Nel
quartiere di Destra Senio già da molti anni il bar a fianco dell'antica
Farmacia Lugaresi, proprietà dei fratelli Luigi e Tereo Minarelli per
lungo tempo, ora non lo è più, da quando, anziani, dopo anni di
paziente e scrupoloso lavoro, cedettero gestione e attività ad
altri.
Eppure,
per molti quello è ancora "e cafè d'Terio".
Distrutto
dal minamento dei tedeschi l'antico caffè "dla Beatriz", di
proprietà di Beatrice, zia dei fratelli, che si trovava sotto il
porticato della Casa del Fascio in piazza Monti, fu nuovamente
ricostruito nel dopoguerra in Corso Garibaldi, ove attualmente si trova
il Caffè del Corso.
Fu
un bar frequentatissimo che gli inseparabili fratelli animavano, l'uno
con il senso del comando, lo spirito organizzativo, la squisita
gentilezza; l'altro con disponibilità e attenzione per ogni
cliente.
Si
comportavano come due gemelli, ma in realtà non lo erano:
Terio, minore di qualche anno, aveva il carattere più forte
e deciso, più aperto al dialogo, ossequioso con tutti (caratteristiche
le sue esclamazioni di compiacente meraviglia: - Ooh! Ooh! Ooh!-).
Gigì, cavaliere di Vittorio Veneto, amministratore e
cassiere, era più timido.
L'uno
riservato nei confronti dell'altro. A Gigì piaceva mangiare una pasta?
Lo faceva di nascosto al fratello! A Terio veniva la tentazione di un
pezzetto di cioccolato? Doveva essere all'insaputa di Gigì!
Al
loro fianco operavano nel caffè Sintè e Romano (che fu
poi l'infaticabile barbiere di Destra Senio): camerieri impeccabili, non
da meno di loro per gentilezza e disponibilità.
Nel
locale, oltre al bar, in una attigua saletta adibita allo scopo, si giocava al
biliardo e, in occasione di matrimoni, venivano offerti rinfreschi che
abilmente Terio organizzava e che lui stesso serviva assieme a Romano.
Andava,
per rinfreschi privati, anche nelle case e sempre ne usciva con tutti gli
onori, poiché, con il suo fare cerimonioso, sapeva creare atmosfera di
festa.
Erano
quelli i rari momenti in cui Gigì rimaneva solo nel bar a servire gli
affezionati clienti.
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Café
dla Beatriz


Al
caffè del Corso negli anni '60

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Prima
della guerra, di loro proprietà era anche il vecchio Cinema - Teatro Corso,
con gli spettacoli di prosa della locale filodrammatica del Prof. Pasini o di
altre compagnie, con la presenza dello stesso Calindri; spettacoli di opere
liriche, operette, varietà, veglioni e veglionissimi mascherati.
Come
cinema, si ricordano la proiezione dei "Kolossals" di allora. Terio,
ogni settimana, andava a Bologna alla sede cinematografica per scegliere le
pellicole, le migliori ritenute più adatte al suo pubblico che amava e per il
quale voleva dare sempre tanto.
NEL
1946 ENTRARONO IN UNA DIATRIBA PIU' GRANDE DI LORO SULLA COSTRUZIONE DI UN
CINEMA IN DESTRA SENIO
Si ha
notizia di una lettera prefettizia inviata ai fratelli Minarelli Tereo e
Luigi, che avendo licenza di gestire un cinema-teatro fin da prima della
guerra ("Teatro del Corso"), avevano chiesto di costruire un
teatro in Destra Senio.
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La
lettera citata in questo documento del C.C. negava ai Minarelli il
permesso di costruire un teatro-cinema, e probabilmente li richiamava a
cessare le proiezioni, non avendo il nullaosta del Comune. Va detto che
nello stesso periodo il Sig. Armando Polli aveva iniziato a gestire
proiezioni cinematografiche nel casone delle macchine in via Tranvia,
nella sinistra Senio. La famiglia dei Marini, nonostante la tragica
scomparsa del capostipite, prelevato e ucciso il 5 maggio del 1945, con
altri tre alfonsinesi, da una banda di presunti partigiani, aveva deciso
di investire di nuovo in Alfonsine, anche per amore verso il proprio
paese, mantenendo la struttura produttiva di macchinari stradali, e
inoltre riattivando il vecchio cinema Corso. |
Fu
proprio Marino Marini a premere su Prefettura e Governo per avere il permesso,
per conto di suo suocero Ernesto Contessi che si era associato ai vecchi
gestori del cinema Corso di destra Senio i fratelli Minarelli, di adibire,
sistemare e adattare una delle poche costruzioni rimaste in piedi in corso
Garibaldi, il vecchio magazzino dei Maré, a uso cinema.
Lo scontro fu durissimo e si ripropose, con una certa forzatura, la
contrapposizione che, durante il fascismo, c’era stata fra il cinema del
Corso e il vecchio cinema “Aurora”.
Ma
del loro affetto per il paese alle prese per la ricostruzione delle
case e di tutto il quartiere distrutto dai bombardamenti, diedero grande prova
quando, raso al suolo anche il vecchio cinema del Corso, si trattava di mettere in vendita quel
terreno per uso privato o di cederlo all'Amministrazione Comunale a minor
prezzo per costruirvi l'edificio delle Scuole Elementari, (poi sede de della
Scuola Materna Statale, e ora del centro Free-to-Fly). Al maggior guadagno
preferirono offrire ai bambini della zona, ormai considerata non più il
centro della ricostruita Alfonsine, il vantaggio di una scuola più vicina
alle loro abitazioni, cedendo, il terreno al Comune. Pienamente soddisfatti
della loro decisione, lui e il fratello.
Per
oltre cinquant'anni rimasero in attività e quando, in età molto avanzata si
ritirarono a riposo, affittarono il locale, poi lo cedettero in vendita ai
signori Riminucci.
Il caffé del Corso
Troppo
grande sarebbe stato il distacco dal luogo dove avevano trascorso la loro vera
vita, troppo difficile lasciare e, in accordo col nuovo proprietario, decisero
di costruire, dietro il bar, un'abitazione per loro uso fino alla morte.
Così,
più frequentemente li si vedeva uscire insieme, passeggiare lungo il Corso,
magari discutendo perché non sempre di parere concorde; oppure fermi a
conversare con amici, salutare tutti con gentilezza e cordialità.
Un
triste giorno si sparse la notizia: Gigì, attraversando incautamente la
strada per recarsi al vicino forno, era stato investito da una macchina. Non
sopravvisse. Era il 1972. Due anni dopo anche Terio, colpito da emorragia
cerebrale, raggiunse il fratello.
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