Il canale di "Destra
Reno"
E Scól dagl'acqv cièri (per
gli Alfonsinesi più brevemente "e Scol")
a
cura di
Luciano
Lucci
(utilizzando una documentazione di Mario Maginot Mazzotti, con
le varie foto di Valeria Morelli e
suo padre Guido, oltre al libro e le foto di T. Menzani, "Le
bonifiche in Romagna. La realizzazione del Canale in destra di Reno (secc.
XVIII-XX)",
Imola, La Mandragora, 2008, 368 pagine, 35,00 euro.)
Il
canale in destra di Reno è un importante canale di bonifica
della Romagna occidentale.
Deve
il suo nome al fatto che scorre alla destra del fiume Reno,
seguendone il percorso fino al mare Adriatico, mantenendosi
alla distanza di circa 1 km. Buona parte del territorio
scolante nel Canale in destra di Reno ricade in una minima
parte del territorio in comune di Ravenna, cioè quella in
sinistra Lamone (confine idraulico), da Conventello a Savarna
fino a S.Alberto e Mandriole. Il più vasto territorio che
gravita sul Destra Reno è rappresentato dall'intera bassa
Romagna e da una parte della pianura faentina a valle della
via Emilia.
Nasce
dal canale di scolo Zaniolo, nel comune di Conselice.
Scorre
in direzione ovest-est attraversando la parte settentrionale
della provincia di Ravenna. Seguendo un corso quasi sempre
rettilineo, dopo 37 km si getta nel mare Adriatico (in località
Casal Borsetti), sfocia in mare utilizzando un tracciato tutto
artificiale. Prima di essere condotto a mare, il Lamone
sfociava in Reno in località S. Alberto. Oggi (2022) sfocia 3 km a sud del canale.
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Il
canale di Bonifica "Destra Reno"
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Il
fiume Reno scorre su un alveo pensile, quindi non può
raccogliere le acque basse. Il canale artificiale è stato
costruito allo scopo di raccogliere tutte le acque
"basse" della provincia di Ravenna, è quindi il
collettore generale della rete scolante del distretto di
pianura, vale a dire è il canale in cui confluiscono,
direttamente o indirettamente, per essere poi recapitate a
mare, quasi tutte le acque dei cavi di bonifica presenti in un
vasto territorio i cui confini coincidono, in massima parte,
con il Reno a Nord, il Sillaro a Ovest, il Lamone a Est e la
via Emilia a Sud. Si può ragionevolmente affermare che il
Canale in destra di Reno è l'opera artificiale più
importante della Provincia di Ravenna. |
Il
Canale di bonifica in destra di Reno ha una lunghezza
di circa 37 Km e serve un bacino scolante di circa 75.000
ettari.
Ha
origine al confine tra i Comuni di Argenta e Conselice,
allo sbocco del collettore Zaniolo, in corrispondenza del
manufatto denominato "Botte Selice", avente funzioni
di opera di regimazione.
Sfocia
a mare in località Casal Borsetti del Comune di
Ravenna. |
L’asta
del Canale in destra di Reno è formata dai seguenti sei
tratti significativi: |
1°
tratto: dalla Botte Selice all’impianto idrovoro Sabbadina
Lunghezza (km) 1,724
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2°
tratto: dall’impianto idrovoro Sabbadina alla Botte Santerno.
Lunghezza: (km) 6,964. Superficie scolante (ha) fino alla
Botte Santerno: 22.286 |
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3°tratto:
dalla Botte Santerno alla Botte Canale dei Molini. Lunghezza
(km) 5,874
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4°tratto:
dalla Botte Canale dei Mulini alla Botte del Senio. Lunghezza
(km) 4,866. Superficie scolante (ha) dalla Botte Santerno alla
Botte Senio: 23.669,64
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La
pompa qui sopra a sinistra è stata installata per sollevare
l'acqua del Destra Reno e impinguare il Canale dei Mulini a
scopo irriguo per un tratto di alcuni chilometri a monte della
foce in Reno, fino all'abitato di Taglio Corelli e anche oltre. |
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5°tratto:
dalla Botte Senio al Ponte Chiavica. Lunghezza (km) 14,133.
