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Ricerche sull'anima di AlfonsineCiao Assassino!  1 |

Un bel libro su tre generazioni della nostra epoca
“Ciao assassino!”
Un giallo politico dell’alfonsinese Guido Pasi 

di Luciano Lucci 

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Guido Pasi, oggi 2006, Assessore Regionale al Turismo e al Commercio

Ciao assassino! è il titolo del recente libro scritto dall'alfonsinese Guido Pasi, assessore regionale al turismo e al commercio. E’ stato presentato ad Alfonsine l’ottobre scorso, durante un incontro con l’autore, in una piacevole serata davanti a un pubblico numeroso e curioso. Il racconto si presenta con la struttura tipica del giallo politico-psicologico, con un preciso riferimento al famoso autore Raymond Chandler. Ma la storia appare come una scusa, un pretesto per guidare l'autore-protagonista attraverso un viaggio nella vita di una generazione (la generazione del '68), quella che buttò tutta la sua vita nella rivoluzione politica. Anche se Guido non racconta che quella storia si intrecciò in alcuni momenti con altre esperienze e culture di quegli anni: dagli hippies al femminismo, dalla musica rock e psichedelica ai viaggi, e molti scoprirono che oltre la politica c’era il mondo dei sentimenti e delle relazioni, della creatività e delle amicizie. Una gran parte di quella generazione non ebbe mai sul proprio orizzonte neanche solo l’idea della lotta armata: si accontentò della rivoluzione vinta con i Beatles, come ha scritto Loris Pattuelli. Lo scenario in cui si svolge la storia mostra un mondo che marcia inesorabilmente verso conflitti di civiltà e di religione, dove non c'è più scontro di classe o Progressisti contro Reazionari. La perdita di certezze porta a vedere con un certo pessimismo il futuro e descrive un mondo dove la comune rovina vincerà presto. Marlowe, il protagonista, inizia a fare i conti con i nodi non risolti della sua vita: le donne e le relazioni d'amore, la generazione dei padri comunisti e partigiani, sempre coinvolti o travolti dalla tematica del comunismo come esercizio del potere e della sopraffazione; i conti con la parte di quegli amici che, di fronte alle parole, agli slogan e al chiacchiericcio del '68 sulla rivoluzione, saltarono il fosso e fecero della violenza armata la scelta definitiva, conseguente, tragica e perdente. Infine la riflessione finale sul rapporto con la generazione dei figli e i giovani di oggi, che sembrano implorare alla generazione del '68: "Basta, non ne possiamo più delle vostre chiacchiere rivoluzionarie". Al cimitero durante il funerale di un amico nessuno dice niente. Non c'era niente da dire. E Luca il figlio di Manéz si rivolge agli ex-sessantottini con queste parole: -Mi fa piacere che abbiate deciso di non fare discorsi. Parlavate sempre tanto! Senza saperlo voi siete stati la causa dell'inflazione di "Porta a porta" e di tutto l'inquinamento da chiacchera. Vi preferisco così taciturni. Il cerchio si chiude riprendendo con queste parole la citazione introduttiva al libro del filosofo Michel Serres: Le nuove idee vengono dal deserto, dagli anacoreti, dai solitari, da quelli che stanno in disparte e non sono immersi nel rumore e nel furore della discussione ripetitiva.

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1972 - Sede del “Manifesto” di Alfonsine

da sinistra Federèc, mostar (Luciano Lucci), Pasò, Sanchez (Sanzio Niedda), Prist (Rino Montanari)

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