare mi penetrava le ossa.

E’ caduto come non ravvisando i suoi carnefici e così leggero, m’è parso, che il minimo soffio di vento l’avrebbe sollevato da terra.

Non ho dato il segnale perché il villaggio doveva a qualunque costo essere risparmiato. Che cos’è un villaggio? Un villaggio simile a un altro? Forse lo ha saputo, lui, in quell’ultimo istante?

 

 

139

E’ l’entusiasmo a lenire il peso degli anni. E’ la soperchieria a proclamare la fatica del secolo.

 

 

140

La vita inizierebbe con un’esplosione e finirebbe con un compromesso? E’ assurdo.

 

 

141

Il contro-terrore è questa valletta colmata adagio adagio dalla nebbia, il fugace brusio delle foglie come uno sciame di razzi torpidi, questa ben ripartita pesantezza, questa ovattata circolazione d’animali e insetti che rigano a migliaia la scorza tenera della notte,  questo seme d’erba medica sulla fossetta d’un volto accarezzato, questo incendio della luna che mai  sarà un incendio, è un domani minuscolo dagli intenti  a noi ignoti, un busto dai colori vivaci che s’è chinato con un sorriso, è l’ombra a pochi passi, d’un breve compagno accoccolato che pensa al cuoio della sua cintura sul punto di cedere… Che importano Allora il tempo e il luogo in cui il diavolo ci ha dato appuntamento?

 

 

142

Il tempo dei monti furenti e dell’amicizia fantastica.

 

 

143

EVA DELLE MONTAGNE. La giovane donna la cui vita indivisibile aveva l’esatta dimensione del cuore della nostra notte.

 

 

144

Come si sono punte le tue vecchie ossa di farfalla!

 

 

145

Felicità che è differita ansietà soltanto. Azzurra felicità, d’insubordinazione stupenda, che balza via dal piacere, polverizza il presente e tutte le sue istanze.

 

 

146

Roger era tutto contento d’esser divenuto nella considerazione della giovane sposa il marito impenetrabile, il marito-dio. Sono passato oggi all’orlo del campo di girasoli che alla sola vista lo ispirava. La siccità curvava il capo degli stupendi, insipidi fiori. Là presso è sgorgato il suo sangue, ai piedi di un vecchio gelso, sordo di tutto lo spessore della sua corteccia.

 

 

147

Saremo in seguito simili a quei crateri cui i vulcani non affiorano più  e dove l’erba ingiallisce sullo stelo?

 

 

148

“Eccolo!” Sono le due del mattino. L’aereo ha scorto i nostri segnali e ha ridotto la quota. La brezza non disturberà la discesa in paracadute del visitatore che aspettiamo. La luna è di stagno lucente e di salvia. “La scuola dei poeti del timpano”, bisbiglia Léon che trova sempre la parola giusta.

 

 

149

Mi duole il braccio ingessato. Il caro dottor Grand Sec se l’è cavata magnificamente nonostante il gonfiore. Fortuna che il mio subconscio abbia guidato con tanta destrezza la mia caduta. Diversamente la granata che tenevo in mano, persa la sicura, andava a rischio di esplodere. Fortuna che i feldgendarmi non hanno udito un bel niente, grazie al motore del loro camion in curva. Fortuna che non ho penso conoscenza intontito com’ero… I miei compagni si congratulano per la mia presenza di spirito. Stento a persuaderli che non ho merito alcuno. Tutto si è svolto al di fuori di me. Al termine degli otto metri di caduta avevo l’impressione di essere un cesto di ossa slogate. Quasi niente invece, meno male.

 

 

150

Strana sensazione quella di fissare il destino di certe esistenze. Senza il vostro intervento, la mediocre lastra girevole della vita avrebbe contrastato per nulla il suo moto.  E invece eccoli in preda alla grande congiuntura patetica… 

 

 

151

Rispondi “assente”, da te; se no, rischi di essere compreso.

 

 

152

Il silenzio del mattino. La paura dei colori. La fortuna dello sparviero.

 

 

153

Oggi mi spiego meglio questo bisogno di semplificare, di far entrare il tutto nell’uno, nel momento di decidere se la tal cosa deve o no aver luogo. A malincuore l’uomo s’allontana dal suo labirinto. I miti millenari lo esortano a non partire.

