| Ricerche
sull'anima di Alfonsine
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Un
giretto alla Rossetta
la Villa Rasponi (che non c'è
più), l'Oratorio, (che c'è ancora), altri due oratori spariti, due vie antiche e storie
complesse che vengono da lontano.
di
Luciano Lucci
(per
questa ricerca ho usato varie foto e post trovati in gruppi locali facebook,
sopratutti Masiera WEB, e poi contributi da commenti a un mio post su 'Sei
di Fusignano se...', su ''Alfonsine mon amour'' e su 'Sei di Alfonsine
se...', oltre a una preziosa pagina (p. 510) di Alfredo Belletti su 'Storia di
Fusignano'', una su 'Vita in Ville' e il libro di Don Giuseppe dal Pozzo,
parroco di Taglio Corelli, "La Rossette storia di una comunità"
1997). (un
click o un tocco sulle foto per averne un ingrandimento)
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Osservando
un
particolare di una mappa del territorio compreso tra Bagnacavallo, il
fiume Lamone e il Po di Primaro (foto a destra), si nota in alto il fiume
Senio qui detto 'Masiera' e in basso il fiume Lamone. Al centro in alto c'è
"Chiesa di Masiera, e poi "Fusignano".
Vi sono indicate due vie una 'detta Chiara' e una 'S. Antonio',
toponimi ancora oggi presenti con gli stessi nomi.
Al
centro del
quadrato con i due lati "via S. Antonio", "via detta (o
della) Chiara", si vede una costruzione importante di cui non si riesce
a leggere il nome.
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(A.S.
Modena, mappario Estense, serie di territori n. 95 sec XVI)
Bagnacavallo a sinistra in basso, attraversato dal canale di Bagnacavallo o
del molino.
(un
click o un tocco
sulle foto per averne un ingrandimento)
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Facendo un giretto proprio nel
punto in cui l’antica mappa indica la costruzione, si vedono a
tutt’oggi i resti di un oratorio.
Si
tratta dell'oratorio di S. Maria
Maddalena, che fu fino al 1945 cappella privata annessa
a un costruzione padronale usata come villa di campagna
dagli ultimi proprietari i conti Rasponi dalle Teste.
Di tutto il complesso
architettonico, nulla è rimasto ad eccezione di questo oratorio, (indicato
dalla freccia) adibito fino a poco tempo fa ad uso abitativo.
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(cliccare
sulle foto per averne un ingrandimento)
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Tale edificio è visibile dalla strada, che da
Fusignano
porta a Rossetta.
Esso si trova sulla destra, a circa due
chilometri
prima di Rossetta, entro il quadrato fatto dalle vie Chiara, Carraia Sant'Antonio,
via Grattacoppa e via Rossetta.
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Ma da quando i Rasponi ebbero a che fare con la Rossetta?
Fin
dalla fine del XIV secolo 1300 questi terreni acquitrinosi furono di
proprietà ora dei Da Polenta di Ravenna ora degli Estensi di Ferrara, con
qualche intervallo dei Manfredi di Faenza, e di Giovanni Acuto, cavaliere di
ventura.
Il tutto
sempre sotto forma di 'Signoria', cioè di una proprietà feudale, data a
vassalli della Chiesa di Roma.
I
Rasponi furono fedeli
servitori dei 'Polentani' di Ravenna e crebbero di ricchezza e di potenza, e aspirarono
ad esserne gli eredi, se non lo avesse impedito il dominio veneto, durante
il quale rimasero in ombra.
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(un
click o un tocco
sulle foto per averne un ingrandimento)
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Tuttavia
conservarono tutti i loro beni, e al principio del secolo XVI erano una
delle famiglie più ricche di Romagna. Negli sconvolgimenti politici
dei primi decennî del sec. XVI i Rasponi spesso in lotta cruenta con gli
altri patrizi di Ravenna videro l'occasione propizia per
ottenere la signoria di Ravenna. Ma trovarono difficoltà per azioni
dissennate e violente di alcuni membri. La loro area di dominio e di
proprietà rimase comunque solo a nord di Ravenna nella zona di Savarna
Mezzano Glorie, fino ad Alfonsine, dove però ebbero a che fare con i
canonici di Porto e poi con i Calcagnini d'Este di Fusignano, mentre
nella zona di Lugo, Bagnacavallo, Masiera, gli Estensi fecero da barriera.
La zona di Rossetta, parte del Fundus Masiera, però i Rasponi mantennero
un'antica possessione fino a tutto il '900.
