In
autunno il 160° tornò in Italia per passare alla sperimentazione di
dodici esemplari di un monoplano, consegnati alla Regia Aeronautica nel
corso del '42, muniti del gancio di arresto per le prove di atterraggio
frenato in vista dell'entrata in servizio della portaerei
"Aquila" in corso di allestimento.
Il
serg. Ghini - secondo la testimonianza di un altro aviatore
alfonsinese, Pietro Cesti - è fra i piloti che effettuarono
tali esperimenti, rimasti peraltro senza alcun seguito.
All'inizio
del '43 le tre squadriglie del 160° Gruppo si trasferiscono in
Sardegna, dove subirono un violento. L'impiego del reparto negli ultimi
mesi di guerra consistette in voli sul mare per assicurare la scorta
agli aerosiluranti e nella partecipazione alle operazioni aeronavali.
UNA
MEDAGLIA D'ARGENTO
al serg. Ghini
Alle
lunghe e rischiose missioni di scorta, compiute in quelle settimane,
quando ormai la situazione appariva irrimediabilmente compromessa, fa
riferimento la motivazione della Medaglia d'Argento al valor militare
concessa al serg. Ghini il 18 giugno 1943.
8
settembre
Gli
avvenimenti dell'8 settembre colsero il 160° Gruppo con una decina in
tutto di velivoli efficienti in carico. Nei giorni seguenti alcuni
piloti riuscirono a raggiungere in volo gli aeroporti pugliesi
schierandosi con gli Alleati; il restante materiale di volo che non fu
possibile trasferire venne incendiato il 15 settembre dal personale del
reparto per evitarne la cattura da parte dei tedeschi.
Dopo
la guerra, nel dicembre del '46, Ghini lasciò Alfonsine per
stabilirsi a Spoleto dove morì nel corso del 2000. |