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La
centuriazione romana a cura di Luciano Lucci
Le
persistenze della centuriazione romana nella pianura cispadana Per molti secoli le Valli di Comacchio, a sud, e la laguna di Venezia, a nord, costituirono i punti di riferimento di un vasto sistema vallivo di transizione fra terraferma e mare. Con lo scorrere dei secoli la Valle o Palude "Padusa" (così era chiamata questa vasta area che traeva il suo nome proprio dal Po 'Padus' che la lambiva) divenne una selva, “selva litana” (così chiamata dai Celti Boi, o "litoranea", estendendosi dal Po di Primaro o dal Reno fino a dove oggi scorre la via Emilia; a oriente era limitata solamente dal Mare Adriatico. Secondo alcuni il nome "litana" deriva invece dalla dea celtica dei morti. Può essere che questo nome sia stato dato alla selva successivamente al massacro che venne compiuto nel 216 a.C. che vide i Celti Boi sconfiggere i Romani, per indicare che in quel luogo venne effettuato un massacro.(fonte clicca qui). Ecco cosa scrisse Tito Livio «Silva erat vasta (Litanam Galli vocabant), qua exercitum traducturus erat.» «C'era una gran foresta, (chiamata Litana dai Galli) attraverso la quale doveva passare l'esercito.» (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXIII, 24, Mondadori, Milano, trad.: C. Vitali) Venticinque anni dopo, nel 191 a.C., una volta liquidato il pericolo cartaginese e dopo dieci anni di sanguinose e acerrime battaglie contro le tribù celtiche, Roma assoggettò la Gallia Cispadana ma i Celti Boi, in particolare, furono attaccati e sbaragliati e massacrati da Publio Cornelio Scipione Nasica. I pochi superstiti furono costretti a emigrare in Boemia, il loro territorio fu diviso fra un grande numero di coloni italici mandati al suo presidio e collegati con l'Italia centrale dalla Via Emilia e dalla Via Flaminia minor. La Valle Padana assunse l’aspetto, che conserva tutt'ora, di una enorme distesa di campi coltivati, per lo più a grano e forse, in piccola parte, a vigneto. Ancora oggi si può notare come tra il fiume Ronco (Forlì) e l'Idice (Castenaso, vicino a Bologna) la centuriazione segua perfettamente l’andamento della via Emilia. I principali centri agricoli della cispadana orientale erano i tre fora dislocati lungo la via Emilia: Forum Popili, Forum Livii e Forum Corneli.
Con l'arrivo dei nuovi coloni non cambiano le coltivazioni
Anche dopo l’arrivo dei coloni italici vennero mantenuti sia le colture esistenti sia l’allevamento di suini, tipico dei celti. Ma
i Celti erano i soli a saper coltivare i prodotti locali. I coloni infatti
provenivano da regioni alquanto diverse come clima e le colture della
Valle Padana erano a loro assolutamente sconosciute. Siccome
questi reperti sono stati ritrovati anche in epoca romana, si può
ritenere che i Celti non riparassero in massa all'estero dopo la conquista
romana. I
romani dopo aver sconfitto i Celti (o Galli), ridisegnarono il territorio
con la centuriazione e la fondazione di centri abitati, dal 200 al Attorno alle nuove colonie si disposero parte del le tribù vinte che, generazione dopo generazione, vennero assorbite o integrate. Poco rimase del vecchio ordine, che decadde in pochi decenni: l'imperialismo romano nella Gallia cisalpina apparve infatti come un'irresistibile forza di rinnovamento. Già verso il Nella foto si vedono i quadrati dell'ultima centuriazione romana ancora oggi visibili. La centuriazione è
l'organizzazione agraria dei Romani. Il terreno veniva diviso in centurie, quadrati di
circa 710 metri di lato, da ripartire in poderi destinati ai coloni,
spesso legionari in congedo. I
resti che segnano queste centurie sono praticamente delle strade rurali
che intrecciandosi ad angolo retto formano dei quadrati di circa 710 m. In
pratica erano delimitate da sentieri che nel corso degli anni si sono
mantenuti diventando poi delle vere e proprie strade. Nella
zona di Maiano Monti, presso Fusignano se ne individuano diverse. Alcune
ben precise con il lato di 700 m. A volte però quei sentieri hanno subito
lievi variazioni, o addirittura a causa delle inondazioni o
dell’espandersi delle valli sono spariti in parte. Comunque quelle intorno a Maiano sono tre, quasi ancora perfette nelle misure, mentre la quarta presenta un lato di 650 e uno di 750. La zona di Alfonsine era ancora all'epoca invasa da acque vallive perché i fiumi Senio e Santerno non avevano sbocco al mare, in quanto nel sottosuolo erano, e sono tuttora presenti avallamenti e gobbe di rocce su cui il terreno di superficie si è poi assestato, mantenendo però lo stesso andamento. Presso Alfonsine c'è una "gobba" (anticlinale) che impediva al fiume Senio di andare oltre. Questo fino a che iniziarono le bonifiche (1460-1760). Le
ultime centurie romane furono quelle fatte nella zona di Maiano Monti
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