S. Antonio (251 - 356
d.c) nacque e visse in Egitto e ben presto si diede alla vita eremitica ed ascetica fondando, in seguito, alcuni monasteri. La sua iconografia giunse fino a noi rappresentato con un bastone a forma di tau, un maialino e un campanello e, a volte, con un libro, quel libro della natura che Antonio aveva detto essere l'unico di cui sentire il bisogno di leggere. Più spesso attorniato da animali da cortile in quanto protettore del bestiame, oltre che invocato contro una serie di malattie.
Si festeggia il 17 gennaio.
Nella pala d'altare che abbelliva l'Oratorio il Santo è
rappresentato in mantello abbaziale, con in capo la mitra e
seduto in cattedra. Unica concessione alla versione popolare è il maiale con il campanello.
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La Prof.ssa Raffaella Zama ha riconosciuto
l'autore del dipinto della Paina ed ha redatto la seguente scheda descrittiva:
Antonio Fanzaresi (Forlì, 1700 - 1772)
Sant'Antonio Abate - 1742 circa
Olio su tela, 250 x 152 cm
Alfonsine - località Fiumazzo Oratorio di Sant'Antonio Abate, detto "della Paglina" (o "della
Paina").
La tela raffigura Sant'Antonio Abate seduto a sinistra su un basamento rialzato da un doppio gradino in pietra modanata, entro una
monumentale architettura d'impostazione classica.
Al suo fianco compaiono strutture imponenti: la base di una colonna su alto piedistallo ed un pilastro con lesena dal quale trae origine un arco, che apre lo spazio a destra sul paesaggio. La figura del santo grandeggia all'interno del dipinto, con bel volto
barbuto e mitra gemmata, in sontuoso piviale vescovile listato d'oro e veste bianca solcata da virtuosistico panneggio, mentre ai suoi piedi un putto alato tiene il pastorale con fare giocoso.
Benedice con la mano destra e trattiene nella sinistra il libro con la
fiammella che lo identifica nell'iconografia tradizionale di guaritore della malattia recante il suo nome, il 'fuoco di Sant'Antonio", sotto lo sguardo di un angioletto pregante e attratto dalle sue azioni. La fiammella è
accompagnata da un altro attributo tipico del santo, il maiale, ampiamente diffuso nella memoria popolare in quanto il suo grasso veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dall'intossicazione provocata dalla malattia. Il maiale reca al collo una campanella, a ricordare come l'Ordine
Ospedaliero dei canonici Regolari di Sant'Agostino e di Sant'Antonio Abate, detto degli
Antoniani, si prendesse cura di pellegrini e ammalati avendo ottenuto il permesso di allevare maiali all'interno dei centri abitati, dove circolavano liberamente con la campanella appesa. Tuttavia nelle
campagne il maiale divenne simbolico della protezione del santo verso tutti gli animali ovvero le stalle e nel dipinto è raffigurato sotto le antiche
spoglie della razza autoctona romagnola (cosiddetta "mora" dal colore del suo mantello), accovacciato ai piedi del paesaggio dinanzi ai tratti di una città lontana verso le colline, forse allusiva al luogo di provenienza dell'artista. Alla base della pala, uno stemma cuoriforme bipartito è dipinto a
monocromo entro una cornice accartocciata sormontata da una corona d'oro, atta a denotare il rango nobiliare della famiglia
Corelli, proprietaria dell'oratorio e committente del dipinto, come ricorda Mons.
Savioli. L'autore si può identificare nel forlivese Antonio
Fanzaresi, allievo di seconda generazione della scuola del
Cignani, solito ad una produzione ispirata alle opere dei più noti maestri bolognesi e dei principali autori del classicismo romano. La pala di Alfonsine sembra collocarsi prima del soggiorno toscano dell'artista, durante il quale avvenne la sua piena maturazione stilistica e quindi entro il 1744. |