Superficie scolante (ha) 25.761,67
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All’intersezione tra il Canale in destra di Reno e il fiume
Senio, nel
prospetto di valle della botte a sifone, è posizionata un’epigrafe in
marmo dedicata ai costruttori di questa importante opera idraulica
inaugurata nel lontano 1912. Il testo così recita: “I lavoratori della
provincia di Ravenna riuniti in cooperative costruirono negli anni
1908-1912. Ripristinata nell’anno 1955 a cura del Consorzio di Bonifica
B.P.R.” Si tratta della più significativa delle quattro epigrafi
posizionate a monte e a valle della botte: le altre sono dedicate al Genio
Civile di Ravenna, ai Consorzi romagnoli di scolo e al Ministro dei Lavori
Pubblici Ettore Sacchi presente all’inaugurazione.
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6°tratto:
dal Ponte Chiavica alla foce. Lunghezza (km) 3,504. Superficie
scolante (ha) 1.568
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Il Canale in destra di Reno svolge una funzione
insostituibile per il riscatto del territorio della bassa pianura
ravennate da condizioni di scolo che, prima della sua costruzione, erano
assolutamente deficitarie. In quello che è l'attuale comprensorio di
pianura della Romagna Occidentale, erano presenti quattro congregazioni di
scolo: Zaniolo, Fossa di Buonacquisto, Canal Vela e Fosso Vecchio, aventi
sede, rispettivamente, in Imola, Conselice, Lugo e Bagnacavallo.
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LA
STORIA
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Il
progetto del collettore a destra di Reno risale all'abate Antonio Lecchi,
(gesuita, idraulico dell'imperatore d'Austria), che nel 1767 - nell'ambito
di un piano di generale risistemazione idraulica - per la prima volta
ipotizzò la sua realizzazione, al fine di agevolare il deflusso delle
acque verso l'Adriatico.
Oltre due secoli dopo, nel 1974, il lavoro veniva
definitivamente completato.
In
circa duecento anni, quindi, si dipanano le vicende relative alla
costruzione di una grande infrastruttura, che sono prevalentemente
costituite da diverse fasi di dibattito o polemica, in un susseguirsi di
progetti, proposte e varianti.
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Dopo la nascita dello Stato unitario, il Governo
italiano,
nel tentativo di alleviare lo stato di degrado in cui versava
una vasta parte del territorio nazionale, si fece promotore di un
programma di "nuove opere straordinarie stradali e idrauliche da
farsi nel decennio 1881-1890."
Il programma includeva le opere di
costruzione di un nuovo canale in destra del Reno, con la funzione di
convogliare le acque della pianura romagnola tra il Sillaro e il Lamone,
nel bacino del Reno, per recapitarle autonomamente al mare.
Si intendeva
far cessare la condizione di grave deficienza di scolo di tale territorio,
causata dal progressivo innalzamento dell'alveo del Reno, rispetto al
quale erano ormai diventati inefficaci i continui interventi di
adeguamento della rete scolante in gestione alle congregazioni.
In questa
situazione, non vi era altra scelta che sacrificare una determinata
porzione del comprensorio delle congregazioni, destinandola alle
espansioni delle acque che non potevano essere immesse in Reno, cosa che
si verificò nei comprensori delle congregazioni Fosso Vecchio, Canal Vela
e Zaniolo.
La soluzione del problema
era quindi quella già suggerita a
suo tempo dall'abate Lecchi e, in anni successivi, dall'ispettore Spotini,
di costruire un nuovo canale che affrancasse la rete scolante della bassa
ravennate dalle quote del Reno.
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L'opera ebbe una lunga gestazione e una ancor più lunga fase di
realizzazione.
Fin dal 1884 era stata decisa l'escavazione del grande
canale collettore, però i vent'anni seguenti trascorsero invano.
Dopo l'approvazione del progetto di massima, l'opera
venne inclusa tra le bonificazioni di prima categoria di esecuzione
obbligatoria.
Le congregazioni di scolo interessate si attivarono per
ottenere l'affidamento dei lavori in concessione dallo Stato.
Vi fu, però, l'opposizione da parte di
alcune congregazioni di scolo coinvolte. Pertanto, il Ministero dei Lavori
Pubblici, constatata l'impossibilità di affidare in concessione le opere
a causa di tali opposizioni, dispose che fosse il Genio Civile di Ravenna
a redigere il progetto esecutivo.
Nonostante il reiterarsi delle
opposizioni in fase di pubblicazione del progetto esecutivo del Genio
Civile, il Consiglio superiore dei lavori pubblici stabilì che non poteva
essere impedita la costituzione del Consorzio speciale di esecuzione.
Fu
così che, con regio decreto, del
22 marzo
1903, venne istituito, tra le
quattro congregazioni di scolo Zaniolo, Fossa di Buonacquisto, Canal Vela
e Fosso Vecchio, i quattro consorzi di bonifica allora esistenti in provincia di
Ravenna, un unico «Consorzio di esecuzione della bonifica della bassa pianura
ravennate».
