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Alfonsine

 

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| Albero genealogico della famiglia Bartolotti |

“il più pericoloso anarchico di Alfonsine”

Luigi Bartolotti 
(1859-1944)

 

di Luciano Lucci

Luigi Bartolotti di Alfonsine fu un anarchico super attivista.

 Nacque a Alfonsine (RA) il 10 febbraio 1859 da Tomaso e Clarice Garavini, di famiglia benestante, fu maestro elementare. 
Collaborò con il maestro Vincenzo Ballardini a gestire la Biblioteca Circolante per il popolo di Alfonsine istituita nel 1872 dal maestro delle Scuole Elementari e Tecniche di Alfonsine Sebastiano Battaglia.

Si sposò nel nel 1875 con Cristina Massaroli e visse in una casa sua in Corso Garibaldi 54.

 Nel 1882 ebbero un figlio a cui diedero il nome di Giuseppe Teodoro Camillo.

 

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Luigi Bartolotti col figlio Giuseppe

Dopo avere professato in giovanissima età ideali mazziniani e poi socialisti, aderì alle teorie anarchiche divenendone un  appassionato propagandista. 

Si può dire che dedichi la sua vita, più che all’insegnamento pedagogico, a quello dell’anarchia”, così lo descrivevano le forze dell'ordine dell'epoca.

Nel 1887 muore la moglie Cristina. La attività politica lo porta ad essere spesso fuori casa, dove il figlio di cinque anni viene educato e accudito duramente dalla zia Maria Massaroli, una sorella della madre.

 

 DIVENTò ANARCHICO ODIANDO TUTTI I PARTITI, 
DAI MONARCHICI AI REPUBBLICANI, 
DAI CLERICALI AI SOCIALISTI

La sua attività nel movimento anarchico è documentata a partire dai primi anni Novanta dell'800. 

Era considerato dalla polizia “il più pericoloso anarchico di Alfonsine”. 

Il Prefetto di Ravenna lo definisce “di carattere audace, di discreta educazione, intelligenza e coltura”. Esercita una influenza in un ambito più vasto di quello locale, con “relazioni estese nel Regno”, in particolare con i compagni della provincia di Ravenna e della intera Romagna. Tiene conferenze a scopo di propaganda in Alfonsine e località vicine, oltre a promuovere e organizzare conferenze pubbliche e private con altri oratori."

Il 22 luglio 1890 il Tribunale di Ravenna lo condannò a due mesi e 15 giorni di detenzione per reato contro la libertà di lavoro. Nello stesso anno, sorpreso ed arrestato mentre affiggeva dei manifesti sovversivi, fu condannato dal Tribunale ma poi assolto dalla Corte d’appello. 

Durante la fase di riorganizzazione delle forze anarchiche in Italia, che seguì al Congresso di Capolago (Canton Ticino, Svizzera), il 2 febbraio 1891 Bartolotti prese parte al Congresso regionale di Ronco, frazione di Forlì, nel corso del quale venne fondata la Federazione Romagnola del Partito  socialista anarchico rivoluzionario (PSAR). Questo Partito politico italiano, fu attivo tra il 1891 e il 1892.

Il 1° maggio 1891 si pone a capo di un numeroso gruppo di dimostranti che si presentano nella piazza di Alfonsine, ma la manifestazione fu sciolta con la forza (furono tirati sassi e un carabiniere rimase ferito). Un episodio analogo si verificò nella stessa ricorrenza nel 1893, questa volta però senza incidenti. 

Il Bartolotti venne accusato dalla polizia di avere incontrato Paolo Lega nel giugno 1894, pochi giorni prima del suo attentato al Presidente del Consiglio dei Ministri Crispi, di avere avuto un colloquio con lui e di avergli procurato del denaro. 

Fondò ad Alfonsine la Cameraccia della Società della Amicizia, i cui componenti erano tutti anarchici, e che pertanto venne sciolta con Decreto prefettizio in data 24 ottobre 1894, essendo “ritenuta pericolosa per gli ordinamenti politici e sociali”. Nella stessa data, sempre con Decreto prefettizio, Bartolotti fu sospeso dall’impiego “perché incompatibile colle funzioni di pubblico educatore”. Il giorno dopo venne arrestato e proposto per l’invio al domicilio coatto per tre anni, il 12 marzo 1895 viene tradotto a Porto Ercole, il 18 maggio è poi trasferito alle Tremiti, nel febbraio 1896 a Ustica, e da qui, in settembre, a Lampedusa per motivi di PS. 

Il 17 novembre 1896 fu prosciolto condizionalmente dalla dimora coercitiva e potè rientrare ad Alfonsine, dove fu riammesso al posto di insegnante. Continuò a ricevere e diffondere stampati sovversivi e giornali anarchici, in particolare «L’Agitazione» di Ancona. 

