INT
E’ SU PAES
di
Luciano Lucci
Pirì
ad Bell, (Pietro Billi) fu uno dei tanti ‘matti’ di Alfonsine,
uno di quegli angeli/demoni (e quindi neutrali), in cui la
distinzione fra normale e anormale non era così netta, e tu non
capivi come mai.
I
fratelli Billi erano cinque e nacquero tutti a Fiumazzo in via
Valeria: Afra, Alda detta Nena che visse poi a Longastrino,
Antonio, Pietro (Pirì) e Dino, padre di Atos Billi. Atos Billi diventò un noto
personaggio dirigente della Cassa di Risparmio di Lugo, e poi
presidente della Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di
Lugo.
Lui,
Pietro, lo diceva spesso "me' an so' miga nead acse'".
Pietro
nacque perfettamente sano, ma da piccolo cadde accidentalmente
dentro a una 'mastella' piena di acqua ghiacciata, e da lì non si riprese
più, diventando anche epilettico.
Quando
i fratelli e sorelle si sposarono e si trasferirono, Pietro rimase
solo con i genitori che andarono ad abitare in via Saffi (i Sabiù).
Poi, poiché era difficile rapportarsi con lui (pare ci riuscisse
solo il padre) e si aggiunse l'infermità della madre, il
capofamiglia decise di trasferirsi a Voltana, poiché qui vivevano
da sposati, e con le loro famiglie, tre dei figli. In questo modo
poté contare su maggior aiuto.
Si
stabilirono in via Gobbi, presso 'al Ca' Rossi (che ora non
esistono più); lì morì la madre e dopo molti anni il
padre.
Pietro
trascorse i suoi ultimi anni a Longastrino, dalla sorella Alda
detta 'Nena, morta a 93 anni ,dopo averlo accudito in modo
impeccabile. Piri' è morto in casa di riposo ad Alfonsine con
il desiderio fino all'ultimo giorno di voler andare a casa sua
a Longastrino.
Personaggio
infantile riuscì a diventare mitico per gli alfonsinesi della
seconda metà del ‘900.
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Tornava da Voltana ad Alfonsine
quasi tutti i giorni, in treno.
Camminava in modo strano,
finiva il passo sulle punte dei piedi. Si presentava con il
suo candore di eterno bimbo, ma poteva avere delle reazioni
imprevedibili, e su questo bambini e adolescenti impararono a
giocare con lui e a renderlo un personaggio.
Così si era
soliti urlargli dietro, quando lo si incontrava a distanza,
"Và a e’ tu
paès!".
E lui automaticamente, con
finta rabbia, era solito rispondere:
"Ai sò za a e’ mì
paès, brot ignurènt d'un zèngan! Me a so ned in via
Fiumazzo Valeria Alfonsine, ai’ò la cherta de sendic me!”
(Ci sono già al mio paese, brutto ignorante d’un zingaro!
Io sono nato in via Fiumazzo Valeria Alfonsine, io ho la carta
del sindaco).
Chissà
perché, ma senza alcun motivo di origine razziale odiava gli
zingari che redarguiva in malo modo quando gli capitava di
incontrarli. Il suo modo di offendere chi lo infastidiva quando era
arrabbiato, era proprio questa "Zengan!”
Andava
spesso a trovare la sua vecchia maestra delle elementari che abitava
in via Borse, si fermava poi a mostrare ai bambini della via i suoi
quaderni neri a righe dove aveva meritato tanti “10”.
A dargli qualche spicciolo, oppure a pagargli il
"caffelatte", come lo chiamava lui, te lo facevi amico e
ti dava consigli, tipo "Sta atènt a travarsè la strè".
Chiedeva le cento lire a tutti, poi con la svalutazione erano
diventate mille.
Piri’ d’Bell ci aiutò a crescere avendo sempre curiosità per
i diversi, a stare sempre dalla parte dei più deboli, a
coltivare tutti la vitale impossibilità di essere normali. |