Se
trovi un sentiero senza ostacoli,
probabilmente non va da nessuna parte.
Allegro
Randi: un
Alfonsinese cittadino del mondo
di Luciano Lucci
(questa biografia di
Allegro è stata visionata, corretta e autorizzata da Allegro Randi in
persona, clicca
qui per vedere il documento)
'IO SON RIBELLE...'
Allegro
Randi detto 'Pilegar', figlio di Edera Baruzzi e Aldo Randi (Paveli),
nacque il 21 giugno del 1935, visse l'infanzia nella zona Borse di Alfonsine.
1937
giardini pubblici di Forlì, durante una visita alla sorella di Aldo
Randi, Prosperina che abitava a Forli'
Da sinistra Ventriglia
Carioli moglie di Carlino Filippi (dla Zanevra) col bambino
Gastone Ravaioli, figlio della sorella di Aldo Randi, Prosperina.
Al centro Allegro in braccio alla mamma Edera Baruzzi e
dietro il babbo Aldo Randi (Paveli), poi la Prosperina con l'altra
figlia Marisa.
|
Da sinistra: Ravaioli, con
sua figlia Marisa, dietro Ventriglia Carioli, moglie di Carlino Filippi, poi
Allegro, Gastone Ravaioli, Prosperina Ravaioli, nata Carioli, e Edera Baruzzi (mamma di
Allegro).
|
Da sinistra: Marisa
Ravaioli con sua mamma Prosperina Randi e l'altro figlioletto Gastone, poi
Ventriglia Carioli, Aldo Randi (Pavèli), babbo di Allegro, poi Allegro e
sua mamma Edera Baruzzi
|
...
E A CINQUE
ANNI ECCO I PRIMI SEGNI DI RIBELLIONE.
ERA
IL 1940.
|
Asilo
delle suore, già Circolo Repubblicano, dietro la chiesa, tra le
scuole e il teatro Aurora |
(cliccare
o toccare sulle immagini per averne un ingrandimento)
Ogni
mattina Allegro andava a piedi da casa sua in via Borse fino all'asilo
parrocchiale gestito dalle suore, che dal 1929 era nell’edificio
dell'ex circolo dei repubblicani, in via Carraretto Venturi.
(cliccare
o toccaresulle immagini per averne un ingrandimento)
|
Asilo
parrocchiale
|
Dopo
essere sceso dalla rampa del fiume che portava alla via Violina,
doveva girare a sinistra passando davanti al Caffé Victoria-Albergo
“Al Gallo” e di fianco alla chiesa S. Maria. Proprio lì sul
muro sinistro della chiesa c’era un’immagine del Duce,
stampato in vernice nera.
(cliccare
o toccare sulle immagini per averne un ingrandimento)
|
|
E
ogni volta al piccolo Allegro veniva da incrociare lo sguardo con
quell’immagine che, senza capire il perché, gli dava un notevole
fastidio.
Un giorno rubò alle
suore alcuni gessetti da lavagna, poi
l’indomani arrivato davanti all’immagine di Mussolini, si mise in
punta di piedi e iniziò a coprirla scarabocchiandoci sopra col gesso.
Non avendo ancora terminato, fu sorpreso da un improvviso calcio
nel sedere, seguito da uno scapaccione. Allegro si girò impaurito e si
trovò davanti un tipo di una certa età che lo obbligò a pulire i segni
del gesso con la manica del grembiule, dicendogli che se lo beccava
un’altra volta lo portava dai fascisti.
Asilo
Parrocchiale di via Carraretto Venturi (anno 1940)
|
1942
Allegro, nel
1942, è il primo in basso da destra
(cliccare
o toccare sulle immagini per averne un ingrandimento)
...
E POI DI NUOVO RIBELLE, TRE ANNI DOPO
Ribelle di
carattere come
molti bambini a quell'età, si ritrovò a confronto con gli ambienti del
fascismo dominante anche tre anni dopo, nel periodo in cui faceva il garzone di
bottega presso il negozio da barbiere di Carlo Scudellari, proprio sotto
i portici della Casa del Fascio in piazza Monti ad Alfonsine.
Dopo
la caduta di Mussolini il 25 luglio ci fu l'assalto alla Casa del
fascio, che era proprio sopra il negozio da barbiere. Incendi e cose
catapultate fuori dal balcone, Allegro si trovò in piazza in mezzo a
quella baraonda e ne fu testimone. Molte erano le donne che
manifestavano e Allegro le seguì in piazza e poi anche fino al Palazzo
dell'Ebe in Corso Garibaldi. Dentro nell'entrata c'erano due busti in
marmo: uno di Mussolini e uno del Re. Furono abbattuti e rovesciati
all'esterno andando in frantumi. Un
giorno arrivò un camion carico di avanguardisti, giovani fascisti, in
divisa grigio-verde. Spararono diverse mitragliate per aria lungo il
Corso e in piazza Monti. Allegro era in negozio e se la fece
letteralmente addosso dalla paura e scappò a casa. I
nuovi fascisti repubblichini si stabilirono così ad Alfonsine, e
proprio in quel negozio Allegro venne a contatto col fascismo e ne vide di tutti
i colori. I fascisti portavano lì le ragazze ritenute spie o
collaboratrici dei partigiani e le facevano tosare a zero, come marchio
e insulto. Una sera portarono una certa Fridina, che abitava nello
stradello detto 'la ciavga dla pataca'. Venne con sua madre e siccome
c'era tanta gente la tosò proprio Allegro.
Un giorno
insaponando il viso a Scianté, noto famigerato brigatista nero,
ricevette uno schiaffo per una sbavatura nel fare il lavoro.
Preso dalla rabbia gli infilò il pennello da barba in bocca.
L'indomani
dopo la scuola tornò al negozio come d'abitudine. Il gestore Carlo
Scudellari stava piantato sulla porta con le mani sui fianchi, scuotendo
la testa come dire "Ma cusa am'et cumbinè...!" "Ma cosa
mi hai combinato". Con una scrollata di spalle Allegro entrò e
iniziò la nuova giornata di lavoro. Carlo gli disse "Stai attento,
perché quello lì non scherza mica... è cattivo sai... Quando viene tu
scappa via dalla bottega, vai via dal retro, aspetta che abbia fatto la
barba poi rientri..." Verso
le 16 del pomeriggio Scudellari stava tosando una persona, Raul suo
figlio non faceva niente, e Allegro faceva l'insaponata a un
collega. Arrivò
all'improvviso Scianté e fu invitato da Carlo a sedersi dove c'era
Raul... "No no...- e puntò il dito verso Allegro - è lui che
voglio, vediamo se oggi me lo fa il lavoro..." si diresse verso di
lui e poi gli disse "Ci un temerari te, ci propri un timareri, dai
fa l'insavune" "Sei un temerario tu, sei proprio un temerario,
dai fammi l'insaponata" Così
gli fece l'insaponata, e poi Raul venne a finirgli la barba che non
succedesse che ci scappasse un taglio... Quando il servizio fu terminato
Scianté andò verso la porta, mise una mano in tasca tirò fuori una
manciata di caramelle "Ciapa aglie par te... ci un brev tabacc ci
propri un brev tabach... " "Prendi sono per te, sei un bravo
ragazzo, sei proprio un bravo ragazzo..." Poi se ne andò.
Primo Tabanelli, detto "Sciantè", fascista noto
persecutore degli antifascisti sin dal 1942, torturatore e assassino di
Walter Suzzi, fu 'giustiziato' dal partigiano Napoleone, nel marzo
1944, davanti a casa sua in via Belvedere a Ravenna.
|
"Ricordo
un altro episodio. – racconta Allegro – Un mio nonno
materno di Codigoro, Italo Baruzzi soprannominato "La Foto",
era un fotografo ambulante, di quasi 60 anni. Si recava presso le case,
specie in campagna, per proporre di fotografare i famigliari. Qualche
volta veniva a trovarci in via Borse per alcuni giorni o solo per una
breve visita.
Era accolto malvolentieri, soprattutto perché lui era un fascista e,
peggio, era ritenuto una spia dei fascisti. La sua attività di spia era
facilitata dal suo girovagare per la campagna e dai suoi contatti
"professionali" con le famiglie. Poteva osservare chi era
presente e l’ambiente, per cogliere eventuali segnali sospetti. Un
giorno fui visto dal nonno mentre sputavo sulla fotografia di Mussolini
stampata su un giornale. Questi riferì l’episodio al segretario del
fascio di Alfonsine. Mio babbo 'Paveli' lavorava all'Officina
'Marini', a mezzogiorno suonava la sirena e gli operai andavano a
casa a mangiare, poi ritornavano al lavoro. Verso la mezza del giorno
successivo eravamo tutti a tavola, quando arrivò un'automobile con due
fascisti che portarono via mio babbo e mia mamma, convocati per chiedere
conto del mio comportamento, e accertare eventuali responsabilità.
