Alfonsine

| Ricerche sull'anima di Alfonsine |

Ricordo di Fulvio,
(detto anche 'Clint')

 

 

a cura di Luciano Lucci

Molti dei giovani alfonsinesi degli anni ’50 e ’60 ebbero modo di conoscere e di rapportarsi con un loro coetaneo di nome Fulvio, un ragazzo che manifestava apertamente atteggiamento e modi considerati "femminili".

Fin da ragazzino la sua identità maschile non era corrispondente a quella imposta dal comune pensare. 

Questa condizione, comune a molte persone, può essere molto difficile da vivere perché esse sono spesso oggetto di scherno quando non di aperto ostracismo. Per i più sensibili, la derisione può perfino risultare fatale.  

Oggi sappiamo che per un uomo, avere dei modi considerati femminili ha poco a che vedere con il suo orientamento sessuale, anche se in proporzione si trovano più uomini effeminati tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali.

Secondo i canoni dell’epoca Fulvio  veniva bollato dalla società alfonsinese come possibile omosessuale, (termine che ancora non era in uso, e veniva sostituito dal più razzista ‘culattone’). Eppure nessuno ebbe mai testimonianza che ciò fosse vero.

Così dalla sua incertezza psicologica (“cosa sono io?”), Fulvio fu costretto inconsapevolmente ad accettare la sfida che gli veniva lanciata dalla società ed entrò provocatoriamente nel gioco, in gran parte come vittima, ma con una dose di orgoglio sufficiente a garantirgli una sua dignità personale. 

Indossando l’abito mentale di una identità “ambigua”,  
acquisì una sua forte caratterizzazione e riconoscibilità.
 

Si mostrò quindi sempre più come femminile negli atteggiamenti, anche se non nel modo di vestire (forse qualche volta utilizzò l’ombretto per gli occhi, ma sempre in modo lieve).

Fulvio è stato una presenza continua nella nostra vita

 Fulvio è stato una presenza continua nella vita di noi adolescenti alfonsinesi degli anni ‘60, un personaggio considerato strano, diverso, un po’ ‘matto’ e un po’ ‘effemminato’. 

              All’inizio, tra gli scherzi bonari e le derisioni crudeli, ci fu utile per trovare un modo di rafforzare la nostra identità di maschietti in crescita ormonale. 

             Ma già alla fine degli anni ’60 molti di noi avevamo accettato la sua diversità e mai più alcuno lo appellò con i brutali termini razzisti di prima: ‘frocio’ o ‘culattone’. 

Ancora una volta il contatto con una specie di angelo neutrale, un  angelo/demone in cui le distinzioni non erano così nette, come voleva (e vuole) la morale corrente, e tu non capivi come mai, ci aiutò a crescere avendo sempre curiosità per i diversi, a stare sempre dalla parte dei più deboli, a cercare di allontanarci dalla normalità.

           Fulvio era un personaggio alfonsinese  
che lo si incontrava in vari bar del paese, soprattutto al bar della stazione. Stava quasi sempre in piedi, in fondo al banco, la testa girata sul busto di profilo, puntava gli occhi neri spalancatissimi su qualcuno, sbattendo le ciglia. Aveva sempre, con sé, un mazzo di rose che forse, non so bene, cercava di vendere altrove. 

Appariva un po’ altezzoso e inquietante, senza però essere aggressivo. Parlava poco, ma riusciva anche così da solo a far parte del bar, della comunità del bar.  Forse aveva per forza adottato questo atteggiamento di sfida come se fosse lui per primo a discriminare tutti gli altri. Accendeva la sigaretta con grande teatralità come avrebbe fatto Greta Garbo, soffiando il primo fumo in alto annoiatissimo.

         Con la buona stagione scompariva per lunghi periodi. 

Lo vedevano in giro nei bar di Ravenna (al Bar Mosaico) o a passeggio nelle rotonde di Milano Marittima, dove si recava a vendere rose. Poi tornava da noi sempre fiero e sprezzante, ostentando un gesso al braccio, o ad una gamba, con orgoglio come una ferita di guerra. 
In media portava, o meglio, sopportava anche due gessi all'anno.

Qualcuno ci disse (ma forse era solo una leggenda metropolitana) che si trattava di aggressioni subite da giovinastri ‘omofobi’ si direbbe oggi.

