Un chopper e via:
Easy Rider  anche nella bassa


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Le prime bande motociclistiche organizzate negli States vennero messe su da veterani della II Guerra Mondiale, teste calde che sfrecciavano a tutto gas lungo le strade delle cittadine americane.

Nel 1947 nacquero gli Hells’Angels (il primo nome era Boozefighters - Ubriaconi Combattenti): come tutte le altre gangs se le davano tra loro di santa ragione ad ogni weekend, dopo inevitabili sfide lungo in freeways (le superstrade dell’epoca).

Dal ‘53 il cinema si avvicinò a queste pittoresche tribù.

Nel film cult "il Selvaggio" un Marlon Brando caracollante, occhi sperduti, giubbotto di pelle e blue-jeans con 20 cm di orlo, interpreta il capo di una banda di centauri che assedia e tiene sotto controllo una comunità per parecchie ore. Le imprese di questi Black Rebels si ispiravano a un vero fatto di cronaca. Anche ad Alfonsine nacque una gang che si chiamarono "I Selvaggi" (chiedere in giro...)

Sputannati e fuori tempo ormai gli Hell’s Angels divennero famosi in tutto il mondo proprio a causa di un brutale fatto di sangue: il terribile accoltellamento di un giovane nero al concerto dei Rolling Stones a Altamont, negli USA (dicembre ‘69). Il film Gimme Shelter documentò quei terribili momenti: chiamati dagli Stones a fare da servizio d’ordine, pare che esagerassero un po’ troppo.

Ma già il mondo cambiava, per fortuna: gli hippies erano già la nuova era. Furono gli anni della non-violenza, pace-amore-e-libertà e così via.
Le motociclette furono personalizzate, la creatività era ovunque: anche i caschi venivano colorati a seconda della sensibilità dell’individuo. Il "chopper" era la moto che esprimeva questa nuova vitalità: l’individuo come essere unico, irripetibile.
Easy Rider (1969), fu il film che interpretò questo nuovo modo di usare la moto.
Con Denis Hopper (che fu anche regista), Peter Fonda e Jack Nicolson nel film c’è l’innesto di un tema classico della narrativa americana
- il viaggio - nel quadro della cultura alternativa degli anni ‘60 (marijuana, musica pop, pacifismo, proposta hippy, crisi del mito americano, disagio giovanile).

La moto chopper diventò così anche da noi, in Italia, il segno di un modo di pensare e forse anche di essere. Si viaggiava in due e non in gruppo, si dormiva in sacco a pelo e si viaggiava
"a cercare l’avventura
e qualsiasi cosa capiti sulla nostra strada"
Eppure i motociclistici evocano strane paure ancestrali ancora oggi.Tra le righe delle pur giuste lamentele e proteste di vari cittadini di Alfonsine, dopo il recente motoraduno, o per il rumore che fanno la nota banda di ragazzini scooterizzati, si potrebbe riconoscere un certo nonsoché misto di odio-paura verso i motociclisti in genere: soprattutto se anticonformisti.
"Ma di che hanno paura?"
Forse la spiegazione sta nelle parole di una battuta del film Easy Rider:
"Parlano, parlano di liberta', ma appena incontrano una persona veramente libera ne hanno paura".

 

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