Vita
complicata di Jimi
di Mauro Baldrati Ed. Déjà vu
Mauro Baldrati
ha abitato ad Alfonsine
fino a metà degli anni ‘80.
Oggi ha 46 anni e vive a Bologna.
E’ rimasto "nel paese più triste del mondo",che sentiva
come soffocante, per 30 anni; poi ha esplorato il mondo della
comunicazione con Radio Mariposa (una delle prime radio libere di
Alfonsine) e Radio Città a Ravenna; ha abbandonato l’impiego
fisso, diventando collaboratore del quotidiano "Lotta
Continua", poi redattore di Frigidaire a Roma.
Lo si ritrova fotografo a Milano per varie riviste (Panorama Mese,
Epoca, Capital, Amica, Vanity).
E ora scrittore a Bologna.
Il romanzo.
Un movimentato fine settimana del 1970; un gruppo di ragazzi che
si congelano sulle panchine di un viale deserto; una mitica
discoteca underground e una balera sperduta nelle nebbie della
bassa: non è difficile riconoscere gli ambienti e i personaggi a
cui Mauro si è ispirato. Siamo proprio ad Alfonsine, a cui sono
dedicate le prime due pagine.
Poi il racconto scorre gradevolmente attraverso un’ indagine
psicologica di un sorprendente ritratto della sua adolescenza, o di
quella di coloro che oggi hanno quaranta-cinquant’anni.
Emergono così le rabbie, le fantasticherie collettive di una
generazione che ha visto i propri sogni di libertà andare in
frantumi sotto i colpi di una inarrestabile restaurazione. |
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L’oro del Senio
di Luciano Lucci
Luciano Lucci
è nato e cresciuto ad Alfonsine.
Applicando alla propria vita una specie di nomadismo psico-geografico, è
riuscito a vivere da cittadino del mondo, standosene fermo.
Insegnante di scienze e matematica in varie scuole dei dintorni, ha
fantasticato su miti e misteri di ogni genere. Curioso di ogni evento non
conformista, si è trovato ad esplorate fasi mistiche, intimistiche,
rivoluzionarie, politiche, di cybermutazione, e infine contemplative.
L’oro del Senio è una buona piccola guida che sarà utile a chi vuole
riconoscere il volto del territorio di Alfonsine. Sono proposti tre
itinerari ad Alfonsine e dintorni, con l’invito a saper cercare l’anima
di queste terre, a sapersi incantare di fronte allo smarrimento che
aleggia nelle nebbie invernali, nei sentimenti intensi dei luoghi e degli
ambienti, nei piccoli nomadismi o vagabondaggi non lontano dall’uscio di
casa.
Qui, a differenza del libro di Baldrati, l’amore per il proprio paese
emerge fortemente tra le righe, e anche l’idea che Alfonsine sia, come
qualsiasi altro posto sulla terra, una inesauribile fonte di stupori e
meraviglie.
Il libro si trova presso il Cinema Gulliver ed è
stato stampato da "Alice nelle città".
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Voce di uno che urla nel deserto
di Stefano Soldati
Stefano Soldati
è un
ragazzo che oggi ha ventisei anni,
e ha l’abitudine di abitare ad Alfonsine.
A vederlo, sembra un figlio dei fiori. Sarà l’ultimo o il primo di una
nuova serie? Un bel giorno, con una certa timidezza, ha chiesto alla
redazione di questo giornale di leggere le sue poesie, e di vedere se non
fosse magari anche il caso di farne una piccola antologia: "...giusto
per gli amici". Poesia, poesia. Tutti scrivono poesie e nessuno legge
la poesia.
Poesia: parola superinflazionata sempre buona per uno spot pubblicitario
come per salvarsi la vita. Forse, invece di poesia, sarebbe meglio dire di
quell’urgentissimo bisogno di comunicazione personale, che proviene
dalle intimità più profonde di ogni essere umano.
E il primo problema sta proprio qui. Quando leggiamo una poesia (che sia
di un amico o di un poeta famoso, non fa differenza) ci troviamo a
curiosare, a frugare nell’intimità di un nostro simile. A qualcuno
piace. Per altri, invece, scatta spesso una strana forma di pudore, di
disagio, come se stessero sbirciando dal buco della serratura o violando
un segreto. Perché ciò non accada ci vuole un miracolo, il miracolo
appunto della poesia. E i miracoli, come si sa, sono l’eccezione e non
la regola. Rimbaud e Kafka lo dimostrano: il personale fatica molto per
diventare universale, ma quando ci riesce, il mondo viene rivoltato come
un calzino ed è Natale tutti i giorni.
Quando si è giovani come Stefano, il bisogno di comunicare e di
confrontarsi con gli altri è di un’urgenza dirompente, diciamo pure
vitale.
E’ già Poesia la sua? Provate a leggere "Confusi"
Un’altra è "Giorni buoni" soprattutto nel finale:
"... i giovani a gambe corte / si raccolgono al sole / come l’acqua
in sporte."
Il libro si trova presso il Cinema Gulliver ed è stato stampato da
"Alice nelle città". |
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Romolo Gessi
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Il
flagello degli schiavisti
di Massimo Zaccaria
Massimo Zaccaria
abita ad
Alfonsine, (lo si può incontrare
spesso al Gulliver), si è laureato nel 1995 in Lingue e Letterature
Orientali presso l’Università di Venezia. E’ vissuto da solo per due
anni a Kartum in Sudan, dove si è recato per partecipare a corsi di
perfezionamento presso la locale Università, in piena guerra civile e
siccità.
Affermandosi sul campo come studioso di storia dell’Africa, ha
conseguito, dopo questa esperienza, il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Africa
all’Università di Pavia.
Da borsista postdottorato ha avuto incarichi di lavoro dall’Università
di Oslo (Norvegia), è stato volontario per un’O.n.G. a Sarajevo, dopo
la fine della guerra.
Il libro, edito dalla casa editrice "Fernandel",
offre un nuovo ritratto di Romolo Gessi, uno dei grandi viaggiatori e
avventurieri in Africa di fine ’Ottocento. Nacque sulla nave che
conduceva i suoi genitori esuli da Ravenna a Costantinopoli il 30 Aprile
1831 e morì a Suez esattamente cinquant’anni dopo, il 30 Aprile 1891.
Le sue spoglie furono rimpatriate a Ravenna dove si tennero solenni
funerali.
Massimo Zaccaria ci offre un Romolo Gessi maggiormente sensibile ai luoghi
e alle circostanze in cui si svolse la sua azione. Numerosi sono gli
inediti presentati nel libro oltre a un’analisi critica della
documentazione corrente.
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