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"Vivere senza calzini"
Il libro di Gennarino Deo

 di Luciano Lucci

“VIVERE SENZA CALZINI” è il libro che un alfonsinese di nome Gennarino Deo ha scritto e presentato al Gulliver in una serata torrida dell’estate 2013. 

“Ci voleva solo una ‘pazzeriello’ come Genna – mi diceva qualcuno incrociato tra il pubblico - a far riunire qua così tanta gente. Erano molti infatti, oltre un centinaio di amici, e amici di amici, venuti a passare una serata in allegria davanti a quel mitico bar-Gulliver, a cui nel libro è dedicato anche il titolo di un capitolo.

 

 

Il titolo del libro fa riferimento al fatto che, come tutti i bimbi appena nati, “sono arrivato sulla terra senza calzini ai piedi, senza calzini adoro vivere e senza me ne andrò”. Una metafora di libertà che pone l’accento sulla necessità di rimanere puri come i bambini, e che Gennarino ha scelto come via per raggiungere la propria felicità. Genna non è uno scrittore, e leggendo le sue pagine si può avere l’impressione che siano scritte proprio da un ragazzino adolescente, che non usa un linguaggio letterario, dove sarebbe fondamentale l’uso e la scelta delle parole, che acquisiscono poi una capacità di coinvolgimento che non hanno nell’uso comune della lingua. Niente uso di grandi metafore o similitudini, riferimenti figurativi o quant’altro.  

Ma qui si trova il primo piacevole paradosso: Genna non si sente (e voi con lui) per nulla impoverito dalla semplicità del suo vocabolario, da qualche errore di ortografia, di punteggiatura o di grammatica. È come se le parole avessero più corpo, più spessore, più autenticità ed immediatezza.  Un altro paradosso è che vi trovate tra le mani un libro di 230 pagine, scritto a mano tutto in stampatello maiuscolo. Niente battitura con macchina da scrivere o al computer, ma proprio un manoscritto stampato: tale scelta ha reso difficile la correzione di molti errori, anche se “San Bianchetto” è venuto spesso in aiuto a Gennarino, per eliminarne alcuni (“a volte però li ho lasciati volontariamente”)

A prima vista vien da pensare che ci vorrà un bel coraggio per leggere una roba simile, vista la nostra abitudine a libri ben impaginati e a un uso di caratteri raffinati e studiati da designer e grafici per rendere piacevole anche agli occhi la lettura. Ma poi ci si accorge che è come avere tra le mani i fogli stessi usati dall’autore nel momento in cui scriveva, e dato che il libro è stato scritto in India, dal novembre 2012 al aprile 2013 a Gokarna, città sacra nello stato di Karnakata a sud-ovest dell’India, con l’autore seduto al balcone della sua stanza alla Nimmu Guest House, e ci racconta di vita vissuta tra viaggi e imprese in tutte le parti del mondo, è proprio tramite quei caratteri così infantili che la mente e il corpo del lettore non prevenuto viaggiano con Gennarino, non solo in India ma in tutti i continenti. “Ho avuto la fortuna e l’immenso piacere di mettere i miei piedi sopra tutti i continenti di questo meraviglioso pianeta, Gaia, la nostra nonna”. E nonostante spesso Gennarino racconti di sensazioni spirituali, quasi mistiche, si coglie in tutta la narrazione di questo suo vissuto la presenza dirompente della passione per il corpo e di voler metterla al centro: mai mortificare la biologia, ma vivificarla è la via che porta all’evoluzione, è la vita stessa. Giocatevela, sembra dirci Gennarino, con il vostro corpo! E lui l’ha fatto e lo sta facendo, innanzitutto viaggiando.

GENNARINO È NATO NEL 1968, proprio quando gli hippies di San Francisco dichiaravano morto il loro movimento con una cerimonia-spettacolo.  E paradossalmente il destino ha voluto che proprio lo spirito di quegli hippies abbia scandito tutte le fasi della sua vita.

Iniziò a 25 anni, dopo il servizio militare, ispirandosi al Dalai Lama “Almeno una volta all’anno vai in un posto che non hai mai visto prima” o a Sant’Agostino “La terra è come un libro se non la giri abbastanza, ne leggerai solo poche pagine”. Così un capitolo intero del libro è dedicato al periodo dei viaggi. Dopo l’Italia, la Spagna, e poi la ex Jugoslavia, e la Francia, Olanda e Germania e Austria e poi più volte ad Amsterdam e Londra. Seguirono le isole mediterranee: quelle greche da Creta a Santorini, poi le spagnole da Formentera a Fuerteventura. Poi venne il tempo dell’Africa. Espandendo il cerchio arrivò l’India. E poi l’America del Sud: Argentina, Perù, Cile e Brasile, fino alle isole caraibiche: Jamaica e Cuba. Per ultimo l’Australia dove viveva uno zio tanto amato e qui emigrato.

TUTTI QUESTI VIAGGI, su cui nel suo racconto Gennarino racconta qualche dettaglio, si intersecano con le diverse vicissitudini della sua vita: a partire dal periodo gioioso e giovanile del Calipso-Gulliver, (Calipso era lo stabilimento balneare al mare di Casalborsetti, dove la tribù di amici, di cui Gennarino era parte,  trascorreva l’estate, il Gulliver era lo spazio giovani, il bar d’incontro di Alfonsine), e poi scontrandosi con la durezza e la paura della contaminazione avuta col virus dell’Aids, la lotta per vincere la malattia, infine la tragica fine dell’amata madre. È nata da qui la spinta a una ricerca spirituale che lo ha portato a incontrare un gruppo di ricercatori che praticano, per filo e per segno, i 7 sacri riti della tribu' degli "OGLALA", appartenenti ai LAKOTA.

NEL 2012 GENNARINO ha realizzato un suo sogno: passare un periodo di tempo sull’Himalaya, dove ha scritto il suo libro “Vivere senza calzini”.  Vale la pena leggerlo, se non avete la puzza sotto il naso. Vi troverete a percorrere la vita di un compaesano, a scoprire il coraggio e la forza con cui è riuscito a superare tanti ostacoli, e a trovare spunti di riflessioni ‘filosofiche’. Il tutto senza fare troppa fatica nel capirle: perché Gennerino Deo (questo il cognome) ci parla semplicemente della gioia e della felicità, della scelte e della responsabilità, della ricerca e dell’evoluzione e del tentativo di fare della propria vita un’opera d’arte.

 

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