 

 

154

Il poeta suscettibile d’esagerazione, dà una valutazione corretta nel supplizio.

 

 

155

Amo questi esseri presi da ciò che il loro cuore immagina sia la libertà, tanto da immolarsi per evitare che quel poco di libertà si spenga. Merito meraviglioso del popolo, (Non esisterebbe libero arbitrio. L’essere si definirebbe in rapporto alle sue cellule, alla sua eredità, alla corsa breve o prolungata del suo destino… Eppure esiste tra tutto ciò e l’uomo un’area circoscritta d’imprevisti e di metamorfosi  cui va impedito l’accesso e assicurata la conservazione).

 

 

156

Accumula, poi distribuisci. Sii la parte più densa dello specchio dell’universo, la più utile e la meno appariscente.

 

 

157

Siamo straziati dalla notizia della morte di Robert G. (Emile Cavagni) ucciso in una imboscata a Forcalquier, domenica. I tedeschi mi tolgono il miglior fratello d’azione quello che deviava le catastrofi con un colpo di pollice, di peso determinante, con la sua puntuale presenza, sui possibili cedimenti di ognuno. Uomo senza cultura teorica, ma cresciuto nelle difficoltà, d’una bontà ferma al bello stabile, la sua diagnosi era impeccabile. Il suo comportamento era fondato su stimolante audacia e saggezza. Ingegnoso, impiegava i suoi punti di forza fino alle estreme conseguenze. Portava i suoi quarantacinque anni verticalmente come un albero della libertà. Lo amavo senza effusione, senza vana pesantezza. Incrollabilmente.

 

 

158

Scopriamo, a evocarlo, ali adattabili, sorrisi senza rancore, nella prigione  volgare dei ladri e degli assassini. L’uomo-dal-pugno-di-cancro, il grande Boia interno ha innovato a nostro vantaggio.

 

 

159

Tra il cuculo e gli esseri furtivi che siamo diventati esiste una tale affinità, che quell’uccello così poco visibile, o che riveste un bigio anonimato quando attraversa la vista, in eco al suo canto fendente, ci strappa un lungo brivido.

 

 

160

Rugiada degli uomini che traccia e dissimula i suoi confini tra lo spuntar del giorno e il sorgere del sole, tra gli occhi che si aprono e il cuore che ricorda.

 

 

161

Mantieni di fronte agli altri quel che hai promesso a te solo. Questo il tuo contratto.

 

 

162

Ecco l’epoca in cui il poeta sente in se stesso levarsi questa forza meridiana d’ascesa. 

 

 

163

Canta la tua sete iridata.

 

 

164

Fedeli e smisuratamente vulnerabili, opponiamo la coscienza dell’atto al gratuito (altra parola escrementizia).

 

 

165

Il frutto è cieco. Chi vede è l’albero.

 

 

166

Perché un’eredità sia realmente grande, occorre che la mano del defunto non si veda.

 

 

167

La cagna Ketty gode quanto noi durante i lanci. Corre dall’uno all’altro senza abbaiare, con ardita nozione della cosa. A operazione compiuta, si stende felice sulla duna dei paracadute e s’addormenta.

 

 

168

Resistenza è solo speranza. Così la luna d’Ipnos, con tutti i suoi quarti stanotte, domani visione sul passaggio dei poemi.  

 

 

169

La lucidità è la ferita più prossima al sole.

 

 

170

I rari momenti di libertà sono quelli durante i quali l’inconscio si fa conscio e il conscio nulla (o folle frutto).

 

 

171

Le ceneri del freddo sono nel fuoco che canta il rifiuto.

 

 

172

Compiango colui che fa pagare ad altri i suoi debiti aggravandoli col prestigio della falsa vacuità.

 

 

173

Accade a certe donne come alle onde del mare. Sullo slancio della loro gioventù raggiungono una roccia troppo alta per il ritorno. La pozza ormai ristagnerà in quel punto, prigioniera, bella a barlumi, grazie ai cristalli di sale che racchiude e che lentamente si sostituiscono al suo essere vivo.

 

 

174

La perdita della verità, l’oppressione dell’ignominia guidata che ha nome bene (il male non depravato, ispirato, estroso è utile) ha aperto una piaga nel fianco dell’uomo che solo la speranza del grande lungi inespresso (l’insperato che vive) può alleviare. Se padrone è l’assurdo quaggiù, scelgo l’assurdo, l’antistatico, ciò che più mi accosta alle sorti patetiche. Sono uomo di argini – scavo e insolazione – non sempre potendo esserlo di torrente.

