QUANDO
ALFONSINE ERA NELLA MERDA PIU' TOTALE
4
dicembre 1882
Il
Dott. Giulio Gamberini oltre che Primario dell'Ospedale era Ufficiale
Sanitario del Comune e fu incaricato di redarre una relazione sullo
stato igienico del paese, che venne poi utilizzata
dall'Amministrazione per progettare "Provvedimenti di igiene
da adottarsi nel Comune" (tratto
da "Le Alfonsine il volto e l'anima" di Giovanni Zanzi e
Mariafrancesca Zanzi)
ECCO
LA RELAZIONE DEL DOTT. GIULIO GAMBERINI
"I giorni 21 novembre p.p. e 2 dicembre corrente in
unione
alli Signori Faggioli dott. Fausto ed Ing. (Perito
n.d.r.) Ugo Sughi (capo
ufficio tecnico dal 1888 dopo il lungo periodo dell'Ing. Antonio Zampighi
n.d.r.). feci
una minuta ispezione su vari punti del paese i
risultati della
quale sono i seguenti.
Comincerò dalla
Piazza Vincenzo
Monti e cioè dal cortile della locanda
Colombina proprietà Sig. Antonio Massaroli dove trovo
necessari
i seguenti lavori:
1) Costruzione di un pozzo nero destinato a raccogliere le immondizie
di due cessi comuni
a vari inquilini di quel ridotto di case.
2) La chiusura
di una buca scoperta che ora riceve le materie
di detti cessi.
3) La copritura di uno scolo che divide
quasi per metà il cortile.
4) La rimozione di un canotto ad uso porcile esistente nel mezzo del cortile.
5) Il rialzamento
e la sistemazione di quest'ultimo per modo che
le acque pluviali trovino libero sfogo.
6) I porcili e relative concimaie
dovranno essere posti in un appezzamento
di terreno situato a conveniente distanza e dietro
le abitazioni di questa proprietà. Quivi potrà ancora essere scavata la concimaia per lo stallaggio
Ghetti
ora situata troppo in vicinanza della via dell'Emancipazione.
Lo sgombro di detta concimaia e di altre di questo recinto potrà farsi praticando una
via d'uscita
fra la casa abitata dall'Ing. Zampighi e il vicino
ramaio. Per
tal
modo
si verrà ad allargare l'area destinata
pel magazzeno della ghiaia che starebbe bene
chiusa da siepe e cancello". (n.d.r.- Si tratta
delle abitazioni poste in angolo fra corso Garibaldi
superiore e via dell'Emancipazione,
ora via Roma, ove insisteva al n. 29
della suddetta via e con lato sul corso un vecchio edificio
adibito a locanda, senza dubbio l'antica osteria della
signora Marchesa di Fusignano come si può evincere
da una carta della seconda metà del settecento riportata
da Lucci ne "L'oro del Senio" (mappa
n. 38), edificio presente anche nelle vecchie carte
del primo ottocento, edificio di proprietà di Antonio Massaroli (il
Sindaco F.F.) come
pure nel Massaroli, era
l'abitazione
dell'Ing. Zampighi al n. 11.
Il racconto
prosegue: Procedendo
alla visita per la
via
Corso Garibaldi verso il confine di Fusignano,
nella
corte della casa Isani ora di altri proprietari,
esistono vari porcili ed ammassi di concime in vicinanza delle
abitazioni, e dei pozzi l'acqua dei quali può venire inquinata
dalle facili infiltrazioni di materie infettive. Propongo
quindi che tanto i porcili che i concimi siano trasportati
dietro e a distanza delle anzidette case. Davanti di
queste e prospicienti la via Corso Garibaldi esistono
capanni, biche di strame, ed una buca di letame,
cose tutte che non dovrebbero essere tollerate dalla
commissione edilizia, e che io propongo siano rimosse
sollecitamente. I pozzi di queste due proprietà vogliono
essere riparati... per
avere da essi acqua se non
buonissima almeno discreta. Ancora più innanzi, a destra,
e dietro la casa Vassura Michele abitata da vari
inquilini notai porcili, mucchi di concime, acqua putrida
e stagnante nello scolo che forma confine colla
proprietà Bartolotti Tommaso. Nel mezzo del cortile a
breve distanza dalle suddette sconcezze è
posto un pozzo
con riparo o parapetto insufficiente ed aperto a livello
del suolo, di modo che i liquidi di rifiuto delle cose
possono colare nel detto pozzo. Sempre avanti, e a destra,
nella proprietà di certo Isani Sante domiciliato a
Bagnacavallo osservai altro porcile e due letamai in vicinanza
delle case e di un pozzo mancante in gran parte di riparo. Questo fatto costituisce non solamente
un
pericolo per la salute di quegli abitanti, ma altresì
per la vita di qualche bambino che potrebbe
cadere nel pozzo
ed annegarsi".
