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Alfonsine


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Cacciatore di faglie

 

di Luciano Lucci

Ecco la mia dimostrazione che Alfonsine è l’ombelico del mondo, e non crediate che non ci siano basi scientifiche. Rispetto al rischio terremoti poi è come se fossimo su un tagadà, e stiamo naturalmente al centro… fermi in piedi!

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Sono sempre stato un appassionato di sottosuolo, da piccolo ho scavato più di una galleria in varie zone di Alfonsine, dove coi miei compagni ci rifugiavamo a giocare a carte o a chiacchierare. 

Dopo l'ultimo terremoto in Emilia-Romagna mi è presa una sana passione per scoprire cosa c'è sotto Alfonsine. Ho sempre teorizzato che per cercarne l'anima occorre attraversare questo paese come farebbe un cacciatore tribale oppure un pioniere. A volte come un botanico o un cercatore d'oro. Scrutando ogni cosa attentamente e cercando di cogliere il genius-loci, lo spirito del luogo, nello squarcio di un muro con una scritta sbiadita, nel volto e negli occhi di una persona, in un frammento di storia, in qualche leggenda mitologica. Questa volta ho pensato di cercare nel sottosuolo diventando così un "cacciatore di faglie".

Le faglie sono quelle fratture che separano due masse rocciose; sono crepe, fenditure lungo le quali ci può essere scorrimento. Il sottosuolo emiliano-romagnolo, e quindi anche alfonsinese, è caratterizzato da masse rocciose piegate e poi spaccate con tante "faglie".

Qual è il rischio che un terremoto colpisca la nostra zona?

Le informazioni principali sulla Pianura Padana, nella zona che ci riguarda, provengono dalle esplorazioni petrolifere e metanifere.  La Pianura Padana emiliana è un’area   ricoperta da un ingente spessore – fino a 8 km – di sedimenti  rocciosi e terrosi depositatesi da 4 milioni a 11.000 anni fa. 

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LE FASI DI SPINTA DELLE PLACCHE cosiddette “tettoniche” hanno compresso i sedimenti, portando alla formazione delle catene montuose degli Appennini e quindi hanno prodotto pieghe, e faglie  (spaccature).

Come si vede dall’immagine sotto, la spinta della zolla tettonica appenninica in direzione Nord-Est Sud-Ovest, cioè verso la costa slava dell’adriatico, crea, già da due milioni di anni fa, uno scivolamento delle rocce appenniniche, un tempo sedimentarie, fino a farle sovrapporre su se stesse, appoggiate sulla zolla adriatico-africana.

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In realtà la zolla adriatica corrisponde ad una remota propaggine della zolla africana, staccatasi dalla placca-madre sette milioni di anni fa. La placca africana la sta spingendo ancora ed essa avanza, per effetto di rotazione antioraria, sia in direzione nord, che nord ovest,  sia in direzione sud che in direzione est; e qui si  scontra con le rocce slave. 

In questo movimento continuo verso Nord-est le rocce marnoso-arenacee hanno subito delle spaccature che vengono chiamate “faglie”: queste hanno direzione più o meno perpendicolari alla direzione dello spostamento. Ma poiché esiste un altro movimento della placca africana verso Nord si formano spaccature anche parallele. Queste rocce marnoso arenacee poggiano sul basamento fatto di basalto e rocce carbonifere. Sopra le marnoso-arenacee c’è lo strato gessoso-solforifero e poi le argille sabbie e depositi alluvionali. Le rocce che possono spezzarsi e causare terremoti sono le marnoso arenacee. Le altre no.

Sulle parti alte delle pieghe (dette “alto strutturale” o “anticlinali”) e sulle parti basse “avallamenti” (dette “bassi strutturali” o “sinclinali”)  si sono depositati argille sabbie gialle, detriti alluvionali portati dai fiumi Po, Senio, Santerno e Lamone, per quanto riguarda la nostra zona alfonsinese. Questi depositi hanno seguito l’andamento delle curvature alte e basse delle rocce marnoso-arenacee determinando a livello di superficie rispettivamente delle “gobbe”  e degli “avallamenti”.