 

 

175

M’incanta il popolo dei prati. La sua bellezza esile e priva di veleno, non mi stanco di narrarmela. Il topo campagnolo, la talpa, oscuri bimbi perduti nella chimera dell’erba, l’orbettino, figlio del vetro, il grillo, pedissequo quant’altri mai, la cavalletta che schiocca e conta i suoi panni, la farfalla che simula ebbrezza e stuzzica i fiori coi silenziosi singulti, le formiche fatte sagge dalla verde distesa, e, immediatamente sopra, le rondini meteore...

Prateria, sei lo scrigno del giorno. 

 

 

176

Dal bacio sulla montagna, il tempo procede sull’estate dorata delle sue mani e l’edera obliqua.

 

 

177

I bambini compiono il miracolo adorabile di rimanere bambini e di vedere coi nostri occhi.

 

 

178

La riproduzione a colori del Prigioniero di Georges de la Tour , che ho affisso al muro di calce della stanza dove lavoro, sembrava, col tempo, riverberare il suo significato sulla nostra situazione. Stringe il cuore, ma come disseta! Da due anni, non un renitente che, varcata la soglia, non si sia bruciato gli occhi alla forza di quella candela. La donna spiega, l’uomo murato ascolta. Le parole che cadono dal terrestre profilo d’angelo rosso sono parole essenziali, parole che recano un soccorso immediato. In fondo alla cella, gli attimi di sego del chiarore stirano e diluiscono i lineamenti dell’uomo seduto. La sua magrezza di arida ortica: non vedo ricordo che la faccia fremere. La scodella è un rudere. Ma la veste con uno sbuffo repentino empie di sé tutta la cella. Il verbo della donna dà vita alle cose insperate meglio di qualunque aurora.

Gratitudine a Georges de la Tour che dominò le tenebre hitleriane con un dialogo di esseri umani.

 

 

179

Vieni a noi barcollanti d’insolazione,  sorella senza sprezzo,  o notte!

 

 

180

E’ l’ora che le finestre s’involano dalle case per accendersi in capo al mondo dove il nostro mondo spunterà.

 

 

181

Invidio il bimbo che si china sulla scrittura del sole e poi si affretta alla scuola, spazzando col

suo papavero pensi e premi.

 

 

182

Lira per monti internati.

 

 

183

Combattiamo sul ponte gettato tra l’essere vulnerabile e il suo rimbalzo alle fonti del potere formale.

 

 

184

Sanare il pane. Mettere in tavola il vino.

 

 

185

A volte il mio rifugio è il mutismo di Saint-Just alla seduta della Convenzione del nove Termidoro. Intendo, e come!, la procedura di questo silenzio. Le imposte di cristallo chiuse per  sempre sulla comunicazione.

 

 

186

Siamo votati a essere soltanto esordi di verità?

 

 

187

L’azione che ha un senso per i vivi ha valore solo per i morti e compimento solo nelle coscienze che ne sono eredi e l’interrogano.

 

 

188

Tra il mondo della realtà e me stesso, non c’è più oggi spessore di tristezza.

 

 

189

Quanti confondono rivolta ed estro, filiazione e infiorescenza del sentimento. Ma non appena la verità trova un nemico della sua statura, depone la corazza dell’ubiquità e combatte con le risorse stesse della sua condizione. E’ indicibile la sensazione di questa profondità che si volatilizza concretandosi.

 

 

190

Stranezza inesorabile! Da una vita mal difesa, rotolare fino ai dadi vivi della felicità.

 

 

191

L’ora più retta è quando la mandorla si sprigiona dalla sua durezza ostinata e traspone la tua solitudine.

 

 

192

Vedo la speranza, vena d’un domani fluviale, declinare nel gesto delle creature che mi sono attorno. I volti che amo intristiscono tra le maglie di un’attesa che come un acido li corrode. Ah, come siamo poco aiutati e male incoraggiati! Il mare e la sua riva, quel passo visibile, sono un tutto suggellato dal nemico, giacente sul fondo dello stesso pensiero, stampato d’una materia in cui entrano, in parti eguali, il rombo della disperazione e la certezza di risorgere. 