 ‘Forse non mi hanno veduto

È strano, ma quando Fulvio, ormai adulto come tutti noi, morì ai bordi della statale adriatica nell'agosto del 1991, travolto dalle luci di auto allungate nel frenetico serpente che porta alle vacanze, mentre nelle prime ore dell’alba cercava con l’autostop un passaggio per il ritorno ad Alfonsine, più di uno tra noi, che lo aveva conosciuto o incontrato, pianse dentro pensando che una lacrima almeno era dovuta. 

E alla sera al bar,  come in un rito liberatorio brindammo a lui, semplicemente perché volevamo brindare a noi, alla nostra storia, ai piccoli incidenti della nostra infanzia e agli egoismi dell’adolescenza, quando nelle calde estate di questo avaro paese giocavamo tremendi scherzi alla diversità e alla pazzia.

 A lui dedico qui la lettura di alcuni versi di Arthur Rimbaud – da “Una stagione all’inferno”, che starebbe bene come epitaffio sulla sua tomba
Al mattino, avevo lo sguardo così smarrito e l’aspetto così smorto che quelli che ho incontrato forse non mi hanno veduto

(“Au matin j’avais le regard si perdu et la contenance si morte, que ceux que j’ai rencontrés ne m’ont peut-être pas vu.)

Riporto qui alcuni dei commenti più significativi fatti su un post mio su facebook 
dedicato a Fulvio 

Giovanni Vecchi  "una presenza significativa, pregnante ed interessante nel cuore di pochissimi alfonsinesi che autenticamente hanno cercato di percorrere con lui la via del dialogo e del confronto e dell'amicizia sincera, quando ormai le persistenti ,stupide e sadiche "burle" erano svanite e l'atteggiamento dei molti nei suoi confronti ne aveva provocato l'isolamento e la solitudine, soprattutto negli ultimi tre anni. Credo che molti non sopportassero la sua gentilezza, il suo modo di porsi discreto, la sua sensibilità, il suo desiderio di esprimersi Forse ne avevano invidia.Negli ultimi tre anni della propria vita ha trovato accoglienza, spesso, nel Centro socio-culturale il "Viandante", in via Mazzini 39:quante discussioni, confronti, quante confidenze sulla sua infanzia, sul rapporto problematico col fratello, sulle inquietudini esistenziali. Veniva al Centro con biciclette ogni volta diverse, perchè purtroppo fino alla fine fu conservata da parte di alcuni sadici la "burla" più stupida e indignitosa, quella di appendere negli alberi della piazza la sua bicicletta del momento.ma poiché aveva anche una grande capacità di perdono, senza lamentarsi riusciva a recuperarne sempre un'altra. Era proprio bella e quasi nuova l'ultima, anche quella non fu risparmiata, non ha avuto il tempo di procurarsene un'altra...;  per questo il sabato 3 agosto 1991 venne a visitarmi al Viandante a piedi, un pò triste per non avere più la possibilità di avere una bicicletta, mi chiese un ombrello, gliene donai due, mi ringraziò con la consueta gentilezza e... svanì.. La notte tra il 4 e il cinque agosto, fu investito, provò la solitudine più estrema sull'asfalto. Erano le 4,30... Dormivo, allora, sopra la stanza di mia nonna, la tenace e mitica Maria Gennari, la Maria d"Limoni, così potevo anche assisterla. Fui svegliato, esattamente a quell'ora, dal persistente tintinnio, quasi inspiegabile, di un mazzo di fiori metallici che la mia nonna aveva posto sopra l'armadio della mia stanza da letto. Un segnale di Fulvio e del suo spirito...? Oso credere di sì! Grazie Fulvio, anima inquieta e tenera, cercatore d'infinito.!!!

Gabriella Pozzesi Lo ricordo.Nel 1966, incinta del mio primo figlio, da sola stavo andando a Cervia, gli diedi un passaggio.Parlò poco, disse solo che era molto stanco perché aveva dormito poco. Raccontai la mia avventura e venni criticata per aver dato un passaggio ad uno sconosciuto così ambiguo... ma per me fu solo gentile e mi fece compagnia.

Giuseppina Moretti Lo ricordo come una persona particolare ma molto solidale,nei primi anni 70 lavoravo alla Contarini ci chiuse la fabbrica licenziandoci tutti senza nessun preavviso ,iniziammo la protesta ,il picchetto così si chiamava e per tanti giorni no stop,tante persone sia di giorno sia di notte venivano a portare la loro solidarietà ,Fulvio tutte le sere arrivava e per ore restava lì con poche parole ma presente.......