 Nella parte meridionale della Pianura padana, cioè il Ferrarese, la bassa romagna e il ravennate abbiamo tre strutture principali ad arco, costituite da sovrascorrimenti di roccie su altre più vecchie,  che sono le forme più avanzate della catena appenninica. Da ovest a est: l’arco del Monferrato, l’arco Emiliano (Mirandola) e l’arco di Ferrara. Quest’ultimo si può suddividere in tre gruppi minori: le pieghe ferraresi, le pieghe romagnole e più a est le pieghe adriatiche, che costituiscono il vero fronte esterno (sepolto) della catena appenninica.

L’arco di Ferrara (che riguarda quindi anche Alfonsine) è sepolto al disotto di una sequenza di depositi terrigeni-alluvionali (conglomerati, argille, sabbie) che copre la vera ossatura dell’Appennino (rocce marnose, arenarie e calcaree).

Le pieghe emiliano- romagnole

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La Piega Romagnola

La piega romagnola passa per i comuni di Malalbergo, Portomaggiore, Argenta, e piega a sud-est, passando per le Valli di Comacchio e Alfonsine, fino ad arrivare a Ravenna. E' lunga circa 70 chilometri. Lungo questa piega vi sono naturalmente tante spaccature(“faglie”) e scivolamenti di rocce, piuttosto complesse.

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Le informazioni principali sulla pianura padana e sul territorio alfonsinese provengono dalle esplorazioni petrolifere e metanifere degli anni '50. 

La Pianura Padana è un’area a basso rilievo morfologico ricoperta da un ingente spessore – fino a 8 km – di sedimenti terrigeni di circa 1 MILIONE DI ANNI FA (Plio-Pleistocenici). 

Nell’area della zona detta Arco di Mirandola e Arco Ferrarese, come in quella Romagnola, le fasi tettoniche compressive cioè di spinta tra due placche – che hanno portato alla formazione delle catene montuose delle Alpi e degli Appennini – hanno prodotto pieghe asimmetriche e faglie inverse.

                     

Vediamo com’è messo il substrato geologico dove poggia il territorio di Alfonsine e in particolare il centro abitato.

Dal particolare ingrandito dell'immagine del sottosuolo alfonsinese e romagnolo focalizziamo l'attenzione su alcuni elementi

  1. - Le righe nere sono le faglie

  2. - Alfonsine è su un'anticlinale, come pure Longastrino e Cotignola e un po' anche Fusignano

  3. - Le faglie attive (cioè che hanno dato luogo in tempi geologici e/o storici a terremoti piccoli o grandi) sono quelle sotto Cotignola, Bagnacavallo, Fusignano e Longastrino. La faglia sotto Alfonsine non è attiva.

  4. La faglia alfonsinese rilevata dalle ricerche AGIP e raccontata da Antonio Veggiani su "Studi Alfonsinesi" pag. 203: "i due alti strutturali su cui furono trovati i giacimenti gassiferi di Alfonsine e Ravenna sono tra loro separati da una sella che è interessata anche da rotture legate a una faglia trasversale alla struttura con direzione N.NE-S.SO"

  5. Il fiume Senio ha sempre evitato l'alto strutturale di Alfonsine preferendo naturalmente la zona di sella, che comunque non era facile da superare tanto che si formavano delle valli (Valle del Passetto). Anche i tre fossi Munio, Vecchio e Vetropassano attraverso la zona di sella.

In questa cartina (e nel modellino sotto) si può notare che Alfonsine centro si trova sulla zona di sella, lungo il Senio con a nord ovest l'alto strutturale di Taglio Corelli e a Sud Est l'alto strutturale di Ravenna. Si nota la faglia trasversale, che da Alfonsine centro va verso Nord-NordEst.

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La piega Alfonsinese

Si nota che la forma strutturale del sottosuolo alfonsinese è quello di una sella, 
dove è collocato il centro di Alfonsine.

LE FAGLIE ALFONSINESI

(L'IMMAGINE QUI PROPOSTA NON HA VALORE SCIENTIFICO, MA è IL RISULTATO DI UN LAVORO ARTIGIANALE DEL SOTTOSCRITTO BASATO COMUNQUE SU INFORMAZIONI TRATTE DA LIBRI DI ESPERTI E DA MAPPE DELL'igmv)

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Qual è il rischio che un terremoto colpisca la nostra zona?

Occorre sapere quali sono le faglie attive, cioè quelle in grado di produrre terremoti. 