 

 

193

L’insensibilità del nostro sonno è così completa che il galoppo del minimo sogno non riesce ad attraversarlo, a dargli freschezza. Le probabilità della morte sono sommerse da una tale inondazione d’assoluto che il solo pensarvi basta a far perdere la tentazione della vita chiamata, supplicata. Dobbiamo amarci molto, una volta di più, respirare più forte del polmone del boia. 

 

 

194

Mi faccio violenza per conservare, malgrado l’umore, questa mia voce d’inchiostro. Sicché, è con penna a testa d’ariete, senza  posa spenta, senza posa riaccesa, concentrata, tesa e d’un sol fiato che scrivo questo, tralascio quello. Automa della vanità? No, sinceramente. Necessità di controllare l’evidenza, di farla creatura.

 

 

195

Se ne esco vivo, so che dovrò rompere con l’aroma di questi anni essenziali, respingere (non reprimere) silenziosamente lontano da me il mio tesoro, risalire il principio del comportamento più sprovveduto come al tempo in cui andavo cercandomi senza mai attingere alla prodezza, in una insoddisfazione spoglia, una conoscenza appena intravista e una interrogante umiltà.

 

 

196

Quest’uomo attorno a cui per un momento turbinerà la mia simpatia conta perché la sua premura di servire coincide con tutto un alone di favore e coi miei progetti a suo riguardo. Sbrighiamoci a operare insieme prima che ciò che ci fa convergere non volga inesplicabilmente all’ostilità. 

 

 

197

Partecipare allo slancio. Non al festino, suo epilogo.

 

 

198

Se la vita non potesse essere altro che sonno deluso…

 

 

199

Esistono per il poeta due età: quella durante la quale la poesia, sotto ogni aspetto, lo maltratta; quella in cui si lascia follemente baciare. Ma nessuna delle due è definita del tutto. E la seconda non è sovrana.

 

 

200

Quando sei ubriaco di dolore, non ha più del dolore che il cristallo.

 

 

201

La strada del segreto danza nella calura.

 

 

202

La presenza del desiderio come quella del dio  ignora il filosofo. In compenso il filosofo castiga.

 

 

203

Ho vissuto oggi l’attimo della potenza e invulnerabilità  assoluta. Ero un alveare migrante verso le fonti dell’alto con tutto il suo miele e le sue api.

 

 

204

O verità, meccanica infantile, rimani terra e murmure in mezzo agli astri impersonali!

 

 

205

Il dubbio si trova all’origine di ogni grandezza. L’ingiustizia storica s’ingegna di non farne menzione. Quel dubbio è genio. Non lo accosti al all’incerto provocato dallo sbriciolarsi delle facoltà della sensazione.

 

 

206

Tutte le finte cui le circostanze mi costringono allungano la mia innocenza. Una mano gigantesca mi porta sul suo palmo. Ogni sua linea qualifica la mia condotta. E là sto, come una pianta nel suolo che è suo, sebbene la mia stagione non sia in alcun luogo.

 

 

207

Taluni miei atti si fanno strada dentro la mia natura come il treno corre la campagna, egualmente involontario, con la stessa arte fuggente.

 

 

208

L’uomo che vede una sola sorgente conosce una sola tempesta. Le sorti sono in lui contrastate.

 

 

209

La mia inettitudine a sistemare la mia vita deriva dal mio essere fedele non a una ma a tutte le creature con cui mi scopro in seria parentela. Tale costanza persiste nel cuore dei contrasti e delle controversie. Lo humor vuole che nel corso d’una di codeste interruzioni di sentimento e di senso letterale, io immagini quegli esseri uniti nell’esercizio della mia soppressione.

 

 

210

La tua audacia, una verruca. La tua azione, un’immagine speciosa, colorita per privilegio.

(Ho sempre presente al ricordo la stupida storia di quel carbonaio di Saumanes che sosteneva aver la Rivoluzione Francese purgato la contrada d’un signore assolutamente criminale: un certo Sade. Una delle sue gesta era  consistita nello sgozzare le tre figlie del suo fattore. Ancora la prima beltà non era spirata che già la braca del marchese era tesa…

Lo sciocco tenne duro su questa storia, nulla evidentemente volendo cedere l’avarizia montanara). 

