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La Tianéna

Da un riadattamento dal racconti sulla Tianèna di Lucia Berti dal libro 
 ATORN A E' FUGH pag. 25 pubblicato
nel 1990 Ed. Gabriele Lucherini.

Il disegno è di Tullio Samaritani

Si chiamava Maria dla Tianéna ed era una vecchietta minuta, bassa di statura, curva di spalle, dal capo sempre coperto da un fazzoletto scuro per colore, per logorio e forse anche per sudiciume; indossava abiti lunghi alla caviglia, altrettanto scuri, sopra portava un grembiale arricciato stretto in vita; nei piedi grosse pianelle e, quando c'era il fango, pesanti zoccoli alla comacchiese che lei trascinava rumorosamente.

Viveva in una sola stanza nel vecchio fabbricato addossato all'argine del fiume, in via Giordano Bruno, "in Bellaria", la strada che porta al cimitero, assieme a tanti gatti, al fratello Toni e alla sorella Angelina, molto zoppa che camminava appoggiandosi a una corta stampella che impugnava e spostava accompagnandola al passo della sua gamba deforme.

Altre persone abitavano in quel fabbricato, ricorda Lucia Berti nel suo libro ATORN A E' FUGH: la "Pipino de Mamò", la "Mudesta d'Pló, "Rico d'Patac Mat", la "Maria dla Macina", "Fidona", la "Tugnina" con una sorella. Toni, l'Angelina e la Maria vivevano in armonia dentro quella misera stanza a pianterreno, piena di umidità, scarsa di aria e di luce, riscaldata in inverno da un caminetto dispensatore di fumo che penetrava nei loro abiti e nella loro pelle affumicandola; sembravano tre personaggi da romanzo. Chi ha letto o visto in televisione "I Miserabili", può benissimo figurarseli.

Avevano però un'attività che li aiutava a vivere e un cuore generoso che li avvicinava al prossimo: facevano canestri, casentini, "grottini" (cesti senza manico) di vimini bianchi che le massaie contadine usavano come scolapiatti, colini per maccheroni, altri lavorati, sempre in vimini. 

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La Maria era molto attiva come lavoratrice e come donna di fede. 

Quando era giorno di mercato portava in piazza i suoi cesti su di una lunga carriola, spingeva con tutta la sua forza spianellando sulla terra indurita della strada.

"Toni, il fratello, ogni sabato, - racconta la Berti - con il suo carico veniva di mattina presto a casa di mio padre, "Ioli d'Stuanò e scaranar", per salire sul biroccio tirato dall'asino e andare insieme al mercato a Ravenna, l'uno per vendere le sedie e l'altro i canestri.

Lei, come donna di fede insegnava il catechismo, o meglio le preghiere ai bambini, in canonica o anche a casa sua; la domenica si trovava puntuale in chiesa per distribuire le sedie al noleggio di due soldi.

La grande e bella chiesa ogni domenica era sempre gremita di persone, i banchi non bastavano per tutti e si usava supplire con sedie che si tenevano accantonate per i fedeli che avrebbero dovuto restare in piedi. Compito suo e del sagrestano Patvel.

Inoltre teneva in custodia i bambini che le erano momentaneamente affidati da qualche famiglia impegnata altrove (non esistevano ancora gli asili).

Ci si poteva fidare perché li sapeva intrattenere con responsabilità, li faceva divertire insegnando loro il suo mestiere e i bambini restavano volentieri per le tante curiosità che trovavano in quella casa.

Così piccola, debole all'apparenza, di condizione la più umile, possedeva un cuore ricco di amore verso coloro che erano infelici.

Aveva conosciuto una ragazza madre; viveva con la sua bimba, Maria Servidei, in una camera nel misero fabbricato (dove era anche la casa di Lisco) a lato del Parco della Rimembranza, sola, triste, molto malata. Unico suo conforto erano la visita e l'assistenza che la Tianéna offriva a lei e alla sua bambina: una povera donna pallida, pallida, e sempre vestita di nero. Sentendosi in fin di vita le raccomandò la sua bambina e ottenne da lei la promessa che l'avrebbe tenuta sempre con se.

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Fu amata e cresciuta come una figlia; divenuta grande, la Tianéna si preoccupò anche di prepararle un piccolo corredo, pensando al suo avvenire. Poi, tutto al mondo ha una fine e quella bambina, già ragazza, rimase di nuovo sola. 

Maria Servidei

Fu affidata alle suore del nostro asilo.

Le ragazze del cucito all'asilo delle suore. Primi anni ’50 Scuola di Ricamo nel cortile della Villa della Marchesa. 
Le adulte sono Maria Servidei (Tianéna) e Suor Rachilde Sarti.
Si riconoscono da sinistra seconda fila: Mirella Bini, Enza Sei, Florita Vandini, Alide Dalmonte, Augusta Mini, Anna Maria ..... (ultima in piedi).
Da sinistra sedute in prima fila 
Miranda Pelloni, Sonia Rambelli, Martina Sei, Rita Marini, Franca Baioni e Maria Morelli.

Un giorno, ospite in un istituto di vacanze in montagna, uscita sola per una passeggiata nel bosco, forse inoltratasi troppo e non riuscendo a ritrovare il sentiero per il ritorno, sorpresa dal buio della notte, non tornò più all'istituto.

Fu ritrovata morta in quel bosco, qualche giorno dopo.  

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