Ombretta Toschi Parlo sempre di lui, perché lo ricordo, in modo emblematico a ricordo dei tanti soprusi che ha dovuto sopportare. Ricordo di averlo visto troppo spesso pieno di lividi. Ti sono molto grata per averlo ricordato, credo anzi che dovremmo considerarlo un precursore e una persona di grande coraggio.

Deborah Casula Io lo ricordo benissimo .. era sempre nel mio bar.. è purtroppo quando penso a lui .. quanta tristezza mi viene. Era continuamente vittima di prese in giro, cattiverie di ogni tipo.. anche molto dolorose.. ed io poco più che ragazzina non capivo il perché-

Ugo Cortesi Certamente aveva una bontà d'animo che pochi hanno.

Davide Donati Per fortuna che la societa' in cui viviamo e' cambiata (forse ) e si tende ad accettare se non del tutto chi e' " diverso " da noi !! Detto questo , forse molti sorrideranno pensando a chi era Fulvio , frequentatore del bar Moderno , ma giocando con la loro cattiveria e stupidita' non hanno fatto altro che rimarcare la loro indole di persone con pregiudizi !! Ecco una cosa che non rimpiango neanche un po' del passato !!

Marzio Fabbri Grande Fulvio mio vicino di casa era una buona persona peccato che lo prendevano tutti in giro. Il giardino nel cestino... Era un suo slogan... Quando cercava di racimolare qualche soldo in più....E veniva allo Stella sempre fuori orario...E con la sua teatralità sorseggiava e mangiava lasciando sempre critiche ma il tutto si concludeva con elegante uscita.

Merli Mario Debora Potter assolutamente si... Era poi questo che alla fine ci lasciava... Una risata... Ed è per questo che ci ha lasciato un buon ricordo

Gianni Contessi Si Luciano: a ben conoscerlo, lo si considerava e trattava da uno di noi . Ricordo le partite a boccette al Bar Unità, quando, anche se perdeva, il più delle,volte al banco ci andava il vincitore, non per carità, ma consci del suo stato di continuo bisogno. Scherzi gliene abbiamo fatto, ed ora c'é da pentirsi, ma, ultimamente, si scherzava, ma assieme e non con lui al centro dello scherzo !

Giovanna Cesti Lui era diverso ma non imporunava. I giovani specialmente maschi cattivelli ricordo tristemente. La bontà e la comprensione forse lei acquisisci strada facendo quando conosci la vita è ti rendi conto di quanto siamo tutti fragili nell immensità che ci circonda.

Rossano Melandri Negli anni 70/80 Fulvio frequentava anche il famoso bar Edera , ed è vero che diversi scherzi gli son stati fatti ma senza cattiveria , alla fine andava in una risata una bevuta oppure una mangiata . A volte era proprio lui a stuzzicare gli altri , famose sono le sue partite a boccette con relative bevute . Per terminare il discorso voglio dire che Fulvio aveva anche degli amici con cui scherzare e passare le serate senza essere preso in giro, e quando accadeva qualcuno prendeva anche le sue difese. Al bar Edera sicuramente non era emarginato.

Giuliana Bisi Nonna Io mi ricordo Fulvio,vendeva rose nei locali,una persona sola,x me normale come tutti ,la sua diversità dava fastidio a qlcuno,poi quando uno muore tutti a dire: che brava persona era!

Nadia Gaudenzi Io mi ricordo che passava quasi tutti i giorni in bicicletta andava verso Ravenna

Renzo Bartolotti credendo di avere doti canore, io e Gianni Contessi lo convincemmo a mettersi il nome d'arte FULMAZ ( da Fulvio Mazzotti )

Menica Bersani Una volta lo incontrai in un bar di Alfonsine. Era tutto ammaccato con vistosi lividi. Era stato picchiato. Non dissi niente è ancora me ne dispiaccio.

Ugo Cortesi Confermo quanto detto da Rossano, Fulvio frequentava anche il Bar Edera, ma non ricordo gli sia mai stato fatto del male oppure scherzi pesanti. A volte era lui che stuzzicava appunto per scherzare, ma ogni volta finiva con una bevuta di "spuma". A quanto mi risulta, nel Bar, non ha mai fatto discorsi inopportuni a nessuno. Può essere che fosse gay, ma può anche essere solamente un suo atteggiamento. Al bar nessuno ha mai avuto conferma di questo suo carattere. Gay o non gay io l'ho sempre ritenuto una brava persona ed anche molto educato, ed a volte, quando si discuteva su fatti ed eventi, i suoi atteggiamenti cambiavano e partecipava ai discorsi, spesso con acume e cognizione di causa. Il poveretto, ha fatto una brutta fine, ancora in giovane età. Per me è stata una brava persona e nel bar ci si è molto dispiaciuti per la sua tragica fine.

