L'industria
ha cessato la sua attività alla fine degli anni '50 e da allora il sito è
stato utilizzato per altri scopi, senza però che l'edificio principale fosse
modificato in modo drastico e irreversibile.
Il
fabbricato di Fusignano si è mantenuto in condizioni discrete, a differenza
di altri esemplari presenti
sul territorio come
quella di Alfonsine di Violani-Baldrati che era dello stesso tipo,
e che, una volta chiusa, è stata abbandonata e abbattuta
definitivamente dai proprietari.
Questa fornace custodisce
ancora, all'interno del forno e
nella parte sopra ad esso, strumenti, macchinari e attrezzi per la lavorazione
dell'argilla che risalgono al periodo di attività; negli spazi che erano
adibiti ad uffici invece sono ancora conservati buona parte dei libri
contabili, dei registri e della corrispondenza della ditta.
La
ex-CAVA è un bellissimo invaso caratterizzato dalla crescita di piante
palustri a vegetazione spontanea e da alberature piantumate nell’adiacente
zona perimetrale. Mentre lo stagno dell'ex-cava della fornace di
Alfonsine è stata dichiarata zona protetta, questa invece viene gestita da
un'associazione di pescatori.
Oggi fornace e cava sono proprietà privata, ma con vincoli paesaggistici e
architettonici.
(Il
proprietario è un amico mio di Fusignano, Alberto Giugni; sua madre
gestì la fabbrica fino alla definitiva chiusura avvenuta nel 1957. Ci ha
inviatati per una visita e queste sono le foto.
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La data della chiusura: 29/6/57
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I binari su cui correvano i carrelli pieni di argilla
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Una tegola col nome dei proprietari:
Lolli e Tarroni
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