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Alfonsine


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La festa della liberazione di Alfonsine

Il X Aprile

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 Durante la seconda guerra mondiale, e precisamente tra il dicembre 1944 e il 10 aprile 1945, Alfonsine è stata teatro di cruenti scontri tra tedeschi, alleati e partigiani che combatterono sul fronte situato sul fiume Senio.

La liberazione del paese avvenne la mattina del 10 aprile 1945: furono i soldati italiani del Gruppo di Combattimento "Cremona" a entrare in paese.

Il "Cremona"

Il "Cremona" si era costituito ad Altavilla Irpina, agli ordini del Generale Clemente Primieri, con i reggimenti 21° e 22° fanteria e 7° artiglieria.

Fu inquadrato nel 1° Corpo d'Armata canadese (8° Armata Britannica), e il 12 gennaio entrò sulla linea del fronte sostituendo la 1° Divisione Canadese nel settore tra Alfonsine e la costa adriatica.

Era composto da soldati del risorto esercito italiano nato dalla riorganizzazione di reparti sorpresi l’“8 settembre” in Sardegna e in Corsica. Ma si aggregarono anche molti volontari (in prevalenza partigiani toscani, umbri e marchigiani) che agirono con propri comandi inquadrati nelle armate alleate.

Si muovevano con camion e jeep, dotati un buon armamento ed equipaggiamento fornito dagli Alleati, che sempre precedettero nelle azioni di attacco. L'equipaggiamento era quasi totalmente quello dell'8°Armata e, oltre a camion (Dodge, Ford e Chewrolet), jepp e "gipponi" il Gruppo fu dotato anche di Universal carrier, più note come Bren Carrier o - nella denominazione italiana - cingolette. Questo mezzo blandamente corazzato, in grado di portare un equipaggio di 4/5 persone leggermente armate (Fucili mitragliatori Bren, mortaio da 2 o 3 pollici, alcune modificate in lanciafiamme "wasp", svolgeva nell'esercito britannico le funzioni di trasporto veloce. 
(Questa informazione è stata segnalata dal sig.
Federico L. Montanari di Forlì)

Agli inizi del 1945 il Gruppo entrò in linea sul tratto compreso tra la ferrovia Ravenna-Alfonsine e il mare. Fin dai primi giorni i reparti del Gruppo dovettero sostenere violenti attacchi e puntate offensive sferrate dai germanici.
Il 2 marzo ebbe luogo la sua prima operazione mirante a recidere un pericoloso saliente tedesco in corrispondenza di Torre Primaro. I combattimenti furono durissimi e si protrassero fino al pomeriggio del giorno seguente, quando l'obiettivo fu conquistato di forza. Le perdite furono di 13 morti e 98 feriti.
Quelle subite nell'intera campagna ammontarono a 178 morti, 605 feriti, 80 dispersi.


Il 10 aprile il "Cremona" entrò a Fusignano, Lugo, Alfonsine, poi fiancheggiò la “28ª Brigata Garibaldi” e con lei superò il fiume Santerno e progredì velocemente verso nord.

