Giuseppe
Troncossi
Nato a Lugo il 29 novembre 1920, fratello di Diva Saide Troncossi,
che sposò poi nel 1951 Luigi Mariani.
Il padre era di Voltana, ma si trasferirì a Taglio Corelli, frazione di
Alfonsine, dove svolse l'attività di falegname. Giuseppe Troncossi conobbe
quindi i giovani
appassionati di volo di Alfonsine.
Falegname il padre e operaia agricola la madre, la sua in effetti non
era una famiglia in cui ci si potessero permettere spese superflue.
Iscriversi al corso della RUNA alla Spreta e pagarsi il corso di pilotaggio, non
dev'essere stato facile. La passione però era tanta che alla fine Giuseppe
l'ebbe vinta: nella primavera del '39 completò il ciclo di istruzione e ricevette finalmente il sospirato librettino arancione con il brevetto e la licenza di pilota d'aeroplano abilitato sul Fiat AS.1.
Aveva
frequentato i tre anni di avviamento dopo le elementari, ed era ora già pilota quantunque le ore di volo al suo attivo
fossero ancora poche. Fece subito domanda per entrare volontario della Regia Aeronautica. Superate le prove di selezione a Ferrara,
tornò a casa con la consueta licenza straordinaria. Con il richiamo
arrivò la destinazione alla Scuola di pilotaggio di 1° periodo di Fano.
Poi va alla vicina Scuola di Falconara. La successiva assegnazione alla Scuola Caccia lo
portò a Miramare di Rimini, dove i velivoli in linea erano i CR.32 e i Macchi 200.
Alla famiglia, che ricevette sue notizie dall'aeroporto romagnolo dopo un lungo silenzio, il saperlo così vicino a casa
costituì una bella sorpresa. Andarono a fargli visita con la fidanzata, con la quale il giovane Troncossi
aveva già fatto progetti di matrimonio.
Al termine dell'addestramento,
venne destinato con i gradi di sergente alla 162° Squadriglia del 161°
Gruppo autonomo Caccia schierato a Marizza, Rodi.
Le lontane isole dell'Egeo, circondate dalle coste greche da una parte e turche
dall'altra, costituivano il possedimento italiano più avanzato ad oriente e un punto strategico per il controllo dei traffici marittimi in quell'area del Mediterraneo.
Troncossi giunse probabilmente a Rodi nel novembre '41.
Le
azioni si limitavano a lunghe ricognizioni sul mare, a qualche decollo su allarme, a scorte al naviglio nazionale.
A metà del '43 il 161° Gruppo, rientrò in Italia e si schierò a Crotone, in Calabria.
Con esso anche Giuseppe Troncossi.
La
morte per un incidente di volo
Qui, alle 17.50 dell'8 giugno, probabilmente pochi giorni dopo
essere giunto alla base di Crotone, il serg. Troncossi morì in un incidente di volo.
A bordo di un G.50, o forse di un Macchi 200,
effettuò una virata stretta a bassa quota, il velivolo gli partì in
auto-rotazione e si schiantò al suolo senza dargli tempo di lanciarsi. Alla sua memoria è stata concessa una Croce al merito di guerra e la Croce bianca
dell'Aeronautica dell'Egeo.
È sepolto ad Alfonsine nella tomba di famiglia
Troncossi
Giuseppe
Troncossi con il caschetto estivo e gli occhialoni
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Il Serg.
Giuseppe Troncossi Giuseppe Troncossi a Falconara nel '40. I gradi, le stellette e la 'A',
che ne indica la posizione di allievo, sono malamente appuntati sulla tuta di ruvida tela bianca.
A
cavallo di un Macchi MC. 200 presso la 155° sq. a Miramare di Rimini,
scuola di pilotaggio per i caccia Un
Fiat CR42
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