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Famiglia Tramonti

Domenico Tramonti 
(1856-1930)

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Domenico Tramonti 
(1856-1930)

Rosa Melandri
(1858-1922)

 

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da sinistra: Rosa Melandri, Letizia Tramonti (Gagia), Otello Tramonti, Domenico Tramonti, Maria Tramonti (?)

 

Domenico Tramonti (1856-1930) aveva 7 tornature e comperò “le bartolotte”, una terra arida vicino a Piangipane. Abitava in una casa colonica nella via di Piangipane dove poi fu costruita negli anni '70, la nuova casa dei Tramonti. 

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Sposò Rosa Melandri (1858-1922) ed ebbero quattro figli: 
Letizia (la Gagia), Giovanni, Maria (la Mariaza), Pietro (Dario)  

   

Letizia Tramonti
(La Gagia)
(1885-1966)

Giovanni Tramonti

(1886-1925)

Maria Tramonti 
(La Mariaza)
(1894-1967)

Pietro Tramonti
(Dario)
(1896-1973)

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Rimase sempre in casa Tramonti, tipica zitella e donna di casa,  

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Pietro Tramonti
(Dario)
(1896-1973)
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Pietro Dario Tramonti

 

Dario Tramonti fu un tipo dinamico a appassionato di politica. 

Repubblicano fin dal 1911, lottò con le manifestazioni giovanili e le lotte sindacali, per l'affermazione dei principi associativi mazziniani, in aperto contrasto col materialismo marxista del socialismo massimalista di quei tempi. 

Fu interventista, assieme ad oltre 150 giovani repubblicani della provincia di Ravenna, tra cui l'amico fraterno Guido Errani di Alfonsine. Si arruolò nel 51° Reggimento Fanteria, Brigata Cacciatori delle Alpi, comandata, nel 1866, da Giuseppe Garibaldi, raggiungendo il deposito con sede a Perugia il 1° giugno 1915. 

Il ricordo della Settimana Rossa del giugno 1914, era allora vivo  in tutta da Penisola; e l'arrivo dei giovani repubblicani romagnoli, ai quali se ne aggiunsero altri di Pesaro, destò un certo allarme negli ufficiali in servizio permanente, in maggior parte giolittiani e neutralisti, che dislocarono i romagnoli, quale compagnia di volontari, in località Monteripido, ad oltre 2 Km. dalla città, sorvegliati dai soldati della Territoriale. 

Questa procedura sollevò l'indignazione, ed una commissione, guidata dal Tramonti, si presentò al Tenente della compagnia per protestare. II Tramonti fu trattenuto in guardina per qualche ora, poi rilasciato dopo solenne ammonimento. 

Appena 42 giorni di sommaria istruzione e poi partenza per il fronte, dove la cattiveria raffinata di quel Tenente, fece sì che persino due cugini di 1° grado ed un nipote fossero incorporati in compagnie diverse; e così fu anche per l'Errani ed il Tramonti. 

Dario ebbe la fortuna di avere per ufficiale Menotti Garibaldi, nipote dell'Eroe dei due mondi. 

Nell'offensiva generale dell'ottobre 1915, in un violento scontro, fu fatto prigioniero prigioniero. Nel giugno 1916 nel campo di concentramento di Mauthausen, dove nella baracca ospedale dei feriti portava i degenti alla medicazione, incontrò l'amico Guido Errani; così diventò il suo infermiere, essendo questi stato ferito gravemente sul Col di Lana il 5 gennaio 1916, fatto prigioniero, e dopo avere peregrinato in sei ospedali, inviato al campo di concentramento. 

Dario, ritornato alla propria famiglia e ripresa l'attività politica, si trovò partecipe nella lotta contro il fascismo. Nel 1922 i fascisti avviarono anche a Piangipane le azioni squadristiche, soprattutto contro i repubblicani. 

Dario sfidò bastonate e perquisizioni, e, dopo la sua  partecipazione al Congresso Nazionale del PRI tenutosi all'istituto Carlo Cattaneo di Milano nell'aprile 1925, al ritorno l' aspettò una serie ininterrotta di perquisizioni, di intimidazioni e di minacce. 

Davanti a casa Tramonti un falegname che viveva da loro in affitto fu fermato da due fascisti: Zecchini che era il capo e Balella, suo aiutante. Chiesero di che partito fossero quelli della casa e lui rispose "Repubblicani". Per altre tre volte si fecero vedere davanti a casa in cerca di Dario Tramonti, il quale viveva nascosto in casa, e controllato dai carabinieri due volte al giorno. 

