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Uno dei dodici alfonsinesi, piloti di aereo sulla scia di Baracca

Sottotenente pilota Renzo Tamburini

(1921-1995)

  di Luciano Lucci

Renzo Tamburini era nato il 5 aprile 1921 
ad Alfonsine. 

Il padre Enrico venne a mancare, e la madre, ufficiale postale, si trasferì, a Forlì a vivere con i fratelli che erano molto ricchi. Renzo frequento le magistrali e subito dopo aver terminato gli studi conseguì all'aeroporto di Forlì, grazie soprattutto all'aiuto dei facoltosi zii, il brevetto di pilota civile.

 Chiamato subito alle armi nel gennaio del '41 e richiamato nel luglio dello stesso anno riuscì solo in dicembre ad accedere alla Scuola di Pistoia, e poi dopo i canonici tre mesi di reclutamento, in aprile del ’22 arrivo alla scuola di Falconara, dove apprese i primi rudimenti di acrobazie aeree. Fu nominato pilota d’aeroplano in ottobre. 

Nominato Sergente dopo altri giorni di corsi a Castiglion del Lago l'11 aprile del '43  fu dichiarato a tutti gli effetti pilota militare abilitato sul caccia Fiat CR.42.

La nomina tuttavia non significava il possesso dell'esperienza necessaria per dominare il mezzo nelle situazioni impreviste. Capitò così un paio di settimane dopo a Tamburini di rischiare di rimetterci la pelle, o la "ghirba", come si usa dire in aviazione. 

Durante un volo d'allenamento venne a trovarsi col suo CR.42 in un assetto dal quale non riusciva ad uscire, perdendo vertiginosamente quota e solo per miracolo, a non più di 300 metri dal suolo, riprese il controllo e atterrò senza danni. Lo spavento però fu tale da provocargli un travaso di bile, in altre parole l'itterizia. Un caso tutt'altro che raro. 

Ricoverato all'ospedale di Ravenna, vi restò fino al 4 giugno e poi tornò a casa con una licenza di convalescenza di 20 giorni. 

Nel periodo di degenza, intanto, gli era arrivata la nomina a sottotenente di complemento. 

8 settembre 1943

Pochi giorni dopo aver ripreso servizio apprese di essere stato assegnato al 1° Nucleo addestramento Assalto ad Aviano, ma non farà neppure in tempo ad iniziare il corso: l'8 settembre azzerò ogni progetto. 

Trascorse a casa alcune settimane poi, saputo dell'avvenuta costituzione di una forza aerea nell'ambito della Repubblica Sociale, decise di presentarsi e chiede di farne parte.

Nell'Aeronautica Nazionale Repubblicana, tuttavia, erano soprattutto i velivoli a mancare e quindi Tamburini, come tanti altri aviatori del Nord, passò dapprima a far parte del personale italiano che prestava servizio nella Luftwaffe (specialisti, guardia agli aeroporti e agli impianti, unità miste della Flak, ecc.) e il 5 dicembre del '44 del Comando Arditi paracadutisti. è dunque probabile che non abbia qui mai svolto attività di volo, né che abbia partecipato a particolari azioni di guerra. 

S.ten. Renzo Tamburini

 

Il Serg. Renzo Tamburini agli inizi del 1943 
a Castiglion del Lago

A guerra conclusa... 

Ciò tuttavia non gli risparmiò, a guerra conclusa, la denuncia al Tribunale militare di Milano con l'accusa di "collaborazionismo col nemico". Seguirono anni difficili, ma alla lunga chi ebbe il potere di decidere si rese conto che quelle mosse a Tamburini erano accuse infondate. 

Ovunque fu poi conosciuto e apprezzato come persona buona e onesta, animata da un forte senso del dovere e della rettitudine. D'altra parte, fin dall'aprile del '46, la "Commissione provinciale di Forli per le sanzioni a carico dei fascisti politicamente pericolosi" aveva deciso e scritto di "non trovar luogo ad adottare provvedimento alcuno a carico di Tamburini Renzo di Enrico". 

Il 28 luglio del '50 il suo calvario poté dirsi finalmente chiuso: nei suoi confronti venne decisa la "revoca come non avvenuta della cancellazione dai ruoli dell'Aeronautica e della perdita del grado". 

Tornato all'insegnamento, fu a lungo direttore didattico a Lugo, 
poi a Castel Bolognese e infine a Forli. 

Morì il 1° gennaio del 1995.

 

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