 

 

211

I giustizieri dileguano. Ecco i cupidi volgere le spalle alle brughiere ariose.

 

 

212

Sprofonda nell’ignoto che scava. Costringiti a roteare.

 

 

213

Stamattina ho seguito con gli occhi Florence di ritorno al Moulin du Cavalon. Il sentiero volava intorno a lei: una platea di sorci in subbuglio! La schiena casta e le lunghe gambe non scemavano mai nel mio sguardo. Il seno di giuggiola s’attardava all’orlo dei miei denti. Finché il verde a una svolta non l’ebbe tolta alla vista, ripercorsi rapito a ogni nota il mirabile corpo musicale, ignoto al  mio.

 

 

214

Non ho visto stella accendersi in fronte a quelli che erano in punto di morte ma il profilo d’una persiana che, sollevata, lasciava intravedere un ordine di oggetti strazianti o rassegnati, in una vasta stanza dove serve felici circolavano.

 

 

215

Facce crassose di umori, sopraggiunte non si sa come nel nostro inverno e qui rapprese da allora. Un lordo futuro s’iscrive nei loro lineamenti. Come quel Dubois ratificato e perpetuato nella sua spartana pinguedine di spia. Giusti del cielo e pallottola dispersa, concedetegli le palme degli estri vostri…

 

 

216

Non si dà più che il pastore sia guida. Così decide il politico, questo nuovo fermiere generale.

 

 

217

Olivier le Noir m’ha chiesto una bacinella d’acqua per pulire il revolver. Ho suggerito il grasso per le armi. Ma andava proprio bene l’acqua. Il sangue sulle pareti del catino restava fuori portata rispetto alla mia immaginazione. A che sarebbe valso raffigurarsi il profilo infame, squassato, con la canna all’orecchio, nelle sue viscide spirali? Un giustiziere tornava, compiuta l’opera, come uno che dopo aver scassato ben bene la sua terra ripulisse la vanga prima di sorridere alla fiammata dei sarmenti.  

 

 

218

Nel tuo corpo consapevole, la realtà è in anticipo di qualche minuto d’immaginazione. Questo tempo mai raggiunto è un baratro estraneo agli atti del mondo. Non è mai un ‘ombra semplice nonostante il suo odore di clemenza notturna, di religione superstite, d’infanzia incorruttibile.

 

 

219

Di colpo ti ricordi che hai un volto. Non tutte erano dolorose le linee che ne formavano il volume, una volta. Verso quel molteplice paesaggio si levavano esseri dotati di bontà. Non solo naufragi, vi attirava la fatica. Respirava in esso la solitudine degli amanti. Guarda. Il tuo specchio s’è mutato in fuoco. Insensibilmente riprendi coscienza della tua età (che aveva saltato il calendario), di questo aumento d’esistenza di cui i tuoi sforzi faranno un ponte. Arretra dentro lo specchio. Se non ne consumi l’austerità almeno la fecondità non ne è estinta.

 

 

220

Temo la scalmana non meno della clorosi degli anni che terranno dietro alla guerra. Presento che l’unanimità salutare, la bulimia di giustizia avranno solo una durata effimera, una volta sottratto il laccio che annodava la nostra lotta. Qua uno si prepara a rivendicare l’astrattezza, là un altro reprime ciecamente quanto è suscettibile d’alleviare la crudeltà della condizione umana di questo secolo e di permettergli d’accostarsi con passo fiducioso al futuro. Già il male è dovunque in lotta col suo rimedio. I fantasmi moltiplicano i consigli, le visite, fantasmi la cui anima empirica è un cumulo di muco e nevrosi. Questa pioggia che penetra l’uomo fino all’osso, è la speranza d’aggressione, la scolta del disprezzo. Ci si precipiterà nell’oblio. Si rinunzierà a scartare, a tagliare e guarire. Si supporrà che i morti sepolti abbiano noci nelle tasche e che un giorno, per caso, l’albero sorgerà.

O vita, dà ai vivi, se ancora è tempo, un po’ del tuo buon senso sottile senza la vanità che illude e sopra ogni altra cosa, forse, dà loro la certezza che non sei accidentale e spoglia di rimorsi come dice. Non la feccia è turpe, è l’uncino.  

