Alfonsine

 

| Ricerche sull'anima di Alfonsine | Torna a "E Stradò" |

Casa Mascanzoni e Giovanni Tamburini ("Bardèla" )

poi casa Arniani  

(cliccare o toccare le immagini per averne un ingrandimento)
NEL PUNTO 3 
(della mappa a destra) 

PRIMA DELLA GUERRA C'ERA: 

La casa di Mascanzoni e di Tamburini ("Bardèla")  

  I Mascanzoni vissero in questa casa di proprietà in Corso Garibaldi, di fianco al Palazzo Contessi (Ernisté). 

La casa era posta un po' all'indietro rispetto alla strada costruita su un piano, con la porta ad arco.

Avevano tre appartamentini che davano in affitto, più una camera a piano terra utilizzata come negozio di biciclette dal meccanico Savioli (Saviulé) 

Durante il fascismo Aldo Mascanzoni non condivise il nuovo sistema dittatoriale.

Un giorno era in piazza mentre passava una sfilata dei fascisti non si tolse il cappello. 

Il capo della milizia fascista era il centurione Antonio Camanzi (don Tonino) che gli si avvicinò e lo schiaffeggiò davanti a tutti, gettandogli a terra il cappello.

Ebbe un figlio Giuseppe Mascanzoni (Pino o Piné) nel 1928, ma dopo 8 mesi Aldo morì.
La moglie Maria Pirazzini si risposò con Bardèla (Giovanni Tamburini) e il figlio Pino crebbe in questa nuova famiglia.

 Giovanni Tamburini (Bardéla) divenne il suo padre effettivo.

 

I Mascanzoni-Tamburini continuarono a vivere nella stessa casa in Corso Garibaldi fino  al 1945, di fianco al Palazzo Contessi (Ernisté). 

La Maria e Bardèla esercitavano l'attività, ereditata dalla nonna Bice, di pollivendoli. Andavano con un biroccio trainato da un cavallo a casa dei contadini a comperare polli e uova e li portavano al mercato di mercoledì a Lugo, e il sabato a Bagnacavallo. 

Il mercato del lunedì di Alfonsine era troppo piccolo per i grossisti come loro.

 

A sinistra la casa dei Mascanzoni con a fianco il palazzo dei Contessi

Al centro il Palazzo Contessi. 
(il disegno è di Tullio Samaritani)

Nella foto Federica Contessi e Linda Lucci davanti alla casa Mascanzoni-Bardela. 
Da notare il portone ad arco.

 

 

Il numero 1°) individua la casa di Aldo Mascanzoni (detto "Capelloni e capurèl"). Nella parte 3) abitava Enrico Berardi "Pizò di sumer", mercante di asini, con la famiglia del figlio Angelo, la moglie Angiolina e la figlia Anna. Il Palazzo dei Contessi è il n°2.

La striscia verticale a destra è Corso Garibaldi

 

palazzo-contessi-scritte.jpg (170031 byte)

Durante la guerra il palazzo andò distrutto come tutte le altre costruzioni di Corso Garibaldi

Nel dopoguerra 

Sul terreno dove c'era la casa fu costruita una casa nuova, abitata sempre dalla famiglia Mascanzoni-Tamburini.

Nel dopoguerra Bardèla col figlio adottivo Pino Mascanzoni avviò l'attività di meccanico di biciclette, e poi aprì un'officina per motori agricoli in via Raspona.

Bardèla iniziò il commercio dei fiori di camomilla (i fiur d'gatapozla).

Le cose andarono, per entrambi, bene, tanto che si costruirono due case: una in corso Garibaldi sulle macerie di quella distrutta con la guerra e una in via Raspona dove Pino andò ad abitare con la sua sposa Bianca Martini sposata nel 1950.

Giovanni Tamburini (Bardèla) nel 1977

Maria Pirazzini nel 1967

Ma alla fine degli anni '50 un crollo dei prezzi nei fiori di camomilla determinò il fallimento improvviso dell'attività: 
per pagare i debiti dovettero vendere entrambe le case e l'attività dell'officina.

Andarono a vivere tutti in affitto in corso Garibaldi, nel condominio di Timoti, poi di Fausto Minguzzi: Bardéla, la madre, la moglie Bianca, la figlia Daniela e il figlio Francesco. Pino andò a lavorare come operaio, nel 1970 all'Ansaldo di Genova, nel 1973 alla Breda di Milano: tornava a casa solo al venerdì.

Intanto Bardèla aveva messo su una bottega per riparazioni di biciclette in via Borse (presso Cerini) e poi, alla morte di "Salamé", che aveva una bottega come meccanico di biciclette, si trasferì in Corso Garibaldi, e anche qui fece il meccanico di biciclette. 

Bardèla morì nel 1983 e la Maria nel 1984.

La casa venne ristruttura e ampliata e fu acquisita dalla famiglia di Luciano Arniani, che ne è ancora proprietaria.

 

| Ricerche sull'anima di Alfonsine | Torna a "E Stradò" |