Seguono le dovute
raccomandazioni per il riparo dei pozzi, il rialzo dei cortili, la
rimozione
dei concimi e la richiesta al Comune
"
un appezzamento di terreno ad uso sterquilinio"
per
questo "gruppo
di case mancante di spazio". Si tratta
di un altro borghetto alfonsinese posto alla estremità superiore di Corso Garibaldi ai confini con il territorio
di Fusignano che su alcune carte viene indicato come
Borgo Garibaldi.
La relazione
continua:
"Venendo
alla Via
dell'Emancipazione
(l'attuale
via Roma n.d.r.), nel
cortile situato dietro la Farmacia Lugaresi
notai un ammasso di concime
annesso alla stalla affittata a Petroncini Bernardo,
non che due cessi aperti che immettono in una buca
scoperta con quanta offesa della salute e dell'olfatto
è facile immaginare".
Dopo
aver
elencato il da farsi, il viaggio prosegue nel Lazzaretto,
proprietà Venturi:
"È
un
vero immondezzaio, e guai per quegli abitanti se dovesse
svilupparsi in paese una qualche epidemia.
Difatti il cortile di questo gruppo di case è tutto
una pozzanghera, qua e là circondato da ammassi di
concime, da capanni e da porcili di modo che le acque e altri liquidi putrescenti soffermandosi in esso tramandano
odore nauseabondo e possono inquinare l'acqua
di un unico pozzo che sarebbe eccellente.
Propongo
quindi
1) che si obblighi il proprietario a sistemare
il cortile e a cedere un pezzo di terreno sotto l'argine
del fiume ad uso sterquilinio per quelle case;
2) che siano rimossi i concimi e sia espurgata e attivata
la fogna che confina colla proprietà Salvatori;
3) che venga coperto l'unico pozzo di questa località e vi si
applichi
una pompa".
Ancora
negli anni trenta del novecento Lucia Berti ricorda,
(La sera a trèb, Alfonsine 1990, pag. 97-99), lei
bambina, il Lazzaretto, vero e proprio borghetto a ridosso
del fiume: "un
insieme di case in modesta costruzione a uno
o due piani ... case mal selciate, alquanto umide ...
La caratteristica di alcune finestre del piano superiore era la loro apertura che arrivava fino al pavimento,
protetta da una rudimentale ringhiera di legno".
Poco distante
la fontana mandava acqua fresca e buona ... più
lontano dalle abitazioni, un'unica latrina, in comune, che
aveva lo scarico nell'adiacente
orto di Grisó. C'era perfino la buca per le
immondizie".
Prosegue
Gamberini: "Nel
Carraretto Venturi due luoghi
colpirono la mia attenzione, cioè il cortiletto posteriore al caffè Forlivesi nel quale notai un mucchio di concime
in vicinanza del pozzo e il cortile situato dietro la
bottega dell'orologiaio Pasini Luigi proprietà Lanconelli
dove osservai vari mucchi di concime ...
Nella Piazza
Vincenzo Monti il cortile del
caffettiere Tavalazzi
vuole essere sistemato onde facilitare lo scolo delle acque".
Il caffè Tavalazzi era, allora,
nella
piazza ad ovest, nella parte opposta ove si trova tuttora
come testimonia Lucia Berti in "E
Strado'", Alfonsine
1999, pag. 13)
Ancora
Gamberini:
"Nella via Giordano Bruno
(la
Violina n.d.r.)
è assolutamente
necessario la chiusura di una concimaia esistente fra il caffè
Camerani e la casa
Violani perché troppo vicina alle abitazioni e al caffè
stesso. Nel cortile situato dietro la bottega di Bedeschi
Eugenio di proprietà Corelli necessita venga attivata
una fogna che immetta nell'orto dello stessa proprietario
e siano soppressi due porcili ivi esistenti a norma del
regolamento d'igiene comunale. Necessita pure
chiudere con siepe o cancello lo spazio esistente fra la
ghiacciaia Corelli e le case Venturi (il
Lazzaretto
n.d.r.) che serve
attualmente da cesso per gli abitanti di quella località e
per i frequentatori della locanda Baldassare Penazzi".
Si tratta degli esercizi a destra e a sinistra prima della rampa della
ponticella di piazza Monti che
gravitano a ridosso del loggiato Camerani
(a sinistra) e del loggiato Corelli (a destra). Dietro il
loggiato Corelli, nelle carte di fine ottocento, è ben
visibile la ghiacciai segnalata con un cerchio.