Sottoscrisse la protesta pubblicata nel supplemento a «L’Agitazione» del 31 marzo 1898 contro l’applicazione dell’art. 248 del Casellario politico, in occasione del processo di Ancona a carico di Malatesta e compagni accusati di avere costituito una “associazione di malfattori”. 

Nell’aprile 1901, per avere tenuto una pubblica conferenza a Longastrino (Alfonsine) sulla organizzazione dei contadini senza averlo comunicato all’Autorità competente, venne condannato dal Pretore al pagamento di una ammenda. 
Il 25 agosto dello stesso anno partecipò a una riunione anarchica a Rimini nel corso della quale, secondo gli informatori della polizia, propose “l'assoluto distacco degli anarchici dagli altri partiti” e sostenne “doversi combattere socialisti, repubblicani e monarchici, non con la scheda ma con la carabina”. 

Il 27 agosto 1905 partecipò a un Convegno anarchico a Forlì. 

UNA NUOVA MOGLIE

In quegli anni sposò la maestra Eugenia Bonfiglioli che andò a convivere con lui e la Maria Massaroli nella casa di corso Garibaldi.

Nel 1907 ebbero una figlia Clarice Clara che morirà giovanissima a 11 anni, nel 1918.

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NEL 1907 FU ACCUSATO DAI SOCIALISTI  DI ESSERE IN COMBUTTA CON MONARCHICI, REAZIONARI E CLERICALI. 

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Da "La Boheme" 8 giugno 1907

- Cavaliere della Croce di Savoia?...
- Certamente, e per meriti speciali, perché senza di te, caro Gigi, la giustizia non trionfava.
- Il merito è di entrambi!!... Bramerei però una ricompensa...
- Sta tranquillo, verrà anche quella. Non per nulla io sono lo Czar Alfonsinese...
Ti esenterò dai debiti se ne hai e ti manderò fra i coatti, dove, questa volta, farai una brillante carriera...

Nel 1907 Luigi Bartolotti fu coinvolto in una strana e violenta polemica con i socialisti locali.

Nelle vignette del giornale socialista satirico ‘la Boheme’ fu preso di mira l’anarchico “Gigi”, e definito “ex-coatto”: Gigi è diminutivo di Luigi, ed ex-coatto non poteva che essere il Bartolotti. 
Ma qual era il clima politico alfonsinese nel 1907?

Romano Pasi nel libro “Storia di Alfonsine” ha pubblicato alcune vignette di un anarchico giudicato dai socialisti come traditore.
 (vedi pag. 340-341-342)

Da "La Boheme" 25 maggio 1907

Con preti e monarchia
Trascino l’anarchia…
Se qualcuno arriccia il naso,
Io non ne faccio caso!
Di fronte al mio paese
Ne cavo fuor le spese
E se doman mi chiaman traditore!
Dei forcaioli sarò il degno ambasciatore!

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Da "La Boheme" 6 luglio 1907

Lui  (Nell'aria del "Rigoletto")

... Sì! vendetta, tremenda vendetta!
Di quest'anima un solo desìo
Come fulmine scagliato da dio
Oh Boheme.... colpir ti saprò!...

Il Bartolotti doveva aver reagito in qualche modo alle vignette infamanti, tanto che viene di nuovo ripreso come se avesse minacciato in qualche modo il giornale.

 

anno di furiose polemiche

Il 1907 fu un anno di furiose polemiche ad Alfonsine (tanto per cambiare!) e animi infiammati.
Come si spiega tutta questo in quel periodo maggio 1907? 

"Nel 1904 i socialisti ad Alfonsine con le elezioni comunali avevano ottenuto la maggioranza.

La nuova giunta tra le altre cose procedette alla nomina del medico chirurgo primario nella persona del Dr. Armando Bussi, medico socialista, con rilevanti doti di propagandista, ma che come chirurgo non aveva pratica alcuna. 

Le dimostrazioni della sua incapacità furono così tragicamente evidenti che i repubblicani gli tolsero l’appoggio e chiesero un referendum (8 aprile 1905) con cui si esprimesse l’opinione del paese in materia. La proposta non ebbe seguito ma i repubblicani si dimisero dal Consiglio Comunale. Nelle elezioni successive del 11 marzo 1906 i repubblicani e i moderati che si erano battuti nella campagna elettorale con lo slogan ‘vogliamo un buon chirurgo’, avevano ottenuto più vasti consensi e la maggioranza in Consiglio Comunale.
La nuova amministrazione licenziò immediatamente il Dr. Bussi, ma ciò determinò l’innesco di drammatiche manifestazioni popolari indette dai socialisti, in difesa del loro medico, con partecipazione di Associazioni, Circoli, Leghe, onorevoli, dottori, avvocati, da tutta la provincia. Il 10 marzo 1907 fu indetto un memorabile comizio in piazza Monti pro Bussi.
Il Consiglio Provinciale di Sanità aveva svolto una sua indagine ed era giunto alla conclusione il 24 maggio 1907 con una sentenza che riconosceva la scelta dell’Amministrazione di voler assicurare un’assistenza medica e chirurgica prevista dalla legge e di aver agito nell’interesse del servizio sanitario.


