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LA BEFANA E IL POTERE MEDIATICO DEL REGIME FASCISTA versione
prima degli anni '30) (versione
anni '30) Era il 6 gennaio 1928, il regime fascista introdusse la festività della Befana fascista, dove venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti. La
filastrocca classica popolare prima recitava: "La befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, FA IL SALUTO ALLA ROMANA, viva viva la befana!!!" Negli Anni Venti tutto il regime fascista aveva distribuito qualche randellata di troppo per pretendere di essere ritenuto tollerante. E il Caso Matteotti, con quel suo Duce che va a sfidare le opposizioni in Parlamento con la protervia dell'impunità garantita dalla forza, sembrava fatto apposta per ricordare che il fascismo nascondeva, sotto il sorriso seducente, i denti di un caimano. Ma verso la fine degli anni ’20 ci fu bisogno di rifarsi un’immagine più accattivante, di avviare quella politica di consenso delle masse che durerà per un altro decennio ancora. E qui il regime ebbe un'intuizione al limite del geniale: sfruttare le debolezze della situazione socio-economica per tirarne fuori una poderosa arma propagandistica. LA BEFANA FASCISTA
Un
nuovo pezzo di cultura nazionalpopolare fu occupato dal Partito Nazional
Fascista: commercianti, industriali e agricoltori vennero sensibilizzati alle
donazioni. La raccolta e la distribuzione dei pacchi fu a cura dei Fasci
Femminili e della Dopolavoro; il luogo preposto alla
felicità dei piccoli
beneficiari la Casa del Fascio. La nuova Età dell'Oro era iniziata, e
benignamente il regime a tutti dava, secondo i bisogni di ciascuno. Con queste
premesse, non poteva che essere un successo epocale: solamente nel 1931, terzo
anno dell'iniziativa, i pacchi raccolti furono oltre un milione.
Caduto
il fascismo, storia finita? Mica
tanto, perché qualcosa resistette alle temperie della Storia. In
fondo Mussolini aveva capito l'importanza di quell'immagine, di quella figura,
per la cultura popolare italiana. Ecco
allora che lo spirito della Befana Fascista, figlia dello stato corporativo
mussoliniano, fu riutilizzata di nuovo nel dopoguerra e si moltiplicò in una
miriade di befane organizzate amorevolmente dalle categorie sociali e
lavorative: la
Befana dei tramvieri, quella dei vigili urbani, quella dei ferrovieri, quella
degli operai. |