 

 

221

La carta della sera

Una volta di più l’anno nuovo confonde i nostri occhi.

Alte erbe son deste che amore non hanno

se non col fuoco e con la morsa e rimorsa prigione.

Dopo saranno le ceneri del vincitore

e il racconto del male;

le ceneri saranno dell’amore;

la spinalba superstite al rintocco della morte;

saranno le ceneri di te,

immaginarie, della tua vita immobile sul suo cono d’ombra.

 

 

222

Appoggia il capo sui miei ginocchi, mia volpe. Non sono felice eppure tu mi basti. Candeliere o meteora, non c’è più sulla terra cuore gonfio o avvenire. I gradini del crepuscolo rivelano il tuo murmure, covo di menta e rosmarino, confidenza scambiata tra i rossori autunnali e la tua veste leggera. Sei l’anima della montagna dai fianchi profondi, dalle rupi ammutolite dietro labbra d’argilla. Fremano le ali del tuo naso. Chiuda la tua mano il sentiero e accosti la tenda degli alberi. Tutte le speranze franate, mia volpe, io pongo in te al cospetto dei due astri, il gelo e il vento, per un cardo che vinca la rapace solitudine.

 

 

223

Vita che non può né vuole piegare la sua vela, vita che i venti riportano stremata al vischio delle rive, eppure sempre pronta allo slancio oltre l’ebetudine, vita sempre meno arredata, sempre meno paziente, assegna a me la mia parte se tanto è ch’essa esiste, la mia parte giustificata nel destino comune al cui centro la mia singolarità fa spicco ma serba l’amalgama.

 

 

224

Una volta, al momento di coricarmi, l’idea di una morte provvisoria in braccio al sonno mi rasserenava, oggi mi addormento per vivere qualche ora.

 

 

225

Il bimbo non vede l’uomo sotto una luce sicura, bensì sotto una luce semplificata. In ciò è il segreto della loro inseparabilità.

 

 

226

Un giudizio che impegna non sempre fortifica. 

 

 

227

L’uomo è in grado di fare ciò che non è in grado di immaginare. Il suo capo solca la galassia dell’assurdo.

 

 

228

Per chi operano i martiri? La grandezza sta nella partenza che vincola. Gli esseri esemplari sono di vapore e di vento.

 

 

229

Il color nero imprigiona vivo l’impossibile. Il suo campo mentale è l’assedio di tutti gli imprevisti, di tutti i parossismi. Il suo prestigio scorta i poeti e prepara gli uomini d’azione.

 

 

230

Tutta la virtù del cielo d’agosto, della nostra angoscia fidente, nella voce d’oro della meteora.

 

 

231

Pochi giorni prima del supplizio, Roger Chaudon mi diceva:”Su questa terra, siamo un poco di sopra, molto di sotto. L’ordine delle epoche non può essere invertito E’ questo, in fondo, che mi fa tranquillo, nonostante la gioia di vivere che mi scuote come un tuono...”.

 

 

232

L’eccezionale non inebria né impietrisce il suo carnefice. Quello, ahimè, ha gli occhi che occorrono per uccidere.

 

 

233

Considera senza impressione che il male trafigge più volentieri i bersagli inconsapevoli, quelli che ha potuto accostare con tutto il suo comodo. Quel che hai imparato dagli uomini – i loro voltafaccia incoerenti, umori inguaribili, gusto del chiasso, soggettività d’arlecchini – deve esortarti, una volta esaurita l’azione, a non attardarti sui luoghi dei vostri rapporti.

 

 

234

Palpebre alle porte di una felicità fluida come la carne d’una conchiglia, palpebre che l’occhio in furia non può far capovolgere, palpebre, come bastate!

 

 

235

L’angoscia, scheletro e cuore, città e foresta, lordura e magia, integro deserto, illusoriamente vinta, vittoriosa, muta, signora della parola, donna d’ogni uomo, insieme, e Uomo.

 

 

236

Il mio corpo era più immenso della terra e ne conoscevo una minuscola parte soltanto. Accolgo così innumerevoli promesse di felicità, dal fondo dell’anima, che ti supplico di tenere solo per noi il tuo nome.

 

 

237

Nelle nostre tenebre non c’è un posto per la bellezza. Tutto il posto è per la bellezza.

 

Georges de La Tour

Giobbe deriso dalla moglie

 

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