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UN'ALTRA
MISTERIOSA STORIA ALFONSINESE Erina Simoncelli e Giuseppe Bartolotti
di Luciano Lucci |
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Giuseppe
Bartolotti era un bel giovane, figlio di Luigi
Bartolotti e Cristina Massaroli. Suo padre dopo avere professato in
giovanissima età ideali mazziniani e poi socialisti, aderì alle teorie
anarchiche divenendone un appassionato propagandista (“si può dire che
dedicò la sua vita, più che all’insegnamento pedagogico, a quello
dell’anarchia”). Era infatti maestro ad Alfonsine, dove collaborò a
fondare una biblioteca nel 1882. Nel 1891 subì un provvedimento di
sospensione dalle funzioni insieme ad altri due maestri alfonsinesi perché
accusato di essere un anarchico sobillatore. |
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MA COME SI ERANO CONOSCIUTI? Erina Simoncelli fu la "capitana" che guidò, il 18 novembre 1917, undici eroiche ragazze di Marotta (frazione marittima del comune di Mondolfo) nel salvataggio del monitore della Marina militare "Faà di Bruno"», che si era incagliato di fronte alla spiaggia a causa di una violenta tempesta. I suoi marinai infreddoliti vennero soccorsi e riforniti di viveri da queste coraggiose ragazze del posto. Uno dei 120 marinai che furono salvati dalle undici ragazze marottesi era Giuseppe Bartolotti di Alfonsine. Tra i due, proprio a bordo della nave, nacque una relazione. I due furono protagonisti così di un’intensa storia d’amore e, nonostante la ferrea opposizione del padre di Erinna, (forse perché lei era 16 anni più giovane), il 21 ottobre 1918, convolarono a nozze.
Giuseppe Bartolotti operò in Marina fino al 24 gennaio 1919, giorno in cui fu «rinviato in congedo illimitato». |
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Si trasferirono ad Alfonsine, dove abitarono nella casa del babbo di Giuseppe, Luigi Bartolotti, sposato in seconde nozze alla maestra Bonfiglioli, poi quasi certamente, quando ebbero due figlie, si trasferirono in affitto nel palazzo Lugaresi-Camanzi. Una lettera scritta da Erina a Giuseppe reca l'intestazione "Giuseppe Bartolotti - Generi Alimentari - Alfonsine", indica che probabilmente gestivano un negozio di alimentari che si trovava a metà di corso Garibaldi superiore, di fianco alla casa di Lore Pagani, dove poi ci fu l'"Osteria dla Gaspara o Gasparetta, moglie di Gavagna". Fu in quegli anni che anche le due sorelle di Erina Simoncelli, Valentina e Rema, (poi mamma della prof. Flora Morigi), si trasferirono da Mondolfo nelle Marche ad Alfonsine.
NEL
1927 IMPROVVISAMENTE E MISTERIOSAMENTE GIUSEPPE BARTOLOTTI EMIGRÒ DA SOLO
IN ARGENTINA. |
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Egli
si tenne in contatto con Erina Simoncelli per via epistolare, ma sempre
con la preoccupazione che lei non parlasse di lui, né dicesse dove fosse.
Erina rassicurava inoltre Giuseppe promettendogli che non avrebbe fatto
leggere a nessuno le sue lettere. Intermediari
di notizie dirette furono anche due coniugi alfonsinesi di nome Guerra,
specie la signora Lucia, che erano appena tornati dall’Argentina.
Alcune lettere conservate dalle nipoti raccontano di scambi di pensieri e
informazioni tra il Giuseppe ed Erina, questo fino a che Giuseppe
accondiscese che Erina e le figlie si trasferissero a Buenos Aires. L’ex
marinaio lasciò la famiglia a Buenos Aires per trasferirsi per motivi di
lavoro – così disse alle bambine – a Junin de Los Andes, in
Patagonia, nel bel mezzo della Cordigliera delle Ande, a 1500 chilometri
di distanza dalla capitale. Aveva
comunque sistemato Erina e le figlie in affitto in una casa di una
famiglia italiana piemontese: era la migliore zona di villa Crespo, a
mezzo isolato dalla Avenida Corrientes, il viale più prosperoso e
importante della capitale. CHE LAVORA FACEVA IN PATAGONIA? L’ex
marinaio trasferitosi in Patagonia iniziò inoltre ad adottare
comportamenti sempre più strani, come fosse un fuggitivo, un clandestino.
Andava a trovare la sua famiglia a Buenos Aires una volta all’anno e
anche in quelle poche occasioni viveva praticamente in semi clandestinità:
Erina costruiva una vera e propria copertura per mettersi al riparo dagli
occhi indiscreti dei vicini e dei moltissimi italiani che risiedevano a
Buenos Aires. Ad esempio, le bambine dovevano chiamare loro padre “lo
zio Pino”».
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MARISA
SADI, LA NIPOTE FIGLIA DI CLARICE, HA RIMASTO UN ‘BUCO NERO’ NELLA
STORIA DEI SUOI NONNI. Non sa perché il nonno sia praticamente fuggito da Alfonsine, dicendo alla moglie rimasta con due figlie di non far sapere a nessuno dove si trovava. Poi dopo due anni si è fatto raggiungere a Buenos Aires da tutta la famiglia, ma per 10 anni li ha lasciati soli andando a lavorare in Patagonia (così diceva lui), e tornando solo una volta all’anno a casa, ma anche in Argentina lasciò detto di non dire con nessuno che lui era il marito né dove andasse a lavorare. Poi ebbe un ictus che lo paralizzò e visse gli ultimi dieci anni con la famiglia a Buenos Aires. Alle domande di perché tanto mistero lui raccontò una balla colossale che riguardava una misteriosa vicenda svoltasi in Africa, a cui moglie e figlie e nipoti credettero fino a pochi anni fa (2015) quando ricerche svolte in Italia resero non credibile quel suo racconto. Insomma la figura di Giuseppe Bartolotti di Alfonsine è rimasta un qualcosa di indefinibile e nebuloso per la nipote che è venuta nel maggio 2019 appositamente ad Alfonsine, ad incontrare il sottoscritto, per vedere i luoghi dove visse sua madre e i suoi nonni. Riguardo alle cose misteriose non siamo riusciti a trovare alcuna risposta ne con le ricerche fatte in Italia e anche ad Alfonsine, nè con quelle fatte in Argentina. Marisa Sadi si è rassegnata così all'idea che forse dovrà rimanere per sempre con questo vuoto di storia famigliare. |
Clarice
(Clara) Bartolotti, Ebbe una figlia Marisa Sadi |
| Alfonsine | Ricerche sull'anima di Alfonsine | Albero genealogico della famiglia Bartolotti |