La
frequenza era 96 Mhz, ma l’altezza della casa e dell’antenna non erano
sufficienti, e la trasmissione veniva schermata da altri palazzi: non si
andava tanto in là col segnale.
In
più le altre radio commerciali che fino ad allora erano posizionate sulle
frequenze oltre ai 101 Mhz iniziarono a invadere anche quelle sotto ai 100
MHz. In particolare un ripetitore di Radio Gamma che trasmetteva sui 96 come
il nostro fu installato nella zona del cimitero di Alfonsine e il nostro
segnale venne coperto quasi totalmente.
Ci
fu proposto da una radio del PdUP di Roma di acquistare tutto un loro impianto
pressoché nuovo trasmettitore antenna mixer al costo di circa un milione di
Lire.
Si decise di aprire un fido bancario di 3 milioni di lire con garanzie date da
vari soci.
Con
quei soldi facemmo l’acquisto del nuovo impianto.
Montammo
l’antenna nuova e facemmo prove tecniche di segnale, ma ancora la
schermatura di alcuni palazzi creava zone d’ombra.
Chiedemmo
allora alla Cooperativa Braccianti proprietaria della Casa del Popolo, che era
in linea retta proprio di fronte alla nostra sede, di poter installare
un’antenna col trasmettitore sul loro tetto, molto più alto del nostro. Poi
sarebbe bastato un piccolo trasmettitore per fare il ponte. Incontrammo
Roberto Tardozzi, (tra l’altro un vecchio compagno di classe delle scuole
medie), che all’epoca rappresentava la suddetta cooperativa. Il permesso ci
fu accordato. Un amico operaio della Marini ci installò l’antenna (un
troncone della quale si vede ancora oggi).
Si andò alla grande, col segnale arrivavamo fino nelle vicine colline, anche
se rimanevano zone d’ombra qua e là. Comunque Alfonsine e dintorni era
coperta tutta. La nuova frequenza era 103 MHz.
Nell’agosto
del 1977 durante un temporale l’antenna posta sulla Casa del Popolo venne
abbattuta da un vento fortissimo. Per non interrompere l’attività
trasferimmo tutto l’impianto di trasmissione a casa di Guido Pasi che era
sufficientemente alta e da lì Luciano Lucci quasi da solo mandò avanti le
trasmissioni, fino a che non si riuscì a risistemare il tutto nel giro di una
settimana.
I
programmi erano sostanzialmente casuali.
I conduttori che si alternavano nei
vari orari erano Luciano Lucci, Rino Montanari, Guido Pasi, Amos Calderoni,
Ezio Montanari, Daniele Brunetti, Sergio Contessi, Loris Pattuelli, Sergio
(Mimò), Guido Minarelli per una rubrica di musica classica, Antonio “Gastone”
Zannoni per rubrica sul Jazz, a cui si aggiunsero alcuni più giovani come
Ivan Capellari, Tisio figlio del Fornaio di Corso Garibaldi (a cui permettemmo, in via eccezionale,
una rubrica con giochi a quiz.).
In
seguito su autonoma iniziativa della FGCI alfonsinese arrivarono anche Sergio
Fontana, Giorgio Branchetti e Daniele Biserna.
Unico
annuncio pubblicitario quello di Betti l’elettricista.
Le
caratteristiche della radio erano
(al di là di quelle enunciate nel documento
fondativo della radio che forse nessuno aveva mai letto):
1°)
Telefono sempre aperto a qualsiasi telefonata in diretta, ma vietate le
dediche. (Una sera Laura Tramonti chiamò il marito Luciano Lucci che stava
trasmettendo dicendogli che era ora di tornare a casa a tenere la figlia
Alice, nata da appena qualche mese: il tutto passò in diretta radio)
2°)
No allo stile disk-jockey nella conduzione di programmi musicali, che poi coi
nostri spiccati accenti romagnoli avrebbe fatto solo ridere.
3°)
Diffusione di notizie nazionali e internazionali tramite lettura dei giornali
(ma avevano solo il Manifesto quotidiano)
4°)
Non venne mai toccata mai nessuna tematica locale (nonostante i proclami del
documento fondativo)
5°)
Alcune ragazze (Laura Tramonti, Patrizia ‘Papaverina’, Claudia
Martoni),
gestirono una trasmissione chiamata “Lo straccio” in cui
raccontavano come creare cose utili riutilizzando materiale povero, oppure
discutevano su tematiche femminili come la pillola, o le mestruazioni o la
contraccezione.
6°)
La biblioteca musicale a disposizione era fatta di Lp acquistati coi soldi
incassati da pubblicità e vendita di dischi scontati, o da forniture
acquisite a prezzi ridotti da Radio Città di Bologna. Ma in genere il
conduttore portava da casa i dischi suoi, che voleva far ascoltare.
7°)
La linea musicale era fatta di canzoni di lotta o popolari (Della Mea,
Pietrangeli, Giovanna Marini, Stormisix, certe forme di nuova musica
proletaria come quelle del Canzoniere del Lazio, Nacchere Rosse, Gruppo
Pomigliano D'Arco) e poi Woody Guthrie, Bob Dylan e simili, i gruppi rock del
periodo psichedelico e di Woodstock, Jimi Hendrix, Beatles e Rollings Stones,
poi i cantautori italiani come Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Venditti,
De Gregori, Ivan Della Mea, Bertelli, Pierangelo Bertoli, Guccini), oltre a
tutte le forme dì Pop Jazz Rock che avevano segnato una generazione di
giovani in lotta.
Si
puntava ad un'analisi retrospettiva critica della musica-leggera, classica e
lirica, escludendo la musica da discoteca, la cosiddetta Disco-music, come
scelta politica.
In
quel periodo scoppiò poi la musica reggae e la radio ne assunse in toto la
diffusione caratterizzandosi su questa (Bob Marley, Peter Tosh).
Ma
l’icona idolo della radio divenne Patti Smith col disco
“Horses” e
“Radio Ethiopia”.
Qualche
giovanissimo della radio cominciò a proporre anche i Sex Pistols e il punk.
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