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Alfonsine

   

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Ha superato tante difficoltà e ha tante di storie da raccontare.

IL fontanone
(
‘e munumént dla pégna’

anno 1874 (SALVATOSI DALLA GUERRA)

di Luciano Lucci   

L'unico monumento degno di questo nome ad Alfonsine era "e munumént dla pègna", che per i più vecchi veniva detto "e funtanòn": dalla bocca delle sue tre misteriose maschere scorreva acqua fresca di una falda superficiale, ma ahimè nel giro di 30 anni si esaurì. Era stato inaugurato nel 1874, ma sembra quasi che nessuno poi l'abbia più voluto, vista l'inutilità. 

Quel monumento racchiude in sé il ‘genius loci’ che aleggia su Alfonsine: è stato smontato, spostato e rimontato in vari punti del paese, oltre che cancellato dalle cartoline: un monumento senza radici, senza territorio, disambientato e nomade, rimasto invisibile anche ai tedeschi, quando decisero di minare tutto il paese a destra del Senio. Per questo è simpatico a molti, ma non solo per questo.
Oggi, per una serie di coincidenze fortuite è ritornato al punto di partenza: al centro dei giardini di piazza Monti, con la sua metaforica forma fallica e una grossa pigna sulla vetta, augurio di benessere e felicità. 

 

Presso il “Fondo Piancastelli” custodito nella biblioteca “A. Saffi” di Forlì c'è un documento “Situazione materiale e morale del Comune delle Alfonsine - relazione del  Dott. Achille Lanconelli (1878)” da cui si capisce l’origine di quello che noi oggi chiamiamo ‘e munumént dla pégna’, e che in realtà fu ideato come una monumentale fontana: ‘e funtanò’, come appunto veniva chiamato nei primi anni del novecento. Infatti si legge; “nel 1863 furono edificate a foggia di foro annonario le beccherie e pescherie” cioè spazi al coperto per vendita di carne e pesce. “che mirabilmente prestano con i loro ampi portici interni ed esterni, e colle botteghe, al commodo ed alle bisogne del pubblico, mentre offrono allo sguardo la gradevole ed allegra forma di un anfiteatro.”

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E poi la descrizione del fontanone: “Di fronte al primo di questi fabbricati (quello di destra ndr) trovasi un pozzo pubblico di acqua eccellente, che il Municipio, per impedire a chicchessia di gettarvi immondizie, od altro, nel 1874 fece munire di pompa a tre getti e coprire in marmo d’Istria da abile artista Ravegnano sulle forme di elegante monumento”.

In stile neoclassico costituito da tre elementi quali il piedistallo decorato su tre lati da tre maschere antropomorfe al centro delle quali usciva l'acqua raccolta da vasche sottostanti, la colonna, su cui si trova scolpito lo stemma di Alfonsine in un ovale, contornata di foglie di acanto e festoni con frutta e fiori, la pigna, simbolo di fertilità, a coronamento del tutto.

Il disegno di quel monumento fu dell'ingegnere comunale Antonio Zampighi, ormai chiaro autore di tutta la evoluzione urbanistica di Alfonsine di quel periodo, e anche futuro sindaco. 

L'autore fu Tobia Bagioli un “abile artista Ravegnano”, che lo si trova nominato nel "Ravennate"  del 19 novembre 1874. Nato a Ravenna nel 1821 ed ivi morto nel 1902, fu allievo presso l'Accademia di Belle Arti di Ravenna, poi si trasferì a Massa Carrara dove studiò presso quell'Accademia. Rientrato a Ravenna, espose alle mostre annuali dell'Accademia locale. La sua attività fu di realizzare opere scultorie, lapidi e busti per le tombe del cimitero di Ravenna.

 

L'installazione di una pompa e la copertura del pozzo con monumento in marmo d'Istria 

Sappiamo anche che in un punto della piazza di fronte alla palazzina di destra c’era un vecchio pozzo pubblico di acqua ‘eccellente’.

Ecco come poteva essere quel pozzo

 

Per evitare che cadessero immondizie o altro nell’acqua si decise di coprire il pozzo con una fontana monumentale: ciò conferma che si trattava di un pozzo di acque superficiali, e che la gente tirasse su l'acqua coi secchi.

Questo monumento fu quindi collocato nella grande piazza del paese nel 1874, dove era stata appena terminata la costruzione del Foro Annonario. 

Una volta coperto il pozzo si dovette mettere una pompa a mano che rimase esterna al monumento, sul quarto lato, a parete liscia  rivolto alle palazzine e foro annonario, dove ancora si nota il segno di entrata del tubo della pompa. (foto sotto)

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Il disegno qui sopra è del 1884, di proprietà del maestro Luigi Mariani: 
si nota l'orologio nel campanile, non ancora trasferito sul municipio, e nel punto della freccia il monumento della pigna. Ancora non c'è la canonica che sarà costruita nel 1898-1900 circa, essendo Rettore Don Antonio Costa

 

Nelle due foto sopra il monumento è ancora davanti alle due palazzine, il municipio ha l’orologio, quindi siamo dopo il 1901.

Perché e quando il monumento fu spostato e 
disattivato come fontana?


Sappiamo che nel 1876 alcuni ‘protestatari’ in occasione delle elezioni imbrattarono il fontanone “con stampiglie e iscrizioni derisorie”, allusive all’amministrazione precedente che ne aveva proposto la costruzione. 

