NEL PUNTO
3
(della mappa a destra)
PRIMA DELLA GUERRA C'ERA:
La
casa di
Mascanzoni "Capelloni e capurèl", poi di Bardèla
Era
posta un po' all'indietro rispetto alla strada costruita su un piano,
con la porta ad arco. Era di proprietà di Aldo Mascanzoni detto
"Capelloni e capurèl", morto giovane. La vedova Maria
Pirazzini poi si accompagnò con Giovanni Tamburini ("Bardèla"),
pollivendolo, che adottò il figlio di lei, Giuseppe Mascanzoni (Piné
o Pino).
Affittavano
tre appartamentini e il negozio da meccanico e acquisto di biciclette di Savioli
(Saviulé)
Nella stessa casa abitava anche
"Pizò di sumer" (Enrico Berardi) con la famiglia del figlio Angelo, mercante di asini. Figura caratteristica: enormi baffoni,
cappello in testa, bastone in mano, arma del suo... mestiere. Andava con i suoi asini, che teneva in un grande capanno di canne palustri, sul retro della casa, al mercato di Lugo e, al ritorno, portava certe mistochine alla nipotina
Anna (detta "Anna bella"). Quando poi faceva buoni affari, allo stesso mercato acquistava del buon parmigiano (la forma zala) per festeggiare, in famiglia, con un buon piatto di cappelletti.
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La
parte a sinistra era la casa Mascanzoni Bardela, e il negozio di
"Saviulé",
a destra il Palazzo Contessi.
(il disegno è di Tullio Samaritani)
Nella
foto Federica Contessi e Linda Lucci davanti alla casa Mascanzoni-Bardela.
Da notare il portone ad arco.
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Nel
dopoguerra
Nel
dopoguerra Pino Mascanzoni avviò con Bardèla l'attività di meccanico di
biciclette, e poi aprì un'officina per motori agricoli in via Raspona.
Bardèla
iniziò il commercio dei fiori di camomilla (i fiur d'gatapuzla).
Le cose
andarono, per entrambi, bene, tanto che si costruirono due case: una in corso
Garibaldi sulle macerie di quella distrutta con la guerra e una in via Raspona
dove Pino andò ad abitare con la sua sposa Bianca Martini sposata nel 1950.
Nel 1951 ebbero una figlia Daniela.
Ma alla
fine degli anni '50 un crollo dei prezzi nei fiori di camomilla determinò il
fallimento improvviso dell'attività: per pagare i debiti dovettero
vendere entrambe le case e l'attività dell'officina.
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Maria
Pirazzini nel 1967

Giovanni
Tamburini (Bardèla) nel 1977
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