Furono di ritorno a piedi, solo alla sera, quand'era già buio. Tutto
finì lì, ma invece di starmene buono io meditai di vendicarmi alla
prima occasione."
"La Foto" ebbe la faccia tosta di fermarsi in famiglia ancora
un po', nonostante la spiata. La famiglia non aveva osato cacciarlo,
temendo, a ragione, una rappresaglia dei fascisti.
"Una sera, - continua Allegro - mentre era a tavola a
cena con tutta la famiglia, in un clima di gelida ostilità nei suoi
confronti, io senza dire niente mi alzai da tavola, andai a prendere un
martello e da dietro diedi una forte martellata sulla testa del nonno,
il quale sbatté la faccia nel piatto, rimanendo immobile per un
momento. Mio babbo 'Paveli' rimase con lo sguardo fisso su di lui che
aveva gli occhi spalancati per vedere se reagiva. Lo credevamo morto.
Poi la mia nonna (sua moglie) si alzò gli pose le dita al polso, poi
gli mise le mani sulle spalle scuotendolo energicamente, e a questo
punto lui si alzò traballando, diede uno sguardo con gli occhi
affannati poi se ne andò..."
Da quel giorno il nonno fascista non fu più visto in famiglia. Qualche
mese dopo la liberazione, ad Alfonsine arrivò la notizia che Italo
Baruzzi Milite scelto della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) era
stato ucciso a Codigoro, a causa della sua attività di spia dei
fascisti.
L'ARRIVO
DEI TEDESCHI E L'INIZIO DEI BOMBARDAMENTI
La
situazione ad Alfonsine cominciò ad essere pericolosa. La sirena della
vicina fabbrica 'Marini' iniziava spesso a suonare e a dare l'allarme
per l'arrivo di areoplani degli 'alleati'.
Iniziò
il periodo dei bombardamenti e appena si sentiva il suono della sirena
della fabbrica 'Marini' che avvisava del rischio, tutti fuggivano verso
l'argine del fiume e restavano là seduti in attesa del 'cessato
allarme', che cioè il pericolo fosse passato. Poi alla notte arrivava
'Pippo' un aereo in perlustrazione, che segnalava dove bombardare, con
lancio di 'bengala' illuminanti. E così anche di notte grida e fuggi
fuggi nei campi vicini dove c'era un qualche rifugio già scavato.
QUEL
RAGAZZINO CORAGGIOSO CHE FECE LA BARBA ALLE 'SS'
Un
giorno arrivò un primo nucleo di soldati della 'SS'. Si stabilirono nel
palazzo dell'Ebe in Corso Garibaldi, dove fu creato anche un pronto
soccorso per feriti di guerra, o per lo meno vollero far credere che
fosse come un ospedale per evitare bombardamenti.
Soldati
tedeschi lungo Corso Garibaldi, davanti a casa Lucci
(cliccare
sulle immagini per averne un ingrandimento)
Questi
venivano a farsi la barba in negozio, ma Carlo, suo figlio Raul e un
altro collaboratore, appena li vedevano fuggivano nel retro bottega per
non farsi trovare. Allegro rimaneva da solo. "Sono fuori a far la
barba a casa dei vecchi, degli ammalati, in campagna..." si
giustificava Allegro. Una volta, due volte... la cosa fece irritare i
tedeschi. Tornarono dopo mezz'ora presero tutti gli attrezzi del mestiere e li insaccarono in una borsa e presero anche Allegro che fu
portato al comando centrale delle SS a fare la barba e capelli a tutti.
Rimase là dalle tre del pomeriggio fino alle sette di sera del giorno
dopo. Il papà di Allegro si era preoccupato e aveva chiesto a Carlo
Scudellari e tutti avevano capito cosa poteva essere successo... Quando
Allegro fu lasciato andare fu premiato con un sacco pieno di carne,
pane nero, biscotti, e sorridendo lasciarono tornare a casa quel bambino
coraggioso che aveva fatto la barba alle SS.
Palazzo
dell'Ebe sede del comando SS
Da
quel giorno il negozio non ebbe più le saracinesche aperte. Scudellari
riceveva i pochi clienti in privato a casa sua, in un appartamento sopra
il Credito Romagnolo e Allegro lo andava ancora ad aiutare ogni tanto.
I
TEDESCHI IN CASA
Una
notte arrivò un battaglione di soldati tedeschi: una lunga colonna di
carri con muli, cavalli.
Questi
soldati dell'esercito si installarono in un casone (e casò d'Bindazz')
di via Borse vicino all'argine del fiume Senio e lì fecero una mensa,
mentre i soldati vennero dislocati a dormire in varie case, sempre in
via Borse dove abitava Allegro.
In
casa di Allegro si sistemarono nell'unica stanza al primo piano, mentre
lui e la sua famiglia dovettero sistemarsi al piano terra. Una stanza
sola dove vissero in sei: il padre la madre la nonna e le due
sorelle.
Una
sera arrivarono dei tedeschi ubriachi e portarono via una delle sorelle:
la Valeria, di 17 anni, insieme alla Tonina sorella di Antonio Pezzi e
alla Velda d'Bataia'. Allegro che sapeva dov'era il comandante e che
l'aveva conosciuto si recò da lui nel casone-mensa dove stava bevendo e
giocando a carte. Gli raccontò con decisione rabbia cosa era successo
alle ragazze. Il comandante si alzò di scatto, prese il cappotto e fece
segno ad Allegro di tornare a casa. Mezz'ora dopo le ragazze erano
tornate a casa e il comandante tedesco si scusò con la famiglia.
A
casa di Cabariel, una famiglia di vicini che erano già fuggiti da
Alfonsine, si riunivano come in un'osteria molti soldati tedeschi che
bevevano del vin brulé, fumavano, giocavano. Chiamavano Allegro, questo
ragazzino di nove anni appena, e gli davano da fumare e da bere tanto da
ubriacarlo. Una sera Allegro prese una bottiglia di un liquore fatto da
sua nonna con delle erbe, che funzionava da purgante. Bastavano due
cucchiaini in un bicchiere d'acqua per fare effetto. Così Allegro
preparò uno scherzo ai soldati tedeschi. Mentre questi giocavano carte
e sulla stufa si scaldava in una pentola il vino, ne versò dentro la
bottiglia intera. Poi si recò nel cesso dietro al casone, dove
facevano i loro bisogni dentro a un buco con una cisterna piena di
merda e di insetti, mosche, ecc... Allegro cambiò l'asse di sostegno
per chi doveva fare il proprio 'bisogno' con un'asse 'tarlata', quasi
marcita... Il primo soldato che si recò al cesso ruppe l'asse e cadde
nella buca...
Un
giorno si presentarono alcuni tedeschi con un carro armato per
sistemarlo nel cortile, ma nel fare le manovre abbatterono lo spigolo
della casa e un palo della corrente elettrica che venne a mancare, tanto
che la loro camera divenne inabitabile. Dopo qualche giorno Allegro e
famiglia dovettero 'sfollare' e si trasferirono nelle camere del
Municipio, già utilizzate da molti come ultimo rifugio. Con loro anche
la mamma di Valiski fratello di Venusta Galvani.
Il
babbo era stato preso dai tedeschi e portato nel ferrarese, la mamma era
incinta e doveva partorì una figlia Catia nell'ospedale improvvisato
che era nelle case Ferné e di Argelli (il maestro). Allegro era rimasto
con la nonna e le sorelle, ma erano in pochi oramai rimasti sfollati
lì. Poi una notte arrivarono i tedeschi con dei civili che portavano
delle bombe. Al mattino Allegro uscì su piazza Monti e vide molta gente
e i tedeschi che facevano uscire tutti dalle case e piazzavano pacchi
con bombe. Allegro allora disse alla nonna e alle sorelle di andarsi a
nascondere nella sala caldaie. Così nessuno li trovò. Passata la
notte, all'alba uscirono per vedere. Non c'era più nessuno in giro,
finché due soldati tedeschi li videro e urlarono: "Andate via da
qui, sta per saltare in aria tutto!" Li aiutarono a partire e da
lì rifugiarono nella zona di Borgo Gallina, a casa di Valter Pucci. Da
lì sentirono poi tutte le esplosioni che distrussero il centro di
Alfonsine. Poi una notte arrivò una bomba allora decisero di andarsene
nei sotterranei della Casa del Popolo. Un giorno arrivò una fiumana del
Senio e l'acqua che usciva dall'argine arrivò nei sotterranei. La gente
sistemò delle assi per mettere in salvo i bambini.