Alberoni Flavia Che dire,anche nella diversità le perone mantengono la loro dignità, il loro essere rispettabili anche se diverse. Peccato per chi non lo capisce, il loro giudizio non ha valore e non riesce ad infangare nessuno se non sé stesse. Per questo il loro ricordo rimane,per quello che la loro condizione umana ci ha costretto riflettere sulle nostre emozioni

Gianni Bonafè Grande Fulvio. Un nostro amico e in fin dei conti anche rispettato da tutti noi. Conoscevo Fulvio fin da ragazzo e la prima volta lo vidi in lavanderia da mia madre dove era un affezzionato cliente (cliente è un eufemismo). La Minguccia non riusciva a volergli male anche se ogni tanto se lo sarebbe meritato. Molto del suo abbigliamento era il mio che non portavo più o di qualche cliente che lo lasciava da donare ai bisognosi. Ricordo quando entrò in negozio e chiese: Minguccia sono stato invitato ad una grande festa di fine anno e mi servirebbe un abito scuro tipo frack, la camicia bianca e la cravatta. Mia madre riuscì a vestirlo fino alle caviglie e sembrava un damerino. Purtroppo per le scarpe non potevampo aiutarlo pur con il mio 43 è1/2 non gli entravano, portava il 45 di piede. Signora mancherebbe un Trench originale inglese, disse Fulvio e trovò anche quello, non era inglese, ma gli andava bene. Quando veniva al bar per la partita al biliardo 'c'era sempre la scommessa, ma credo che mai nessuno di noi l'abbia incassata. Un giorno, mentre prendo il caffè mi chiede 10.000 in prestito. Faccio come al solito un pò di storie e poi cedo. Chiede all'Ada se le può cambiare in 2 da 5 e lo vedo andare verso Medri e consegnargli le 5.000 lire alzando la voce alla sua maniera dicendo: "io i debiti li pago". E poi mi sfidò al biliardo per tentare di recuperare il prestito appena ricevuto. Noi volevamo bene a Fulvio e per noi era Clint. Clint Eastwood era il suo idolo. Tutti consideravano Clint un "Fnucet". Non sono in grado di stabilire se era veramente o no omosessuale, ma da come in certi ambienti guardava le donne, minimo era bisex. Quando gli si chiedeva, ma perchè non ti sei mai sposato? Vedi, non ho mai trovato una donna ricca a sufficienza in grado di mantenermi, tutte disgraziate come me. T'immagini se mi mettevo con una così? 2 poveretti e magari se facevamo un figlio diventavamo in 3. Quando troverò una donna ricca la sposero e se avremo dei figli diventeremo tutti ricchi. E' così che si deve combattere la povertà, mescolare un ricco con un povero e staremmo tutti meglio. Alla sua maniera era un socialista. Grazie per il ricordo di Clint.

Rossano Melandri Bravo Gianni, Fulvio va ricordato così. Simpatico e bello il passaggio dove ricordi che le scommesse non le abbiamo mai incassate, ma andava bene così!

Carmine Cozzolino L'ho conosciuto negli anni 80 persona molto gentile e si faceva sempre i cazzi suoi e andava a vendere le rose in riviera. A quelli stronzi che lo prendevano in giro.

Cesarina Tasselli  non credo fosse alfonsinese di nascita abitava con i genitori nei Sabbioni proprio di fronte dell'allora casa mia più volte vennero i carabinieri perchè si cacciava nei guai mia mamma quando lui è rimasto solo qualche volta gli dava qualche piatto di minestra! non so dove è stato seppellito poiché aveva due sorelle che abitavano nel Veneto e un fratello a Ravenna!

 Alcuni spunti di questo articolo sono tratti dal libro “Quelli del bar Mosaico” a cura di Saturno Carnoli - Danilo Montanari Editore, pubblicato nel marzo 2008 dove si racconta di come Fulvio fosse diventato parte della comunità anche  di quel noto bar di Ravenna.  

 

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