Si
può quindi dedurre che all'epoca del particolare della mappa sopra,
cioè tra il 1460 e il 1500 l'edificio
contrassegnato nella mappa
fosse una proprietà dei Rasponi
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"Le
Rossette" o "Rossetta"
I
Signori d'Este, i cui domini facevano parte formalmente dello Stato
pontificio, ed erano quindi feudatari del Papa per il territorio di Ferrara,
attorno alla metà del '400 ottennero il titolo ducale. Decisero così di avviare l'ampliamento del
loro Ducato verso Ravenna, culminato con la presa della Romagna
d'Este,
ossia il territorio di Lugo di Romagna. Nota anche col nome di Romagna
Ferrarese, è la parte della Bassa Romagna che comprende gli attuali
comuni di Lugo, Bagnacavallo, Cotignola, Conselice, Massa
Lombarda, Sant'Agata sul Santerno e Fusignano e infine
Alfonsine, ma lì la questione fu più complicata.
A
parte una parentesi veneziana, questi territori rimasero legati ai domini
estensi e al Ducato di Ferrara fino all'esaurirsi del casato
ferrarese e alla conseguente devoluzione dei possedimenti allo Stato
della Chiesa, nel 1598. I ferraresi chiamarono la Romagna estense "Romandiola".
Fu così che il Duca di Ferrara Borso d'Este acquistò in qualche modo queste
terre, in gran parte da bonificare, a nord del fiume Senio, le infeudò a un
suo vassallo Teofilo Calcagnini, installandone il marchesato a Fusignano
(anno 1464).
Poi,
con la scusa delle bonifiche e delle diversioni di fiumi e canali, gli
Estensi cominciarono a definire e a dividere i terreni di loro dominio o
competenza da quelli dei ravennati (e anche dei veneziani), che erano sempre stati rappresentati in
queste zone dai Pochintesta e anche dai Rasponi. Ad esempio un Paolo Rasponi, Patrizio di
Ravenna, Luogotenente Generale dei da Polenta nel 1414, era stato
Governatore di Bagnacavallo).
La
geometrizzazione dello spazio,
e l'uso del fiume Senio per delimitare
confini.
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Il
concetto di frontiera, che fino ad allora era rimasto per intendere una zona
larga per arginare le conflittualità tra gruppi proprietari, fu trasformato
in vero e proprio 'confine' da Borso d'Este, che decretò e delineò l'uso
di linee come confine per delimitare le varie aree e i conflitti tra i
lughesi e i fusignanesi, fino alle 'valli di Ravenna, e qui tra i ferraresi
e i ravennati (pag. 510 "Storia di Fusignano"- Alfredo Belletti).
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(un
click o un tocco
sulle foto per averne un ingrandimento)
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In
questo quadro il fiume Senio fu usato come confine naturale a levante, ma
Borso d'Este lo fece drizzare fino ad Alfonsine: prima l'alveo da Fusignano
deviava verso nord lungo l'attuale via Stroppata
(vedi
mappe sopra e sotto).
Il
Senio fu drizzato una prima volta nel 1464,
fino all'attuale 1° punta di
Rossetta.
Ciò scompaginò il territorio di Fusignano.
La
via Stroppata e la Rossetta oggi
(un
click o un tocco
sulle foto per averne un ingrandimento)
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Il
nome “Rossetta” è dovuto
ad Angelo Rossetti
Di costui si sa
che nei primi anni del XVI era proprietario di una possessione, fin da
allora perciò detta "le Rossette", cioè 'le terre di
Rossetti'. Era un vassallo minore, cortigiano degli Estensi, che pare si
macchiasse del reato di incesto e perciò gli furono confiscati tutti i suoi
terreni, mentre lui fu arso vivo. (informazione questa non ancora
documentata, mi è stata data dal sig. Sauro Ravaioli).
La
suddetta 'Rossetta' era confinante a ovest con le valli e praterie del
Fondo Masiera, territorio di Bagnacavallo, e a est con quella dei
Rasponi, verso Alfonsine.
Tali
terreni confiscati dagli estensi furono poi donati ai Canonici Lateranensi
di S. Giovanni Battista di Ferrara. Qui i frati costruirono un convento e un
oratorio dedicato a San Giovanni Battista.
(qui di seguito si scopre dov'era)
Tutto ciò si
evince da vari documenti nei quali viene citato che Alfonso D'Este
nel 1564 cedette in
permuta (scambio di beni) ai Canonici Lateranensi di San Giovanni Battista di Ferrara detti
terreni, 'un tempo furono di Angelo Rossetti, e che gli vennero confiscate'.
(tale documento è citato in una scrittura "Iura sereniss. Domus Estensis, Modena 1647pars
II" p.37).
Un
altro atto notarile riportato qui di fianco dice:
"Li Canonici Regolari Lateranensi detti di S.