In questa situazione con gli animi infiammati da comizi e articoli di giornali, come “La parola dei Socialisti” e il giornale satirico “La Boheme” vennero presi di mira personaggi locali tra i quali anche gli anarchici, e tra questi il bersaglio principale fu uno dei loro capi più rappresentativi  Luigi Bartolotti.

Infatti nelle vignette, denominato “Gigì” denunciato come ‘leccastivali degli Alberani (possidenti locali), De Maria (farmacista e sindaco) e Don Vecchi (?)” perché sarebbero stati convinti a sostenere la richiesta della nuova giunta per interessi particolari e personali. (una fake news anche allora? basata su cosa? L'unico accenno è una partita a carte, o a domino(?) nel Caffé Nazionale, che era noto come bar degli anarchici, a cui avrebbe partecipato con il Bartolotti anche Alberto Alberani figlio di Anselmo Alberani detto lo Czar di Alfonsine.

Comunque quel clima era stato talmente avvelenato dai socialisti che quando arrivò il nuovo medico chirurgo Dr. Umberto Pasini fu accolto molto incivilmente e la sua carrozza presa a sassate." 
(da un articolo di Romano Pasi da “Quaderni alfonsinesi n° 11 anno 1983” pag. 53)

 

IL BARTOLOTTI VIENE OBBLIGATO ALLA PENSIONE DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Il 31 agosto 1910 l’Amministrazione comunale di Alfonsine lo collocò a riposo. 

NON FU PRESENTE AGLI EVENTI DELLA 
SETTIMANA ROSSA ALFONSINESE

Costretto da esigenze familiari a cercare un’altra occupazione per integrare la pensione, nel gennaio 1914 si stabilì a Genova dove lavorò come scrivano in un’azienda. 

Nell’autunno dell’anno successivo si trasferì a Castiglione delle Stiviere (MN) come istitutore in un Convitto. 

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 Clara Bartolotti (1907-1918)

 

In seguito, nell’agosto 1916, ritornò a Genova dove trovò occupazione, e poi a Bolzaneto e poi a Sampierdarena e infine a Cornigliano Ligure. Sempre segnalato come eversivo anarchico, e quindi licenziato. In questo periodo, secondo alcune informazioni della Questura, risulterebbe iscritto al Fascio Anarchico ligure di Sampierdarena, il che gli procurava tutti i guai. 

Ad Alfonsine aveva la moglie Eugenia Bonfiglioli e la figlia Clara. L'altro figlio Giuseppe era in Marina.

 

UNA LETTERA DISPERATA al Ministero dell'Interno

Una lettera del 30 aprile 1918 al Ministero dell'Interno Direzione Nazionale della Sicurezza' mostra un Luigi Bartolotti, ormai sessantenne, restìo a continuare nel ruolo di ribelle anarchico.

(Tale lettera mi fu consegnata personalmente nel maggio 2019 dalla pronipote Marisa Sadi)
(un click sopra l'immagine delle tre pagine per averne un ingrandimento leggibile)

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"Onorevole Ministero dell'Interno Direzione Nazionale della Sicurezza

Ricorro all'E.V. per essere liberato dall'incubo che ovunque mi segue e mi nuoce enormemente. Fui Maestro El.re nella nativa Alfonsine di ravenna fino a pensione conseguita; indi, costretto da esigenze famigliari mi diedi alla ricerca di altra occupazione.
Trovai dapprima impiego presso la Spett. Ditta N. Odero e C. in Genova, poi nel Collegio di Castiglione delle Stiviere [nel Mantovano, vicino al Lago di Garda .ndr] quale istitutore, in seguito ad Arquata Scrivia [vicino a Novi Ligure .ndr] e a Bolzaneto per l'Egregia Ditta G. Clerici. Indi a S. Pierdarena alle dipendenze di G. Casanova e infine a Cornigliano Ligure: Acc. e Fond. Ansaldo.
Ovunque feci scrupolosamente il dovere mio e riportai referenze lodevolissime; ma le informazioni sinistre che mi perseguono, mi hanno sempre tolto il  lavoro che è per me elemento indispensabile dell'esistenza.
Sono ora al sessantesimo anno di età, ho un figlio marinaio richiamato al servizio e una figlia che studia. Ad essi non potrò più somministrare il consueto sussidio mensile, perché non ho altra risorsa che il frutto delle mie fatiche e ciò con mio grande rincrescimento.
Tutto questo perché?
Perché incominciai la mia opera politica propagando per la elezione dell'allora ammonito Costa Andrea e la terminai sostenendo proficuamente le conseguenti elezioni protesta che rimisero in libertà Amilcare Cipriani.
Dopo di allora non mi preoccupai più di elezioni, né mi intrufolai oltre nella politica. Ma le note scritte rimasero a procurarmi conseguenze dolorose e rovinosissime, tanto che sono al presente nella disperata condizione espostaLe.
Chiedo adunque che per l'avvenire non abbia a ripetersi il nefasto giro delle informazioni insidiose e d'essere riammesso da Ansaldo a guadagnare di che vivere per me e per i miei cari, nulla avendo la Direzione dello Stabilimento da eccepire sull'operato mio nè tampoco il Tenente di Sorveglianza, e avendo trovato compiacente anche la Questura la quale s'interessò del recapito di questa mia .... [non decifrabile .ndr ].
Animato da vivissima fiducia attendo, sollecito, l'invocato provvedimento. Ringrazio fin d'ora come di dovere e mi pr....... [non decifrabile .ndr]
                         dell'E. V. 
                                           Dev.mo
                                               Luigi Bartolotti
                     via Milano n° 50 int. 2    
                                                        Genova