è da escludere l'ipotesi che per questo motivo il 'fontanone' venisse eliminato, come qualcuno ha ipotizzato. Innanzitutto il monumento lo si ritrova ancora in un quadro del 1884 e in alcune cartoline databili ai primi anni del '900. 

L'unica ipotesi plausibile è che l'acqua del pozzo si fosse andata esaurendo dopo più di trent'anni di utilizzo da parte della popolazione dell'intero centro del paese. Esaurito o inquinato il pozzo lo si dovette chiudere, probabilmente coprendolo con un tombino. Forse, in quel punto, il pozzo c'è ancora oggi. 

Fino al 1901 (anno  dell’inaugurazione delle scuole elementari in Corso Garibaldi) il fontanone rimase dov’era.

Qui nel giardinetto delle nuove scuole non c'era ancora

 

 Solo in seguito venne spostato nel giardino delle nuove scuole. 

A quei tempi la capacità di perforazione per creare un pozzo artesiano non era sufficiente per trovare da subito acqua potabile nel sottosuolo della piazza. Quella fontana monumentale quindi fu destinata ad arredare il giardino delle nuove scuole, senza più avere il ruolo di fontana. 


Si nota che dalla fotografia sopra è stato tolto il monumento della pigna con un'azione correttiva sul negativo, come era in uso in quel tempo. Probabilmente il fotografo, per poter riprodurre le cartoline della piazza dopo che il fontanone era stato spostato, decise di riutilizzare quella foto, già impressionata anni prima, apportando il ritocco.

 

Dal dopoguerra ad oggi

Durante la guerra tra le macerie dell'edificio delle scuole comunali l'unica costruzione rimasta in piedi fu il monumento della pigna. 

Così quando nel dopoguerra al posto delle scuole distrutte furono costruite case popolari, queste si trovarono ad avere in mezzo al cortile il loro bel monumento.

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Dov'era posizionato il monumento nell'immediato dopoguerra, fino agli anni '60 

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Rimase lì, fino ai primi anni '60, quando fu ricollocato nel giardinetto appena rifatto nella parte nord della vecchia Piazza Monti.

I riti iniziatici dei ragazzini di Alfonsine 
alla fine degli anni '50


Inizio anni ‘60: 
il monumento ritornò in piazza Monti

Nella foto sopra: Roberto Montanari (Bocasseur), Oberdan Savioli, Paola Pazzeschi

Per i ragazzini dei primi anni sessanta e' funtanò fu uno strumento primario di "iniziazione" all'adolescenza. 

Infatti per dimostrare di essere finalmente "grandi", si doveva saltare a terra dalla parte alta del piedistallo... un salto nel vuoto di circa due metri. Come ogni iniziazione che si rispetti c'era la perdita di sangue e la ferita che segna il distacco dall'infanzia (le ginocchia sbucciate e le mani scartavetrate). E la meraviglia di sentire il corpo entrare in una nuova estasi per qualche secondo (la mancanza di gravità), il superare la paura del vuoto, e zac! la coscienza improvvisa che il vero equilibrio è nel movimento, piuttosto che nella staticità.

 

 

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  Luciano Lucci, Giampiero Beccari 
           e Rino Montanari

 

 

Sergio Contessi

        

Nel 2009 è stato restaurato

Abbandonato e bisognoso di una profonda manutenzione, nel 2009 è stato possibile un suo restauro.

Pulito dal degrado dovuto a muffe e microrganismi vari che ne avevano colonizzato il marmo travertino, rendendolo da bianco che era a grigio-nero, tornò all'antico splendore. 

Domenica 19 aprile 2009 si concluse la fase principale del suo restauro. 
Fu realizzata anche una più adeguata illuminazione.

"e funtanòn", com'era ridotto prima del restauro

 

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Durante il restauro

 

 

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Dopo il restauro del 2009

Una poesia per il fontanone

 Mi capitò - anni fa - di incontrare all'osteria dei Sabbioni il signor Giuseppe Baioni, allora un anziano pensionato dai capelli bianchi, che mi lasciò una sua poesia sul "fontanone".

Eccovela:  

Aviv vest par d'là dé fiù
indo che dorma e funtanòn,
l'é pu a là dnez a Frazché,
u s'è stracc ad ster insdé
lò l'à bsogn chi vega a bée 
cui vega tot la zét
par mustrer e munument.

Lò part sora, l'à un pignò
cun la stemma de Cumun
la curnisa 'd foiì e fiur:
int'la raza dal funtàn
ui'era quelli pr'al campagn
o sinò dri dal stradén
ui'era neca al funtanén
ui andeva la puovra zéat
che par esar piò cuntéat
i canteva "Taja taja, 
e gràn a e sgnor padròn,

a e cuntaden la paja.

I canteva "Tula tula
a e sgnor padròn e gràn,
a e cuntaden la pula.

Adess l'è a là c'la ziga
e la vò l'aqua d'la diga
e la zerca un architett
cui ateca un rubinett.
Al s'ra mulecoli d'arzet
c'al va in zil pini 'd splendor
da e zil e firmament
al ven zò pini d'amor.

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(un click o un tocco sull'immagine per averla ingrandita)

 

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