Ogni
tanto ai poeti capita di perdere la testa. Colpa di una parola di
troppo o di una parola che manca, suppongo. Questo ai vivi, ai morti
resta invece qualche scampolo di gloria e la responsabilità di un
paio di libri che nessuno trova mai il tempo di sfogliare.
Verso
la fine del secolo scorso, al Caro Estinto Vincenzo Monti è capitato
ben di peggio e, ironia della sorte, proprio nel paese che si onora di
avergli dato i natali.
Trascrivo
uno scritto di Luciano Lucci apparso su una rivista locale:
“La
storia del monumento è questa: nel 1993, su proposta del comitato
Montiano, si decise di innalzare un monumento al famoso poeta Vincenzo
Monti nato ad Alfonsine. Il finanziamento principale fu sostenuto da
una banca locale, mentre per la statua in bronzo fu incaricato il noto
scultore e ceramista ravennate Mauro Bartolotti. All’architetto
alfonsinese Fedele Dradi il compito di creare il basamento di
sostegno.
Si
narra che una volta commissionati i lavori, ci si accorse che i fondi
non coprivano le spese, così venne richiesto agli autori di
ridimensionare le loro opere al budget concesso. Lo scultore
Bartolotti, che aveva progettato una statua abbastanza importante, fu
costretto ad accorciarla tagliando fino al busto. Poi in seguito a una
successiva richiesta, di taglio spese, il Bartolotti infuriato,
consegnò al Comitato Montiano i resti di quello che doveva essere la
sua opera con un taglio ulteriore che arrivava fino al collo. Risulta
che poi il Bartolotti abbia disconosciuto l’opera.
Non
sappiamo di Fedele Dradi, che probabilmente non portò alcuna modifica
al basamento”.
Un
poeta decollato, squagliato, oppure da gustare a rate come un
telenovela? Confesso che la cosa comincia a piacermi.
E
poi, se vogliamo dirla tutta, cosa c’è di meglio di un’opera
disconosciuta dall’autore, di un monumento agratis da completare con
il solo ausilio dell’immaginazione? Meglio cogliere l’occasione,
meglio non lasciarsela scappare.
Riciclare,
ricreare, ecco due splendidi verbi che potrebbero fare proprio
al caso nostro. Del monumento a Vincenzo Monti esiste la base ed
esiste la testa. Tutto il resto manca, non c’è mai stato. Si tratta
di costruirlo, e non è detto che la cosa non possa diventare anche
molto divertente. Servono i piedi, le gambe, il tronco, le braccia e
le spalle. Sì, ma come sono le braccia, i piedi, le spalle, il tronco
e le gambe di un poeta?
Siamo
proprio sicuri che sono soltanto come quelli delle statue che vediamo
in tutte le piazze del mondo? Io dico di no, e chiamo in mia difesa
gli spiriti di Picasso, Max Ernst, Mirò, Giacometti e Jean Arp.
E
tu, caro lettore, lo sai com’è fatto il corpo di un poeta? Secondo
me, soltanto i bambini sono ferrati in questa materia. Che ne diresti
di andare a chiedere la loro opinione?
Io,
lo confesso, sono proprio curioso si sapere come i bambini
disegnerebbero quello di Vincenzo Monti e con quale azzardo di
materiali penserebbero di completare la sua statua.
Da
bravo adulto ficcanaso, suggerirei poi di interpellare anche Joan Mirò
e Le città invisibili di Italo Calvino. Non è molto, lo so,
ma senti cosa dice quest’ultimo a pagina 79:
“E’
il suo stesso peso che sta schiacciando l’impero”, pensa Kublai, e
nei suoi sogni ora appaiono città leggere come aquiloni, città
traforate come pizzi, città trasparenti come zanzariere, città
nervatura di foglia, città linea della mano, città filigrana da
vedere attraverso il loro opaco e fittizio spessore.
Per
quel che può valere, questa è la mia idea. Spero la prima di una
lunga e variegata serie di ben più autorevoli opinioni.
Io
penso a Calvino e alla leggerezza, ma magari ci potrebbe essere
un qualche cosa di più adatto. Il corpo del sommo poeta potrebbe
ricordare anche uno spaventapasseri, un Mazapegul, una marionetta.
Senza paura di strafare, ci potremmo aggiungere pure uno schermo
televisivo, un set di padelle antiaderenti o, che ne so, addirittura
una piramide di telefonini raccolti in discarica.
Mi
fermo qui, non prima comunque di essermi domandato se il riciclo e la
ricreazione di un monumento interessa davvero a qualcuno. Certo che si
potrebbe lasciare tutto come sta, oppure chiedere aiuto a un artista
locale. Potrebbe essere un’idea, una buona idea. Dopo tutto, le
piazze di mezzo mondo sono piene di monumenti che nessuno mai guarda o
mostra di apprezzare.
E
poi, tanto per dirne un’altra, con la marea di problemi che ci sono
oggi, perché mai dovremmo andarci a complicare la vita con stramberie
del genere? La mia è, ovviamente, una domanda retorica. E adesso
passo e chiudo.
POST
SCRIPTUM
Scusate
se insisto, ma non credo che ai bambini piaccia così tanto la nostra
rassegnazione. Io chiederei proprio a loro di sparigliare le carte.
Per una volta, almeno per una volta, si potrebbe anche fare.
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1993:
il sindaco Renzo Savini inaugura il monumento a Vincenzo Monti
Il
monumento a V. Monti nel 2010
Eccovi
due sculture di Mirò che potrebbe ispirare i bambini per ricreare il corpo di
Vincenzo Monti
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