Fin
dagli anni '60 tutta la zona cosiddetta ex-molino Medri di Alfonsine era
stata abbandonata e soggetta al degrado del tempo.
Il recupero di tale comparto
ha reso qualificante e decoroso un luogo storico di Alfonsine, anche
se ne ha eliminato il fascino dello spirito che vi abitava.
Si
potrà comunque cercare tra qualche cicatrice rimasta dopo il recupero
(forse il vecchio cancello) di trovare l'anima del luogo che fu.
Una
storia antica
Alla
fine del '700
Dalla consultazione di mappe del '700 in questa zona si può notare che vi era il Palazzo dei Signori Marchesi Spreti, una importantissima antica famiglia
ravennate.
Quel palazzo era collocato non nell'attuale ex-mulino Medri, ma nella casa di residenza, che aveva anche un fronte sulla via Reale.
Agli
inizi dell'800
Agli
inizi dell'ottocento i proprietari di questa zona (in precedenza della
antica famiglia ravennate del marchese Camillo Spreti) erano diventati
i Mascanzoni, Francesco e i due figli, Ermenegildo ed Enrico
Mascanzoni. Questi erano proprietari dei terreni che da via Mazzini
arrivavano fino alla zona dell'attuale Consorzio Agrario, con la via
Reale da un lato e l'attuale via Martiri dall'altro e da lì diritto
fino alla zona dove oggi ci sono le scuole. (Ermenegildo era il
bisnonno di Pino Mascanzoni, nostro concittadino).
La mappa qui sopra mostra che nel 1829 il Palazzo Mascanzoni (ex palazzo Spreti) aveva una collocazione anche lungo il fronte della via Reale. Il magazzeno e cantina non coincidono ancora con il
Molino Medri. Vista l'angolatura non perpendicolare con la strada del fabbricato adibito a magazzeno e cantina, e vista l'andamento non lineare di una parte della facciata del mulino attuale, si può dedurre che ci fu un prolungamento del magazzino in modo perpendicolare alla strada, quando il fabbricato fu adibito a mulino.
Così viene descritta la proprietà dei Mascanzoni quando nel 1845 furono interpellati dal Consiglio Comunale, per la vendita eventuale al Comune di quel terreno e del palazzo per farne una nuova sede del Municipio:
"... il Palazzo, una volta Spreti, posto in questo Comune, e più precisamente sulla via Reale, che in essa vendita resta compreso l'altro locale ad uso magazzeno e
cantina”.
Casa
Spreti-Mascanzoni-Medri: la storia di un Municipio mancato
Nel 1845 il Palazzo Mascanzoni, fu acquistato dal Comune, e nel 1846 furono avviati lavori per adeguarlo a Palazzo Comunale.
Nella
durissima e lunga diatriba che aveva opposto fin dal 1830 due fazioni
di possidenti alfonsinesi su dove erigere un nuovo Municipio, l’anno
1846 sembrò quello decisivo. Il partito che voleva spostare il centro
del paese collocando il municipio alla sinistra del fiume Senio aveva
avuto il via libera e il Consiglio Comunale, con il priore (sindaco)
Dott. Pietro Dall’Ara, decise di acquistare un terreno con un
fabbricato che sarebbe stato trasformato a sede del municipio. Questi
era un medico dell'Università di Bologna, arrivato ad Alfonsine nel
1812 con una commissione di medici inviata inviata appositamente per
debellare un'epidemia malarica che aveva fatto ad Alfonsine già 300
vittime. Il Dottor Dall'Ara, originario di Reggio Emilia, riuscì a
salvare molti alfonsinesi da quella perniciosa malattia, riuscendo a
farsi benvolere, tanto che rimase ad Alfonsine e nel già nel 1832 fu
nominato Priore (Sindaco) del Comune. Il fabbricato acquisito dal
Comune era il palazzo dei Mascanzoni, già Palazzo Spreti, in futuro
casa Medri e ospedale.
Non
mancarono certo le accuse reciproche di conflitto di interessi in
quanto i sostenitori di una tesi o dell’altra avrebbero avuto
vantaggi in questa operazione, dato che spesso erano proprietari del
terreno e dei fabbricati che si voleva far acquistare al Comune.
Il
Dall'Ara con il figlio Dott. Medoro, anche lui medico-chirurgo, aveva
acquistato tutti i terreni e fabbricati per un fronte di circa 84
pertiche (
500 metri
circa) lungo la via Reale, fino alla zona dell'attuale viale della
Stazione, che erano di proprietà proprio dei Mascanzoni. (C'era qui
forse un conflitto di interessi?). Qui iniziò a costrursi la nuova
casa di abitazione, che appare già nella mappa del 1845.
|
Palazzo Spreti, all'incrocio tra il Borghetto e la Via Reale
(1750-70)
La facciata nord-est del
magazzeno poi allungata a molino
L'ex-Molino Medri
prima della ristrutturazione e recupero
Casa
Spreti-Mascanzoni-Medri
prima della ristrutturazione e recupero
Mappa del 1845
Incrocio della Via Reale con Strada del Borghetto e Raspona
Rispetto alla mappa precedente del 1829, nel 1845 il fabbricato detto Magazzeno (che corrisponde all'attuale ex-mulino Medri) sembra essere a filo della strada. C'è
anche il Palazzo Dall'Ara.