Gio. di Ferrara per li beni a loro dati in permuta da Alfonso
2° li 17 Aprile 1564 per rogito di Maurelio Turini in vigore
dalle esenzioni contenute nel ..... ? medesimo, canonizate a
favore loro dall'Ill.mo Cong.ne Conte li16 mag.o, e .... 1749,
devono godere le seguenti franchigie ed esenzioni:
Li detti beni, loro lavoratori, fattori, casaldi, e tutti gli
inservienti di terreni medesimi li frutti, rediti, e proventi
di essi e delli animali, che vivono sopra detti beni sono in
perpetuo liberi, immuni, ed esenti da tutte le ....., estimi,
allibrazioni, pesi, pagamenti, contribuzioni, ed im....
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Nello
spazio di due miglia a Rossetta
vi erano tre Oratori
Il
primo (l'unico ancora in piedi foto sopra) dedicato a S.
Maria Maddalena, annesso al palazzo-fattoria della tenuta dei
fratelli Rasponi Rasponi-Tasselli, reso pubblico da Monsig.re
Rasponi, dove si celebrava la Messa fino alla fine del XVIII secolo.
(pag. 15 "Le Rosette storia di una comunità di Don Giuseppe
Dal Pozzo)
Il secondo era a un miglio verso nord-est, presso la carraia
S. Antonio. Apparteneva ai fratelli Francesco e Antonio
Sorboli di Bagnacavallo intitolato a S. Antonio da
Padova. Anche qui
si celebrava messa nei giorni festivi e nelle ricorrenze religiose.
Il
terzo: quello dei frati Canonici Lateranensi dedicato
a San Giovanni Battista era un miglio più a
nord-est del secondo e a due miglia dal primo oratorio dei Rasponi di S. Maria
Maddalena.
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L'oratorio
e il Convento
di S. Giovanni Battista
I
Canonici
Lateranensi di San Giovanni Battista da Ferrara alla Rossetta: un convento, un oratorio, una chiesa e una storia
che arriva fino ai giorni nostri.
Come
si è già scritto sopra, nel 1564 queste
terre (già Rossette) furono
assegnate ai Canonici
Lateranensi di San Giovanni Battista di Ferrara. E
furono
loro a costruirvi
un convento con l'oratorio che rimase fino al 1945, quando fu deteriorato da
azioni di guerra, e poi demolito Nella foto
seguente si vede com'era
negli anni '30 del secolo
scorso.
Disegno
di Francesco Ravaioli riguardante l'oratorio di San Giovanni Battista a
Rossetta, da lui realizzato negli anni '80 con la tecnica
dell'acquerello, ricordando quel piazzale che era il luogo dei giochi per i
bambini del paese Con
l'arrivo delle truppe Napoleoniche
costretti a lasciare le terre di Rossetta Con
l'avvento della Repubblica Cisalpina di Napoleone Bonaparte nell'anno 1798,
con un decreto relativo alla soppressione dei Conventi ed alla
confisca dei beni, i Canonici Lateranensi di Ferrara furono costretti a
lasciare le terre di Rossetta. Tale
ex convento, con annesso oratorio, fu acquistato dal Conte
Alfonso Biondi,
nominato consigliere comunale di Bagnacavallo. Questi, poi suo figlio
Francesco Biondi e infine il figlio di questi Ettore, dopo la caduta di Napoleone riattivarono
negli anni l'annesso Oratorio di San Giovanni Battista,
che diventerà poi la chiesa della nuova parrocchia di Rossetta fino al 1939, parroco Don
Eutimio Orioli (1927).
Si
può dedurre che da sinistra vi sono due nipotine, poi la Contessa
Margherita Vitelloni moglie di Ettore Biondi, poi la moglie di suo figlio
Anacleto Biondi, e infine Ettore Biondi. Fu Anacleto Biondi che diede il diritto d'uso e
abitazione alla neonata Parrocchia di Rossetta della chiesa di sua
proprietà e di una camera attigua alla chiesa per uso del parroco e
delle funzioni parrocchiali, a titolo gratuito e a tempo (di 6 anni in
6 anni)
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La foto è
tratta dal libro "Le Rossette Storia di una comunità" di
Don Giuseppe Dal Pozzo. Vi si legge "La famiglia
Biondi".
