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Alfonsine

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DEDICATO A ELVIDIO, 

‘E MI BARBIR’

di Luciano Lucci

Eravamo appena adolescenti quando ci accorgemmo che i barbieri di Alfonsine, dove andavamo fin da bambini, sapevano tosarci solo ‘all’umberta’ (vedi foto a destra). Il nome del taglio all’Umberta derivava da Umberto I di Savoia, che si faceva tosare con la macchinetta. 


Ma quello era il periodo in cui noi ammiravamo Elvis Presley e Little Richard con il ciuffo a banana rock. 

Non ne volevamo più sapere del taglio a macchinetta (come invece è tornato di moda oggi, e forse è per questo che a me fa letteralmente schifo), così sentimmo parlare di un barbiere giovanissimo Elvidio, che faceva dei tagli alla Elvis Presley. 

Lavorava per un negozio di barberia a Mezzano. (foto a destra)

 Fu così che tutto il gruppo di giovani adolescenti di piazza Monti iniziò ad andare a tosarsi a Mezzano da Elvidio, e cominciammo ad essere irresistibili anche per le ragazze (vedi foto). 

Quando poi dopo qualche anno Elvidio aprì in proprio un negozio ad Alfonsine per noi fu una pacchia. 

Io posso dire che Elvidio fu il mio barbiere per tutta la vita. 

Quando poi si ammalò gravemente fu difficile adattarsi a nuovi barbieri. 
Elvidio ancora oggi è rimasto presente nella mia vita in modo così intenso che ogni mattina mentre faccio la doccia e lo shampoo, mi ritorna automaticamente in mente. Questo perché un giorno infatti gli chiesi se facesse male ai miei capelli fare lo shampoo ogni mattina, e lui mi disse che il massaggio ai capelli che si somministrava con lo shampoo era l’unico strumento per difendersi dalla loro caduta, e che quindi potevo andar tranquillo che non mi sarei pelato di brutto.

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anno 1956

 

L’ultimo ricordo di lui è legato a 
qualche giorno prima della sua morte. 

Ero all’ospedale di Lugo proprio nel reparto oncologico per seguire una visita di controllo di mia suocera, quando seppi che poco oltre nel reparto di ‘terapia del dolore’ c’era Elvidio ricoverato. Lo andai a trovare per salutarlo. Al suo capezzale c’era la moglie Gigliola e una delle figlie. Mi avvicinai a lui e gli strinsi la mano, che era gelida: “Mo’ coma a sit mess?!” – voleva essere una battuta, (forse un po’ infelice), per alleggerire il nostro incontro. E lui mi disse: “coma una machina a benzina, quand par sbali j’a mess dla nafta” (come un’auto a benzina, quando per sbaglio ci hanno messo del gasolio).
Il mio barbiere Elvidio era così.
(... e i miei capelli li ho ancora quasi tutti)

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