Moraduccio, 
fine di un sogno per una vita all’aperto

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L’ultimo luogo, lungo il fiume Santerno, meta di campeggiatori liberi, è caduto: 
divieto di campeggio (1998)

Sopra Imola, ai confini tra Toscana ed Emilia-Romagna, da oltre trent’anni simbolo di libertà per molte generazioni

Tra un panino e una birra al bar Gulliver di Alfonsine abbiamo intervistato Lelo Rambelli, di Alfonsine, uno dei fondatori del Comitato di lotta.

(primavera 1998)


Lungo le rive  del fiume Santerno i giovani dell’epoca hippies si ritrovavano ogni estate per sperimentare sogni di libertà, di una vita felice, in mezzo alla natura, fuori dai condizionamenti della vita sociale quotidiana: campeggio libero, capelli lunghi al vento, tamburi in circolo, sacchi a pelo e chitarre. Una piccola Woodstock a due passi da casa.

Molti giovani alfonsinesi hanno trascorso parte delle loro vacanze a Moraduccio, facendo della povertà una ricchezza. Questa abitudine, diventata un rito, si è tramandata di generazione in generazione fino all’estate scorsa.

Un’ordinanza dl Sindaco di Moraduccio vieta da ora in poi qualsiasi forma di campeggio libero lungo tutto il greto del fiume Santerno. Per i liberi campeggiatori di Moraduccio è finita.

 

moraduccio.jpg (163526 byte)

-Allora non si potrà più andare a Moraduccio?-

-Già. è proprio così. Mi chiedo che cos’è la libertà! Io ogni tanto ho bisogno di rilassarmi, e magari di passarmi una serata tranquilla in riva ad un fiume. Ma questo adesso è vietato! E io non sono più convinto di essere libero.

-Ma cos’è successo a Moraduccio da spingere il sindaco a intervenire in modo così pesante?-

-Niente di particolarmente grave. Sai qualche cretino tra i tanti c’è sempre... così sarà capitato che qualcuno non ha rispettato certe regole minime nei confronti degli altri e dell’ambiente. Così sono arrivati i divieti... Mentre invece bisogna sensibilizzare le persone al rispetto. I divieti non portano alcun insegnamento. Occorre insegnare ad essere responsabili. Saper fare le cose più elementari di questo mondo, come accendere un fuoco, ripulendo così il bosco dai legni secchi, fare un buco per fare la cacca e richiuderlo, tenere i rifiuti in un sacchetto e portarseli a casa, quando si smonta il campo. Certo si erano creati attorno al fiume problemi di viabilità, intasamento di macchine, soprattutto alla domenica. Magari qualcuno ha cominciato a brontolare, si sono creati screzi e difficoltà di convivenza tra vicini. In più c’era anche un campeggio organizzato a pagamento a qualche chilometro da Moraduccio...-

- Ma è poi così grave non poter più andare a Moraduccio?-

- Per me sì... e spero anche per molti altri. Io considero l’esigenza di dormire ogni tanto in riva ad un fiume come un bisogno primario, e desidero che questo fiume rimanga integro nel tempo.

 Ci viene concessa solo l’agibilità in luoghi attrezzati, come scatole dentro tante scatole, controllabili in ogni momento. Ci viene detto: "Rispetta la natura"! Come posso rispettarla se non posso viverla e amarla?! Io sono un cittadino col diritto di muovermi e viaggiare liberamente; invece ho dovuto subire la pressione delle forze dell’ordine, dei vigili, e dei carabinieri.

- Adesso cosa farà il vostro comitato di lotta?-

- Appoggiamo un progetto di legge nazionale in cui si chiede che tutte le aree del demanio diventino agibili a piedi alle persone che ne facciano richiesta scritta. Inoltre invitiamo tutti i sindaci delle zone limitrofe, da cui partivano molti gruppi di giovani per recarsi a Moraduccio (e quindi anche al sindaco di Alfonsine), a farsi carico presso il loro collega di Moraduccio di questa esigenza, affinché venga tolto l’assurdo divieto. Ci impegnamo inoltre a diffondere una cultura ecologica che permetta a chi vuole vivere esperienze di vita a contatto con la natura, di conoscere l’ambiente, la cultura, le usanze dei luoghi e delle persone che frequenta. Vogliamo salvaguardare il diritto di tutti alla libertà di movimento e di poter dormire sotto le stelle dove e quando ci pare-.

Finisce qui la chiaccherata con Lelo Rambelli artigiano-muratore di Alfonsine.

Intanto si avvicina a noi uno che si dichiara subito solidale col comitato di lotta: è Cangini detto Cangia,... per lui Moraduccio è una seconda patria: la prima è l’"isola che non c’è".

The Mostar

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