| Ricerche sull'anima di Alfonsine | | Edifici importanti del '900 | |
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Il palazzo Marini di Alfonsine a
cura di Luciano Lucci
Un
po’ di storia del palazzo
L’edificio
in questione è presente in una mappa del 1735 come un complesso unico con
la casa che dava sulla piazza. Edificio antico denominanto 'Locanda'
o 'Osteria', in seguito detto 'della
Colombina', fu tra il '700 e i
primi dell'800 l'unica locanda del paese. (In seguito 'Tabaccheria e
Spaccio'). Oggi 2020 ancora in piedi. In
una mappa del 1838 si legge che in
questa zona vi era uno stallatico, (l'attuale Palazzo Marini), cioè un
luogo dove veniva custoditi e alloggiati i cavalli, forse per i viaggiatori,
specialmente quei venditori che frequentavano il mercato della piazza alla
domenica. Nel 1864 fu abbattuta una
parte della costruzione che dava verso la piazza, che ostruiva la nuova via
Pia (via della Fame). Il nome di ‘Colombina’ Tutto il complesso fu prima affittato da Paolo Massaroli e poi acquistato dal figlio Giacomo Massaroli, che gli fece sistemare agli inizi della seconda metà dell’800 lo stallatico, creando anche una sala superiore ad uso di spettacoli pubblici: la cosiddetta ‘Sala Massaroli’ uno degli ambienti dove furono date feste memorabili e rappresentazioni drammatiche da varie compagnie spettacoli pubblici, e anche sala da biliardo. Nel 1874 era ancora da ristrutturare Il
fabbricato detto "Sala Massaroli" è descritto in un atto
testamentario del 30 aprile 1874 del defunto Giacomo Massaroli in favore del
figlio Antonio, ancora minorenne all'epoca, e di lui tutrice la moglie madre
Francesca Pasi. Il complesso "nelle Mappe Censuarie del Leonino (1811) è demarcata col n° 627 del catasto urbano" e confina "a ponente collo Stradone della Chiesa, a settentrione con altra Strada Comunale detta Pia (la futura via Roma n.d.r.)" Ristrutturato e abbellito già nel 1888 Un "Fabbricato a due piani con stalla annessavi, sovraposta a questa una sala ad uso di spettatacoli pubblici" a cui si accedeva "per apposita scala', come si legge in un atto notarile del 8 luglio 1888'. Non v’è dubbio che si tratta dell’attuale Palazzo Marini: quindi al pian terreno c'era una scuderia, e gli scomparti per i cavalli che erano separati da colonne che sostenevano arcate, e con il soffitto a volte con vela. (Ancora oggi si possono vedere). Sopra la grande sala per feste, rappresentazioni, balli, spettacoli pubblici, e anche sala da biliardo (1914).
Curiosa
questa descrizione "A Mezzodì del fabbricato evvi una
corte nella quale il pozzo a metà muro di altro nuovo corpo di
fabbrica" Secondo una testimonianza scritta da Nel 1914,
quella sala fu la sede del Circolo Cittadino frequentato dai
monarchici e dai conservatori di Alfonsine. Per questo era conosciuto come
“Circolo dei Monarchici”, dalla gente del popolo. Le
foto qui sotto (1914) sono le più vecchie che si hanno del palazzo e furono
scattate in occasione di quei fatti.
I militari che si vedono nella foto sono i carabinieri di Alfonsine, coi loro a cavalli, usciti di caserma per registrare i danni al circolo monarchico solo dopo che tutto era finito. Si
nota la scritta "viva Masetti abbasso l'esercito". In terra i
resti del biliardo, e dei quadri del Re e della Regina scaraventati giù
dalla finestra del primo piano. A destra gente di Alfonsine in posa,
probabilmente gli stessi dimostranti. I Minarelli d'Plopi Nel
periodo successivo il palazzo fu acquistato da Sintiné e dal figlio
Tancredi Minarelli (detti entrambi Plopi, anarchici per spirito e cultura).
Questi gestivano una monta di cavalli, in casotti attigui al
palazzo. Presero in affitto il palazzo, ormai abbandonato, e vi collocarono una carrozza funebre,
e sei cavalli bianchi,
per i funerali speciali. Carrozza e cavalli erano quindi custoditi al piano terra
del palazzo nella ex sala Massaroli, dove ora si tengono le conferenze e le mostre. Al piano superiore vennero create camere per famiglie e gente
povera, a cui Plopi faceva
pagare un affitto proporzionato ai loro redditi. I
Plopi andarono
ad abitare con tutta la famiglia in locali di fronte al palazzo che
acquistarono insieme a un terreno attiguo,
dove oggi c’è la mensa dell’officina Marini-Fayatgroup. Intanto erano
nati due figli, Santino (Tino) Minarelli e Licio. Spesso a casa sua venivano
ospitati viandanti, ambulanti,
gente senza casa, e tutti trovavano un tetto dove alloggiare. La zona
divenne una specie di corte dei miracoli, un luogo simpaticamente ricordato
e accettato da tutti gli alfonsinesi. Giuseppe Marini Negli
anni ’30 Giuseppe Marini, artigiano costruttore di biciclette, motori e
macchine stradali, aveva la sua casa attigua al palazzo di Plopi. I suoi
operai (una decina in tutto) lavoravano sotto una tettoia nel retro della
casa Avendo
bisogno di più spazio chiese e ottenne l’acquisto del palazzo, e qui fece
il reparto dei tornitori. L’edificio prese il nome di “Fabbrica
Marini”, più che “Palazzo”.
Risparmiato dalle bombe e dalle mine della guerra, fu fino agli anni ’60
uno dei vari capannoni della “Fabbrica Marini”; in seguito con lo
spostamento dell’attività di tornitura in altri nuovi capannoni fu
adibito semplicemente a magazzino. Il
cancello in ferro, a destra, era l’ingresso alla fabbrica e nell’insegna
si trovava ancora l’iniziale G (Giuseppe) mentre la M è andata distrutta. Il
nome di “Palazzo Marini” gli è stato attribuito solo da
quando cioè si è deciso di ristrutturarlo.
La ristrutturazione La ristrutturazione, pur avendo il merito di aver conservato un edificio, forse è stata troppo tesa a eliminare le "cicatrici". Il cancello con la vecchia insegna è stato sostituito da un nuovo cancello con l'insegna "PM" cioè Palazzo Marini (il riferimento "Marini" è dovuto al nome della nuova società spa che gestisce ora la fabbrica e che appartiene per una quota di maggioranza al gruppo francese Fayat-group). Il palazzo ha perso un po' la sua anima... Ma all'interno l'umidità riesce a far capolino e a ridare fascino a quel luogo. |