A questo punto Gamberini
introduce una nota dolente, una nota, più che
di colore, forse di abitudine inveterata:
"E giacchè siamo a parlare di cessi
credo opportuno far notare che
la più grande sconcezza di questo capo luogo
è quella di vedere lungo le strade pubbliche, lungo gli
argini del fiume, nella Piazza Vincenzo Monti e specialmente
sotto il ponte vecchio del Senio che congiunge
la Piazza colle strade Mazzini e Pisacane, persone di
ogni sesso, età e condizione deporre senza alcun riguardo
il loro peso soverchio (espressione
mutuata da Boccaccio n.d.r.) con offesa
della morale e dell'olfatto. Togliere
questo inveterato abuso sarà impresa difficile per
non dire impossibile, anche quando funzioneranno le Guardie Municipali. Il Comune però con poca spesa potrebbe
mitigarne i brutti effetti incaricando persone a raccogliere
mattinalmente gli escrementi depositati nei
luoghi suddetti".
Anche questa è storia alfonsinese
"In via Pisacane nei cortili delle case poste fra l'argine sinistro
del fiume e il mulino vecchio è tutto un ammasso
di concime, di cloache, di porcili e cose simili coi effetto
di infiltrazioni nocive e sviluppo di esalazioni pestifere
a danno della salute di quei disgraziati abitanti.
Qui, più che altrove, occorre energicamente ordinare la solita sistemazione dei cortili privati l'attivazione,
l'espurgo e disinfestazione delle fogne
private e
comunali; ma soprattutto è assolutamente necessaria la
demolizione dei porcili e il rigoroso divieto di tenere
maiali... Naturalmente
che il comune è in dovere di trovare un appezzamento
di terreno... ad uso
sterquilinio per gli abitanti
di questa località e per quelli della Via Carlo Pisacane
sino alla strada del Tram via". private e
comunali; ma soprattutto è assolutamente necessaria la
demolizione dei porcili e il rigoroso divieto di tenere
maiali... Naturalmente
che il comune è in dovere di trovare un appezzamento
di terreno... ad uso
sterquilinio per gli abitanti
di questa località e per quelli della Via Carlo Pisacane
sino alla strada del Tram via".
A
quel tempo, via Borse era stata intitolata a Carlo Pisacane.
Il viaggio, poi, prosegue alla sinistra del Senio
"a
partire dalla
locanda della Stella Vecchia", posta
in via Mameli,
l'ex strada Sottofiume, ai piedi della rampa superiore della
ponticella fino alla abitazione del sig. Antonio Massaroli,
l'antica casa Camerani, oggi conosciuta come palazzo Farnè.
"Ma
la parte di questo capo luogo che più d'ogni altro
compromette la pubblica salute è la
strada Saffi, (i
Sabbioni n.d.r.). Quivi
sarebbe necessario un completo sventramento, ma
per ora sarà già molto se si potrà ottenere lo sgombro
dei concimi e dei maiali, la sistemazione e l'innalzamento
dei cortili adiacenti alle case".
"Ma
il male peggiore di questo comune esiste nelle
scuole. Or son dieci anni in una
mia relazione a stampa dimostrai che negli attuali locali scolastici gli
alunni e le alunne possono contrarre i germi di molte
malattie specialmente quelli della tisi e tubercolosi
polmonare. E ciò che dissi allora parmi oggi confermato dal
fatto che i decessi per questa terribile malattia
sono aumentati anziché no. Io vorrei ingannarmi, ma
ho l'intimo convincimento che un tale aumento stia in
ragione diretta coll'accrescersi del numero degli alunni
nelle scuole. Ma chi non vede i visi pallidi, sparuti, il lento e stentato sviluppo dei nostri bambini che per
cinque o sei anni, e per molte ore del giorno sono costretti
a respirare l'aria confinata, mefitica delle nostre
scuole? Oh! se i padri e le madri conoscessero a quali
pericoli espongono i loro figli col mandarli alla scuola,
sono certo che preferirebbero di tenerli a casa ignoranti,
in onta a tutte le leggi obbligatorie! ... Fate,
fate dunque
questi benedetti edifici scolastici!"
...
L'iter per la costruzione dell'edificio scolastico era
iniziato nel 1884 e tra polemiche, problemi economici e
burocratici le nuove scuole elementari in destra Senio
verranno completate nel 1898.
E
conclude:
"E
qui
chiudo questa relazione augurandomi
che le mie disadorne parole trovino eco nell'animo vostro e
siano attuate le enunciate riforme non solo, ma ben presto
si veggano sorgere in questo paese i tanto desiderati
edifizi scolastici come simbolo di civile progresso.
