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e burgett d'Galèna (dal 1904 la via che portava al Borgo Gallina fu chiamata via Fratti) (a
cura di Luciano Lucci |
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Il toponimo Borgo Gallina deriva probabilmente da una qualche famiglia "Gallina" residente in zona, (cognome presente ad Alfonsine come si vede dalla mappa del 1552). Molti toponimi alfonsinesi derivano direttamente da nomi di famiglie o dai poderi a loro intestati. Si nota la scritta in diverse abitazioni 'capanno', e alcune col nome 'galina' e 'fasolo'. Oggi esiste un Borgo detto "Gallina" che forse deriva il nome da un sì antico possidente, e una famiglia 'Faggioli' che fu proprietaria di molti beni, case e poderi ad Alfonsine fino ai nostri giorni. La Besa-Galèna e Burghett d'Galèna? nessun nesso C'è chi ha pensato che besa-galéna (la tartaruga) fosse nominata così perché (viste testimonianze locali attendibili) i poveri un tempo che abitavano a Borgo Gallina di Alfonsine facevano il brodo usando le tartarughe al posto delle galline. In realtà la ricerca su internet sull'origine del nome 'Besagaléna' (con cui ad Alfonsine e in tutta la Romagna e anche nel dialetto bolognese che ferrarese, si definisce una tartaruga) ha portato a un'altra conclusione: 'Besagalena' deriva dalla composizione di due parole 'besa' (biscia) e 'galèna (guscio di tartaruga). 'Galena' deriva da 'Chelys' antico termine greco che significava 'tartaruga' o 'guscio di tartaruga', termine poi importato nella lingua latina tale e quale. Poi nella terminologia scientifica introdotta da Linnaeus (1758) si è trasformato nel termine 'Chelonia', che ha identificato quindi definitivamente la 'tartaruga'. Quindi il nome sarebbe anticamente di origine greca e poi passato in seguito al latino, come sosteneva il caro e famoso maestro alfonsinese Polgrossi: 'besagalena' sarebbe 'biscia col guscio' o 'biscia-tartaruga', insomma 'tartaruga'. Le terre spezzate L'insediamento, analogamente a quello di borgo o via Cavallotti (e burghèt di Sghènt), fa parte di quel sistema settecentesco chiamato le "terre spezzate" che si diffonde nella parte settentrionale del ravennate: si tratta di piccoli appezzamenti di seminativo ritagliati dai poderi. Qui i più poveri trovavano risorse sussidiarie ed integrative per il fabbisogno alimentare. Qui vi collocarono le loro abitazioni che erano per lo più capanni come risulta dagli atti notarili redatti dal notaio alfonsinese Lorenzo Mercatelli che operava ad Alfonsine nell’ottocento: "Il detto appezzamento di terreno è posto in luogo detto Borgo Gallina e ha sopra otto capanni di canna palustre senza selciato dè quali niun muro è in cotto". Nell'atto si afferma che i capanni sono indicati con un numero civico e pertanto sono vere e proprie abitazioni. Si trattava di un agglomerato (certamente risalente al tardo settecento) di case/capanni addossati all'argine sinistro del fiume Senio, spesso poste una davanti all'altra ed una carraia di confine detta "La Prita" (forse dal nome del podere a ridosso della via Guerrina, dove giungeva, a nome "la Preda", un podere in dote alla parrocchia di S. Maria), e servite da una via di comunicazione che dalla via Reale giungeva al Fornazzo, (previa discesa) nella carraia Guerrina, e posta sulla sommità dell'argine sinistro del Senio, tanto che il Comune aveva dovuto chiedere, stante la normativa adottata dal governo centrale dopo l’Unità d'Italia, il permesso al Prefetto per poterla utilizzare ad uso pubblico (nelle mappe napoleoniche il tracciato giungeva fino alla foce in Reno). Ma nel 1873 il Consiglio Comunale aveva deliberato l'apertura di un nuovo tronco di strada a piè d'argine sinistro del Senio "onde procurare il mancante diretto mezzo di comunicazione e sfogo alle proprietà ed abitanti del Borgo Gallina nella strada provinciale Reale", ed aveva pure deliberato la sistemazione della stradella Guerrina "siccome quello che formava la continuazione sino a raggiungere l'altra strada provinciale Raspona". Le trattative con i privati furono particolarmente complicate e così si procedette all'esecuzione della strada Borgo Gallina: "Venne ordinato piano esecutivo e capitolato d'appalto ristrettivamente ai lavori pel nuovo tronco di strada da aprirsi sino a tutta la parte del Borgo Gallina il che ebbe già il suo regolare effetto”. Nell'elenco delle strade comunali del 1894 si legge: "Strada Borgo Gallina a partire dalla provinciale Reale in sommità all'argine sinistro del fiume Senio fin dopo versata la ferrovia indi a piè dell'argine sudd.° fin di contro i casetti Bartolotti ".
Infatti il tratto di strada a piè d'argine costruita nel 1873 non si congiungeva alla via Guerrina. Occorreva risalire l'argine e ridiscenderlo in prossimità di essa. La strada a piè d'argine del Borgo giungeva di fronte ai casetti sopra indicati in quanto la continuazione era ostruita da una casa, detta "e Palazò" (casa di due piani più una sopraelevazione laterale sulla fiancata che portava i piani a tre) costruita "a un metro" dalla base della riva del Senio. La testimonianza di Alberto Maioli ci aiuta a capire l'enigma di questa improvvisa interruzione, superata agli inizi degli anni `60 del novecento quando, con trattativa bonaria, la sua famiglia e gli altri proprietari cedettero al Comune la casa, che fu abbattuta, così da permettere la continuazione a piè d'argine percorso fino a giungere a Borgo Cavallotti ed al Fornazzo.
La
sezione del PCI a Borgo Gallina
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I Partigiani,
Mario e Giovanni Bedeschi caddero sulle colline del faentino in un agguato
tedesco. L’Afra Tarroni, attivista UDI E PCI di Alfonsine, era incinta di Mario Bedeschi. La bambina che nacque si chiama infatti Maria Gianna, nata all’inizio del ‘45. L’Afra
fino a pochi anni fa (2023) viveva ancora, ora non so. Negli
anni '80 quella sezione del PCI fu ristrutturata e oggi 2023
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