Si
chiamava Maria dla Tianéna ed era una vecchietta minuta, bassa di statura,
curva di spalle, dal capo sempre coperto da un fazzoletto scuro per colore,
per logorio e forse anche per sudiciume; indossava abiti lunghi alla caviglia,
altrettanto scuri, sopra portava un grembiale arricciato stretto in vita; nei
piedi grosse pianelle e, quando c'era il fango, pesanti zoccoli alla
comacchiese che lei trascinava rumorosamente.
Viveva
in una sola stanza nel vecchio fabbricato addossato all'argine del fiume, in
via Giordano Bruno, "in Bellaria", la strada che porta al
cimitero, assieme a tanti gatti, al fratello Toni e alla sorella
Angelina, molto zoppa che camminava appoggiandosi a una corta stampella che
impugnava e spostava accompagnandola al passo della sua gamba deforme.
Altre
persone abitavano in quel fabbricato, ricorda Lucia Berti nel suo libro ATORN
A E' FUGH: la "Pipino de Mamò", la "Mudesta d'Pló,
"Rico d'Patac Mat", la "Maria dla Macina", "Fidona",
la "Tugnina" con una sorella. Toni, l'Angelina e la Maria
vivevano in armonia dentro quella misera stanza a pianterreno, piena di umidità,
scarsa di aria e di luce, riscaldata in inverno da un caminetto dispensatore
di fumo che penetrava nei loro abiti e nella loro pelle affumicandola;
sembravano tre personaggi da romanzo. Chi ha letto o visto in televisione "I
Miserabili", può benissimo figurarseli.
Avevano
però un'attività che li aiutava a vivere e un cuore generoso che li
avvicinava al prossimo: facevano canestri, casentini, "grottini"
(cesti senza manico) di vimini bianchi che le massaie contadine usavano come
scolapiatti, colini per maccheroni, altri lavorati, sempre in vimini.
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La
Maria era molto attiva come lavoratrice e come donna di fede.
Quando
era giorno di mercato portava in piazza i suoi cesti su di una lunga
carriola, spingeva con tutta la sua forza spianellando sulla terra
indurita della strada.
"Toni, il fratello,
ogni sabato, - racconta la Berti - con il suo carico veniva di
mattina presto a casa di mio padre, "Ioli d'Stuanò e scaranar",
per salire sul biroccio tirato dall'asino e andare insieme al mercato a
Ravenna, l'uno per vendere le sedie e l'altro i canestri.
Lei, come donna di fede
insegnava il catechismo, o meglio le preghiere ai bambini, in canonica o
anche a casa sua; la domenica si trovava puntuale in chiesa per
distribuire le sedie al noleggio di due soldi. |
La
grande e bella chiesa ogni domenica era sempre gremita di persone, i
banchi non bastavano per tutti e si usava supplire con sedie che si
tenevano accantonate per i fedeli che avrebbero dovuto restare in piedi.
Compito suo e del sagrestano Patvel.
Inoltre
teneva in custodia i bambini che le erano momentaneamente affidati da
qualche famiglia impegnata altrove (non esistevano ancora gli asili).
Ci
si poteva fidare perché li sapeva intrattenere con responsabilità, li
faceva divertire insegnando loro il suo mestiere e i bambini restavano
volentieri per le tante curiosità che trovavano in quella casa.
Così
piccola, debole all'apparenza, di condizione la più umile, possedeva un
cuore ricco di amore verso coloro che erano infelici.
Aveva conosciuto una ragazza
madre; viveva con la sua bimba, Maria Servidei, in una camera nel misero
fabbricato (dove era anche la casa di Lisco) a lato del Parco della
Rimembranza, sola, triste, molto malata. Unico suo conforto erano la
visita e l'assistenza che la Tianéna offriva a lei e alla sua bambina:
una povera donna pallida, pallida, e sempre vestita di nero.
Sentendosi in fin di vita le raccomandò la sua bambina e ottenne da lei
la promessa che l'avrebbe tenuta sempre con se.
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Fu
amata e cresciuta come una figlia; divenuta grande, la Tianéna si
preoccupò anche di prepararle un piccolo corredo, pensando al suo
avvenire. Poi, tutto al mondo ha una fine e quella bambina, già
ragazza, rimase di nuovo sola. |
Maria
Servidei |
Fu
affidata alle suore del nostro asilo. |
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Le
ragazze del cucito all'asilo delle suore. Primi anni ’50 Scuola
di Ricamo nel
cortile della Villa della Marchesa.
Le
adulte sono Maria Servidei (Tianéna) e Suor Rachilde Sarti.
Si
riconoscono da sinistra seconda fila: Mirella Bini, Enza Sei,
Florita Vandini, Alide Dalmonte, Augusta Mini, Anna Maria .....
(ultima in piedi).
Da
sinistra sedute in prima fila
Miranda Pelloni,
Sonia Rambelli, Martina Sei, Rita Marini, Franca Baioni e Maria Morelli.
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Un
giorno, ospite in un istituto di vacanze in montagna, uscita sola
per una passeggiata nel bosco, forse inoltratasi troppo e non
riuscendo a ritrovare il sentiero per il ritorno, sorpresa dal
buio della notte, non tornò più all'istituto.
Fu ritrovata morta in
quel bosco, qualche giorno dopo.
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