SI DICONO FAGLIE ATTIVE tutte le spaccature avvenute nelle pieghe delle rocce, “capaci” di generare un evento sismico, cioè uno slittamento lungo la spaccatura. È particolarmente difficile individuarle in aree come le nostre dove le strutture sono sepolte e dove il tasso di sismicità è basso.

 La catalogazione dei terremoti storici quindi risulta essere fondamentale al fine di determinare, su basi probabilistiche, se una faglia è attiva oppure dormiente, la severità del terremoto prodotto e il suo tempo di ritorno. I terremoti storici, cioè quelli di cui abbiamo notizie riguardano un arco di tempo che va dal 217 a. C. fino ad oggi

ALCUNI TERREMOTI STORICI CON EPICENTRI NELLE NOSTRE ZONE

18 marzo 1624  Argenta Mw 5.43
25 maggio 1780 Ravenna Mw 5.03
22 ottobre 1796  Molinella  Mw 5.63
23 marzo1895 Comacchio  Mw 4.83
3 luglio1895 Comacchio  Mw 4.83
16 gennaio 1898 Romagna settentrionale Mw 5.03
13 gennaio 1909 Bassa Padana Mw 5.53
20 febbraio 1956 Argenta  Mw 4.98
30 dicembre 1967 Alfonsine (Menate-Longastrino) Mw 5.36

 1967 

LA prima SCOSSA DI TERREMOTO PIÙ VICINA AD ALFONSINE FU REGISTRATA IL 30 dicembre 1967

Fu di magnitudo 5,36 Mw (magnitudo momento), registrata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle 6.08 del mattino con epicentro  Menate di Longastrino, (parte più nord del comune di Alfonsine). Fu fortemente percepita anche ad Alfonsine centro. Nessun danno a case o a persone

2012 

LA SECONDA SCOSSA DI TERREMOTO PIÙ VICINA AD ALFONSINE FU REGISTRATA IL 6 GIUGNO 2012. 

Fu di magnitudo 4.5 della scala Richter, registrata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle 6.08 del mattino con epicentro lungo l’asse Ravenna, Cervia e Alfonsine. Fu avvertita dalla popolazione nel nord Italia, in Emilia Romagna e nelle Marche, fino a Pesaro ed Ancona. La scossa, rilevata  ad una profondità di 25.6 chilometri, con epicentro al largo di Marina di Ravenna, nella piega adriatica.

2016 

IL 7 APRILE 2016 ALLE 20,25.

Fu una scossa di magnitudo 3.1 sulla scala Richter. La scossa di terremoto è avvenuta nei pressi di Argenta, località in provincia di Ferrara. Profondità stimata sui 10 km circa (ipocentro). Il movimento tellurico è stato preceduto da un breve boato nell’area epicentrale. Il punto esatto dell'epicentro: tra Filo e Menata di Longastrino. Ecco perché l'hanno sentito forte a Filo e Longastrino, mentre quasi nulla ad Argenta e ad Alfonsine.

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clicca o tocca sull'immagine per averne un ingrandimento

IN CONCLUSIONE

1) - Nelle zone della piega romagnola sono attesi terremoti fino alla magnitudo Mw 5.6. 

2) - La faglia alfonsinese, che attraversa la sella su cui è collocato il centro del paese, è inattiva da sempre. Infatti l'unico epicentro che ha coinvolto il comune di Alfonsine riguarda la gobba di Longastrino che come si vede nel disegno dell'Agip è attraversata da un'altra faglia (che non è quella del centro abitato di Alfonsine), e ha le rocce più vicine al livello del terreno. 

Le faglie alfonsinesi sono tutte inverse e quindi compressive, cioè la velocità di scivolamento verso est nordest è inferiore a quella di spinta che proviene da ovest sudovest. Cioè e tutto il contrario della zona centrale dell'appennino.

3) - Il territorio di Alfonsine è classificato come Zona sismica 2  nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale dell'Emilia-Romagna n. 1435 del 21.07.2003: "Zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti."

(le zone sismiche sono di 4 livelli e la 1 è il livello più alto)

Ma per valutare meglio la pericolosità sismica di una zona conta soprattutto la reazione dei terreni, che formano il suolo e il sottosuolo, alla velocità di accelerazione delle onde sismiche (Vs30).