Allegro
aveva un amico di nome 'Vinci', sfollato da Ravenna ad Alfonsine e che
aveva condiviso con lui i locali nel sotterraneo del municipio, e che
ora aveva ritrovato nei sotterranei dove erano di nuovo sfollati.
Uscivano insieme e andavano nella case abbandonate rimaste in piedi, in
cerca di qualcosa. Fu così che un giorno incontrarono dei soldati che
non erano tedeschi. Guardinghi e sospettosi per eventuali cecchini
tedeschi, videro quei due ragazzini andare loro incontro. Erano soldati
italiani del "Cremona", e avanzavano vendendo da via Roma.
Dissero che erano lì per liberare il paese, e chiesero loro se ci
fossero tedeschi in giro. Allegro e Vinci li informarono che i tedeschi
avevano abbandonato le loro postazioni in centro paese, e che ce n'erano
rimasti una decina accampati in trincee sull'argine sinistro del fiume
Senio. Nel pomeriggio di quel 10 aprile ci fu l'avanzata e la battaglia,
e il paese fu finalmente liberato dai tedeschi. In prima fila da
via Roma fino in piazza Monti c’erano due ragazzini: erano Allegro e
il suo amico 'Vinci'.
|
FINITA
LA GUERRA
AL LAVORO A 14 ANNI
Allegro
a 16 anni
Dopo
la liberazione di Alfonsine la famiglia di Allegro ebbe il problema di
trovare un alloggio, dato che nei sotterranei della Casa del Popolo dove
avevano passato parte delle giornate della guerra non era più possibile
vivere. Durante il periodo in cui erano sfollati nei sotterranei era
diventato amico delle figlie di un vicino, Dora e Elma Polgrossi, e
anche del loro padre Marcello. Così il nonno delle ragazze venuto a sapere
della ricerca di una camera offrì loro una stanza nel piano superiore della
loro casa. Così vissero lì diversi anni fino a quando furono costruite le
case UNRRA, una delle quali fu poi assegnata alla famiglia Randi. Allegro,
compiuti i dieci anni, iniziò a lavorare, come tutti gli adolescenti di
quel periodo.
|
Gli
piaceva darsi da fare e iniziò come lo 'sminatore irregolare'. Suo padre
era custode di un deposito dei militari su un terreno, con uno stoccaggio di
materiale bellico: carri, ferrame, bossoli, mine. Allegro conobbe lì un
soldato straniero che gli insegnò a trovare le mine con una specie di asta
di ferro sottile, e poi a disinnescarle. Senza dirlo ai suoi genitori
Allegro andava a casa di contadini lungo la strada Sotto-fiume e si
proponeva per togliere le mine dai campi, e rendere possibile la raccolta
del grano. Per questo gli venivano dati in cambio alcuni beni alimentari
prodotti dai contadini stessi. A suo padre, che gli chiedeva dove li avesse
presi, non diceva di quel metodo pericoloso. Spesso invitava a casa gli
ufficiali per offrire loro piatti di tagliatelle fatte dalla mamma. E questi
poi ricambiavano portando stecche di sigarette, taniche di olio, pane
bianco, sapone, tutto ciò che serviva per vivere. Allegro poi rivendeva le
sigarette e ci faceva anche i soldi.
In
seguito andò con un certo 'Toscano', venditore all'asta di piatti
difettosi, con grandi capacità di animazione verso i clienti: si spostavano
con la bicicletta nei vari mercati di Alfonsine e delle zone vicine.
Svolse poi lavori di
cementista e falegname aiutando insieme al suo secondo-cugino Ivano, il papà di
questi, Giannino Carioli, a costruire lapidi cimiteriali e anche casse
funebri.
Alla domenica
pomeriggio vendeva allo stadio gelati-moretto per conto di Turò d'Campané,
un altro cugino della madre, della famiglia Carioli, mentre alla sera
vendeva al
cinema Aurora.
Ma già qui iniziò a manifestarsi quel suo carattere particolare, che lo segnò per
tutta la vita: pensò se non fosse meglio mettersi in proprio, più che
vendere per conto di altri: così andò a comperare caramelle e cose varie
in negozio per poi venderle a prezzo maggiorato, allo stadio e al cinema.
Si riciclò poi nel settore edilizia facendo 'e butaré', il lanciatore di
mattoni. E tanto per non farsi mancare niente, ebbe anche il periodo di
bracciantato nei campi, per conto del "Collettivo", di cui
diventò caporale per la via Fratelli Rosselli. Per arrotondare andava anche allo
zuccherificio di Mezzano a scaricare le bietole con i forconi e sacchi di
zucchero da 100 kg (con "Gnapo"), per 21 giorni e una grande paga.
Il secondo anno fece domanda per andare al trasporto sulla schiena dei
sacchi di zucchero (50 kg.): pagavano molto di più. Di fronte
all'ncredulità dei compagni di lavoro, lui così mingherlino riusciva a
portare due sacchi per volta. Aveva 17 anni quando si
fidanzò e poi l'anno dopo si sposò con Lina Tardozzi (una baiulèna), che
gli diede due figli: subito nel 1953 un figlio Maurizio. Annalora
secondogenita arrivò nel 1961.
DAL
'BAR SPORT' ALLO 'STELLA'
Poi nel 1954 tornò dalla Francia un vecchio zio che era emigrato là al
tempo del fascismo, Primo Carioli, detto ‘il francese’, con la
moglie Clotilde e la figlia Nadine. Aveva gestito a Parigi un negozio da
parrucchiere, proprio nei pressi dell'Opera, (prima della guerra aveva fatto
il barbiere in un negozio sotto i portici, vicino alla rampa del
fiume).
Ivano Carioli, un giovane architetto, figlio dell'altro zio Giannino, su
incarico del 'francese' progettò la costruzione di una casa con bar
all'incrocio tra via Reale e il nuovo corso Matteotti di Alfonsine. Il 'francese'
provvide a finanziare l'opera e nacque il "Bar Sport", che aveva
la licenza acquisita da Turò d'Campané (Ottorino Carioli), suo
fratello, che aveva aperto il primo Bar Sport nell'immediato dopoguerra, di
fronte all'Arena Unità in Corso Matteotti.
Allegro fu chiamato a fare il cameriere. Ma per il suo caratterino non
riusciva ad avere buone relazioni con vari avventori, tanto che cacciava via
quelli che gli erano antipatici. Così dopo due anni si stancò di quel
lavoro e preferì andare a lavorare come cameriere al ristorante 'Stella'
di Gigiò e Merendi, costruito nell'immediato dopoguerra, e che era proprio
a fianco del bar Sport.
|
VOGLIA
DI NUOVE SFIDE DA UN HOTEL ALL'ALTRO
La voglia di emergere e imparare sempre qualcosa di più lo portarono a
tentare un primo salto.
Un giorno andò a Ravenna e si presentò al Jolly Hotel, il più grande e
famoso in città, che era di proprietà dei conti Marzotto.
Allegro
all'Hotel Jolly di Ravenna 1956
Appena entrato chiese 'c’è il padrone?' Era direttrice una donnina
che, stupefatta gli venne incontro e gli chiese cosa pretendesse, con quel
tono. "Voglio lavorare qui perché vorrei imparare. Ho fatto il
cameriere in un’osteria vorrei imparare qualcosa di più". Dopo
qualche giorno fu assunto e, sei mesi dopo, diventò portiere dell’Hotel.