Con lo scioglimento dei partiti, gli incontri con gli altri repubblicani divennero più rari e clandestini. Guido Errani ricorda una sua improvvisa visita a sera inoltrata, dopo essere sfuggito ad una aggressione dei manganellatori fascisti. Ogni tanto si rivedevano in rare manifestazioni sportive.

Nel 1925 Giovanni Tramonti morì. Abitava nella stessa casa con i figli Otello e  Guerrino. Colpito da "polmonite doppia" (bilaterale), una notte, mentre i figli Otello e Guerrino dormivano con lui, perché sembrava ormai guarito, morì improvvisamente.

Lo zio Dario fece da allora le veci di padre sia per Otello che per Guerrino.

Quando nel 1927 ci fu l'attentato (mai ben chiarito) a Ettore Muti a Ravenna dove venne ucciso un certo Lorenzo Massaroli di Piangipane, (Babett d'Pezpan) che sarebbe stato l'attentatore, secondo una versione dubbia dei fascisti ravennati, un gruppo di fascisti arrivò subito a cercare Dario, il quale si era nascosto nel retro della casa. Il nonno Domenico Tramonti accolse i fascisti con un coltello in mano, e riconosciuto un fascista, loro vicino di casa, gli andò contro. Dario ebbe così il tempo di scappare nei campi a fianco della casa.

Talvolta i fascisti aspettavano i braccianti che tornavano dal lavoro presso il ponte verso Santerno. Qui prendevano socialisti e repubblicani segnalati e davano loro olio di ricino. Dario era grande amico di un fascista che in un'occasione simile, per salvarlo da quello che di peggio potevano fare gli altri, lo schiaffeggiò e lì finì la punizione.

Il dopoguerra
 

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tramonti-dario-lamalfa-eina.jpg (184461 byte) A liberazione avvenuta, coprì vari posti di responsabilità e di prestigio entro il Partito Repubblicano di Ravenna.  

Nella foto qui a fianco  e sotto si vede il Consiglio Comunale di Ravenna che rende omaggio a Luigi Einaudi (il secondo da sinistra). Al centro il sindaco di Ravenna, mentre sulla destra si notano Ugo La Malfa e Dario Tramonti.

dario-lamalfa-einaudi.jpg (174470 byte) Fu membro della Direzione provinciale, fu Delegato del Sindaco di Ravenna per circa 20 anni presente in tutte le manifestazioni, Presidente e membro in vari complessi cooperativistici e consortili, fondatore e segretario della ricostituita sezione del PRI della sua Piangipane.  
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Dario sulla destra col cappello, mentre l'onorevole La Malfa fu in visita a Ravenna.

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Dario col Sindaco di Ravenna a una delle tante manifestazioni

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Dario (da sinistra) con l'amico di sempre Guido Errani di Alfonsine

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Dario a una festa dei repubblicani a Piangipane

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Dario visita la tomba di Mazzini Dario a una festa dei repubblicani a Piangipane

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Il primo da sinistra Dario Tramonti in divisa da garibaldino

La sua forte fibra fu minata da una depressione fisica che lo rendeva, in certi momenti di acutizzazione del male, anche scontroso con gli amici più intimi. Negli ultimi mesi si era quasi completamente isolato da quella vita attiva, con la quale per oltre 50 anni era stato additato quale campione di quella fede repubblicana mazziniana, radicata sin da ragazzo nel suo cuore di combattente generoso.

 

Dario Tramonti è deceduto nel 1973

 

  

Giovanni Tramonti

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Giovanni Tramonti
(1886 - 1925)

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Teresa Sintoni 
(1889 - 1918)

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Giovanni Tramonti faceva il birocciaio (sbaruzai) e Teresa Sintoni Tramonti abitava poco lontano da casa sua in una grande casa colonica, con molti fratelli, che erano mezzadri. 

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Giovanni Tramonti

Guerrino e la mamma Teresa

Ebbero due figli Otello nel 1910 e Guerrino nel 1915. 

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Ma nel 1918 la madre Teresa morì a causa dell'influenza cosidetta "spagnola". 

Di lì a pochi anni, nel 1925 anche Giovanni si ammalò di polmonite 'doppia' (bilaterale) e durante un periodo in cui stava ben ebbe una crisi e in una notte morì.

Da quel giorno gli zii Letizia (la Gagia) e Dario allevarono i due nipoti Otello e Guerrino come figli loro.

