Oratorio del
Passetto
(detto anche di
S. Apollonia)
dedicato a S.
Agata, S. Lucia e a S. Apollonia
(si trovava al Passetto,
frazione di
Alfonsine)
a
cura di Luciano Lucci:
utilizzando
interamente il libro
di G. Zanzi "Saluti dalle Alfonsine" (2019)
Gli Oratori sono il tentativo fatto nel '700
di legare maggiormente l'ambiente rurale con la religiosità popolare e di marcare, da parte dei grandi proprietari, il territorio con una presenza di emergenze architettoniche fossero esse casini di campagna od Oratori. Far leva sulla religiosità popolare per legare a sé i contadini ancora soggetti a pesante sfruttamento attraverso una visione ancora feudale di una nobiltà che di lì a poco, con la Rivoluzione Francese lascerà il posto ad una nuova proprietà fondiaria: ecco l'intento.
Nel '600, i Frati di Porto (un ramo dei Canonici Regolari di S. Pietro in Vincoli dell'ordine degli Agostiniani)
gestivano direttamente un "tenimento alle Alfonsine",
che comprendeva terreni alla destra del Primaro che dal Cuorbalestro giungeva fino alla
Raspona, per un totale di 4.033,26 tornature.
Il maestro
Vincenzo Ballardini, nella sua "Le Alfonsine e dintorni" del 1941 a pag.39 scrive:
"In un inventario della ricordata Abbazia di Porto dell'anno 1588, prima della maggiore bonifica la tenuta delle Alfonsine si compone di
una casa padronale in via Reale e
sei capanni per lavoranti e rendeva 600 scudi
all'anno".
A partire dal 1604 era iniziata la Bonificazione Maggiore di cui i Padri di Porto furono tra i maggiori
beneficiari. Fu anche il periodo delle Rotte con periodiche alluvioni
e dei continui prosciugamenti, ma alla fine dopo parecchi anni quei
terreni diventarono arativi e arborati.
La tenuta del
Passetto, ridotta a coltura dopo la metà del secolo dall'Abate
Ascanio Mulla, venne invasa ancora dalle acque. Poi il Senio fu
spostato dalla Valle del Passetto e immesso nel suo corso primitivo nel fiume Po di
Primaro (oggi Reno) e nel 1688 toccò all'Abate Inocentio
Arigoni o Arrigoni procedere di nuovo ai lavori di prosciugamento e
"fece diventare fruttifera la tenuta di Alfonsine, la rese sicura con un argine e vi fabbricò le case dei
lavoratori".
L'argine citato era lungo l'antico letto del Senio in via Valeria (allora il Passetto veniva così
denominato) più
un secondo argine di contenimento delle valli che dalla antica Valeria giungeva alla Raspona parallelamente all'attuale Carrarone Baracca e che
continuerà poi fino al Senio, lungo il cosiddetto "Rivalone", oggi
via Fornazzo.
Particolare
della mappa n° 540 dell'Archivio Storico Comunale di Ravenna.
La mappa è densa di didascalie, di notizie e di date: l'ultima delle quali è il
1699. Se si ingrandisce la mappa con un click sopra si potrà leggere in due
punti "principiato dal padre Arigoni",
riferendosi a due arginature di contenimento delle valli: una che si
svolgeva lungo l'antico letto del Senio in via Valeria (allora il Passetto veniva così
denominato) più
una che dalla antica Valeria giungeva alla Raspona parallelamente all'attuale Carrarone Baracca e che
continuava poi fino al Senio, lungo il cosiddetto "Rivalone", oggi via
Fornazzo.
Al Passetto i Frati di Porto costruirono il loro Casino
per
governare quel loro possedimento posto alla destra del Reno dalle valli di Cuorbalestro alla
Raspona.
In un documento datato 1649 i Monaci della comunità denunciano il possesso
"nella villa della così detta Alfonsine, dí una casa grande con un Oratorio dedicato a S. Agata, per abitazione del Priore che assiste al Governo di questa tenuta, con case di pietra per lavoratori n°4, capanni per lavoratori n°9 e capanni per casanti e altre pertinenze di terreni arativi, parte arborati di
rubía" una tenuta di circa 300 ettari.
L'Oratorio del
Passetto (detto poi di S. Apollonia)
Un Oratorio dedicato a S. Agata quindi fu costruito a metà del '600 dai Frati di Porto
lungo il Passetto. Sappiamo poi che tale Oratorio fu ricostruito nel 1718 e dedicato alle Sante Agata,
Apollonia e Lucia, ma poi fu comunemente conosciuto come Oratorio di S.
Apollonia, indicato a volte anche col nome di S. Maria del
Passetto, ma comunque popolarmente ricordato come l'Oratorio di S. Apollonia la cui festività
si celebrava il 9 febbraio.
(A.Pasi "Note sul Culto locale" in "10 aprile 1714 - 10 aprile 2014 - Storia del Culto della Madonna del
Bosco").