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Ecco
dov'era la chiesa-oratorio
e il convento |
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Una
mappa di metà del XVII sec. mostra la posizione del convento dei
frati Canonici Lateranensi e dell'annesso oratorio. |
Sopra
è indicato dove c'era oratorio e il convento |
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Il
primo parroco di Rossetta:
don Eutimio Orioli |
“Corpo
Bandistico di Alfonsine"
Questa
foto fu fatta a Villa Rossetta in occasione della festa per
l’inaugurazione delle nuove campane
il 4 dicembre
1927
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L'
oratorio di Sant'Antonio
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Questo
oratorio è andato distrutto nel 1945. Era presso la carraia ancora oggi
detta di
S. Antonio. (vedi foto a destra).
Durante
il bombardamento alleato del 17 dicembre 1944 morirono ben 12 persone di
Rossetta molte delle quali erano nascoste in un rifugio situato proprio nei
pressi dell'oratorio di S. Antonio; in quel tragico frangente molte
abitazioni di Rossetta subirono seri danni, fra cui quella della famiglia di
Sauro Ravaioli: il nonno, Mario Ravaioli (1892-1944), rimase colpito
alla schiena da una scheggia di granata; vista la gravità della
ferita, fu caricato su un biroccio e con l'ausilio di un somaro fu portato
fino all'ospedale di Alfonsine dove morì, due giorni dopo, nonostante un
disperato tentativo di intervento chirurgico.
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Una
croce in sasso
e varie leggende e fantasie popolari
L'oratorio
apparteneva ai fratelli Francesco e Antonio
Sorboli di Bagnacavallo, ed era intitolato a S. Antonio da
Padova. Anche qui
si celebrava messa nei giorni festivi e nelle ricorrenze religiose.
Secondo ricordi lontani qui c'era un cimitero (non ancora documentato) e
l'oratorio ("una piccola chiesetta") si trovava dove poi fu messa
una colonnina con la statuetta della Madonna. Poi la statuetta fu rubata...
Oggi 2018 si trova ancora la colonnina nello stesso punto.
Mi
ha raccontato Sauro Ravaioli che nelle vicinanze dell'Oratorio di
S. Antonio vi era una bella croce in sasso recante la data 1341 incisa sul
braccio superiore; attorno ad essa erano nate varie leggende e fantasie
popolari, non ultima quella del rinvenimento di un tesoretto (la famosa
"pignatta" del Passatore? o comunque la refurtiva nascosta da
qualche malvivente) sotto di essa.
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Qui
sopra la croce in sasso che, fino al 1994 era posta sulla Via Rossetta
a poca distanza dall'oratorio di S. Antonio che andò distrutto
durante gli eventi bellici dell'inverno 1944/5. |
Anno
1983 |
Le
foto sopra sono state gentilmente concesse dal sig. Sauro Ravaioli,
mentre la foto sotto è stata presa dal gruppo facebook Masiera WEB |
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Si
raccontava che a quella croce venivano pure attribuite miracolose proprietà
curative, infatti coloro che erano afflitti dal mal di testa
introducendo il capo nell'incavo rotondo posto al centro della croce ne
avrebbero tratto sollievo (una tradizione simile si trova anche nella
chiesa di S. Ellero presso Galeata, all'interno della quale esiste un buco
nella roccia nel quale, da secoli, i fedeli vi introducono la testa cercando
sollievo ai dolori causati dalla cefalea).
Leggende
e miracoli a parte, nel 1994 la secolare croce venne rimossa per essere
ricollocata all'interno della Chiesa di Masiera. |
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Nei
primi anni del '900 anche il vecchio edificio dei Rasponi era
ancora in piedi e utilizzato come villa di campagna e abitazione dei
contadini:
"la Villa dei Rasponi"
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Il
complesso architettonico della possessione dei Rasponi apparteneva al Conte Nerino Rasponi dalle Teste
(1885-1972), Patrizio di Ravenna e Patrizio di Forlì, che però prima della
sua morte ordinò la distruzione di tutti i documenti, compresi quelli
relativi alla proprietà di Rossetta.
Suo
figlio ed erede, Lanfranco Rasponi dalle Teste nato nel 1914 a
Firenze e morto il 9 aprile 1983 a Rio de Janeiro, mai sposato, fu
l'ultimo della
linea Rasponi dalle Teste. Fu proprietario del palazzo di
Piazza Kennedy
detto 'Rasponi delle teste', (da cui la famiglia aveva allungato il suo
cognome in 'Rasponi dalle Teste'). Tale palazzo era appartenuto
alla famiglia fin dal
XVII secolo.
Nel 1977 Lanfranco
lo cedette infine al Comune di Ravenna.
Forse
avrà venduto in quell'anno anche i resti della Villa Rasponi" o
l'aveva già venduta prima che andasse in parte distrutta con la guerra nel
1945?
Sicuramente
comunque fino
al 1945 qui c'era ancora l'edificio detto denominato ‘e palaz de Raspò’: il
palazzo dei Rasponi.
