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Storie alfonsinesi DA 'E CASò DAL MACHIN' FINO AI NUOVI CINEMA AURORA E CORSO di Luciano Lucci |
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(cliccare
sulle foto per vederle ingrandite) |
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La
costruzione che ancora oggi si può vedere all’angolo tra via Tranvia e via
Borse era detta ‘e casò dal machin’ (il casone delle macchine) perché
fungeva da parcheggio-garage di cinque coppie di macchine con le trattrici, più
una apposita officina per la manutenzione e riparazione. |
'e casò dal machin nel 1906 'e casò dal machin' nel 1922 (cliccare
sulle foto per vederle ingrandite) |
Per fare questi ed altri lavori la Cooperativa disponeva di 22 carrelli decauville e di 1.200 metri di binario. La trebbiatura del grano era a quei tempi l'attività agricola più redditizia per chi possedeva le apposite macchine e a tal fine la Società Cooperativa poteva avvalersi di 5 coppie di macchine con le trattrici, più una apposita officina per la manutenzione e riparazione. Infine la Cooperativa gestiva in Alfonsine ben tre spacci di vendita che nel 1922 raggiunsero un volume d'affari di circa tre milioni di lire, grazie anche ad una propria lavorazione di carni suine che macellava oltre 600 capi all'anno. Oltre ad assicurare un minimo di lavoro e un'equa diffusione dei profitti (si pensi che in quegli anni un bracciante poteva sperare di lavorare dalle 60 alle 100 giornate in un anno), la Cooperativa svolgeva attraverso gli spacci un'utilissima funzione sociale praticando il credito ai lavoratori in difficoltà e rinsaldando un legame vitale tra categorie rurali ed urbane, tra operai e braccianti agricoli, che procurava ovunque adesioni e consensi sempre più vasti all'area socialista. |
'e casò dal machin' nel 1935 Quando
nel ’22 i fascisti
e gli agrari locali andarono al potere anche ad Alfonsine fecero in modo di
mandare in crisi la Cooperativa, prima cercando di bloccare i crediti bancari,
(ma la cosa non diede risultati), poi obbligando con le minacce gli
amministratori a svendere merci, attrezzature e terreni, (manovra sulla quale
lucrarono in parecchi tra fascisti e agrari), poi passando alla gestione
diretta riuscirono a far fallire la cooperativa. |
Nell’immediato dopoguerra nel “Casó dal machin” si fecero veglioni vari e qualche festa dell’Unità. Fu adibito anche a sala cinematografica, in attesa della costruzione del Cinema Aurora. Fu il Sig. Armando Polli di Bologna, che aveva una licenza per il cinema, ad iniziare, probabilmente su suggerimento di Ottorino Gessi, a gestire le proiezioni cinematografiche.
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Anno 1952: la facciata del
Cinema Aurora in piazza Gramsci, mentre c’è una manifestazione
politica. Sul muro le insegne della programmazione del film “Luci della
ribaltà” con Charlie Chaplin |
Nacque
così il nuovo Cinema “Aurora” In
un ordine del giorno approvato all'unanimità dal C.C., si lanciò l'idea di
favorire nel Centro di Alfonsine la nascita di un nuovo Teatro-cinema: “la
Giunta ha interpellato l'attuale conduttore del cinema (quello in via Tranvia
improvvisato nel mese immediato alla fine della guerra) sig. Polli ed altri
che per il passato espressero il desiderio di costruire tale edificio. A
talora le proposte del sig. Polli sono quelle che maggiormente si conciliano
con le esigenze della cittadinanza". Inoltre "si attendono le
proposte di quanti vorranno intraprendere detta iniziativa". |
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Alla destra Senio i fratelli Minarelli, Tereo e Gigino, avevano già una licenza per un cinema-teatro, poiché fin da prima della guerra avevano gestito il "Teatro del Corso" di loro proprietà. Così avevano pure loro improvvisato nell'immediato dopoguerra proiezioni cinematografiche nel cortiletto di fianco al caffé (che avevano aperto e che sarà poi gestito da loro stessi fino agli anni '60). I fratelli Minarelli avevano chiesto poi di ricostruire un teatro in Destra Senio. Il C.C. però negò ai Minarelli il permesso di costruire un teatro-cinema, e probabilmente li richiamò a cessare le proiezioni, non avendo il nullaosta del Comune. |
Anno 1956: davanti al Cinema Corso: da sinistra Mina Martina sorella di Domenico (il secondo da sinistra). Segue la Vera Martini (cugina dei primi due). Seguono due non identificate e infine Rino Martini, fratello di Vera e cugino di Domenico. Nel cartellone sul muro del cinema c'è il film "Canzoni sotto le stelle" con Luciano Tajoli (1956) |
Ma
la storia non finì lì e in Corso Garibaldi sorse il nuovo Cinema Corso,
nonostante tutti divieti della maggioranza del C.C. Scese in campo
l’industriale Marino Marini. La famiglia Randi, erede della costruzione
detta e’ cantinò’, vendette l’edificio a Ernesto Contessi
(Arnisté), suocero di Marino Marini. Fu quest’ultimo a premere su
Prefettura e Governo per avere il permesso di adibire quella costruzione a uso
cinema, contro la decisione del comune di Alfonsine che aveva stabilito, nel
suo piano di ricostruzione, la presenza di un solo cinema nel nuovo centro del
paese in piazza Gramsci e cioè l’“Aurora”. Lo scontro fu
duro e si ripropose, con una certa forzatura, la contrapposizione che, durante
il fascismo, c’era stata fra il cinema del Corso (detto anche
“Littorio”), collocato dove oggi c’è il centro giovani “Free to fly”
in corso Garibaldi, caratterizzato dalle feste e veglioni dei fascisti, e il
cinema “Aurora”, che si trovava nel “Lazzaretto”, della famiglia
Gessi, ambiente più popolare, con alle spalle anche una storia di scontri
violenti tra i Gessi e i fascisti della prima ora. Ex-Aurora trasformato in negozi e appartamenti Ex-Cinema
Corso: bar pasticceria, Conad e poi Pizzeria-ristorante E “e casó dal machin”? 'e casò dal machin': oggi (2018) è adibito a deposito per pullman |
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