Intanto la direttrice era stata sostituita da un direttore nuovo, che aveva
una moglie attraente. E Allegro era un bel giovanotto: fatto sta che il
direttore a torto o a ragione si era ingelosito di Allegro e tendeva a
creargli difficoltà con dispetti, offese...
|
L'Hotel Jolly era
frequentato da persone ricche e famose. Un giorno arrivò il conte Marzotto
in persona. Per portare la colazione al conte fu incaricato Allegro, ma
mentre serviva arrivò il direttore che iniziò a redarguirlo, accusandolo di
non aver servito bene il conte. Allora Allegro di fronte a tutti i clienti,
e al Marzotto stesso, rovesciò la scodella col caffe-latte sulla testa del
direttore, tra gli applausi e le risa di un gruppo di clienti americani
presenti.
|
Licenziatosi, andò a lavorare all'Albergo Cappello. Poi conobbe
una certa Teodora che aveva vigneti a Bertinoro e un ristorante di fronte al
tribunale: fu lì che incontrò e si fotografò con Fausto Coppi e Gino
Bartali. |
Nella
foto, da sinistra Fausto Coppi e Gino Bartali |
Tentò
allora una breve esperienza al Grand Hotel 'Fasano' sul Lago di Garda, dove
rimase per due stagioni. Anche qui lui e tutti i camerieri erano trattati in
modo rude dal direttore. Insofferente a ogni forma di prevaricazione Allegro
un giorno organizzò una vera insubordinazione spettacolare tra i camerieri.
Ogni mattina questi venivano schierati sotto l'osservazione diretta del
direttore in fila lungo la balconata che dava sul lago, davanti ai clienti,
in attesa dell'ordine di avviare il servizio. Quando il direttore soffiò
nel fischietto, tutti i camerieri, invece di avviarsi ai tavoli, si
gettarono indietro cadendo nell'acqua del lago. Non fu licenziato, ma finita
la seconda stagione tornò a casa per restare un po' con la famiglia, e poi
una nuova avventura in Svizzera Hotel Tre Stelle di Zurigo:
Neues Schloss Hotel.
"Un
signore uguale Gary Cooper (era il proprietario) – ricorda Allegro
– mi fece un primo colloquio" "Cosa vuol fare?"
"Tutto: lavare i piatti, il portiere, portare le valige, pulire parquet…
e soldi dalle mance."
Allegro a
Zurigo nel 1958
Per
migliorare la sua professionalità
frequentò un corso per cuochi
Poi
si iscrive a una società di ginnastica e si mette in evidenza alle
parallele e agli anelli, riuscendo a partecipare ai giochi nazionali
di Svizzera.
Allegro alla
reception
del
Neues Schloss Hotel di
Zurigo
Inizio
anni '60. Allegro in vacanza ad
Alfonsine di ritorno dalla Svizzera, ritrova i vecchi amici. I tromboni
della foto erano della vecchia banda municipale, conservati nei
magazzini del comune di Alfonsine. Li aveva
procurati Mario Argelli.
Allegro
Randi al centro,
abbassato. In alto, appoggiati alla recinzione delle scuole di Corso
Matteotti, da sinistra Mario Argelli, Fausto Guerra e
Domenico Burchi.
|
Fu
assunto subito e la mattina successiva era già al lavoro. Il
proprietario gli presentò la famiglia: la moglie due figlie e due
ragazzi. La figlia più grande si chiamava Maja, aveva 14 anni circa e
lui ne aveva 22. Fu poi messo subito al lavoro. Allegro fece fatica a
capire la lingua: una specie di dialetto svizzero-tedesco. Allegro
puliva ogni giorno una camera a fondo: ma non gli veniva perfetta.
Usavano un metodo primitivo con una paglietta sotto i piedi e con
quella sfregavano il parquet, facendo un'enorme polverone e anche
fatica. Poi davano sopra la cera. Un rappresentante della ditta
Shutter - una marca mondiale per trattamento e pulizia dei pavimenti
in legno e del lucido da scarpe – che veniva periodicamente
all'Hotel per vendere i suoi prodotti, propose una novità: una
lucidatrice, che però non riusciva a pulire il nero rimasto nelle
incisioni, nei buchetti fatti sul parquet. E la cera doveva essere
data a mano. La cera che si usava era troppo dura. Allegro
inventò un attrezzo usando uno scalda-acqua con resistenza elettrica
che modificò, applicandovi un contenitore con rubinetto con cui
trattava la cera rendendola morbida, e abbinata alla lucidatrice
riusciva a lucidare e a dare la cera contemporaneamente. Ma non era
ancora soddisfatto di come veniva pulito il legno del parquet. Allora
si ricordò di quando faceva casse da morto presso un falegname nel
'Borghetto' di Alfonsine: c'era una polvere speciale per sbiancare e
pulire il legno, bastava stenderla per una notte. Si informò e
riuscì a procurarsi quella sostanza e senza dire nulla a nessuno una
notte fece la prova spandendo la polvere nel parquet. Il giorno dopo
con la macchina pulitrice e lucidante ripassò tutto: era perfetto
come mai si era visto prima.
La
pulizia delle scarpe dei clienti poste fuori dalla porta veniva fatta alle quattro di
ogni mattina Allegro doveva pulire dando il lucido. Era un lavoro lungo ed
estenuante, così inventò una tecnica nuova: utilizzando una
bottiglia col collo largo con dentro un lucido di cera liquida e con un
tampone all'imboccatura, riusciva a lucidare e pulire le scarpe dei
clienti in modo più rapido ed efficace.
I
proprietari rimasero stupiti ed entusiasti, e acquistarono due
lucidatrici. Quando il rappresentante della
ditta Sutter tornò chiese ad
Allegro come avesse fatto a pulire così bene sia il parquet che le scarpe
Ma lui non glielo disse.
La sua intraprendenza e la capacità di far funzionare al meglio i
lavori, gli fecero meritare la promozione a direttore del
personale.
Intanto
Maja, la più grande delle figlie dei proprietari, si stava
innamorando di Allegro, gli portava le sigarette e, dopo alcuni anni
lui la portava a mangiar la pizza fuori, avviarono un flirt
tipicamente adolescenziale, ma Allegro dice: 'fui sempre
corretto,... solo qualche bacio!'.
Dopo un
po' anche la famiglia si accorse di ciò. Maja fu mandata a lavorare
in un altro hotel in Germania, per imparare il mestiere e come si
usava da quelle parti, mai in famiglia.
Allegro
ebbe poi una relazione con una delle cameriere una spagnola di nome
Mercedes.
Dopo due anni fece arrivare in Svizzera anche la moglie Lina Tardozzi
(baiulina).
Si
era alla fine degli anni '50 e la moglie fu sistemata a lavorare in cucina,
dove rimase alcuni anni.
Ma non fu possibile per le leggi svizzere far venire con loro il figlioletto
Maurizio, che fu gestito dalla sorella della mamma.
Anno
1960
Da
destra:
Carlino Filippi, sua moglie Ventiglia Carioli, Giancarlo,
Rossana moglie di Nino Minzolini, Catia Randi, sorella di
Allegro.
Il
bambino in prima fila, con maglietta a strisce, è Maurizio Randi il
primogenito di Allegro.
|
Quando fu un po' più
grande trovarono una scappatoia e lo iscrissero a Lugano, in un collegio dei preti.
Poi dopo pochi anni anche Maurizio poté andare ad abitare con loro.
Ma l'ambiente dell'Hotel aveva messo Allegro in situazioni difficili da
gestire. E tutto esplose...
La moglie, che era rimasta incinta per la seconda volta,
(era il 1959), era gelosa e non sopportava la nuova relazione di Allegro con una delle
cameriere, una spagnola di nome Mercedes, e fece una scenata.
Il
padrone dell'Hotel lo avvisò che le cose non andavano bene in quel modo e
che avrebbe licenziato la cameriera Mercedes e che anche la moglie di
Allegro, Lina, sarebbe stata trasferita a lavorare in un altro Hotel sempre
in Svizzera. Così fu.
Annalora
Randi
I
figli avuti con la prima moglie Lina Tardozzi (baiulina): Maurizio (morto
in Svizzera a 24 anni di leucemia)
e Annalora
Lina rimase lì a lavorare fino all'età della
pensione, si comprò un appartamento e solo più tardi tornò in Italia, ad
Alfonsine.
Il figlio Maurizio
morirà a 24 anni, nel 1977 per leucemia,
e l'altra figlia Annalora è rimasta per sempre in Svizzera.
Intanto
dopo due anni, un giorno tornò a casa Maja con un figlio, ma senza il padre,
che non l'aveva riconosciuto. Allegro avviò una relazione con Maja, cosa
che stavolta era tollerata dal padre di lei. Ma la cosa non poteva reggere,
soprattutto per problemi legali, visto che lui non era divorziato.
In conclusione
Allegro si licenziò e per il bene per tutti se
ne andò via.