 Con lo sfondamento ad Alfonsine della linea sul Senio arrivarono a Longastrino e poi Argenta (18 aprile), incalzando tedeschi e fascisti:  i "cremonini" attraversarono il Po nella zona di Ariano nel Polesine, quindi liberarono Adria e, dopo duri combattimenti, il caposaldo tedesco di Cavarzere.  Poi attraversato l'Adige, presero Codevigo e si diressero, con alcune avanguardie motorizzate, su Dolo, Mira, Mestre e Venezia, la cui completa liberazione ebbe a compiersi tra il 29 e 30 aprile.
Oltre che a Codevigo, dove fecero base anche i partigiani della 28^ "Garibaldi" a cui erano collegati, gli uomini del "Cremona" si stabilirono nella vicina Piove di Sacco (PD) prendendo parte anch'essi ai rastrellamenti della zona, soprattutto nel cavarzerano, e compiendo alcune esecuzioni di fascisti; in particolare a loro è attribuita la fucilazione di 12 militi della X Mas a Cavarzere e un sergente del "Cremona", originario di Sulmona, nel dopoguerra sarebbe stato processato e condannato per aver partecipato al linciaggio di un capitano delle Brigate Nere e di un tenente repubblichino, avvenuto in piazza a Chioggia il 22 maggio.
Detto questo, bisogna precisare che, nonostante l'inquadramento e le uniformi, il Gruppo "Cremona" risultava essere più una formazione partigiana che un reparto regolare e, tantomeno, i suoi uomini erano definibili come "badogliani". Infatti nel "Cremona", accanto ad un circa 50% di soldati già in forza al reparto prima dell'8 settembre '43, era affluito un elevato numero di volontari provenienti in gran parte da gruppi partigiani smobilitati, talvolta arruolati al completo. Si trattava soprattutto di antifascisti toscani (dei distretti dei distretti di Pisa e Massa-Carrara), umbri, marchigiani ma anche ravennati come si apprende dallo storico Paolo Scalini che ha scritto: "Molti giovani di Ravenna, dei quali alcuni giovanissimi, chiesero ed ottennero di arruolarsi nei reparti del Gruppo di combattimento Cremona, partecipando con le forze regolari dell'esercito alle azioni di guerra effettuate dal Cremona sul fronte Adriatico (Chioggia, Cavarzere, Brenta, ecc.)"
Quest'ultima circostanza -va rilevato- sulla presenza di ravennati all'interno del "Cremona", viene totalmente taciuta sia da Stella che da Serena, (due scrittori che accusano la 28° Brigata Garibaldi di essere gli autori di quelle esecuzioni) forse troppo preoccupati di non farsi depistare nella loro accusatoria contro i ravennati della "Garibaldi".
Sull'identità politica dei volontari del Cremona si sa inoltre che si trattava in larga parte di ex-partigiani appartenenti a formazioni comuniste e che c'era persino qualche reduce della Spagna; il giornalista Manlio Mariani, allora ufficiale del "Cremona", accenna anche ad "elementi estremisti, anarco-sindacalisti assai numerosi specialmente tra i toscani".

Certo è che si trattava comunque di un reparto politicizzato e con una chiara connotazione di sinistra. Emblematico, a riguardo, risulta l’atteggiamento di sfiducia e di scherno del “Cremona” nei confronti di Umberto di Savoia. In occasione della visita ai reparti compiuta -in veste di luogotenente del Regno del Sud-, proprio a Piove di Sacco e a Codevigo il 16 maggio '45, con il suo seguito, ebbe la pretesa di passare in rivista i suoi soldati, che invece lo fischiarono; e mentre la banda faceva partire la musica della “Marcia reale”, intonarono la canzone antimonarchica “Già trema la casa Savoia”. Questa minacciosa contestazione antimonarchica a cui dettero vita i "cremonini"  costò a un gruppo di 15 militari umbri del "Cremona" 18 mesi di carcere duro a Gaeta.

Alfonsine era distrutta al 70%

All'indomani della liberazione di Alfonsine, il panorama sconfortante era rappresentato dalla distruzione del 70% delle abitazioni e dalla scomparsa del vecchio centro storico, che venne dapprima pesantemente bombardato dagli alleati, e in seguito minato dei tedeschi prima della loro ritirata verso nord.

Ai 208 caduti del “Cremona” è stato dedicato il cimitero di Camerlona (nel comune di Ravenna e dove ha chiesto di essere tumulato anche il generale Primieri).

Da quel 10° Aprile 1945, ogni anno ad Alfonsine è stata celebrata la ricorrenza con una giornata festiva.

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Anno 1959

Una parte del corteo per la 'festa del 10 aprile' sta per entrare in piazza Gramsci da via Matteotti. 

In primo piano una rappresentanza di ragazzi delle scuole di Alfonsine

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La rappresentanza di ragazzi delle Scuole di Alfonsine, col bidello Ruiba.

1 - Andrea Camanzi; 2 - Roberto Baracca; 3 - Gilberto Pazzeschi; 4 - Adriano Fini Barattoni; 5 - Sergio Minguzzi (Tedo); 6 - Renzo Bartolotti (Pepo); 7 - Roberto Tardozzi; 8 - Luciano Lucci; 9 - Ruiba il bidello; 10 - Renzo Bedeschi (Renzino); 11 -  Massimo Brunetti; 12 - Masotti di Glorie

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Il 9 aprile 1977 Alfonsine 
fu il luogo del tentativo di lancio del compromesso storico 
tra DC e PCI

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