Complesso
dell’ex Casino dei Frati di Porto
Vecchio Catasto Mappa Napoleonica (A.S.Ra) Foglio n° 20
(particolare)
Con l'avvento di Napoleone Bonaparte e la soppressione dei Beni Ecclesiastici, la proprietà risultò
nel
1833, come afferma il Rambelli nelle sue "Memorie" a pag.52, dei Sig. Boccaccini e Baronio di Ravenna.
I fratelli Boccaccini proprietari di gran parte dei poderi compresi tra Passetto,
Puglia, Raspona, riva destra del Reno, alienarono tutte le loro possessioni alfonsinesi nel 1854 alla principessa Luisa
Murat, (figlia del Re di Napoli Gioacchino Murat e di Carolina Bonaparte sorella di Napoleone, andata in sposa nel 1825 al Conte Giulio Rasponi di
Ravenna. La principessa le alienò poi a Francesco Marini nel 1886 (la Murat
morì nel dicembre 1889) ed infine la famiglia Marini nel 1914-15 vendette
tutto ai Baracca di Lugo.
Ma
il Casino dei Frati esiste tuttora?
Più volte restaurato,
era ancora detto "e Palazò" fino agli inizi degli anni '60:
oggi al suo posto vi sono case di abitazione, senza alcun richiamo di
antichità.
...
e la Chiesetta-Oratorio
è noto che il Parroco di Madonna del Bosco, dopo la distruzione del Santuario nel 1944 andava a celebrare messa in
quell'Oratorio del Passetto. Ma quali immagini vi fossero rimaste non si sa né vi è per ora alcuna foto di quell'edificio. Su
testimonianza orale di Medardo Bandini, la Chiesetta-Oratorio, forse in abbandono, con il tetto crollato, conservava
ancora i muri laterali fino agli inizi degli anni '60 del '900 quando fu
demolita.
Il
campanile, alto circa 10 m. con la base quadrata che
misurava quattro o cinque metri si trovava dal lato opposto rispetto all'Oratorio e
fu demolito nel 1956 (circa).
Da notare che nella antica
mappa sopra esposta (n° 540) di fianco al "Palazzo dei Frati di
Porto", si vede una torretta. Forse nel tempo era stata
trasformata in campanile?
E
la "Festa d' Sânta Pulògna"?
La "Festa d' Sânta Pulògna" si festeggiava ad Alfonsine
forse già nell'800 qui nei pressi dell'oratorio del passetto. Ma già
dai primi del '900, (data da verificare)
tale festa venne celebrata presso un altro Oratorio, quello di S. Vincenzo in via
Reale, nel cortile a fianco, dove c'era una fabbrica di saponi.
Tale festa continuò negli anni senza interruzione (salvo il periodo
della guerra) e divenne sempre più importante e frequentata, fatta di
bevute e mangiate
memorabili, con giostre e anche l'autopista. Anche nel dopoguerra
fu celebrata ogni anno senza interruzioni fino al primo decennio del
2000. Poi si esaurì la spinta di chi la doveva gestire e il tutto
passò alla Proloco, che non riuscì più a rianimarla.
...
e le tre Sante?
S. Agata vergine e martire (data
sconosciuta)
Santa siciliana torturata come vuole la leggenda per non cedere alle brame di un Console, ed a cui
furono asportate le mammelle. Invocata come protettrice della maternità, è celebrata il 5 febbraio.
S. Lucia vergine e martire (morta il 13 dicembre
304)
La tradizione la vuole di origine siciliana. Concupita da un soldato romano, al suo rifiuto fu torturata e per non cedere si strappò gli occhi. Invocata contro le malattie degli occhi e contro la cecità. È celebrata il 13 dicembre.
S. Apollonia
vergine e martire (morta il 249 dopo Cristo, Alessandria, Egitto)
Apollonia è stata una martire cristiana. circolano
diverse leggende sul suo martirio, ciascuna con una trama differente.
Una riporta che avvenne come conseguenza della predicazione di un
indovino, il quale aveva aizzato le folle pagane di Alessandria
d’Egitto a perseguitare i cristiani. Si fece girare la voce che
dimostrando poteri miracolosi, avesse ridotto in polvere alcuni
simulacri pagani. Per punirla le furono strappati i denti con una
grossa tenaglia arroventata. Per questo martirio è invocata contro il
mal di denti e tutte le malattie della bocca (pare anche per il mal di
testa), ed è protettrice dei dentisti e degli odontoiatri.
Un'altra versione racconta che era già anziana,
cresciuta nella fede in Cristo fin dalla fanciullezza e prodigatasi ad
assistere gli altri cristiani, fu catturata dai persecutori che “le
fecero cadere tutti i denti colpendole le mascelle”. Poi accesero un
rogo e “minacciarono di bruciarla viva se non avesse recitato con
loro le formule dell’empietà”, che consistevano nel rinnegare
Cristo. Di fronte all’aut aut impostole dai suoi aguzzini e
preferendo la morte terrena all’apostasia, la stessa Apollonia,
senza attendere di esservi spinta, si gettò tra le fiamme |
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