La ragazza spagnola Mercedes intanto lo
aveva contattato: così Allegro andò
in Spagna, a Barcellona, pronto a una nuova avventura. Ma quella storia
finì dopo appena due mesi. Era il 1967.
(NOTA:
Qualche
anno dopo, quando ormai Allegro sarà andato a lavorare in Francia per un ricco
imprenditore, conosciuto all'Hotel svizzero, capitò che il proprietario
dell'Hotel, padre di Maja, li venisse a trovare con la scusa di vedere il
suo vecchio amico cliente. In realtà voleva parlare con Allegro. Si sentiva
vecchio e stanco ed era lì per offrire la gestione dell'Hotel e anche la
possibilità di convivere con la figlia Maja. Ma Allegro non volle cogliere
quell'opportunità.)
|
ERA
IL 1967
A
quel punto Allegro, solo e senza lavoro, pensò di andare in Francia e contattò un amico, conosciuto in Svizzera anni prima: un cliente abituale dell'Hotel,
di cui aveva
conosciuto anche le sue due bambine, e che gli aveva detto, dopo che si era
trasferito in Francia, che se un giorno fosse andato a trovarlo, gli avrebbe
fatto piacere.
Si trattava di un ricco miliardario ebreo Mr. Ernesto Deutsch, un industriale
che viveva in Argentina dove aveva cinque fabbriche di tessuti, e che
produceva e commerciava anche per il famoso gruppo Marzotto. All'epoca in
cui si erano conosciuti all'Hotel di Zurigo il signor Ernesto
Deutsche e la moglie Lisa Wedra avevano due
figlie, due bambine Claudia e Viviana, e un maschio Federico: ogni anno rimanevano per tre mesi e
poi ritornavano in Argentina. In estate tornavano e andavano fare le
vacanze al Lido di Venezia. Dopo vari anni poi decisero di stabilirsi a
Parigi e lì acquistarono una grande villa, "Villa Lisa", con parco in un sobborgo di
Parigi, a Marne la Cochette: una villa ristrutturata con marmi, piscina
riscaldata. Il signor Deutsch,
già nel 1963, aveva anche invitato Allegro a trasferirsi lì
da loro, ma Allegro era rimasto altri tre anni nell'Hotel di Zurigo.
Così,
quando nel 1967 fu chiusa la storia con Mercedes e la Spagna, Allegro si ricordò dell'invito
fattogli anni prima e incontrò il signor Deutsch, che lo andò a prendere
all'areoporto con una Roll Royce. Questi gli propose l'incaricò di fargli da prestanome per
vari conti correnti, soprattutto per la facilità di andare in Svizzera,
dato che Allegro aveva il passaporto svizzero. Insomma Allegro portava borse
di milioni di franchi dalla Francia alla Svizzera, dove li depositava in un
conto segreto. Così Allegro abitò in Francia vicino a Versaille.
Faceva anche da autista e accompagnava al ristorante, frequentava anche
tutte le persone ricche che il Deutsch frequentava ed era ben apprezzato tanto
che riceveva spesso laute mance.
|
Quando
il
miliardario tornava in Argentina, Allegro aveva deleghe di
pieni poteri a nome suo e della moglie. Come un vero maggiordomo si occupava
dei figli, della casa e dei fidi bancari. Aveva dependance, taxi privati,
andava a mangiare con la moglie di lui.
Ecco
alcune lettere di autorizzazioni e di referenze intestate ad Allegro dal sig.
Ernesto Juan Deutsch e dalla moglie Liza Werda.
|
|
|
Lettera di
Referenze per Allegro |
Autorizzazione
all'uso della Roll Royce |
Lettera di
affidamento dei figli di Ernesto e Lisa Deutsch ad Allegro Randi |
Un giorno che il signor
Deutsch era
tornato andarono in vacanza al Lido di Venezia. Qui, a causa di un colpo di sole e
di una pressione troppo alta, ebbe un ictus cerebrale e morì. Così,
quando la moglie e i figlie decisero di tornare definitivamente in Argentina,
Allegro rimase di nuovo senza un lavoro.
1970: INIZIA LA DOLCE VITA
Intanto incapace di fare
il disoccupato di lusso Allegro, mentre passeggiava davanti all'Hotel Ritz
venne a sapere
da alcuni amici taxisti che la nota principessa italiana Doria (.ndr:
non si sa chi fosse esattamente)
era al Cap
d'Antibes Beach Hotel, a Cannes, uno dei più famosi di Francia, e cercava un autista.
Lui dopo una telefonata alla principessa fu invitato a presentarsi all'Hotel dove risiedeva.
Prese la sua valigetta e andò all'aeroporto e partì per Cannes.
Arrivato
richiamò la principessa che gli disse "Ti ho riservato una camera in
Hotel e un posto al ristorante, non andare alla mensa degli autisti, chiamami
domattina alle 8".
Quando alla mattina la chiamò lei lo incaricò solo di far
girare le sue auto, tenerle ben controllate e regolate.
"Così ebbi a disposizione - dice Allegro - tutte le auto della principessa,
compresa una Roll Royce. Mi aveva detto di tenerle pulite e in funzione e di andare in giro dove pareva a me e
così feci per circa due mesi senza vederla. Così io andavo in giro in Roll
Royce e facevo il play boy tra Cannes e Nizza. Finalmente un giorno mi chiamò
per andarla a prendere all'Hotel. Io aspettai davanti all'Hotel con l'auto. Ero in camica color
kaki e una giacca alla militare con le spalline, tutto bello e abbronzato.
Arrivò il direttore che mi chiese cosa facessi lì. Risposi che aspettavo la
principessa e lui scandalizzato mi disse 'ma non si va a vestire con
l'uniforme da autista?' 'Ma non sono
mica nudo - risposi. Io non metto né uniforme né il cappello'. Lui mi disse
che, conoscendo la principessa, sarei stato licenziato. Io risposi che non
l'avevo mai vista né conosciuta e comunque mi ero fatto tre mesi di vacanza
pagati...
Intanto arrivò lei,
con tutto il personale dietro: una bellissima bionda, le avrò
dato una quarantina d'anni, ma forse ne aveva di più... Vestita in bianco con
turbante salì sull'auto e mi disse "Buongiorno, allora tu sei Franco. Va
bene anche se non hai l'uniforme, devo andare a Mentone, quando saremo arrivati dove devo andare, restiamo
solo una mezz'oretta. Ci sono tante persone ricche, che saranno curiose e
chiederanno chi sei. Tu di che sei italiano e che sei un immobiliarista, così è tutto a posto"
Un giorno
la portò a mangiar la pizza, un altra volta a una spiaggia con le grotte.
Ritornati
all'Hotel a Cannes per altri sei mesi non la rivide più.
Poi
un giorno la principessa gli disse 'vai in areoporto, deve
arrivare un ricco finanziere, mio compagno, da New York. Si chiama Albert Kleban.' 'Ma come
farà a riconoscermi?' 'Non ti preoccupare'. Allegro andò in pantaloncini
corti e maglietta all'areoporto. Quando arrivò l'aereo e poi la gente di
seguito si sentì
chiamare forte tra la folla: Francoòòòòò". Un signore alto e
magro... Da quel momento viaggiarono sempre insieme. Andarono tutti e tre al Ritz Hotel
a Place Vendôme di Parigi,
dove alloggiarono per alcuni mesi nella più bella suite, dove aveva
alloggiato lo Scià di Persia. Mr. Kleban voleva comperare un castello e girarono tra
i più ricchi luoghi della Francia, e con le persone più ricche e in vista.
Alla fine
però il ricco americano e
la bella principessa decisero di andare a New York.
Volevano portare anche Allegro, perché con lui si trovavano bene, piaceva il
suo modo di sbrigare le faccende, il suo sorriso, ecc..., ma lui non ci volle andare.
Allegro
intanto seguiva anche la crescita della figlia Annalora, che era rimasta
in Svizzera con la madre, dopo il divorzio.
Nella
foto qui sopra Annalora e Allegro.
|
"Certo che la
fortuna mi arrivava addosso da tutte le parti,
però io sapevo afferrarla."
UNA NUOVA AVVENTURA
CON JOHNNY HALLYDAY,
FAMOSO CANTANTE ROCK FRANCESE
|
A
metà degli anni '70, rimasto a piedi e
senza un lavoro, Allegro si prese una pausa per riposarsi. Si sistemò in un
hotel modesto e andò gironzolando per Parigi. Mentre si trovava al bar
"Romà", a bersi una birra, vicino all'Olimpia di Parigi, gli arrivò una pacca
sulla schiena.