(un
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sulle foto per averne un ingrandimento)
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Qui
sopra una foto del complesso, con le ali che sembrano aggiunte in una
seconda fase, e sembrano prevalere sul
blocco centrale coperto a padiglione. Le frecce indicano l'oratorio e una parte di abitazione,
uniche in piedi ancora oggi.
(un
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sulle foto per averne un ingrandimento)
Lillian Gish (star del cinema muto), Lanfranco
Rasponi, Ramon Novarro (attore erede di Rodolfo Valentino
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In
questa zona ci fu anche uno scontro violentissimo
tra tedeschi, insieme a
soldati italiani della X Mas e le truppe alleate canadesi,
poi il 10 aprile da qui partì l'attacco finale
del gruppo di Combattimento
'Cremona'
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Qui
i "granatieri corazzati" della 16ª SS, con i soldati italiani della
X Mas del Battaglione Lupo, condussero un
attacco alle postazioni
canadesi riattraversando il Senio nel febbraio 1945, subendo perdite
relativamente alte (una trentina di morti).
Il 10 aprile 1945 durante
l'attacco finale alla linea Irmgard (quella del Senio) in quella stessa zona
venne attraversato il
fiume dagli alleati tramite il ponte di competenza della divisione Cremona,
cosa che riuscì con forte ritardo sulla tabella di marcia, solo nel tardo
pomeriggio.
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E
oggi?
In
tempi moderni qui è sorta una enorme porcilaia.
Circola
una fantasia popolare che l'oratorio fu ristrutturato in
occasione dei lavori per aprire la porcilaia suddetta. All'interno vi erano
delle tombe con ancora delle salme.
Fu deciso di bruciare quanto rimaneva dei corpi all'interno delle tombe,
divenute ormai riparo anche di bisce e altro. Dall'incendio - si dice -
furono recuperati alcuni anelli d'oro. Si
disse che erano salme dei Rasponi, ma ciò appare assolutamente improbabile. |
Foto
tratta da un post del gruppo facebook Masiera WEB (un
click o un tocco
sulle foto per averne un ingrandimento)
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La chiesa di Rossetta
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Il
primo parroco di Rossetta Don Eutimio Orioli nel 1928 riuscì a far
acquistare dal Vescovo di Faenza un terreno prospiciente la chiesa-oratorio
dove da un anno aveva insediato la sua parrocchia. L'obbiettivo era di
prevedere in futuro la costruzione di una canonica e poi di una chiesa
nuova. Il sig. Arcangelo Zoli vendette un appezzamento di terreno di 1300
metri quadri. Ma per motivi vari e complessi l'Orioli se ne volle
andare da Rossetta e fu trasferito a Modigliana, nel 1935.
Il
suo successore Don Giuseppe Gambi iniziò subito a darsi da fare per
costruire la nuova chiesa e la canonica, sul terreno già acquisito in
precedenza.
Nel dicembre. del 1938 l'appalto era stato vinto dal gruppo muratori
Vincenzo Cortesi e Giuseppe Burzacchi di Alfonsine. Il progetto fu
dell'architetto Antonio Vassura di Faenza.
Nel
1939 ci fu l'inaugurazione della nuova chiesa, poi le distruzioni con la
guerra
Nei
primi di dicembre 1944 il fronte arrivò a Rossetta e i tedeschi minarono e
fecero crollare il campanile che rovinò addosso all'abside della chiesa,
sfondando il tetto. Anche l'altra chiesa che era stata dismessa, che era lì
di fronte subì la stessa sorte e andò interamente distrutta.
La
canonica nuova subì danni ai muri e tutto l'angolo destro era distrutto.
Varie cannonate distrussero il tetto della chiesa, tre altari varie statue,
la sacrestia e la fonte battesimale. Nell'immediato dopo la guerra don Gambi
riuscì a far una prima sistemazione per riattivare la chiesa, e la
canonica. Poi negli anni successivi tutto ritornò nuovo come prima con in
più nel 1952 una casa annessa e adibita ad Asilo infantile. Quello fu anche
l'anno in cui Don Gambi fu trasferito come arciprete a Granarolo.
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Qui era
il 16 novembre 1939.
Il parroco era don Giuseppe Gambi, il primo a destra.
Presenti
nel gruppo anche i muratori capomastri Vincenzo Cortesi e Giuseppe Burzacchi
di Alfonsine, e l'architetto Antonio Vassura di Faenza.
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La
ricostruzione raffazzonata per rendere subito agibile dopo la canonica anche
la chiesa nel 1946.
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| Ricerche
sull'anima di Alfonsine
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