Alfonsine

 | Ricerche sull'anima di Alfonsine |

 

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Giuseppe Tarlazzi
(Fiscì, Fischio, o Fis-cino)
( 1921 - 1993)

Fis-cino e Gnazén

I folletti di Villanova di Bagnacavallo

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Antonio Tarlazzi
(Fiscì o Gnazén)
( 1927 - 1982)

di Luciano Lucci  

(Molte delle informazioni qui usate... e anche copiate!, sono tratte dal libro "Tra strada e fiume - Villanova, voci e documenti" scritto da Daniele Morelli e Gian Luigi Melandri e pubblicato nel 2008 dal Circolo Arci Casablanca di Villanova col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo)

Ad Alfonsine arrivava ogni tanto Gnazén, che tutti chiamavano Fiscì,  confondendolo col fratello più "famoso", "Fischio" o "Fis-cino". Quest'ultimo scorazzava tra osterie e trattorie, da Villanova di Bagnacavallo a Cotignola, da San Bernardino a Lugo, da Bagnacavallo a Faenza, fino a Forlì, dove veniva invitato, e lì poi raccontava fatti e cantava. Si esibiva solo se glielo richiedevano, gli piaceva far ridere la gente, era anche molto intonato tanto che quando nei locali c'era anche un'orchestra di suonatori questi rimanevano di stucco. Era diventato un'attrazione, e veniva chiamato appositamente dai gestori dei locali; non aveva un repertorio preparato, era lui stesso il repertorio, cantava gratis... basta che gli dessero da mangiare. Una volta fu chiamato sul palco anche dall’orchestra Casadei.

L'altro ‘Fiscì’

L'altro Fiscì, il fratello, quello che bazzigava ad Alfonsine, in realtà a Villanova era noto col soprannome "Gnazén", ma si chiamava Antonio. Anche lui come Fis-cino (e forse più) era intonatissimo, ma era più restìo a salire su un palcoscenico. I due fratelli erano nati nel quartiere Nuova Bologna di Villanova ed erano entrambi cresciuti nella nota osteria di "Dumandò": mangiare, bere e cantare. Fiscì-Gnazén frequentava spesso bar e osterie, ma gli piaceva troppo bere, tanto che era spesso ubriaco. Di solito cominciava a cantare da solo, oppure spontaneamente anche in mezzo alla gente. 'Una volta nella trattoria di Dumandò cantò una canzone per la mamma dell'oste Orazio Minguzzi che la commosse tanto da farla piangere. Un'altra volta quando nel Cinema Valenti a Villanova venne Oscar Carboni, un famoso cantante melodico dell'epoca, i suoi concittadini riuscirono a convincerlo a salire sul palco 
(perché lui non voleva) e intonò una canzone. Alla fine Oscar Carboni disse "Hai una grazia, una grazia... che non l'ha nessuno."'

Due caratteri diversi

I due fratelli però tra di loro non andavano d'accordo, due caratteri troppo diversi. Uno era timido e remissivo, e troppo spesso ubriaco, l'altro a volte irascibile e maligno, sregolato e provocatore, ma sempre lucido e scaltro individualista: eppure Fisc-ino voleva bene al fratello Gnazén ed era dispiaciuto di vederlo spesso così malridotto. 

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E mentre lui diventava anche famoso fino ad essere scelto da Vittorio De Sica a fare da comparsa nel film "Boccaccio '70" nell'episodio "La Riffa" con Sofia Loren, girato a Lugo, il fratello si ritagliò un suo spazio nelle osterie meno note della bassa, dove il fratello non andava mai: Alfonsine, Fusignano, Rossetta, Savarna, Mezzano, Sant'Alberto. Eppure entrambi, in apparenza a loro agio ovunque, in realtà erano degli irriducibili auto emarginati. Macchiette, o folletti, personaggi ora irriverenti ora grotteschi, sembravano sempre essere sul punto di sbeffeggiare qualcuno, o qualche luogo comune della società costituita.

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Scene del film 'La Riffa - Boccaccio '70' girato a Lugo nel mercato del bestiame in cui appare Fischio

 

La settimana Incom del 12/10/1961 Vittorio De Sica presenta Sophia Loren e "Boccaccio 70"
1°- De Sica parla del film "Boccaccio 70". 
2°- Sophia Loren passeggia in un mercato con un ragazzo.  
3° - Sophia Loren lavora a un bancone di un luna park.   
4°-  Alcune persone fanno il tiro a segno nel bancone della Loren. (qui c'è anche Fiscì al minuto 0,22)  
5°- Si avvicina la cinepresa sul carrello.  
6°- Uno dei concorrenti vince e la Loren gli dà una bottiglia di champagne.

Vittorio De Sica con alcune comparse all’osteria Topi, tra cui Fischio

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Il "Giro di Romagna" delle osterie

Fiscì-Gnazé appariva ad Alfonsine solo in certi periodi dell'anno, come se nel suo peregrinare misterioso, questa fosse una delle tappe di un percorso a circuito chiuso. Probabilmente durante l'anno partecipava a un fantastico "Giro di Romagna delle osterie", a cavallo del suo inseparabile motorino. 
Migrava nella Bassa Romagna in autunno zigzagando tra Villanova di Bagnacavallo, Sant'Alberto e Alfonsine. Quando non era ancora del tutto ubriaco, era l'incarnazione di facce e anime multiple; con la sua mimica e il suo gesticolare ricordava Totò e già per questo era un incanto starlo a vedere e a sentire. Aveva capelli e pelle da irlandese, gli occhi tendenzialmente chiusi da palpebre appesantite dal vino, basso di statura, dinoccolante, a gambe storte come se fosse da sempre andato a cavallo. 

Negli anni '60 gli alfonsinesi che lo incontravano al bar d'Frazché o dei fratelli Terio in piazza Monti, o all'osteria "Al Gallo", o al bar Unità, cercavano in lui l'anima del filosofo, catturando quelle pillole di saggezza quasi orientale che spesso come illuminazioni uscivano dalla sua voce sognante. A volte, quando parlava, usava parole riciclate, che aveva preso da poeti famosi, dimostrando di avere una certa cultura. Proclamava frasi, sentenze, con tali giri di parole che tutti rimanevano sbalorditi. 
Lo trovarono morto nel bar della stazione di Lugo, col bicchiere di vino in mano, era il 1982, aveva 55 anni.

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Fis-cino mentre si esibisce alla Casa del Popolo di Villanova 
con Manés e Vittorio Ori

Fis-cino in un ritratto di Elio Minguzzi, 
conservato presso la bottega da barbiere del suo amico Mario 

Fiscino, l'altro fratello continuò la sua vita spericolata finché a 72 anni fu travolto da un auto lungo la strada Naviglio tra Faenza e Bagnacavallo... Era il giorno di ferragosto del 1993, mentre in motorino rincasava da una delle sue 'scorribande', zigzagando di qua e di là, per la sua gioia di vivere. Dopo pochi giorni di coma morì a Bologna. Si chiamavano Giuseppe e Antonio Tarlazzi, e sono sepolti nel cimitero di Villanova. In paese sono ancora ricordati con affetto.

(Molte delle informazioni qui usate sono tratte nel libro "Tra strada e fiume - Villanova, voci e documenti" scritto da Daniele Morelli e Gian Luigi Melandri e pubblicato nel 2008 dal Circolo Arci Casablanca di Villanova col contributo della Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo)

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