Nelle carte sotto si vede che il territorio di Alfonsine è ai minimi della zona 2

 

MA PERCHÈ ALFONSINE È CATALOGATA 

IN ZONA SISMICA 2?

L’attuale recente (2003 e poi 2008) catalogazione in zone sismiche dell’Emilia-Romagna è stata fatta in base a misure (i cui metodi e criteri tra l’altro variano di anno in anno) su come reagisce il terreno a seconda della velocità di propagazione e accelerazione delle onde vibrazionali SISMICHE. 

Questa misura serve a definire i criteri sismici di costruzione delle nuove case. Dopo diffuse misurazioni fatte in varie zone del comune di Alfonsine (microzonazione) si è trovato che mediamente Alfonsine ha una misura di PGA =  0,161g (Peak Ground Acceleration, cioè il picco di accelerazione al suolo), e per un centesimo è caduta in zona sismica 2 (PGA fra 0,15 e 0,25 g).

Una nuova metodologia introdotta nel 2008 per definire la pericolosità sismica di un sito e, conseguentemente, le azioni anti-sismiche di progetto per le nuove costruzioni e per gli interventi sulle costruzioni esistenti ha suddiviso mediante una maglia di punti notevoli, al passo di 10 km, per ognuno dei quali sono noti i parametri necessari alle valutazioni di pericolosità, compresa la già citata PGA, ma non solo. Infatti come principale indicatore della pericolosità sismica è stata utilizzata l'intensità spettrale di Housner. Tale grandezza è direttamente correlabile all'energia che viene dissipata nelle strutture durante un terremoto e quindi meglio collegata al danno subito dagli edifici, rispetto ad altri parametri quali ad esempio il PGA.

La componente casuale e statistica dei terremoti va a intrecciarsi con quella convenzionale delle regole e dei criteri costruttivi, anche se ciò sta creando una certa complessità e a volte confusione.

Comunque ogni casa che venga costruita d’ora in poi necessiterà di analisi e valutazioni specifiche della zona di terreno su cui va a poggiare. La reazione del terreno alle onde sismiche è diventato il parametro principale che supera nella classificazione di pericolosità sismica la frequenza e l’intensità statistica degli eventi.

Per il centro di Alfonsine in particolare, la frequenza e l’intensità e la probabilità di terremoti sono pressoché basse (pare la zona Longastrino-Menate sia più a rischio).  

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E L'ANALISI DEL RISCHIO "LIQUEFAZIONE"?

I risultati delle indagini fatte sui comuni dell’Unione della Bassa Romagna riguardo al fenomeno del rischio LIQUEFAZIONE dei terreni ha prodotto “La Carta dell’indice del potenziale di liquefazione” che individua le aree in cui le condizioni geologiche peculiari sono tali da favorire l’innesco di fenomeni di liquefazione
- la maggior parte del territorio possiede caratteristiche geologiche tali da non favorire l‘innesco di fenomeni di liquefazione (aree in colore viola in carta);
- in alcune zone limitate, in particolare nei territori di Massa Lombarda, di Alfonsine, di Lugo e di Bagnacavallo, i livelli sabbiosi presentano caratteristiche tali da non far ritenere trascurabile il rischio di liquefazione dei terreni in condizioni sismiche.



Tavola 36 (SNA20) - Variazione indice pericolosità in relazione alla liquefazione. (rif. Carta 1.5 elaborato specialistico "Geologia, ambiente, sismica") metri. 0 da una pagina del Piano Comunale Strutturato Associato del marzo 2009 Unione dei Comuni della Bassa Romagna (link)

pIANO sTRUTTURALE bASSA rOMAGNA 
(clicca o tocca sul titolo per avere il testo completo)

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"Ad Alfonsine emerge una risonanza anche a 2 Hz, che si aggiunge a quella presente ovunque a 1 Hz. In questo contesto pertanto c'è un elemento sfavorevole per edifici di 7-10 piani e più indicativamente". (pag.14)

 

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- "in alcune zone limitate, in particolare nei territori di Massa Lombarda, di Alfonsine, di Lugo e di Bagnacavallo, i livelli sabbiosi presentano caratteristiche tali da non far ritenere trascurabile il rischio di liquefazione dei terreni in condizioni sismiche". (pag. 27)

   

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