 

 

Otello Tramonti
(1910 - 1997)

sposa nel 1939

Liliana Babini

(1920-2015)

 
    

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Liliana Babini e Otello Tramonti

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1968: la vecchia casa dei tramonti viene abbattuta per costruirne una nuova

 

 

Guerrino Tramonti
(1915-2010)

sposa nel 1944

Zita Benedetti
(1921)

 
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Guerrino Tramonti

Guerrino, rimasto orfano di entrambi i genitori, già a 8 anni, fu allevato insieme al fratello Otello dagli zii Letizia e Dario Tramonti, coi quali abitarono nella grande casa colonica di proprietà. 

Guerrino passava metà giornata a scuola e metà col nonno paterno Domenico Tramonti.

 La scuola era poco distante da casa loro. In 4° elementare aveva il maestro Bandoli. Già a dieci anni quando faceva la 5° elementare fu avviato al lavoro dei campi nei terreni detti "le bartolotte". Poi terminate le scuole fece l'aiutante presso un falegname. 

A 14-15 anni lo zio Dario lo indirizzò a lavorare il marmo-cemento presso un cantiere di un suo amico a Ravenna, senza paga. Così Guerrino in bicicletta con un piccolo cestino dove aveva il suo rancio andava ogni giorno a Ravenna. Mangiava sul bancone di lavoro. 

Alle 17 tornava a casa. Faceva anche un po' di assistenza a un vecchio che ci vedeva poco.

Alla sera giocava a carte e anche a biliardo a 'Goriziana' e a 'buca', anche di soldi.

Per le pressioni che i fascisti fecero a suo zio Dario, il padrone dove lavorava da apprendista gli disse che doveva lasciarlo a casa perché non era tesserato come "giovane fascista". Così fu licenziato. Lo zio Dario quando sentì la storia ridendo disse "Be', tutto lì, allora prendi la tessera di "Giovane fascista". E così fu.

Un muratore socialista che lavorava da cementista comprò la terra e ne fece una bottega. Poi chiamò Guerrino a lavorare e lo fece socio, finché poi alla fine lasciò tutta l'impresa a Guerrino. 

Chiamato sotto le armi fu inviato a Trieste dove rimase finché non fu invitato ad andare volontario in Africa. Lui rifiutò perché era ammalato. Così rimase sedentario. Dopo un ritorno a casa, gli fu diagnosticata dal dottore una "pleurite". Da qui fu poi rinviato a casa, dove rimase ricoverato a letto per 40 giorni.

Guerrino lavorò  come imprenditore artigiano costruendo tombe e lapidi per il camposanto di Piangipane. Allargò la zona di intervento fino a Ravenna e Sant'Alberto, in concorrenza con la Cooperativa Muratori ACMAR.

Fidanzatosi con Zita Benedetti, durante la guerra fu richiamato come caporalmaggiore. Ma marcò visita dichiarandosi ammalato gravemente e alla fine fu dichiarato "non abile".

Nel 1944 si sposò con Zita nel sede del Comune di Ravenna e andarono ad abitare nella casa colonica dei Tramonti.

Durante il passaggio del fronte andarono bruciati tutti i documenti compreso l'atto di matrimonio.

Nel dopoguerra


Nel dopoguerra nacque un primo figlio Sergio (1946). Ma durante la registrazione della nascita i coniugi Tramonti scoprirono che non risultavano sposati. Allora dovettero recarsi nel municipio di Ravenna per firmare le carte del loro 'nuovo' matrimonio. Dopo qualche settimana furono di nuovi richiamati perché anche quell'atto non risultava valido mancando i testimoni. Guerrino andò in piazza del Popolo a cercare uno che facesse da testimone e così furono di nuovo sposi per la terza volta.

 Guerrino continuò il lavoro di cementista nella costruzione di tombe e chiesette cimiteriali, allestendo anche un laboratorio su un terreno acquistato, vicino al camposanto di Piangipane. In attesa di un nuovo figlio, decisero di costruirsi una propria casa, sopra al laboratorio.  Nel 1952 la famiglia Tramonti 2 si trasferì nella nuova casa in via Galassa, sempre a Piangipane. Nel 1953 nacque la secondogenita Laura.

Intanto Zita aiutava Guerrino sul lavoro, poi decise di aprire un negozio di fiori, che condusse fino ai primi anni 2000.

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Laura, Zita e Sergio

Laura e Sergio

La vita scorreva tranquilla, con i figli che crescevano. Il negozio di fiori  e l'attività di Guerrino permisero alla famiglia Tramonti di condurre una vita dignitosa.

Guerrino nel 2005 si ammalò di Altzheimer e, dopo 5 anni trascorsi in modo abbastanza tranquillo, morì all'età di 94 anni, serenamente  a casa propria, come aveva sempre auspicato.

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