Villa
e Oratorio S. Anna
(a
Chiavica di Legno,
frazione di
Alfonsine)
a
cura di Luciano Lucci
tratto
in gran parte dal libro
di G. Zanzi "Saluti dalle Alfonsine" (2019), da "Vita in
Ville" di Baldini e Sangiorgi e
dal Blog L'irôla de' «Filés» di A. Vandini. Le foto sono di D. Bracci,
A. Vistoli, Luciano Lucci e Wilma Guerrini.
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Il
percorso per arrivarci
Da Alfonsine
lungo la via Raspona fino al ponte sul Reno si gira a sinistra verso
Longastrino. Dopo circa 1 km, invece di procedere per Longastrino, si
gira a sinistra si incontra questa villa, in via Sottofiume. Poi
avanti per qualche chilometro, superata la ex scuola di Chiavica di
Legno, dopo una casa di contadini sulla destra appare la Villa S. Anna
con l'Oratorio.
E' aperto ogni
domenica dalle 8.00 alle 17.00 circa. Altrimenti bisogna chiedere la
chiave alla casa vicina.
Il
video è stato girato da Orano Boschi
L'Oratorio di S.
Anna
Il
video è stato girato da Orano Boschi
L'Oratorio
di Chiavica di Legno è dedicato a S. Anna madre della Beata Vergine,
protettrice per una buona morte, per i parti, contro la febbre, contro
la sterilità coniugale. Celebrata nel calendario liturgico il 26
luglio, Sant'Anna risulta anche essere protettrice dei boscaioli.
Questa era
diventata una posizione nodale del nuovo territorio, alla confluenza del Santerno e della rete scolante del conselicese nel fiume
Reno. Qui, vicino al punto in cui il Santerno, divertito nel 1783, si immetteva
nel Reno, era stata costruita in legno e terminata nel 1784 una chiavica,
che regolava il deflusso delle acque del Canale Buonacquisto proveniente dalle valli di
Conselice.
La chiavica di
legno fu poi sostituita nel 1789 da altra in mattoni. Da tale intervento prende origine il nome della
località che ancora oggi si chiama Chiavica di Legno.
In questa zona
umida e acquitrinosa un tempo abbondavano i boschi. Infatti l'Oratorio fa parte di una tenuta sorta dopo il drizzagno del Po e posta nelle
vicinanze dell'argine sinistro (località Filo) in una parte di terreno più alto e asciutto rispetto al circostante ancora coperto dalle acque.
Tale tenuta faceva parte della tenuta Aleotta dei Conti Manzoni. Prima
era una valle alla destra del Po di Primaro, che passava per Filo e
Longastrino. Dopo che il Po di Primaro fu 'drizzato', quelle valli
divennero terreni da bonificare.
Carlo
Severini, bolognese, amico di Rossini, affermatosi a Parigi alla direzione del Théàtre
Italien, nel 1837 acquistò i terreni vallivi
ora posti alla sinistra del fiume Po di Primaro (oggi Reno), e iniziò
a bonificare.
All'improvvisa e tragica sua morte (1838) la
proprietà passò alle tre figlie della sorella deceduta qualche anno prima ed al loro padre
Andrea Cipriano Ghedini che
"questo terreno paludoso e selvaggio da secolare selvatichezza queste già inabitabili paludi e disboscando, livellando, ridusse coltura di fertili campi, di piantagioni e villarecci edifici”,
come scritto in una targa marmorea sopra la porta dell'edificio.
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Alcuni
autori sottolineano la sorprendente somiglianza della fronte con il
sepolcro di Dante Alighieri progettato dal Morigia nel
1870.
Questo Oratorio,
durante il fronte del 1945, divenne rifugio di molti sfollati provenienti da varie parti della Romagna che "ritenendo di essere rimasti illesi per intercessione di
Maria S.S. il 13 aprile 1945 posero una lapide a ricordo.
L'Oratorio è ben curato e custodito dalla devozione dei fedeli che abitano nelle vicinanze.
La Chiesa-Oratorio, a
differenza della Villa, è stata salvata dalla volontà degli abitanti, donata alla Parrocchia di
Filo, è tutt'ora visitabile e vi si officiano riti religiosi. E'
aperto ogni domenica dalle 8.00 alle 17.00 circa. Altrimenti bisogna
chiedere la chiave alla casa vicina.
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La chiesina fu
solennemente consacrata in data 26 luglio 1840, festa di S. Anna, dal cardinale
Chiarissimo Falconieri, all'epoca Arcivescovo di Ravenna. Sulla
facciata del piccolo oratorio tuttora consacrato, oltre a un'epigrafe,
a destra vi è una ceramica posta in occasione della visita di Sua Eccellenza Mons. Luigi Amaducci, Arcivescovo di Ravenna, il
12/12/1993.
L'interno della Chiesa presenta un'aula rettangolare coperta da travatura a vista.
è caratterizzato dai colori giallo e rosso sia nelle pareti laterali che nell'abside. Gli arredi, parte trafugati,
in parte sono presso la Chiesa parrocchiale di Filo.
Sopra l'altare, nell'abside,
vi è la statua di S. Anna con una 'Madonna ragazzina'
Villa
Ghedini, o Palazzo Tamba,
o Villa S. Anna
Su quei possedimenti,
dove il Ghedini aveva fatto erigere le case dei coloni e, nel 1838, pure una villa
padronale con due oratori ai lati, era nato così un agglomerato abitativo,
che prese il nome di 'Chiavica di Legno'
Com'era
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La "Villa Ghedini",
lunga 60 metri, orientata a sud verso il fiume, era circondata da un enorme
parco, composta da una grande costruzione adibita in piccola parte ad abitazione:
la sobria veste neoclassica, infatti sembra suggerire l'estensione della residenza all'intero
volume, mentre in realtà le ali corrispondono all'uso colonico: stalla, granaio, cantina, rimessa, deposito, oltre ad una ghiacciaia,
più i due oratori posti lateralmente, uno dei quali, consacrato, dedicato a S. Anna (l'altro non consacrato, distrutto durante la seconda guerra
mondiale).
La villa è a due piani con una soffitta che prende luce da basse finestre rettangolari poste immediatamente sotto il cornicione. La
sua struttura a pilastri a doppia altezza è oggi messa a nudo da ampie zone di crollo.
I
vari proprietari fino
ad oggi 2020
Dopo la morte di Ghedini (1868), le figlie
vendettero la tenuta a Diotallevi Tamba (da allora la villa
fu chiamata anche Villa Tamba). Dopodiché
nel 1918 si susseguirono diversi proprietari: un banchiere di Milano, il commendator Biancardi;
successivamente fu della Società "Comunione Sant'Anna-Rampi" di Ravenna e da questa, nel 1968,
passò alla Cooperativa Operai Braccianti Agricoli di Filo di Alfonsine, che si fuse, circa vent'anni fa, con la
CAB "Giulio Bellini". fino
all'attuale: la Coop. Agricola Braccianti "Giulio Bellini" Filo.
Ora la Villa versa in gravissime condizioni.
Il tetto è semicrollato è
come gran parte dei solai; vandali hanno sporcato le pareti, divelto tubi ed infissi, distrutto
quanto più si poteva.
Questa villa, che è la più estesa della Bassa Romagna e che è un importante ricordo delle bonifiche delle valli del Reno, si erge come una sorta di
cattedrale nel deserto, ormai distrutta, nel mezzo di una vastissima area agricola.
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