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Operai della Marini (anni '60 -'70 - '80)
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Operai reparto "tamburi" |
Un gruppo di operai della FIOM di Alfonsine alla fine della manifestazione dei 100.000 metalmeccanici a Roma per il rinnovo del contratto nazionale (anno 1969) Un gruppo di operai della FIOM di Alfonsine alla fine della manifestazione dei 100.000 metalmeccanici a Roma per il rinnovo del contratto nazionale (anno 1979)
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Libia al confine con Ciad - anni '70
Reparto 'cablatori'-'elettricisti'
Reparto
'torneria', angolo rettificatrici. Il capo reparto all'epoca era il compianto
Mario Grossi.
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Gli
operai della 'Marini' nella foto in piazza Monti Le mitiche spruzzatrici di emulsione e di bitume che con gli spandi-graniglia hanno costruito migliaia di chilometri di strade in Macadam (non è una nazione ma un tipo di asfaltatura) specialmente in Africa. Il
motore era un diesel a 3 cilindri, progettato e costruito dalla Marini, |
da sin.: Ivan Casadio (Giamuga) di Savarna, Evaristo Fabbri (Paglioni), Bruno Barangani, Sig.ra Caterina che diventò la moglie del Geom. Osvaldo Giacomoni, Francesco Faccani (Pucci), Germano Bedeschi, Filippo Camprini (Pino). ERA IL 1978 E FORSE QUELLO FU UNO DEI PRIMI COLPI CHE CONTRIBUIRONO A INNESCARE LA CRISI DELLA "MARINI" Nel 1973 viene costituita una nuova società di proprietà della famiglia Marini, la MARINI COSTRUZIONI ECOLOGICHE snc, con Sede legale in Alfonsine in Via Roma, 28 presso i vecchi Uffici della Marini SpA e Stabilimento in San Biagio d’Argenta in un Ex zuccherificio dell’Eridania, acquistato a tal scopo e ristrutturato. La Marini Costruzioni Ecologiche si specializzò in quei fine anni ‘70 nella progettazione e costruzione di impianti per il trattamento di rifiuti solidi urbani. Come prima sperimentazione fu prodotto un inceneritore (vedi foto) che ottenne una prima commessa a Lagos (Nigeria) ed una seconda all’inizio degli anni ’80 a Derna (Libia). L’impianto in Nigeria non fu un affare poiché, dopo il montaggio, ci fu un cambiamento di governo che dai militari (che lo avevano acquistato) passò ai civili i quali non vollero mai riconoscere l’operato dei militari e quindi non pagarono il saldo, che per quei tempi era una cifra consistente. |