Cari fratelli della costa... 

"noi siamo gli occhi, le orecchie e la mente del mondo."

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Né rancorosi e aggressivi, ... né omologati

Alan Watts

I linguaggi e i comportamenti che si aggirano oggi per il pianeta Terra sembrano attirati verso due direzioni.

L'una è quella dell'omologazione, cioè di un mondo a una dimensione, uniforme alla cultura dominante (il neoliberismo), con il frenetico tentativo dei più poveri di far parte del mondo ricco. Si forma così un unico modello tecnologico economico e culturale.

L'altra è quella del localismo rancoroso ed aggressivo, un rabbioso e barbarico ritorno alle identità: i disgustosi concetti di popolo, nazione, etnia, tanto di moda sia in Europa che in Africa, in Italia come nei Balcani, creano solo guerre nazionalistiche, tribali, e alimentano i razzismi contro gli immigrati, e i vari leghismi, "veneti" o "tutsi" che siano.

Ma fra questi opposti dobbiamo saper vedere un'altra strada: quella della contaminazione delle lingue, delle culture, delle "razze": un "rimescolamento" planetario, una deriva "neuromantica". 
Un nuovo intreccio di lingue e di nuove culture che alimenteranno comunità senza radici in eterna formazione e dissolvimento, anche nello spazio di poche ore.
(Franco Bolelli)

Il mondo visto come un'unica entità naturale e noi uomini come suoi cittadini, interconnessi con il pianeta, consapevoli di essere la sua testa pensante, la sua voce, i suoi occhi.

Alan Watts propose una volta, in una sua conferenza, un’immagine divertente per sostituire quella, vecchia e non più sostenibile, dell’uomo mandato sulla terra, straniero in questo mondo, che, liberato dalla morte e dagli affanni del corpo, ascende al cielo in forma di spirito e raggiunge la sua vera dimora accanto a Dio.

"La verità a questo riguardo, disse Watts a quanti lo stavano ascoltando, "è che voi non siete affatto venuti in questo mondo. Voi ne siete venuti fuori, allo stesso modo in cui una foglia spunta da una pianta, o un bambino esce dal ventre materno...

Poiché, come disse Gesù, non si possono raccogliere fichi da un cardo, né grappoli d’uva da un cespuglio di spine, così non si hanno uomini se non da un mondo che genera uomini. Il nostro mondo dà uomini proprio come il melo dà le mele e la vite l’uva".

Noi siamo quindi un prodotto naturale di questa terra e, ha osservato ancora Watts, in quanto esseri intelligenti siamo il frutto di un mondo intelligente, rivelatore di un sistema di energia intelligente.

Possiamo pensare a noi stessi, quindi, come agli occhi, alle orecchie e alla mente di questo mondo, attivi come i nostri occhi, le orecchie e la nostra mente lo sono per il nostro corpo che è una cosa sola con la terra, la meravigliosa "oasi nel deserto dello spazio infinito"; e la matematica di questo spazio infinito, la stessa che era nella mente di Newton, nella nostra mente, nella mente della terra, nella mente dell’universo, fiorisce e fruttifica attraverso noi stessi.

Alan Watts e Satie Society

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