Alfonsine 4 dicembre 1893. L'ufficiale Sanitario G.
Gamberini"
Nota:
nel
1891 muta la denominazione di alcune strade: da strada del
Borghetto a via Mazzini, da strada Borse a via Pisacane, da
strada del Commercio a Via Giordano Bruno, da strada
Pia o della Fame a via dell'Emancipazione, (nel 1904
diverrà via Giovanni Bovio), da strada Sabbioni a via Saffi,
da strada Sottofiume a via Mameli. Lo Stradone della Chiesa
aveva mutato denominazione nel 1882 divenendo Corso
Gàribaldi (e' Cors)
Case,
capanni, casetti in un paese "sparso",
che
nel 1864,
su una popolazione di 6.741 abitanti, solo 2.253 erano "agglomerati"
(1.462
in sinistra Senio, 791 in destra Senio), mentre 4.488 erano
sparsi nell'intero territorio,
che nel 1861, come risulta dalle carte della Prefettura, non
esistevano "scuole
femminili' (il primo
riscontro
è del 1863), che gli aventi diritto al voto sono, nel 1866,
114 elettori (96 per contribuzione, 18 per titoli)
e, dopo la riforma della legge elettorale avvenuta nel
1882, gli iscritti alle liste politiche nel 1894 saranno 742
(96 per censo, 646 per titoli) e nelle liste amministrative
969.
(tratto
da "Le Alfonsine il volto e l'anima" di Giovanni
Zanzi e Mariafrancesca Zanzi)
Ma
che tipo era questo Gamberini?
Su
Giulio Gamberini abbiamo una descrizione estesa del Dott.
Bartolo Nigrisoli, che all’epoca era primario Chirurgo presso
l’Ospedale di Ravenna.
“Giulio
Gamberini, bolognese, gran filodrammatico, tragedo (Gambarinazz,
e’ duttor dal gran passion, come dice appunto la
canzonetta di un filodrammatico alfonsinese), robustissimo,
fortissimo, anche villano, se si vuole, ma dopo tutto molto
simpatico.
Di
lui parla, dicendone sempre meritatamente gran bene, il Prof.
Giuseppe Ruggi (che aveva la cattedra di Patologia Chirurgica a
Bologna - n.d.r.), suo compagno di Università, che ebbe, contro
malvagi clienti, da Giulio Gamberini saldamente difese le
proprie spalle. Egli lo chiama il cannoniere da fortezza.
Gamberini
è un buon conoscitore dell'anatomia e se fosse un po’ meno
rumoroso disordinato, opererebbe anche bene. Da lui ho visto il
più grande echinococco del fegato, 20 litri, un barile dalla
clavicola all'inguine ed un echinococco del cuore.
Giulio
Gamberini è un po' dello stampo di Mario Marzocchi (valente
chirurgo attivo allora all’Ospedale di Bagnacavallo - n.d.r.)
e - senza averne il grande slancio chirurgico - è, come lui,
spesso in mezzo a liti e litigi, specialmente coi colleghi di
Alfonsine.
Mesi
sono, aveva cominciato a menar gran rumore contro il Dr. Orso
Sassi, perché a costui ad Alfonsine era morto di cloroformio un
ammalato mentre stava operandolo di emorroidi: ma proprio in
quei giorni di maggiore furore contro il Sassi, morì alla
stessa maniera di cloroformio un infermo anche al Gamberini, che
tosto si tacque.
Ultimamente
si è impermalito con me. Fallitagli una grossa impresa agricola
in cui si era imbarcato, una mattina - sul primo albeggiare - me
lo sono visto precipitare a casa a scongiurarmi di prendere, e
far figurare per mie, un trenta o
quaranta vacche, che, ad evitare l’imminente sequestro
giudiziario, aveva fatte uscire dalle stalle e cacciate a vagar
libere per la campagna. Al mio rifiuto di fare una cosa simile
(del resto anche volendo non avrei potuto compiacerlo) se ne è
andato fuori di casa mia, gridando che non ero un amico, ma
tornerà presto, perché sa per prova che - vacche escluse -
come collega sono sempre di giorno e di notte pronto a prestarmi
per lui. (E tornò infatti) (B. Nigrisoli “Chirurghi
e chirurgia della Romagna sul finire dell’Ottocento 1890-1896”
da La piè, 1947, n° 4-5 pag 75)
(Tutte
queste informazioni sono state tratte da un articolo di Romano
Pasi su Quaderni Alfonsinesi n°11 pag 47).
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