Era Johnny Hallyday: cosa
fai qui, Francò? gli chiese. Francò era il soprannome con cui era stato
sempre chiamato durante le sua varie occupazioni all'estero. Hallyday l'aveva conosciuto all'Hotel in Svizzera,
dove c'era una 'Congres House', dove venivano
vari cantanti a
fare delle serate, ed era stato attratto da quell'italiano capace di prendere
decisioni rapide e che trasmetteva sempre sicurezza. "Gli
spiegai la mia storia degli ultimi anni - ci racconta Allegro - e lui
mi fa: vieni a lavorare con me, mi segui, ti occupi di me.
Così
lo prese su e lo portò a casa sua in un appartamento di 500 metri
quadri dove gli presentò la moglie Silvie Vartan, che fu d'accordo
nell'assumerlo come accompagnatore e guardia del corpo.
|
Johnny
Hallyday e Silvie Vartan
|
Allegro
(Francò) Randi e una modella parigina
|
Allegro diventò assistente e guardia del corpo, e anche
interprete di spagnolo, italiano e tedesco, del famoso
cantante francese Johnny Hallyday, oltre che accompagnatore del figlioletto
Davide. Francò (Allegro) aveva a disposizione Roll Royce, Ferrari,
Austin e, oltre che in tourné, andava anche in vacanza con loro. I giornalisti e i paparazzi erano sempre
intorno a Johnny, e Allegro aveva il compito di cacciarli e di buttare via le macchine
fotografiche. Un sodalizio che continuò per quasi cinque anni e che determinò un'amicizia
sincera anche con l'allora compagna del cantante, la diva già affermata e
cantante lei stessa Sylvie Vartan.
|
Johnny
Hallyday al bar
Allegro
1973 |
Allegro, chiamato Francò da quelli del suo
staff e dai rotocalchi francesi, divenne lui stesso un divo in quanto
provvedeva a portarlo sul palco, dal camerino di scena, a rianimarlo e a
metterlo in piedi per lo spettacolo. Erano infatti frequenti le crisi di
Johnny, anche prima di salire sul palco, a causa di sbronze colossali. Così
capitava che il pubblico dimostrasse gradimento anche per queste operazioni
preliminari, ed applaudiva senza interruzione anche Allegro-Francò.
"Una
volta capitò anche che per un defilè in casa di Johnny Hallyday ma non venne
l'indossatore e allora lo feci io - ride Allegro, raccontandoci questo
episodio - Uscì su Vogue, l'uomo senza sorriso mi chiamarono...".
Halliday
e Allegro
|
|
Tre
foto di Francò (Allegro) in rotocalchi francesi che danno la
notizia di un 'incidente' capitato a Johnny "... sostenuto dal
suo manager Franco, Johnny abbandona il palco.".
Allegro, detto Franco dai francesi, è sempre quello con la maglietta
bianca.
|
|
|
Johnny
Hallyday era oppresso continuamente da ricatti ed intimidazioni
criminali, tanto che per un certo periodo fu protetto sotto scorta
anche dalla polizia. Allegro svolgeva anche come poteva il ruolo di
guardia del corpo, ma certo non era armato. Qui li vediamo entrambi
nella foto che fu messa in prima pagina di "France Dimanche"
un famoso giornale formato 'magazine' francese. |
|
Da
sinistra Allegro, Silvie Vartan e Johnny Halliday e il figlio Davide,
il biondino più piccolo, con due amichetti, figli di altri due cantanti famosi, Santal
Goya e Jaque Debeu
|
Un
giorno Johnny gli chiese di portare in vacanza per un mese in montagna
d'estate Silvie, il figlio, la mamma e i figli di altri due cantanti famosi, Santal
Goya e Jaque Debeu.
|
Allegro,
la mamma di Sylvie Vartan, poi bambina figlia di Santal Goya e Jaque Debeu due noti cantanti; quello dopo la
bambina, figlio di un amico di famiglia, il maschietto biondo è Davide, figlio di Johnny e
Silvie. |
|
La
mamma di Sylvie Vartan, Allegro, e il figlio di un amico di famiglia.
Sotto Davide,
il figlio di Johnny Halliday e di Silvie Vartan, poi la figlia di
Santal
Goya e Jaque Debeu, due noti cantanti. |
|
Allegro
e Silvie Vartan col figlio Davide, il penultimo a destra e gli altri due
figli dei
cantanti amici. |
|
Alla fine della sua tourné arrivò anche Johnny Halliday, per tre giorni, poi al
ritorno lui prese la Roll Royce e gli altri il treno.
Ma all'ultimo momento
Johnny corre verso il treno e chiede a Allegro di scendere e gli dà le chiavi
per tornare con la Roll mentre Johnny sale sul treno.
Un
segno del destino... |
|
Allegro
Randi in alto a sinistra con Johnny Halliday, in piena campagna. Qui
Allegro aprì il baule della Roll, attrezzato per cucinare, e preparò
una spaghettata alla "puttanesca". |
Lungo l'autostrada del sud si
trovò a fiancheggiare un'auto con una signora a
bordo e una ragazzina che lo salutarono. Quando dopo vari chilometri Allegro
si fermò a un distributore, anche la signora dell'auto che l'aveva fin lì
seguito deviò anche lei al distributore. Così gentilmente si presentarono:
"Mi chiamo Jaqueline e questa è la mia commessa Sonia".
Si
fermarono a bere qualcosa al bar poi la signora disse alla ragazzina di salire
con lui, che lei l'avrebbe seguita fino a Parigi. Arrivati a Parigi Allegro
accompagno la ragazzina Sonia a casa sua. Lei chiese di fermarsi un po' prima
perché se l'avessero vista i famigliari avrebbe avuto dei problemi. Così Allegro si fece dare l'indirizzo e la promessa di potersi reincontrare. Durante
un'escursione a Milano in cui accompagnò Silvie Vartan per uno spettacolo,
inviò a Sonia una cartolina, e al ritorno la incontrò. Iniziarono a
frequentarsi, ma Allegro che la credeva una di almeno 20 anni, scoprì che ne
aveva 17, al che si spaventò, ma ormai erano innamorati l'uno dell'altra e
lasciarono passare ancora un po' di tempo, poi la ragazza disse che era il
momento di presentarlo a suoi. La famiglia di Sonia erano ebrei tunisini. Lo
accolsero gentilmente e il padre disse che la figlia era ormai maggiorenne e
avrebbe deciso lei come fare. Gli espresse la sua fiducia e Allegro disse che
lui faceva sul serio. Sonia lavorava come commessa e faceva con la sua padrona
le fiere dove vendeva torrone e pralinette, articoli vari di cioccolata, con
mandorle e noccioline inzuccherate e così via. Allegro pur continuando a
lavorare con Johnny seguiva la ragazza nelle fiere, dove arrivava addirittura
in Roll Royce. Allegro vide che quel lavoro rendeva bene, ma bisognava
imparare a creare i prodotti da vendere.
Per fare ciò decise di terminare il
suo impegno con Johnny.
Allegro,
che aveva avuto per cinque anni a disposizione per i suoi spostamenti tutte
auto fuoriserie, che utilizzava anche nei servizi per la famiglia di Johnny,
ora girovagava,
seppure con mezzi pubblici, sempre per i locali vip della città, dove aveva
ancora tante amicizie e conoscenze altolocate.
UN'ALTRA
BOTTA DI CULO (1979)
Un nobile magnate
svizzero, figlio di un conte brasiliano, una sera, saputo che lui era a spasso, conoscendolo
come l'ex-manager e cuoco italiano di Johnny, cosa che gli aveva creato una
fama internazionale, gli
propose di assumere l'incarico di direttore di un locale che intendeva aprire
a Parigi. Si trattava di un
ristorante enorme con discoteque sopra. Allegro, che aveva passato gran parte della sua vita in ambito di
ristoranti ed alberghi di alto livello, accettò senza esitare, dietro compensi molto
lusinghieri.
Allegro
all'inaugurazione del ristorante con discoteca si chiamò "Brasil
Tropical" |
Il Ristorante con discoteca
si chiamò "Brasil Tropical", ed era nel blocco del celebre
grattacielo "Tour
Montparnasse". Esiste ancora oggi.
