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Un "capitellus lapideus" 
della Confinazione Estense del 1506

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Le foto mostrano “un capitellus lapideus" della Confinazione Estense del 1506, con l’insegna del leone di Venezia, lo stemma del Senato Veneto. Sull'altro lato (molto più consumato), vi è raffigurato uno stemma dove in alto a sinistra si può intravedere un'aquila.

Fu conservato dalla famiglia Vecchi. 

La famiglia Vecchi conscia del valore storico di questo cimelio provvide a toglierlo dalla sua proprietà (località Fiumazzo) e unitamente all'Ing. Guglielmo Zaffagnini, marito di AnnaMaria Vecchi, lo pose negli anni '70 nel cortile della propria casa ad Alfonsine, dove ancora oggi (2020)  si trova.

Quello fu uno dei capitelli che segnavano i confini dei territorio delle valli e terre alfonsine, acquistate da Teofilo I Calcagnini, feudatario di Fusignano, nel 1468 da un certo Pietro Piemontesi e poi via via bonificate. Queste zone, sempre senza confini determinati, erano in conflitto con le proprietà dei ravennati, che dominati poi dai veneziani, portarono a continui conflitti e guerre. 

 

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Oggi (2020) il capitellus lapideus è stato fotografato nel luogo dove è ancora conservato, e cioè a casa della sig.ra Annamaria Vecchi, nel centro di Alfonsine.

Nel 1502 i Calcagnini di Fusignano impiantarono una prima pieve-battesimale, la chiesa di Santa Maria delle Alfonsine, proprio per ratificare la loro proprietà e ‘colonizzare la zona: fu la prima chiesa di Alfonsine. Ciò andava contro gli interessi di vari proprietari come i canonici di S. Maria in Porto, e i Rasponi di Ravenna, e i Veneziani che governavano Ravenna. 

 

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Però nel 1506 avvenne un accordo di pace tra gli Estensi di Ferrara e i Veneziani (ancora presenti a Ravenna), con cui si stabilì che una parte di quelle terre acquitrinose non fosse sotto la giurisdizione di nessuno se non della Chiesa di Roma, col papa Giulio II: furono così stabiliti i confini di questa nuova strana area detta "la Confinazione Estense". Nessuno fu soddisfatto di tutto ciò e le diatribe e gli scontri, anche con l’uccisione di due frati di S. Maria in Porto da parte di Borso I Calcagnini.

Furono piantati vari cippi col Leone di S. Marco, che però furono subito distrutti dai figli di Teofilo Calcagnini. Di nuovo ripiantati e di nuovo espiantati e portati come trofeo a Fusignano. 

Nel 1513 morì il Papa Giulio II, il cui successore fu Papa Leone X.

che alla fine nel 1519 e che stabilì definitivamente un accordo. 

L’area confinata sarebbe stata una baronia detta ‘Leonino’ dei Calcagnini, con diritto di giurisdizione civile per i Calcagnini ma non di giurisdizione penale, che fu assegnata ai Ravennati. 

Nel 1540 la Chiesa di Alfonsine viene ricostruita e ingrandita dai fratelli Alfonso II e Teofilo II, nipoti di Alfonso I, per renderla più consona alle esigenze della comunità in crescita.

Ma le diatribe continuarono finché nel 1558 fu definito da Papa Giulio III che quella baronia era zona bonificata dai Calcagnini, e infine solo nel 1598 venne eliminata la confinazione interna dei possedimenti dei Calcagnini. 

QUEL CAPITELLO RIMANE A TESTIMONIANZA DI QUELLA STORIA TRAVAGLIATA … 

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