il ritorno ad alfonsine

Riassunto e poi di nuovo licenziato dall’Ansaldo, con la disgrazia della figlia undicenne Clara morta nell’estate 1918 fece ritorno dalla famiglia ad Alfonsine. 
Qui ritrovò il figlio Giuseppe che si era appena sposato con Erina Simoncelli. Probabilmente convissero nell'unica casa di proprietà in corso Garibaldi, da dove poi, quando nacquero due nipotine, (1923 e 1926) il figlio Giuseppe con tutta la sua famiglia si spostò in affitto in corso Garibaldi n° 22, in un appartamento nel palazzo di Antonio Camanzi. (da verificare)

Nell’aprile 1925 la polizia segnalò che “da un anno circa si mantiene inattivo”, soprattutto perché ad Alfonsine “il partito anarchico è quasi scomparso”. 

Considerato pericoloso, venne iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in caso di perturbamento dell’ordine pubblico. 

Negli anni successivi continuò a essere vigilato, anche se fu considerato sempre meno pericoloso per l’età avanzata e la salute cagionevole, che lo costrinsero a una vita molto ritirata

Pur astenendosi da ogni forma di attività politica, conservò le proprie idee. Nell’ottobre 1935 venne cancellato dallo schedario dei sovversivi. 

Visse con la moglie Eugenia Bonfiglioli, con la suocera Celestina Evangelisti (vedova, sposata Felice Bonfiglioli), e con una nipote della Bartolotti: Maria Cismini (o Cimini?), nata a Bologna da Easteno (?) Cismini (o Cimini?) e da Virginia Bonfiglioli. Questa nipote (era maestra) venne da Milano nel 1936, probabilmente ad aiutare la zia Eugenia, dato che la loro madre Celestina era morta nel 1931.

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Eugenia Bonfiglioli, seconda moglie di Luigi Bartolotti

Quando nel 1940 la moglie di Luigi, Eugenia, morì, anche la nipote Maria tornò a Milano, da dove era venuta come si deduce dallo stato di famiglia qui sotto riportato. 

A quel punto il Luigi Bartolotti era rimasto solo e ammalato. Ricoverato (probabilmente) all'Ospizio Boari visse ancora per 4 anni.

Morì all’ospedale di Alfonsine il 2 maggio 1944

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Lo stato di famiglia di Luigi Bartolotti

(cliccare o toccare sulla foto per vederla ingrandita)

Pare che la nipote Maria Cismini (o Cimini?) sia ritornata ad Alfonsine nel 1948 ed riemigrata a Milano nel 1952, forse per sistemare questioni ereditarie o di spese cimiteriali.

 

Di Luigi Bartolotti non c'è traccia di dove siano finite le sue ossa... probabilmente anche le sue nel 1944 finirono nell'ossario comune.

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(cliccare o toccare sulla foto per vederla ingrandita)

 

La tomba Bonfiglioli era una chiesetta ormai in decadimento e ospitava solo la Celestina Evangelisti Bonfiglioli, la Eugenia Bonfiglioli e la figlioletta Clara Bartolotti morta a 11 anni nel 1918.
Nel 2019 tale chiesetta, non avendo alcun erede o parente che la custodisse e la ristrutturasse, dichiarata inagibile e pericolosa, fu incamerata e ristrutturata dal comune di Alfonsine. Le ossa della Celestina Evangelisti Bonfiglioli,  della Eugenia Bonfiglioli e della figlioletta Clara Bartolotti furono esumate e deposte nell'ossario comune.

 Nei loculi non utilizzati non furono trovate i resti di altre persone, quindi Luigi Bartolotti non fu sepolto qui.

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