Allegro si mise al lavoro, predisponendo il personale necessario alla gestione. Quando fu pronto, lo
comunicò al suo padrone, in Svizzera: "fra tre giorni si parte con
la serata di inaugurazione".
|
|
L'inaugurazione del prestigioso
locale passò alla storia come uno dei più riusciti per la presenza di molti
dei più famosi attori e attrici dell'epoca: Sofia Loren, Gilbèrt Becaud,
Alain Delon, Jean Paul Belmondo, ed
altre celebrità. Allegro-Franco aveva carta bianca, sia come direttore del
ristorante che della discoteca. Così ne approfittò per invitare tutte le amicizie
e ogni sera era tutto al completo. Un successo! Andò sui giornali con interviste
ecc.. Una famosa cantante amica di Silvie Vartan intervistata, alla domanda 'qual è il ricordo più bello?'
disse la pasta fresca di Franco assaggiata a casa di Silvie, così i giornalisti parlavano di lui, di
lasagne e tagliatelle. Divenne
famoso e per due anni portò
avanti il suo lavoro, andando sulle prime pagine dei giornali con l'indicazione di
" Franco, ex manager e cuoco italiano di Johnny Hallyday". Poi si
stancò anche di quel lavoro, soprattutto per dissapori col proprietario, e si licenziò. |
Nel
frattempo continuava la relazione con la fidanzata Sonia. Avevano preso un
appartamento e vivevano assieme. Ma ora doveva di nuovo inventarsi qualcosa da
fare. E così decise di seguirla nel suo lavoro.
|
Comprò
un'auto d'occasione e seguì la commessa Sonia nelle varie fiere in giro
per la Francia. Imparò a produrre le cosiddette 'pralinette' e si
misero in proprio. Ancora una volta ebbe successo, perché Allegro
faceva quelle prelibatezze meglio di tutti gli altri.
|
Allegro
e Sonia a una delle tante fiere di Francia
|
|
|
...
E ALLEGRO
SPOSò SONIA
|
Scambio
degli anelli |
|
In
quegli anni Allegro e Sonia si sposarono e lei rimase incinta.
Sonia
era una bellissima ragazza e sapeva fare il suo mestiere. Ma quando
rimase incinta, Allegro si trovò da solo a fare le fiere, e, senza di
lei al fianco, si trovò in difficoltà. Nacque
poi la prima figlia Samanta (1980).
In
quel tempo si recavano a fare i mercati in montagna nel Massiccio
Centrale di Francia, a La Bourboule, famosa stazione termale e
turistica, dove andavano anche i bambini
per curare l'asma.
Lì c'era un negozio che vendeva polli arrosto,
macelleria varia, patatine fritte. Allegro andava a fare acquisti e
conobbe la proprietaria. Il negozio faceva affari d'oro e Allegro
propose di comprarlo. Al che la padrona, che non vedeva l'ora, disse di
sì.
Con un prestito bancario fece l'acquisto e per cinque mesi all'anno
faceva la stagione. Poi riprendeva con l'altra attività in giro per le
fiere.
|
|
Il
matrimonio di Allegro e Sonia |
Festa del matrimonio
|
Cinque mesi all'anno
faceva la stagione TURISTICA
Poi riprendeva con l'altra attività, in giro per le
fiere.
Allegro
a sinistra e il suo negozio di polli arrosto e patate fritte
fresche |
In
azione nella cucina del negozio |
Allegro
nell'attività di cuoco, nella cucina del negozio |
In
paese, a La Bourboule, acquistò un appartamento al secondo piano di questo storico
palazzo,. |
|
Quel
negozio lo impegnò in maniera spropositata, le vendite erano
enormi, 500 polli al giorno, la gente faceva la coda fino a metà
della strada.
la
moglie (nella foto a sinistra) stava alla cassa.
Allegro sudò sette camicie: non faceva macelleria
ma piatti cucinati, pasticceria, salumi... |
|
Condusse
quest'attività
per diciotto anni
di seguito, dopo avere comprato anche un bellissimo appartamento
in paese. |
Dismessa
l'attività in giro per le fiere, visto che il negozio di La
Bourboule andava a gonfie vele, decise di buttarsi su
un'altra idea che, fin da quando era stato in Svizzera, aveva sempre
tenuto a covare nel cassetto: produrre della pasta fresca.
QUEST'ATTIVITà LO
PORTò A
LAVORARE CON 'carrefour'
('Carrefour' è il secondo più grande gruppo di supermercati, nel
mondo in termini di reddito e vendite, il primo in Europa)
|
Allegro dentro il
super-mercato |
Quando
Allegro girava la Francia per vendere nelle fiere le sue 'pralinette',
chiedeva in giro, nei grandi magazzini e supermercati, se vendessero
pasta fresca. Verificò così che la pasta fresca non si trovava.
Allora
decise di proporsi come italiano dell'Emilia-Romagna, anzi di Bologna - che era
nota anche in Francia come luogo dove di mangiava bene -, capace di fare
la pasta fresca all'italiana. |
Il direttore di uno dei supermercati del Gruppo Carrefour accettò l'idea: una bancarella,
una macchina e una presenza dentro il super-mercato, e una percentuale sui
guadagni dalle vendite. In breve tempo Allegro si organizzò acquistando dall'Italia
una macchina per far la pasta fresca, costruendosi anche un tavolo per il
lavoro e uno per la messa in vendita. La cosa ebbe un certo successo
anche se a rivedersi in quel ruolo gli scappa da ridere.
Un
giorno un italiano che passava da lì che faceva animazioni in vari negozi per
la vendita di prosciutto, e formaggi vari gli propose di abbinarsi a lui.
Così Allegro accettò e iniziò a presentare la sua pasta nella catena dei
supermercati Carrefure. Poi le cose andavano bene e così si staccò dagli
altri soci e si mise ad andare in giro da solo a negoziare coi vari direttori
dei supermercati.
Un giorno il capo
reparto dei prodotti freschi del più importante centro Carrefure di Parigi chiamò
Allegro-Franco e gli chiese se faceva l'animatore per
la vendita di prosciutto cotto, dato che gli era venuto a mancare un addetto.
Al mattino Allegro si presentò e riuscì a far vendere quasi tutto.
Nello
stesso giorno arrivò il Direttore Responsabile che era il terrore del personale. Alla mattina
faceva un giro per vedere
se era tutto in ordine e tutti tremavano. Quando il direttore osservò
polemicamente che il banco del prosciutto cotto era vuoto e se si
trattasse di un'animazione italiana o francesce
(perché c'era anche la pasta di Allegro in vendita, lì vicino), Allegro usci
fuori, si tolse il grembiule
e glielo buttò in faccia. Sujat, questo era il nome di quel direttore, se ne andò imprecando. Alla sera
però ritornò, "hai
venduto tutto? - chiese - Sì, certo! - È buono allora! me lo fai
assaggiare? - Certo!" Alla fine il direttore tutte le mattine andava a
parlare con lui, era diventato un amico.
Iniziò
pure a proporre formaggio italiano, il noto parmigiano-reggiano e iniziò a
importare dall'Italia la pasta: ravioli, tortellini, passatelli che arrivavano
impacchettati sotto azoto che si conservavano fuori frigor anche per tre mesi.
Questa fu la sua fortuna. Faceva venire la pasta dall'Italia direttamente nei
Carrefour per tonnellate... e duravano tre mesi!
Ancora una volta Allegro si era imposto come un personaggio
vincente. Arrivò a fatturare 150.000 franchi ogni due settimane, sui guadagni
manteneva una percentuale per sé del 70%. Tramite uno di Reggio-Emilia di
nome Bertoni, acquistava lotti di parmigiano da produttori che decidevano di
chiudere perché i figli non volevano continuare.
I Centri Commerciali 'Carrefure' pagavano a fine
mese le fatture di acquisto, e l'invenduto veniva ricaricato nel mese
successivo, magari in un altro negozio della catena. Tenendo conto che poi
Allegro faceva i pagamenti in Italia a 90 giorni, si trovava a procedere con
una tesoreria in capitale anche di 900.000 franchi. A volte venivano i direttori
responsabile a dare una controllata, oppure a chiedere se Allegro era
disponibile a fare un'animazione di vendita in un altro centro, e così via.
La
Bourboule, nel Massiccio Centrale francese |
Così Allegro lavorava per cinque mesi a la Bourboule, nel Massiccio Centrale,
al negozio di polli e patatine fritte, e poi finita
la stagione, negli altri mesi si dedicava alle animazioni nei Carrefur.