(La legenda in rosso è un'aggiunta della redazione)
|
Contro
il Dall’Ara venne lanciata l’accusa di voler valorizzare la sua
casa che era proprio in quella zona:
"Si vuol tendere all'acquisto del palazzo di certa famiglia Mascanzoni situato sopra la Strada Reale, e precisamente di facciata alla Casa d'abitazione del Dott.
Dall'Ara."
Da un documento di un certo Batt.a Casali inviato al card. legato del 1841 si leggono accuse
ancora contro il dottor Dall'Ara Pietro,
"Ora che egli si è fabbricata una casupola in poca distanza al Locale attuale ove esistono: i pubblici Uffici, si è prefisso nell'idea che il Comune abbia a che fare acquisto del Locale stesso, anziché erigerne altro nel centro del paese... non per bene pubblico, e vista d'economia, come s'intende vallare, ma per favorire l'interesse e il comodo di uno solo, e che è pur anco espurio
(straniero - ndr) di questo paese."
La
'casupola', cosidetta con tono di disprezzo, era la casa di abitazione
della famiglia Dall'Ara e quindi il palazzo, come lo è stato fino ai
giorni nostri. Il Dott. Dall'Ara morì nel
1862 a
75 anni.
Il
figlio Medoro morì nel 1883 e fu sepolto insieme al padre nella tomba
di famiglia nel cimitero di Alfonsine. La moglie e il figlio
vendettero tutto a varie famiglie, tra le quali i Bragonzoni,
commercianti in vini, che si stabilirono nella zona del Viale
Stazione. Il palazzo andò ai Ghini. La famiglia Dall'Ara non abitò
più ad Alfonsine. All'interno alcune pareti erano adornate di
affreschi di cui sono rimaste alcune fotografie scattate dal
sottoscritto, quando tutto il Palazzo Dall'Ara fu abbattuto.
(cliccare
o toccare qui per sapere tutta la storia del Palazzo Dall'Ara)
Un municipio (incendiato), il primo ospedale, e il mulino
Non abbiamo documentazione certa, ma pare che quel nuovo Municipio abbia subito un incendio. Infatti da lì a qualche anno il partito che voleva costruirne uno nel vecchio centro del paese riuscì finalmente nel suo intento. Nelle memorie (1941) del maestro Vincenzo Ballardini si legge “... nella notte del 24 marzo il partito contrario... portato nel fabbricato appena terminato
(Casa Medri ndr) un carro di combustibile che fu incendiato tra gli applausi della popolazione
accorsa”.
Da lì si decise d’urgenza l’acquisto delle Case Camerani nella piazza a destra del Senio, dove fu collocato provvisoriamente il municipio, fino a che dopo una trentina d’anni non venne definitivamente costruito il nuovo, poco distante. Il partito di Destra Senio aveva vinto, per ora...
Nel 1857 il Consiglio Comunale decise di adibire una parte di quel fabbricato, che aveva acquisito dieci anni prima per farne la sede del nuovo Municipio, a nuovo ospedale, che ancora non vi era ad Alfonsine. La decisione fu presa all'unanimità. La parte di fabbricato fu quella che aveva il fronte sulla via Reale, composta da sette ambienti: tre a pian terreno e quattro al superiore, più un cortile. Nel 1860 l'ospedale era già attivo e nel 1876 ebbe come primario il Dott. Giulio
Gamberini.
Ma chi ha costruito il
molino?
Nei primi anni del ‘900 una ricca famiglia di Alfonsine, i
Garavini, acquistò dal Comune tutto l’edificio abitabile e il Magazzeno e vi fece la sua casa di residenza. Il vecchio Garavini con la moglie Ballardini Teresa fece costruire un mulino che gestiva con un un mugnaio e qualche operaio alle sue dipendenze. All’unica figlia Rina dedicò l’insegna del cancello ‘RG’ che ancora oggi si può notare.
La figlia Barbara (Rina) Garavini sposò
Luigi Medri, di origine fusignanese.
Una storia famigliare travagliatissima ha perseguitato la sig.ra Garavini e suo marito, segnando anche la vita dei tre figli nati nel 1925-26-27: Giovanni, Romano e
Uberto.
Gli ultimi eredi rimasti della Famiglia Medri sono Francesco
Medri e la sorella dott.ssa Cinzia
Medri, figli di Romano. Quest'ultima con tenacia e passione si è attivata ed impegnata affinché si giungesse al recupero e ristrutturazione degli edifici ed alla rivitalizzazione dei luoghi della sua infanzia.
|