Al tempo in cui fu progettata (a cura dei vari ingegneri dei
quattro consorzi di scolo interessati) rappresentò la più grande opera
idraulica di tutto il Ravennate. Il canale avrebbe ricevuto lungo il suo
tragitto le acque basse di un bacino di 62.000 ettari, dei quali 20.000 a
scolo difficoltoso e 13.000 perennemente sommersi. Prima dell'inizio della
costruzione del canale si previde una spesa stimata di 10.204.440 lire
(pari a circa 40 milioni di euro). In base alla “legge Baccarini”, lo
Stato si accollò i tre quinti della spesa; un quinto fu finanziato dai
quattro consorzi di bonifica ravennati e il restante quinto dalla
provincia e dai comuni.
L'opera avrebbe dovuto essere completata in nove
anni, ma in realtà ne occorsero ventisette.
Emersero infatti notevoli
difficoltà tecniche nella realizzazione delle botti che avrebbero
consentito di sottopassare il Senio e il Santerno, soprattutto
quest'ultimo. Mentre infatti la realizzazione del sottopasso del Senio fu
ultimata nel 1912, quella del Santerno fu di fatto interrotta a causa
delle caratteristiche del terreno, soggetto a frane e con un basso grado
di consistenza e solidità.
Lo scoppio del primo conflitto mondiale differì
ulteriormente la conclusione dei lavori, rinviandoli al dopoguerra.
Il governo Mussolini (in carica dal 31 ottobre 1922) non si occupò del
progetto per anni, per poi riprendere i lavori e portarli a conclusione
nel 1930. L'ente che curò la manutenzione del canale fu, sin dal 1931, il
Consorzio della bassa pianura ravennate.
Nel secondo dopoguerra
fu
sostituito dal Consorzio della Romagna Centrale, poi confluito nel
Consorzio della Romagna. Dal 2009 la gestione è esercitata dall'ente
confinante, il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale.
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Il canale
in destra di Reno è spesso utilizzato nella stagione estiva per
l'irrigazione dei campi.
Il canale è spesso meta di molti pescatori per
le numerose specie ittiche che lo popolano. La canna da pesca è lo
strumento maggiormente utilizzato dai pescatori del luogo; ma altri
ricorrono alla pesca con la bilancia, soprattutto nella zona di Alfonsine.
Il canale sfocia a Casal Borsetti in un molo e qui molti pescatori
praticano la pesca alla passera, al cefalo e al paganello, ricorrendo
all'uso di bilance grandi fino a 6 metri.
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Alle spalle del centro abitato
di Casal Borsetti è sorto all'inizio degli anni 2000 il porto turistico
denominato Marina di Porto Reno, che è connesso al mare tramite il tratto
terminale del canale.
Per consentire l'accesso anche alle barche a vela è
stato spostato verso l'interno il ponte carrabile e ne è stato costruito
uno pedonale levatoio più vicino al mare.
Nella costruzione del
Canale in destra di Reno lavorarono giornalmente 2.000 braccianti e
terrazzieri, con punte fino a 5.500, e furono impiegate 510.000 giornate
di lavoro; lo spostamento con carriola interessò oltre due milioni di
metri cubi di terra. L’arruolamento dei braccianti avveniva a scadenza
settimanale, con questo rituale: a mezzanotte della domenica il
‘caporale’ suonava un corno, dando così il segnale d’inizio di una
specie di “corsa al lavoro”: gli interessati, armati di carriola
(‘scariolanti’), si recavano verso una località in precedenza
designata, là dove i primi arrivati ottenevano di essere assunti, gli
altri restavano disoccupati per tutta la settimana. Le grandi opere della
costruzione degli argini e lo scavo dei canali di bonifica richiamarono
masse enormi di contadini poveri, attratti dalla possibilità di lavoro:
fu proprio dalla concentrazione di gente di dialetti diversi che nacque,
verso la fine del 1800, un canto anonimo in italiano, anziché in dialetto
e cioè “Gli scariolanti”. La carriola era un mezzo indispensabile per
il lavoro e ogni scariolante ne aveva una, di sua proprietà, preziosa
quasi come le sue braccia. Partiva da casa alla mattina con la carriola al
traino, legata alla bicicletta, qualcuno la portava rovesciata in testa,
con la parte posteriore appoggiata alla schiena, e pedalava così.
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La
costruzione della Botte del Senio
ad Alfonsine
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