Quando poi dopo diciotto anni si stancò, vendette tutto e si dedicò
solo ai Carrefour.
|
La
vita famigliare trascorreva e, dopo Samanta (1980), Sonia e
Allegro ebbero un figlio Johnatan
(1986).
Ma poi iniziarono i dissapori...
e
nel 1998 venne il divorzio.
|
A
un certo punto i vari direttori dei centri Carrefour decisero di fare
direttamente loro la pasta fresca.
Allegro decide così di collaborare a far venire macchianari più adatti
a creare i laboratori. Mise a confronto macchine francesi con quelle
importate da lui dall'Italia per fare i gnocchi e le tagliatelle. Quelle
italiane riuscivano nell'impresa, quelle francesi no. I rappresentanti
di un'importante fabbrica italiana si precipitarono a proporre le loro
macchine, ma Allegro si riservò di esserne lui il riparatore. |
Nei
centri commerciali 'Carrefour', dove Allegro insegnava
come produrre pasta fresca: tagliatelle, lasagne e pizza |
Attivò
due laboratori in due centri commerciali Carrefour, dove lui insegnava
come produrre. Era tutto spesato, con un guadagno netto di 40.000
franchi al mese. Prese al lavoro anche un operaio. I prodotti fatti in
loco venivano messi in frigo. Allegro faceva ancora le animazioni ma
solo per far vedere come si produceva la pasta fresca.
Oltre ai gnocchi, e tagliatelle avviò anche la produzione delle lasagne
cotte al ragù. I laboratori divennero quattro. Le lasagne ebbero
un enorme successo, tanto che il capo direttore Carrefour voleva fare
una fabbrica solo per quelle. |
|
|
Una
cartolina autografa da Johnny Halliday nel 1992
DUE
ANNI DOPO IL DIVORZIO MUORE LA SECONDA MOGLIE
Due
anni dopo il divorzio, la
seconda
moglie Sonia, con cui aveva avuto due figli, morì a 41 anni, nel 2000, dopo
aver avuto altri due figli (non con Allegro): Samuele (1990), Nathanya (2000),
l'ultima appena nata in quello stesso anno. Allegro anche dopo il divorzio si
era sempre preso cura della moglie e dei figli, anche di Samuele che non era
suo, aiutandoli economicamente. Inoltre alla morte della moglie sua figlia Samanta
di vent'anni prese in adozione la nuova ultima nata di sei mesi Nathania e
Allegro l'aiutò sempre in questo compito. Intanto
continuò a lavorare nei Carrefour fino al 2002.
La tomba della sig. Sonia Sion Randi
Nathania
Nathania
Nathania
Nathania 2016
Nathania 2017 |
Allegro con Nathania
Samanta Randi (1980) con Nathania (2000), da lei adottata e allevata
dopo la morte della madre.
Nathania
Nathania
Allegro a Zurigo, con la sua prima figlia Annalora e
con Nathania, adottata e allevata dall'altra figlia Samanta. Qui
Nathania è quindicenna (nel 2015)
|
VERSO
UNA NUOVA VITA... IN TAILANDIA
Ma
ormai la Francia non lo prendeva più.
Decise di partire per una vacanza di un mese in Tailandia.
Al
primo impatto rimase stupito per il livello di sviluppo che incontrò nella
città, (lui si aspettava gente che vivesse ancora nelle capanne). Poi il
contatto con tutte le ragazze ragazzine attorno ai vent'anni, alcune che
arrivavano dai villaggi fino in città, spesso già con un bambino avuto anche
solo a sedici anni, che lasciavano alla madre e facevano poi soldi con gli
stranieri. Eppure le si vedeva tranquille e felici. Allegro sentì di trovarsi
in un ambiente pacifico dove la vita scorreva senza troppi problemi e dove
poteva starsene a godersela. Tornato a casa riprese il solito tran tran al
lavoro, ma l'anno successivo tornò nella città di Pattaya, a sud di
Bangkok.
Dopo
aver affittato il solito appartamento di lusso in spiaggia, se ne andò al mattino a camminare lungo
la spiaggia. All'improvviso arrivo un pullman di ragazzine schiamazzanti, che
si misero a correre verso l'acqua e tolte le scarpe vi entravano vestite.
Allegro si voltò stupefatto e vide una signora ben vestita (che pensò fosse
l'accompagnatrice del gruppo) e vicino a lei una ragazza, sedute su un
muretto. Ci fu uno scambio di sorrisi che incoraggiarono Allegro, dopo che si
era allontanato di una cinquantina di metri, a ritornare.
Si presentò, la
ragazzina si nascondeva dietro alla signora la quale invece la spingeva a
stare più vicino a lui. Chiacchierando del più e del meno, gli spiegarono
che erano operaie di una fabbrica di tessuti e abiti a Bangkook, e che
erano venute al mare perché non l'avevano mai visto. Alla sera sarebbero
ritornate a casa. La ragazza non disse una parola, ma sorrideva calma e
gioiosa. "Chiedi se vuole lavorare per me" azzardò Allegro.
"Se il lavoro le piacerà io la pago e se non vorrà più lavorare per me
la porterò alla fabbrica o a casa sua". "Ma non ha nulla con
sé". "Non c'è problema" - disse sicuro Allegro - "Ci penso
io".
Così
quando alla sera il pullman partì, la ragazza rimase con Allegro, mentre
tutte le sue amiche la imploravano di tornare con loro. Da lì inizio a
manifestare una certa angoscia ma Allegro cercò di tranquillizzarla,
portandola per negozi vari a fare shopping, suggerendole anche le cose utili
per lei. La invitò a cena ma lei rispose che non aveva fame.
La condusse
nell'appartamento di lusso che dava sulla spiaggia, e la portò in camera. Lei si sedette sull'angolo del letto
abbastanza in difficoltà. Allegro allora tracciò una riga con un gessetto
sulla coperta che stava sul letto matrimoniale, indicando chiaramente che lei
sarebbe stata da una parte e lui dall'altra. E così fu.
Lei si tranquillizzò
e per una settimana Allegro e Noj vissero come due amici andando in giro a
fare i turisti.
Allegro ebbe sempre massimo rispetto per lei, non pretendendo
mai nulla in cambio. Insomma adottò una specie di tecnica di conquista tipica
dei playboys da spiaggia romagnoli. La cosa ebbe i suoi frutti e pian piano
nacque un'amicizia un po' più intima.
Alla
fine Allegro tornò in Francia dove aveva da curarsi una gamba rimasta ferita
per una recente caduta in motocicletta, ma tranquillizzò Noj, dicendo che
sarebbe tornato e dandole una notevole somma e chiedendole di non andare alla
fabbrica ma di ritornare al suo villaggio dove lui avrebbe provveduto a
inviarle altri soldi. Si fece dare l'indirizzò, e procuratole un taxi la inviò
a Bangkok, e da lì arrivò al suo villaggio.
Intanto
Allegro, arrivato in Francia vendette la sua società a un dirigente della
Carrefour, e poi tramite un amico di Bangkok si fece affittare un
appartamento. Quando arrivò a Pattaya, aveva già comunicato alla ragazza Noj
dove dovevano incontrarsi. E così fu. Allegro comunicò all'amico di
voler comprare un appartamento e di viverci insieme a lei. Il suo amico,
sapute le sue intenzioni, disse "Guarda... è trent'anni che abito qui...
tu hai trovato la perla rara! perché è veramente raro trovare una ragazza
che lavora in fabbrica, che viene da un villaggio e te la porti a
casa!..." !..."
Cinque giorni dopo Allegro comprò un appartamento da 100 metri
quadri, con vista sul mare, a Pattaya, al prezzo di 50.000 euro, (appartamento
che poi cinque anni dopo vendette a 85.000). La fortuna era ancora con lui:
Allegro acquistò subito un altro appartamento sempre nella zona, più moderno
e più rifinito, a 70.000 euro.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
La
ragazza aveva dei terreni di proprietà al suo villaggio. Allegro iniziò a
visitarlo a conoscere i parenti e costruì anche lì una nuova casa, tutta per
lui e la compagna. Così per sette anni fino ad oggi (2016) a vissuto tra
Pattaya e il villaggio. Da notare che l'appartamento di Pattaya ora vale
170.000 euro.
Al
villaggio Allegro ha aiutato fin da subito a sviluppare l'attività agricola della
famiglia di Noj.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Al
villaggio per la raccolta delle banane |
Allegro
con Noj 2015 |
|
|
Allegro
con Noj 2015
|
|
|